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Era suonata anche l'ultima campanella di quella giornata e per molti, se non quasi tutti gli studenti, le lezioni erano finalmente concluse, ma non per Cole Powell e Hayden Morrison che quel giorno avrebbero iniziato a riordinare la biblioteca come punizione per quello che era successo in quello precedente.
Hayden salutò un'ultima volta Alice che, come sempre, gli raccomandò di non farsi coinvolgere troppo da Cole e dalle sue emozioni per lui. E lui, come ogni santa vola, le mentì, dicendogli che non l'avrebbe fatto, anche perché era consapevole del potere che quel ragazzo avesse su di lui.
Cole, d'altro canto, dovette subirsi Simon con le sue parole omofobe e gli insulti rivolti verso Hayden con cui avrebbe dovuto passare una settimana insieme e, detto sinceramente: non ne poteva più.
«Simon, ora basta! Hayden non proverà a mettermelo nel culo e poi che ne sai che potrebbe pure piacermi?!», sbottò il biondo dopo interminabili minuti passati ad ascoltarlo senza fiatare, facendogli spalancare bocca e occhi per lo sgomento, il quale incominciò a boccheggiare in cerca di parole.
«S-stai scherzando, vero? Tu non sei un frocio, vero?», Cole gli rifilò un'occhiataccia gelida e tagliente che fece percepire brividi di paura lungo la spina dorsale del suo migliore amico.
«Gay. Si dice gay. E finiscila di rompermi le palle con 'sta storia dell'essere o non essere gay!», sbraitò il biondo, alzando gli occhi al cielo quando l'amico emise un sospiro di sollievo udendo quelle parole.
Cole non voleva etichettarsi, ma purtroppo viveva in una società in cui sembrava che l'etichetta fosse la cosa più importante e non l'amore in sé. Lui era consapevole di provare attrazione solo per le ragazze, anche perché non era mai stato attratto dai ragazzi o da un ragazzo in particolare, ma se dovesse accadere, lui continuerebbe a non etichettarsi perché il sesso della persona di cui si era innamorato non era la cosa più importante.
Lui poteva amare una ragazza, un ragazzo o una persona transessuale e fregarsene delle etichette. Purtroppo però odiava quando erano gli altri ad etichettarlo e a quanto pare se non avevi appiccicata addosso un'etichetta, secondo loro, vivevi in un mondo tutto tuo.
«Bro, stai comunque attento a quello, okay? Ci sentiamo più tardi!», Simon gli diede una pacca su una spalla poi uscì dall'edificio scolastico e solo in quel momento, Cole tirò un sospiro di sollievo. Finalmente si era liberato del suo migliore amico.
Si issò lo zaino in spalla e poi si voltò verso il corridoio dietro di lui, pronto - si faceva per dire - per incominciare a riordinare i libri della biblioteca della scuola insieme ad Hayden. Chissà se era già lì ad aspettarlo, pensò Cole, ridacchiando sommessamente davanti all'immagine di Hayden impacciato e rosso in viso.
Scuotendo il capo, si diresse verso la biblioteca, immaginando già tutto l'enorme lavoro che avrebbero dovuto fare poiché era consapevole di come veniva usato quel posto dai suoi compagni di football e di certo i libri erano l'ultimo dei loro pensieri, soprattutto se in compagnia di una bella ragazza. Però quando rischiavano di venir beccati dalla bibliotecaria, fingevano di cercare dei libri che poi puntualmente non rimettevano al loro posto originario quindi per i ragazzi che andavano lì per studiare, diventava difficile trovarli se ne avevano bisogno.
Cole entrò con disinvoltura all'interno della biblioteca, trovandola semideserta, c'erano solo alcuni ragazzi - presumeva del primo anno poiché non ricordava i loro volti - che stavano studiando con la testa china su grandi libri di anatomia e chimica.
La bibliotecaria appena notò chi fosse il nuovo arrivato, gli scoccò un'occhiataccia che lui finse di non notare poi con un gesto della mano gli indicò dove doveva andare, aggiungendo con un filo di voce di raccogliere da terra quei due scatoloni che avrebbe riempito con i libri che erano nella categoria sbagliata.
«E vedi di non fare rumore se non vuoi finire nuovamente in presidenza, signorino!», lo rimproverò la donna dalle folte sopracciglia grigie e i capelli brizzolati raccolti in una crocchia elegante mentre le labbra si increspavano, creando piccole rughe intorno a tutta la bocca e ai lati degli occhi, ad ogni parola pronunciata.
Cole fece spallucce, annuendo una sola volta, poi raccogliendo da terra gli scatoloni, si diresse verso il punto in cui sicuramente si trovava anche Hayden. Infatti pochi minuti dopo intravide il corpo mingherlino del ragazzo moro mentre riordinava alcuni libri di storia medievale.
«Sono in ritardo?», gli domandò lui, facendolo sussultare e per poco non fece cadere a terra un libro che dopo averlo fatto saltellare alcune volte per aria, se lo strinse al petto poi scosse il capo per rispondere alla sua domanda.
«N-no, tranquillo, s-sei in orario», balbettò Hayden, nascondendo il colorito rossastro dipinto sul suo viso dietro al libro che aveva in mano.
Il ragazzo biondo gli mostrò un sorriso poi prese in mano il foglio con su scritti i titoli dei libri che la bibliotecaria gli aveva appoggiato su uno scatolone e incominciò a cercarli negli scaffali di quel reparto. Mentre Hayden, col corpo rigido per l'imbarazzo e il nervosismo, continuò a riordinare quelli che aveva appoggiato nel carrellino di ferro che la bibliotecaria gli aveva dato per evitare che si stancasse troppo — sì, la donna era molto gentile e protettiva nei suoi confronti, soprattutto dopo essere venuta a sapere quello che purtroppo subiva ogni giorno dai suoi compagni e gli voleva bene come ad un nipote.
«Sai se gli altri due hanno già iniziato a ripulire l'auditorium?», gli domandò Cole dopo alcuni minuti di assoluto silenzio, spezzati solamente dai loro respiri; quello di Hayden un po' più veloce del normale, cosa che non era passata inosservata all'udito del biondo.
«L-li ho visti dirigersi verso l'auditorium, m-ma sono scappato perché n-non volevo venir—»
Cole lo zittì con un gesto della mano, «Ho capito. Hai fatto bene, Hayden», ribatté, sorridendogli con gentilezza, cosa che fece arrossire maggiormente il più piccolo dei due.
«Hays. S-se vuoi, p-puoi chiamarmi Hays», balbettò Hayden e quando vide gli occhi azzurri di Cole spalancarsi leggermente, abbassò lo sguardo verso i suoi stivaletti neri, pensando di aver detto qualcosa di sbagliato.
Hayden prese a torturarsi il labbro inferiore con insistenza, mentre Cole con semplicità gli appoggiò una mano sulla spalla, facendogli inevitabilmente alzare il viso e incrociare i loro sguardi per alcuni secondi, dato che poi il più basso lo spostò altrove ed infine gli sorrise con gentilezza.
«Va bene, Hays.»
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