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Il primo a svegliarsi, il giorno seguente, fu Hayden che non volendo disturbare il suo ragazzo ancora nel mondo dei sogni, si mosse il più lentamente possibile e cercò di non emettere nessun tipo di rumore molesto quando si alzò da letto e uscì dalla camera.
Fece una breve capatina al bagno, così da darsi una rinfrescata al viso assonnato poi, scese lentamente le scale e con passo felpato raggiunse la cucina che trovò deserta. Appeso al frigorifero vi era un biglietto da parte del padre del suo ragazzo che dava il buongiorno ai suoi figli e ad Hayden, il quale abbozzò subito un sorriso e che avvisava sarebbe arrivato tardi perché aveva avuto alcuni problemi all'officina.
Non passarono nemmeno pochi minuti che il moro udì i passi di qualcuno scendere le scale e quando si voltò per capire chi fosse fra i due fratelli Powell, vide che era Cameron, il quale stava digitando qualcosa sul suo cellulare; sicuramente stava messaggiando con Elizabeth.
«B-buongiorno Cameron!», esclamò Hayden con gentilezza, seduto su una sedia dell'isola della cucina mentre scrollava una pagina di google per cercare una ricetta decente dei pancakes perché quando ci provava, seguendo la sua sola memoria, finiva per rovinarli e bruciarli. Non gli piaceva l'idea di servire qualcosa di orribile al suo ragazzo quindi era meglio per lui se seguiva una ricetta.
Cameron alzò lo sguardo dal suo cellulare e sorrise al fidanzato di suo fratello, «'giorno, piccolino! Mattiniero, eh?», si avvicinò a lui e gli depositò un bacio tra i capelli, facendolo subito arrossire, ma il suo cuore si scaldò in mezzo secondo grazie a tutto quell'amore che i familiari di Cole gli stavano dedicando.
Hayden alzò un po' le spalle, intrappolando tra i denti il labbro inferiore, «Diciamo di sì... Volevo preparare la colazione a Cole, ma non mi sono permesso di toccare niente. Volevo chiedere a Bruce, ma è dovuto andare a lavoro», indicò con un gesto della mano il biglietto attaccato al frigorifero. Il maggiore dei Powell portò lo sguardo verso il punto indicato dal ragazzo e abbozzò un sorriso per poi scuotere il capo, pensando a quanti danni combinavano gli operai di suo padre quando lui non era nei paraggi.
«Usa pure tutto quello che ti serve. Fai come se fossi a casa tua, ma senza sporcare troppo sennò poi Cole ti uccide,» ridacchiò Cameron, «è un maniaco della pulizia, solo quando non si tratta della sua camera che è quasi sempre un porcile.»
Il moro inclinò il capo di lato, non capendo. La camera di Cole, lui, l'aveva sempre vista super pulita e in ordine. Che l'abbia tenuta pulita per lui?
«Grazie mille. Se... Se non devi andare via subito, potresti assaggiarne poi uno per dirmi come sono,» si grattò la nuca mentre le sue guance presero più colore, tendendo al rosso accesso, «non vorrei avvelenare Cole», ammise infine e l'altro scoppiò in una fragorosa risata che lo destabilizzò leggermente, non capacitandosi del perché di quella reazione. Aveva detto una cosa tanto divertente? O forse a Cole facevano schifo i pancakes e lui stava ridendo della sua idea?
«Vuoi usare me come cavia per evitare di avvelenare lui?» Ah... Stava pensando a questo... Be', non era proprio una cavia, ma non voleva che Cole pensasse che i suoi pancakes facessero schifo.
Hayden avvampò come una fiamma a contatto con un pezzo di legno poi scosse bruscamente il capo, muovendo davanti al suo petto le mani in segno di negazione, «N-no... Io n-non voglio avvelenarti. Volevo solo avere un parere da te che sei suo fratello e magari conosci meglio di me i suoi gusti.»
«Va bene, ma sappi che lui li preferisce al cacao con sciroppo d'acero.» Il ragazzo annuì, ringraziando Cameron per poi tornare alla ricerca di una ricetta che trovò dopo appena due minuti.
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Il viso di Hayden era sporco di farina, ma almeno era riuscito a fare, finalmente, dei pancakes buoni, dato che Cameron gli aveva fatto i complimenti dopo averne messo in bocca un pezzettino. Ora doveva solamente dare una ripulita alla cucina e a se stesso e poi svegliare il suo ragazzo che stava ancora nel mondo dei sogni al piano di sopra, ignaro di quello che Hayden stava facendo per lui.
«Il succo all'arancia è in frigo quindi non devi stare a spremerle mentre un vassoio dovrebbe essere...», Cameron si portò due dita sotto al mento, pensando a dove suo padre potesse averlo messo e poi si ricordò: lo aveva ritirato nella credenza in salotto, «Vado a prendertelo, tu intanto pulisci!»
Ripulita la cucina e poggiata la colazione sul vassoio, il moro salutò Cameron che doveva passare a prendere Elizabeth da sua madre poi andò al piano superiore. Aprì la porta della camera di Cole, tenendo il vassoio con una sola mano e lo trovò ancora col viso conficcato nel cuscino mentre russava. Gli scappò un risolino dalle labbra, trovandolo adorabile e, un po' gli dispiacque doverlo svegliare, ma aveva voglia di andare a fare un giro con lui prima di tornare a casa sua.
Il vassoio venne appoggiato sul comodino, così da non rischiare di rovesciare tutto poi, Hayden lasciò una serie di baci tra i capelli del biondo che mugugnò qualcosa nel sonno, muovendosi appena sul materasso, quasi volesse fargli capire che non aveva voglia di alzarsi. Gli passò una mano nei capelli, tastandone le sofficità e con l'altra gli lasciò delle carezze sulla schiena scoperta per coccolarlo un po', «Amore, ti ho preparato la colazione», glielo sussurrò per poi lasciargli un bacio con schiocco su una guancia, in quanto aveva appena voltato di lato il viso.
«Colazione?», domandò Cole con la voce ancora impastata dal sonno e roca, muovendo lentamente una mano, che teneva sotto al cuscino, verso il suo ragazzo per poterlo sfiorare. Hayden se ne stava seduto al suo fianco con ancora le dita intrecciate ai suoi capelli biondi e arruffati.
«Ti preparato i pancakes al cacao», gli lasciò un bacio sulle labbra socchiuse e turgide dopo che si fu messo in pancia in sopra, sentendolo sorridere a contatto con la sua bocca e subito dei brividi gli percorsero la schiena per il piacere.
Cole era così contento di sapere che il suo ragazzo non se n'era andato via mentre lui dormiva, anzi gli aveva persino preparato la colazione e riempito di coccole, cosa a cui non era assolutamente abituato, ma che ora non potrebbe più farne a meno perché gli piacevano tutte quelle attenzioni da parte sua.
Strappò un altro bacio ad Hayden, affondando le dita nei suoi capelli castani poi ridacchiò quando lo sentì ansimare nella sua bocca e infine fece scontrare teneramente i loro nasi, «Potrei abituarmi a te che mi prepari la colazione e poi vieni a svegliarmi con dei baci», ammise con voce profonda e piena di dolcezza.
Il moro fece spallucce scuotendo lentamente il capo, «La cosa dovrà essere reciproca, capito, amore mio?», gli diede un pizzicotto su un fianco che lo fece sobbalzare per aria più per la sorpresa e il solletico che il dolore improvviso.
Il biondo annuì con un sorriso sincero stampato sulle labbra per poi mettersi seduto comodo con la schiena contro il cuscino, «Certo, ora però che ne dici di fare colazione?», domandò lui, prendendo il vassoio e appoggiandolo in mezzo ai loro corpi, seduti uno di fronte all'altro.
Hayden gli prese il viso tra le mani e senza dargli tempo di ribattere, gli schioccò un bacio sulle labbra, mordicchiandogli poi quello inferiore, «Sì, amore.»
Vorrei che ogni giorno fosse così, con noi due che ci svegliamo e facciamo colazione insieme, parlando di tutto ciò che passa per la testa senza pensare a nient'altro che a noi.
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