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La scuola era ormai finita da qualche giorno e i due ragazzi non si erano più rivolti la parola. Avevano passato gli ultimi giorni a subire angherie dai loro compagni, anche se poi per Cole erano intervenuti gli Evans: Elizabeth e Alexander, i quali avevano minacciato chiunque avesse osato prenderlo per i fondelli, dicendogli che ne avrebbero fatto parola con Cameron e Caleb, i quali si sarebbero divertiti moltissimo a fare a botte con loro.
Hayden, invece venne difeso da sua cugina Alice, Holland e Ginevra che quasi a turni lo avevano scortato ovunque — cosa che lo fece sentire estremamente in colpa —, così da evitare che qualcuno provasse ad alzare le mani su di lui. Aveva, dunque, finito la scuola senza alcun livido sul volto o sul corpo, anche se non si poteva altrettanto dire del suo cuore ridotto a brandelli.
Cole buttò giù l'ennesimo shottino, percependo la gola bruciare nuovamente dall'inizio di quella serata mentre la testa prese a pulsare con maggior insistenza che quasi faticò ad ascoltare quello che gli stava dicendo il barista del Blue Heaven Pub.
Da tre giorni a questa parte, il ragazzo non aveva fatto altro che ubriacarsi, ancorato al bar del locale, ammiccando di tanto in tanto verso delle ragazze che portandolo in uno di quei luridi bagni, gli avevano fatto del sesso orale che non lo aveva minimamente soddisfatto, anzi si era sentito insoddisfatto all'inverosimile. Avrebbe voluto che fosse stata lei, no, lui a fargli un pompino, forse si sarebbe sentito più appagato con la sua bocca intorno al suo pene. O forse era semplicemente pieno d'alcool da non riuscire a rilassarsi e a godere come vorrebbe.
Ad ogni bicchierino di tequila, vodka o di qualsiasi cosa gli avesse servito il barista che ingollava, l'immagine di Hayden diveniva sempre più sfocata. Ubriacarsi era l'unico modo che aveva trovato per levarselo dalla mente per un paio d'ore. Stando sobrio tutti i suoi pensieri confluivano verso quel ragazzo che lo stava facendo impazzire. Perché non riusciva a toglierselo dalla testa? Perché Hayden era al centro dei suoi pensieri, costantemente?
Quando non beveva, gli ritornavano in mente le sue guance sempre rosse quando doveva parlare con lui; il suo dolcissimo e timido sorriso che gli aveva donato tutte le volte che gli aveva raccontato qualcosa della sua vita e la sua voce sottile e quasi femminile che gli aveva sempre dato l'impressione che gli appartenesse in quanto pareva un angelo. Peccato che non lo era. Era un piccolo demone che lo stava uccidendo continuando a spuntare nei suoi sogni e nei suoi pensieri.
«Cazzo! Un altro, per favore», gridò Cole con voce fin troppo alta e impastata dall'alcool poiché un ragazzo, seduto accanto a lui, gli rifilò un'occhiataccia poi vedendo in che stato era, fece spallucce e tornò a provarci con una ragazza che si era da poco avvicinata al bancone.
Il barista gli servì un bicchiere di vodka alla mente, dicendogli che quello sarebbe stato l'ultimo alcoolico che avrebbe bevuto quella sera. Cole mugugnò qualcosa, capendo sì o no metà delle parole che gli aveva detto poi buttò giù tutta la vodka in mezzo secondo. Si strofinò una mano sulla bocca mentre la sua gola prendeva fuoco poi si alzò dallo sgabello, rendendosi conto che le sue gambe erano molli come gelatine, ma nonostante quello, si diresse con molto lentezza verso l'uscita dal pub.
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Non si seppe come ci riuscì, ma Cole Powell arrivò tutto intero davanti al vialetto di casa sua. Spense il motore della macchina e si lasciò andare con la testa contro il volante perché si sentiva come se stesse vorticando da ore su una trottola poi esalando un profondo respiro, uscì dall'abitacolo e con passi tremolanti si diresse verso la porta di casa.
Le gambe, ad ogni passo, si facevano sempre meno resistenti e per quello continuava a barcollare lungo il vialetto di casa mentre parlava all'aria di quanto si fosse divertito a bere quella sera perché era riuscito a non pensare ad Hayden, ribadendo però che in quel momento, dannazione, lo aveva nominato. Ma scuotendo il capo, che tra l'altro gli procurò un forte mal di testa, scacciò via l'immagine di quel diavolo sotto mentite spoglie.
All'improvviso Cole scoppiò in una fragorosa risata che riuscì a destare suo fratello dal suo sonno — quella notte era rimasto a dormire da suo padre perché Elizabeth era a fare un pigiama party dalle sue amiche e sentendosi solo nel loro appartamento, aveva preferito andare a casa —, il quale si alzò lentamente dal suo letto poi si diresse verso la finestra della sua stanza e lo vide barcollare bruscamente e subito dopo cadere come un sacco di patate al suolo.
Cameron esclamò un: «cazzo» poi uscì di corsa dalla sua stanza e con passi veloci scese le scale, rischiando, tra l'altro, di ruzzolare giù per i gradini mentre i battiti del suo cuore accelerano all'idea di suo fratello steso al suolo freddo, probabilmente sofferente per la botta appena subita.
Quando il maggiore dei Powell spalancò la porta, vi trovò Cole mormorare parole confuse col viso piantato nel cemento della veranda di casa e con le gambe allungate sui tre gradoni che portavano all'abitazione; doveva aver preso una dolorosa botta alle ginocchia e per quello gli fu subito accanto, aiutandolo a mettersi almeno seduto. Solo in quel momento si rese conto di quanto fosse ubriaco, lo poteva sentire anche dall'odore acre e pungente che emanava lui e il suo alito.
No, Cole, ti prego non ricominciare a bere come se non ci fosse un domani. Ho ancora bisogno di te. Non voglio doverti riconoscere in un obitorio dopo essere morto per qualche incidente stradale.
«Si può sapere perché ti comporti in questo modo? Ubriacarti fino a svenire o a rischiare di farlo? E poi per quale cazzo di motivo hai guidato fin qui se nemmeno ti reggi in piedi e probabilmente vedi pure doppio se non triplo? Cazzo, Cole, capitata a tutti di lasciarsi con la propria ragazza, non puoi fare così!», lo rimproverò Cameron e Cole, nonostante l'abbondante alcool nel corpo, udì perfettamente quanto la sua voce fosse delusa e lui si sentì subito in colpa, ma si arrabbiò anche perché lui non sapeva cos'era successo con Hayden. Però in quel momento non aveva voglia di litigare quindi non disse una parola; voleva solamente andarsene a dormire.
Il maggiore dei Powell si preoccupò quando vide suo fratello non reagire minimamente alla sua ramanzina, cosa molto insolita per lui, dato che erano più le volte che litigavano che tutto il resto e per quel motivo lo strattonò da una spalla per poi avvolgerlo in un abbraccio caloroso. Lo sentì subito singhiozzare contro il suo petto, ma non si permise di chiedergli cos'avesse. Quando si sarebbe sentito pronto di parlargli, lui lo avrebbe ascoltato e se avesse voluto, anche consolato.
Stettero in quella posizione per alcuni secondi poi Cole si staccò bruscamente da suo fratello che lo fissò leggermente confuso e senza dire niente, entrò in casa. Barcollò sino alla sua camera poi ci si chiuse dentro, accasciandosi contro la porta e subito dopo scoppiò a piangere tutte le lacrime che aveva trattenuto in questi giorni, percependo il cuore dolergli nel petto.
«Hayden...», farfugliò solo, prima di crollare al suolo e venir trasportato nel mondo dei sogni, dove lui era già lì che lo aspettava.
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