35 🌻

Volevo pagare io la cena ma Archie arriva prima di me alla cassa. Alla fine glielo permetto solo perché è il suo compleanno, ma la prossima volta offrirò io.

Usciamo dal ristorante e Archie mi afferra per un braccio. Mi fa voltare verso di lui, ma mi scontro contro il suo corpo massiccio perché perdo l'equilibrio sui miei tacchi.

I suoi occhi improvvisamente finiscono fissi nei miei e mi sembra di non riuscire più a respirare. Mi guarda così a fondo, che quasi mi legge dentro al cuore.

L'altra mano si sposta sul mio fianco, senza mai distogliere lo sguardo dal mio. Le nostre bocche si avvicinano involontariamente e ci ritroviamo a pochi millimetri.

Chiunque percepirebbe la voglia di baciarsi, il volersi che emanano i nostri corpi.

Ci rendiamo conto che altri clienti stanno uscendo dal ristorante e decisamente di spostarci sulla spiaggia. Decido subito di togliermi i tacchi appena andiamo sulla sabbia, altrimenti ci sarei sprofondata.

Archie mi prende per mano e quel gesto, quel maledetto gesto, risveglia uno sciame di farfalle nel mio stomaco. Mi fa segno di incamminarci e percorriamo un piccolo pezzo di spiaggia.

Mi torna in mente l'altra volta che siamo stati in spiaggia e mi viene da sorridere.

«A cosa pensi con quel sorrisetto?» mi domanda Archie, cercando di attirare la mia attenzione.

Faccio finta di nulla. «A niente. Mi è venuta in mente una cosa buffa.»

«Scusa per ieri» ammette tutto d'un tratto. «Non era previsto che venisse né Lilly né Veronica. Volevo venire a casa tua e passare del tempo con te...»

«Perché volevi passare il giorno del tuo compleanno proprio con me?» cerco di provocarlo.

«Perché... tu sei come i girasoli, Angel. Tu brilli, emani colori solo guardandoti.» Lo dici solo perché non conosci il mio passato, dico tra me e me. «Sei il mio girasole.»

Queste parole suonano come una dichiarazione. Non ci faccio troppo caso. Anzi, le sue parole mi sono entrate nel cuore. Sono molto dolci. Ma io non emano proprio nulla di positivo. Cerco sempre di sorridere, ma il mio passato mi sta alle spalle. Mi insegue senza tregua. Io sono rotta e, quando qualcosa è rotto, puoi metterci la colla tra le crepe, ma rimarranno sempre un po' aperti.

Proseguiamo lungo la spiaggia per un bel pezzo, ma poi decidiamo di tornare indietro. Non è il caso di fare tardi, domani inizio molto presto.

Archie, da gentiluomo, mi apre addirittura la portiera. Sorrido involontariamente sotto i baffi e mi accomodo dal lato del passeggero. Metto la cintura e nel frattempo anche Archie sale dall'altra parte. Mette in moto e partiamo.

Inizialmente Archie fa la stessa strada dell'andata, ma dopo dieci minuti imbocca una piccola via molto buia. Ma che diavolo sta facendo? Mi vuole rapire?

Per dieci secondi mi viene in mente il mio passato. Il sudore. Le gocce di sangue secco sul viso. I polsi legati. La paura di morire davvero. Poi improvvisamente torna la lucidità.

Archie accosta in una piccola piazzetta in mezzo al nulla. C'è una vista sull'oceano pazzesca. Sento le onde muoversi e il profumo marino salire dalla collina. Spegne la macchina e sento il suo sguardo studiare ogni millimetro del mio corpo.

«Ti vedo assente da quando siamo saliti in macchina» ammette. «Ho fatto qualcosa di sbagliato?» Non apro bocca, sono troppo intenta a guardare l'oceano. «È per quello che ti ho detto prima?»

La sua mano si avvicina pericolosamente alla mia coscia. La stringe leggermente e un certo calore si sparge nel mio basso ventre.

Decido quindi di rivolgere lo sguardo a lui. I suoi sembrano preoccupati, ma sotto leggo anche del fuoco, del desiderio.

«Un po'...»

Seguono dei lunghi minuti di silenzio, dove nessuno dei due osa parlare. C'è solo uno scambio di sguardi continui. La mano di Archie rimane sempre sulla mia gamba, ma pian piano risale ai miei fianchi. I suoi occhi emanano solo desiderio allo stato più puro.

«Angel» mi chiama a bassa voce.

«Sì?»

«Sei dannatamente bella questa sera.» Le mie guance si colorano di un rosso fuoco e Archie ne approfitta per allungare l'altro braccio e accarezzarmi il viso. Il suo indice poi scende lungo il mio collo lasciandomi una scia di brividi brucianti.

La sua mano sulla mia coscia, invece, risale fino al mio ombelico. Sbattona molto lentamente il primo bottone dei miei jeans attillati.

Distolgo lo sguardo dal suo viso perché in questo momento mi sento quasi in imbarazzo.

«Chiudi gli occhi» dice con voce bassissima.

E io chiudo gli occhi.

Le sue labbra calde finiscono sul mio collo. Inizia a mordicchiarmi lievemente la pelle. Dopo ci passa la lingua e il suo respiro mi fa tremare.

Apro immediatamente la bocca, ai miei polmoni serve ossigeno immediato.

I miei occhi sono chiusi, ma dentro la mia anima inizia a tremare, a vibrare contro le pareti.

Mi slaccia un altro bottone dei jeans e poco dopo anche l'ultimo. Deglutisco rumorosamente quando la sua mano ricade sulla mia camicia. Inizia a slacciare i bottoni anche di quella. Lo fa così lentamente che sembra quasi una tortura.

Mi rendo conto che siamo per strada, qualcuno potrebbe vederci, anzi, vedermi mezza nuda. Apro gli occhi di scatto e guardo Archie. Si sta mordendo il labbro inferiore. «Qualcuno potrebbe vederci...» dico tra un sospiro e l'altro.

«Sono l'una di notte... Non c'è nessuno in giro a quest'ora, sono tutti a letto» risponde.

«Di già? È tardissimo....»

«Fa lo stesso», finisce di togliere l'ultimo bottone della camicia. «Godiamoci il momento, se avremmo sonno ci penseremo domani. Chiudi gli occhi» mi incita e io obbedisco.

Si avvicina sempre di più a me, lo percepisco dal calore del mio corpo e dal suo respiro caldo sul mio collo. La sua mano si intrufolarsi sotto la camicia. Strizza leggermente il mio seno e, nonostante ci sia il reggiseno di mezzo, sento i miei capezzoli indurirsi al suo tocco. Emozioni indescrivibili si fanno strada dentro di me.

«È interessante questo reggiseno» afferma con voce gutturale nelle mie orecchie. Senza pensarci due volte, la sua mano scivola al di sotto e io ansimo. Inizia a giocare con i miei capezzoli e mi aggrappo a lui per rimanere lucida.

Sembra che Archie si stia smarrendo nel mio profumo e nel calore che emana il mio corpo.

«Archie» riesco solo a dire il suo nome, ansimando.

«Sì?»

La sua mano scende completamente fino al mio bacino. Mi fa leggermente alzare con il sedere in modo che riesca a sfilarmi un po' i jeans. Comincia a giocare con l'elastico dei miei slip. Uno sciame di farfalle si risveglia da un lungo sonno nel mio basso ventre. Continuo ad ansimare, soprattutto quando le sue dita toccano un punto in particolare. Mi aggrappo a lui fortissimo. Mi sembra quasi di svenire. Passano sotto gli slip e spalanco gli occhi. Lo guardo finché mi tocca. Le sue iridi emanano desiderio.

Non so in quale modo, ma mi ritrovo a cavalcioni su di lui. Lo sento allungare il sedile in modo da stare più comodi e successivamente anche abbassare leggermente lo schienale.

Inizio anche io la mia lunga tortura: prima gli bacio il collo, poi la clavicola scoprendo man mano alcuni punti della pelle. Vedo Archie che socchiude la bocca. Sta cercando di trattenere gli ansimi, ma con grande difficoltà. Mi afferra i fianchi con una furia disumana.

Mi fermo improvvisamente. Ci guardiamo negli occhi. La macchina sembra incendiarsi attorno a noi. Siamo circondati da fuoco. Fuoco fuori e fuoco dentro di noi.

Le nostre labbra si uniscono per l'ennesima volta e ci abbandoniamo ai nostri istinti.

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