30 🌻

Volevo andare a casa? Sì.

Sono rimasta lo stesso? Sì.

Esattamente così è andata la storia.

Angel Beverley, mi autoproclamo la regina dell'incoerenza.

Archie nel frattempo è andato nella stanza della piccola Lilly e in men che non si dica crolla a letto. Io rimango in cucina a guardare per un po' il telefono nella speranza che l'ansia che ho addosso mi scivoli un po' sul corpo.

Probabilmente mi tocca il divano, sembra abbastanza comodo per dormire. É soffice ed è anche abbastanza grande per la mia statura.

Archie esce dalla stanza di Lilly e viene verso di me. Si siede al mio fianco e mi scruta un po'. Mi squadra per bene, sicuramente per analizzarmi l'umore.

Provo a parlare, deglutendo a fatica per quello sguardo fisso sul mio viso. «Dormo sul divano? Hai una coperta da prestarmi?»

«Divano? Non se ne parla proprio di dormire sul divano, è scomodissimo! Vieni di là con me, ho un letto enorme» mi impone.

Ora, invece, deglutisco rumorosamente. Io nella stessa stanza di Archie? Mi sento già mancare il respiro al solo pensiero. Non mi lascia il tempo di ragionare che mi prende per un polso e mi trascina in camera sua.

Chiude la porta e mi osserva nell'oscurità della notte. Mi lecco il labbro inferiore. Sento una strana energia nell'aria. Il mio corpo involontariamente fa un passo verso Archie e lui fa lo stesso. Siamo a un soffio l'uno dall'altra. I nostri respiri vanno all'unisono e la sua mano si allunga sul mio corpo.

«Ti presto qualcosa per dormire?» domanda con le labbra quasi sopra le mie.

«Sarebbe meglio... Non vorrei dormire nuda» rispondo, un po' per provocarlo. All'inizio sembra rispondere, poi invece tace.

Si volta e va nell'armadio. Prende una maglia dalle maniche lunghe e me la porge. A occhio mi sta enorme, io ho un corpo molto esile mentre Archie è molto più robusto di me.

La sua mano torna sul mio corpo. Mi attira a sé e il mio corpo si scontra violentemente con il suo. I nostri occhi si incrociano e io rimango a bocca aperta quando la sua mano scende leggermente verso il mio sedere.

Archie sembra mangiarmi con gli occhi e sento la tensione del suo corpo dopo il nostro avvicinamento. Nessuno dei due parla, ma i nostri sguardi esprimono tutto ciò che ci passa per la mente. É una connessione che va oltre il confine dell'universo stesso.

Archie mi tocca la felpa che indosso. Sembra chiedermi il permesso con gli occhi per potermela togliere. Esito, esito perché sul mio corpo ci sono segni del mio passato e non voglio che li veda mai. Poi ripenso alla situazione con lui: mi sono detta già un paio di volte o va o non va. Devo vivermi il momento, a domani ci penserò domani. Adesso devo vivermi il presente. E in questo presente desidero Archie, stare con lui, che i nostri corpi siano vicini.

Alzo le braccia in modo che riesca a sfilarmi la felpa, ma Archie con un solo movimento riesce a togliermi anche la maglia che ho sotto per non sentire freddo.

«Possiamo essere sinceri?» trovo il coraggio di dire con un filo di voce finché Archie finisce di togliermi la felpa.

Rimango completamente in reggiseno e per un nanosecondo provo vergogna. Vorrei coprirmi, ma la mano di Archie mi blocca. Nel frattempo annuisce in risposta alla domanda che gli ho appena fatto. Potrei morire di freddo, ma sento solo lo sguardo bruciante di Archie addosso.

«Cosa c'è tra di noi?»

«Qualcosa...» mi sussurra nell'orecchio e poi inizia a lasciarmi una scia di baci roventi lungo il collo. Passa alle clavicole e ho bisogno di aggrapparmi più forte al suo corpo per non morire. Mi vengono i brividi in tutto il corpo e sento il sangue ribollire in qualsiasi punto.

«Qualcosa di che tipo?» riesco a parlare in mezzo ai sospiri.

«C'è connessione, Angel. Una connessione che non si può spiegare a parole» ammette. «C'è una connessione fisica, una connessione anche mentale...»

É vero tutto ciò che ha appena detto.

Mi metto velocemente la maglia che Archie mi ha gentilmente prestato. Avevo ragione, è enorme. Ci sto dentro almeno quattro volte, ma sono dettagli. Ci sediamo sul bordo del letto e sento ancora lo sguardo di Archie bruciarmi la pelle. Mi mordo il labbro inferiore perché vorrei saltargli addosso come un animale in preda alle sue tentazioni, ma prima devo avere delle risposte. Mi servono risposte sul nostro bacio, sulla nostra connessione come la chiama lui, su questa certa Veronica e pure su Lilly per quanto sia adorabile.

Archie intuisce i miei pensieri ed è il primo a parlare. «Veronica è la mia ex moglie. Prima che tu vada a giudicare tutta la mia vita e a pensare che sono pazzo, quando ci siamo messi insieme dieci anni fa non era così. Mi ero innamorato proprio della sua voglia di fare, della sua voglia di vivere. Poi con il passare degli anni è cambiata, probabilmente anche il lavoro l'ha fatta cambiare. Abbiamo provato a fare un figlio per vedere se le cose si potevano aggiustare tra di noi, ma alla fine ci ha solo che diviso maggiormente.»

Ah.

«Ora posso vedere Lilly nei weekend, ma diciamo che Veronica non è molto puntuale in queste cose e me la lascia quando decide lei, tipo oggi...»

Mi sento in dovere di dirgli qualcosa, ma non so proprio da che parte iniziare.

«Poi c'è stato un periodo in cui non ci siamo più parlati» mi spiega.

«Come mai?» domando curiosa.

Intravedo lo sguardo di Archie cambiare. Sembra diventare più triste. «Sono tornato a casa dopo un'eterna giornata di lavoro. Facevano più o meno dieci o undici ore al giorno perché eravamo sotto le feste natalizie. Spesso mi capitava di segnarmi l'orario di fine alle sei di sera e invece andavo via due ore dopo... Insomma non ero mai a casa ed era un periodo particolare, mi avevano appena proclamato capo reparto. Avevo tante responsabilità addosso ed ero puntato sotto i riflettori ventiquattr'ore di ventiquattro. Quel giorno, me lo ricordo come se fosse ieri, sono riuscito a tornare a casa a un orario decente e mi sono trovato Veronica che era a letto con un altro uomo: il mio migliore amico.»

Cosa?

Allungo la mano e la metto nella sua. Gliela stringo forte in modo da fargli capire che gli sono vicino anche con la mente. Vorrei abbracciarlo fortissimo, stringerlo a me e fargli sentire un po' di affetto, ma so che deve ancora finire il suo racconto.

«Dopo tanto tempo sono riuscito a mettere da parte un po' di rancore nei suoi confronti. Anzi, io ce l'ho tuttora con lei per essersi portata a letto il mio migliore amico, ma sono dettagli, giusto?» Non dico nulla, ma la mia faccia esprime tutto ciò che non ho detto a parole. Se mio marito mi avesse tradito io mi sarei direttamente vendicata in modo molto peggiore. «Per il bene di Lilly ci siamo riappacificati.»

«É un buon proposito» gli faccio notare, «Vuol dire che avete messo da parte tutti i momenti brutti che avete passato per vostra figlia. Non è una cosa per niente scontata.»

«Veronica ce l'ha a morte con me, Angel. E anche io ce l'ho a morte con me stesso.»

«Spiegati meglio, non capisco...»

«Dopo tutti questi momento di merda, siamo andati al mare tutti e tre insieme. Avevo portato Lilly a nuotare con me con i braccioli. Mi sono distratto per un secondo. Per un maledetto secondo, Angel, ti giuro. E Lilly per giocare si è tolta i braccioli e improvvisamente non c'era più. Credo che solo in quel momento ho perso il controllo della mia mente. Sono andato completamente nel panico. Mi guardavo attorno e non la vedevo. La chiamavo e lei non mi rispondeva. Per fortuna il bagnino della spiaggia ci stava osservando ed è venuto subito a darci una mano. Veronica mi ha odiato a morte, me ne ha dette di tutti i colori. Ma il brutto è che tutte quelle parole me le meritavo. Ho quasi ucciso nostra figlia...»

Per la prima volta da quando l'ho conosciuto, finalmente so qualcosa della sua vita. Della sua vita privata. Vorrei conoscere altro, ma capisco che non sia il momento. Mi ha già raccontato abbastanza, soprattutto un momento abbastanza doloroso della sua vita.

Scopro un lato di Archie umano. Un lato sensibile. Un lato da papà.

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