Capitolo 7
POV THOMAS...
Siamo arrivati da circa dieci minuti al palazzo del Conte e di Anya nessun cenno di vita stiamo parlando con suo padre dei vitigni che hanno in Italia in Piemonte e nei stati uniti di America in California. Sinceramente non sono interessato.
- Scusi, Anya dov'è? - domando a sua madre che è seduta sulla poltrona vicino a me.
- È in camera sua che si sta preparando. - sembra esasperata.
- Se non le dispiace vado da lei. -
- Vai pure caro, forse con la tua presenza si dà un andi. - questa signora è al quanto strana forse solo lunatica ma a volte è espansiva, solare e umile, altre volte è in contrasto come menefreghista, snob e introversa, chi la capisce è un bene.
Salgo le scale e sento qualcuno lamentarsi, man mano che mi avvicino la sua voce è più chiara, ed è Anya.
"ma si può venire a casa di una persona senza essere invitati! Ma dico io " parlotta.
"Per di più alla mattina presto"
" Di domenica per giunta! "
" Ahhhh non li sopporto! Per di più non ho fatto nemmeno colazione! Mmmmahhh!" Si spettina i capelli infuriata.
Getta un po' di abiti sul letto " che cosa mi metto! "
È disperata mi metto a ridere per il suo atteggiamento, lei timida e composta sempre al suo posto e silenziosa, però, è da tempo che non la frequento come si deve, ed è cresciuta, cambiata.
Devo dire che è buffa, anche se con questo suo atteggiamento mi fa capire che non è come appare.
Busso leggermente la porta per distrarla dai suoi turbamenti psichici.
-Avanti! - nemmeno mi guarda, deve essere infuriata.
- Che fai parli da sola? Si sente dalle scale. - mi guarda di sfuggita e sorpresa forse non si aspettava che venissi qua da lei.
- Non è giornata Thomas. - torna a guardare i suoi vestiti. È nervosa, cavoli nemmeno difronte a me lo nasconde.
- È la prima volta che ti vedo arrabbiata, sai? - sbuffa e non mi guarda.
- Cosa ci fai qui di domenica? - domanda infastidita.
- Visto che abbiamo saltato il fidanzamento sabato scorso perché ti sei ammalata, tua madre ci ha invitato a pranzo. Non te l'ha detto? - Anya mi guarda pensierosa e stranita starà pensando a qualcosa sicuramente
- No. - mi risponde semplicemente.
- Stai meglio? - cerco di fare conversazione per tenerla buona e le faccio un sorriso, la sua espressione cambia, di poco ma cambia se devo fingere devo fingere bene.
- Si, si grazie sto bene. - le lascio un bacio a fior di labbra.
- Sai di nutella! - mi lecco le labbra. Che schifo pensa che sacrificio devo fare.
- Vai, che tra un poco arrivo. - lei mi liquida ed io accolgo il suo invito in fretta, appena esco dalla stanza mi pulisco con un fazzoletto di stoffa che prendo nella mia tasca e scendo per tornare alla conversazione di prima in sala.
Dopo qualche minuto arriva: indossa un tailleur nero con una camicetta color giallo e i tacchi, sembra una mortadella con i tacchi che cerca di essere di classe ma fa ridere i polli. Tutti l'osservano, si sente a disagio ma mia madre con la sua solita gentilezza si avvicina a lei per salutarla.
- Ciao cara, come stai? Sei guarita? - il suo viso si rilassa.
- Si sto bene, grazie! Mi porto dietro solo un po' di debolezza fisica ma per il resto sono perfetta. -
Risponde con un sorriso, io non la sopporto più la guardo e più cerco vendetta. Si siede accanto a me sembra nervosa, impaziente fino a quando non sento il suo stomaco brontolare. Mi scappa da ridere ma mi trattengo, si alza di colpo e parla a tutti i presenti.
- Scusatemi se vi interrompo ma mi devo assentare un attimo mi sono dimenticata di una cosa importante. - Dice con la grazia che non ha, sorrido. Sua madre la guarda male.
Attendo cinque minuti prima di seguirla in cucina.
- Lo sapevo che eri qui. - dissi dopo che l'ho raggiunta lei mi guarda sorpresa.
- Mi segui. -
- Non ce n'è bisogno di seguirti, sono andato a intuizione visto che il tuo stomaco brontolava come un vulcano.- Rido sguaiatamente. Mentre lei è diventata rossa.
- È una settimana che non mangio cose solide, solo zuppe e thè. Stamattina credevo di aver tempo per mangiare e invece... -
- Siamo arrivati noi? - concludo con una domanda di una risposta ovvia.
- Esatto! - ecco qui la risposta che è ovvia.
- Cioè, non è che mi dai fastidio, anzi mi fa piacere averti qua, non era quello che intendevo. - sbuffa e cerca di appianare la sua posizione ma lo capita bene, molto bene, è troppo furba.
- Non ti preoccupare, ho capito, posso? - indico una fetta biscottata per poi sedermi su uno sgabello in legno.
- Prendi pure. -
- Certo che alle undici è ľora dell'aperitivo, un po' tardi per questo. - la guardo e poi indico con gli occhi il vassoio.
- Alla mattina preferisco il dolce. - mi passa la spremuta e guardo dove lei ha bevuto per poi bere da l'altra parte. Mi fa sribrezzo appoggiare le labbra dove le ha appoggiate lei.
- Oggi a pranzo devo chiederti la mano, sai? - lei mi guarda seccata ma la sua voce non è a pari passo con quello che dice o come lo dice.
- Sai invece la cosa strana? È che io non sò un accidenti di niente, nel senso che tu non mi hai mai accennato a niente e mia madre parla di matrimonio con gli organizzatori senza nemmeno consultarmi. Sono la "sposa" e sono invisibile. - come fa essere invisibile la si vede a due chilometri di distanza per le sue forme.
- Scusami è stato tutto così veloce. Perché non vuoi sposarmi? - chiedo malefico.
- Non è quello, va bè non importa... - la blocco afferrando il suo braccio la tiro verso di me cingendola con le braccia. Ci guardiamo. La odio.
- Ti ascolto. - che due scatole, è una gnaga.
- Ormai non c'è molto da dire Thomas, farò il mio matrimonio perfetto al decimo anno di anniversario. - Non arriverai nemmeno all'altare pensavo.
- Scusa non volevo metterti da parte. - lei mi zittisce.
- Ci sono abituata. A parte Peter che chiede i miei pareri. -
Ah già dimenticavo il mio fratellino sempre pronto ad ascoltare ogni suo malessere.
- Andiamo di là che ci aspettano. - Sono scocciato non vedo l'ora che questa farsa finisca presto.
La riporto in sala, i nostri genitori ci sorridono vedendo le nostre mani unite, così prendo la palla al balzo, mi inchino davanti a lei per poi mettermi in ginocchio, la guardo come un uomo innamorato e le faccio la mia proposta.
- Anya davanti a tutti ti chiedo formalmente la tua mano mi vuoi sposare? - nel frattempo era arrivato anche mio fratello.
- Si - dice mettendosi le mani sul volto imbarazzata, prendo la sua mano sinistra e infilo l'anello nel suo anulare. Tutti si complimentano con noi e poi andiamo tutti a mangiare e festeggiare questa cosa che inizia starmi stretta.
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