capitolo 34


Pov Anya...

Siamo arrivati, mi tremano le gambe per l'emozione d'incontrare i miei.

Loro non sanno nulla, Peter vuole fare una sorpresa, spero non gli venga un infarto ad entrambi.

Peter mi ha spiegato che sono pentiti per l'insistenza che hanno avuto con il matrimonio.

-Sono nervosa.- mi giro verso Paolo per avere una rassicurazione, mi tende  una mano e la stringe saldamente per darmi forza.

Oltrepassiamo la porta, sono lì, in attesa...

Peter è affianco a mia madre, lo vedo avvicinarsi all'orecchio di mia madre leggendo il labbiale " È arrivata... "

Lei gira la testa a destra a sinistra. "Dov'è?" Continuo a leggere il loro labbiale.
Sono difronte a loro mancano dieci passi e ancora non mi vede.

Appena mi avvicino di qualche passo le dico - Sono qui. -  mi guarda come se fossi una sconosciuta con le lacrime agli occhi, non si aspettava il mio cambiamento.

- Anya sei così magra, bionda e cresciuta, non ti riconosco più! - mio padre non dice nulla si avvicina e mi abbraccia con calore, tenerezza, in assoluto silenzio.
Mia madre copia mio padre trovandomi stretta tra quattro braccia, chiudo gli occhi assorbendo il loro volermi bene e sospiro.

- Ciao, bentornata! - dice mio padre a singhiozzo.
- Mi siete mancati... - li stringo a me sentendomi al sicuro. Mi sono mancati davvero, anche se il loro modo di pensare è molto lontano dal mio.

Gli presento Paolo, non fanno smorfie, o obbiezioni lo accolgono senza domande. Il che mi fa pensare, sono davvero cambiati?

Saliamo in macchina, il silenzio e molto rumoroso in questo momento, sembra, che i pensieri volano da un cervello a un altro come le sponde di un tavolo da biliardo mancando le buche.

- Cara, ci sei mancata molto. Spero che possiamo vederti di più. - si ferma a parlare, come se avesse paura di dire la cosa sbagliata.

- Vedremo mamma, il lavoro mi tiene molto impegnata. - le dico dolcemente spostando il mio sguardo verso Peter e poi su Paolo cercando un posto sicuro dove le mie bugie per loro due sono solo verità.

- Lavori?- spalanca gli occhi - E i tuoi soldi? Con quelli avresti potuto vivere di rendita! Li hai finiti? - chiede preoccupata mia madre.

- No, sono ancora tutti lì, mamma non ti preoccupare non sono una sprovveduta.- cerco di essere calma mia madre a il potere di mettere scompiglio nei miei pensieri e nelle mie decisioni.

-Ora calmati cara, Anya ormai è un'adulta sa cosa deve fare, non creare problemi dove non ce ne sono. -. Mi difende mio padre.

- Ho molte cose da raccontarvi ma, vi prego, datemi il mio tempo.- sì, gli devo dire la verità non voglio segreti tra di noi, nessuno.

- Prenditi il tuo tempo, nessuno ti mette fretta.- ribatte mio padre.
Nel frattempo mia madre stringe la mia mano e mi sorride, capisco che è felice di vedermi ma allo stesso tempo e nervosa per quello che gli posso rivelare.

- Appena arriviamo a casa vi sistemate e poi andiamo alla cena di prova che si tiene stasera, ci saranno tutti i famigliari. -  mi batte la mano sulla sua per rassicurarmi che stavolta mi sarà vicina.

- Non vedo l'ora di rivedere tutti. - stringo i denti formando un sorriso nervoso.

Finalmente siamo arrivati, non vedevo l'ora di scendere dalla macchina, mi sentivo soffocare in più voglio sapere e sentire la mia piccola, già  mi manca...

Paolo prende le valige ma le vengono tolte di mano dai camerieri, lui ci rimane male e, io e Peter ridiamo per la sua buffa espressione.

- Non sono abituato. - alza i palmi in sù arrendendosi alla velocità supersonica dei camerieri che sono già spariti in casa.

- Wow Anya, questa casa, castello, reggia, è davvero grandissimo. Sei stramaledettamente ricca! -

- Sono una milady -  gli faccio un occhiolino.

Entriamo e Paolo non dice nulla, osserva, senza dire una sola parola.

- Vi ho fatto portare le valigie nella tua camera, potete andare non c'è molto tempo. Anche tu Peter è meglio che ti affretti, visto che è la tua festa, devi essere impeccabile! - la sua voce è stridula per l'emozione infondo è di famiglia.

- Sì, ha ragione è meglio che vada, a dopo.- mi porge un bacio sulla guancia e se ne va di fretta e furia.

Io e Paolo saliamo le scale - Cavoli Anya, tu vivevi qui e sei scappata per fare una vita piena di sacrifici, ti ammiro. -

- Qui non sono mai stata felice, era solo una brutta illusione di vita e una brutta copia di me stessa, non ero io. -

Arriviamo alla mia vecchia camera l'apro e vecchi ricordi s'imbattono su di me come una tempesta riportandomi al passato.

- Non è cambiato nulla. - sospiro tristemente.

- È una camera da adolescente, barra, bambina. - mi dice Paolo toccando i miei peluche.

- Già, meglio che ci prepariamo se no facciamo tardi, vado prima io. - dico correndo verso il bagno come se fosse una gara.
Rido di gusto e anche Paolo lo fa.
-sei infantile come la tua camera da letto. - mi sbatte in faccia.

-Ci metto poco te lo prometto. - faccio una doccia super veloce. Mi vesto ed esco.
- Tocca a te! - gli faccio la linguaccia.
Prendo immediatamente il telefono e chiamo mia figlia.

Adelina mi informa che è tutto ok, e la bambina mi ha raccontato che oggi ha giocato con il suo amichetto.

- Sono contenta, che ti diverti, fai la brava con Adelina ci sentiamo domani, ok? Buona notte piccola.-
Chiudo la chiamata sospirando.

- Ti manca? - sì mi manca...

- beh! Paolo è la prima volta che mi separo e mi sento morire.- sospiro guardando la coperta.
- Se non facciano tardi stasera vorrei risentirla, mi fa sentire bene.-
- Stai tranquilla Adelina si prenderà cura di lei. Ora finiamo di prepararci dobbiamo andare ed è tardi. - mi rimprovera con un sorriso.
Mi alzo, e finisco di prepararmi appena pronti scendiamo e troviamo i miei che ci attendono.
- Siete pronti?- chiede mia mamma guardando i miei abiti e quelli di Paolo.

- Sì, qualcosa non và?- le chiedo vedendo che storce il naso.

- No e che siete così, così.- non ha parole da classificare il nostro stile?

- Come mamma? Semplicemente semplici! Sono vestiti di cotone. - sorrido.
- Andiamo se no facciamo tardi.- apro la porta per non darle occasione di parlare ancora.
Forse pensava che avrei indossato un completo firmato, ma io non sono più quella persona.
Raggiungiamo la macchina l'autista ci fa accomodare.
Mamma gira la testa senza sapere dove guardare, come se fosse a disagio.
- Mamma, sono cambiata, non sono più Anya che ha paura di tutto. Rilassati! -

- Sì, lo sò che sei cresciuta, lo vedo. Ma qui sono rimasti cattivi uguali. - ecco, la sua preoccupazione sono gli altri.

- Supererò anche questa, starò tre giorni, posso sopportare le loro cattiverie, lo ho fatto per molto più tempo.- mia mamma annuisce ma lo vedo che non è tranquilla e non lo sono nemmeno io, ma mi faccio forza con l'aiuto del mio alleato Paolo che mi stringe la mano per darmi forza.

Scendo dalla macchina con Paolo, subito s'avvicina Peter.
-Stai tranquilla, nessuno ti farà domande, i miei sono stati avvertiti. Ma, tieniti pronta perché alcuni non si faranno scrupoli.- mi dice al mio orecchio, annuisco e raddrizzo la schiena pronta per entrare nella tana dei pinguini.
Sorrido per la mia battuta mentale ma in un certo senso e l' unico appellativo che mi viene in mente visto che avranno lo smoking.

Paolo mi porge la mano, la stringo ed entriamo, è rimasto tutto uguale il locale, le facce...
Eleonor la mamma di Peter s'avvicina e mi saluta con un grande abbraccio.
- Tesoro, stai bene?- chiede quasi con un tono preoccupato.
- Sì, sto bene grazie e lei?

- Ora che ti vedo sono sollevata.-

- Mamma!- la rimprovera una voce famigliare posta dietro di me.
Non mi giro, faccio finta di niente ricordando la sua minaccia, un brivido di terrore risale la mia colonna vertebrale rendendo le mie gambe deboli.

Mi sento afferrare le spalle e girare il mio corpo per poi...

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