Scuse
Avere come migliore amico il famoso Harry Potter poteva avere i suoi lati positivi, ma Ronald cominciava a pensare che a lui toccasse sempre sobbarcarsi soltanto quelli negativi.
Erano appena usciti dall'ufficio della McGranitt, dove erano stati convocati dopo l'incidente di Katie Bell.
Harry non la smetteva di blaterare su quello che credeva fosse successo, Hermione pallida come un cencio sembrava non ascoltare nemmeno una parola e Ronald si trovava a dover essere quello ragionevole: «Non abbiamo le prove che sia stato lui, Harry, inoltre hai sentito la McGranitt, no? Malfoy era con lei oggi, in punizione».
Hermione sembrò riprendersi brevemente dal suo stato catatonico e annuì: «Ron ha ragione, Harry. Non abbiamo prove».
Il Bambino Sopravvissutto scosse la testa, sordo alle parole degli amici: «Lo so che non abbiamo le prove, ma sono certo che ci sia il suo zampino in tutto questo».
Hermione e Ron si scambiarono uno sguardo rassegnato: quando Harry si metteva in testa qualcosa era impossibile fargli cambiare idea.
«Dovremo fare a turni e osservare gli spostamenti di Malfoy», disse Harry risoluto: «In questo modo potremo accertarci che non faccia del male a nessun altro».
Hermione scosse la testa: «Osservare gli spostamenti di Malfoy? Non ti sembra un po' esagerato?»
«Non potremmo, per una volta, lasciare che siano i professori ad occuparsi della questione?», chiese Ronald, sollevando teatralmente gli occhi al cielo.
Hermione sorrise alle parole del rosso, Harry sbuffò.
«Se non volete aiutarmi lo farò da solo», borbottò con tono seccato il moro, accelerando il passo.
Hermione sospirò e Ronald sollevò le spalle: «Penso sia stata la peggiore uscita ad Hogsmeade di sempre».
«Vado a studiare in biblioteca», disse la ragazza.
«Io credo che andrò a cercare Seamus, ho voglia di giocare a scacchi».
Una volta sola, Hermione Granger si diresse verso il cortile interno più vicino, decisa a prendere una boccata d'aria fresca.
Assistere a ciò che era successo a Katie Bell era stato uno spettacolo a dir poco orrendo. Continuava a sentire le urla della ragazza e a vedere il suo corpo scosso da convulsioni.
Chi poteva essere stato? Possibile che ci fosse davvero lo zampino di Malfoy dietro a quella faccenda?
Una volta arrivata al cortile si appoggiò alla colonna del porticato e prese lunghi respiri profondi, sentendo l'aria fresca di ottobre rinvigorirla.
L'idea di chiudersi in biblioteca all'improvviso non l'allettava particolarmente, così prese posto su una panchina del cortile e ignorando il freddo e la neve che cominciava a imbiancare ogni cosa, chiuse gli occhi e lasciò che la mente vagasse da un pensiero all'altro, incontrollata.
Pensò a Malfoy. Al ragazzo borioso e arrogante per cui provava una forte attrazione e si chiese ancora una volta se quel momento, qualche giorno prima, quando il Serpeverde le si era avvicinato per pulirle il labbro sporco di crema, era stato una sorta di addio o di arrivederci.
Un rumore poco distante, le fece riaprire di scatto gli occhi.
Blaise Zabini le si stava avvicinando con aria colpevole e, ogni pochi passi che faceva, si guardava intorno per accertarsi di non essere visto o osservato da nessuno.
«Buongiorno, Granger, vengo in pace», sventolò un fazzoletto bianco, sul quale erano ricamate le sue iniziali, come a voler ulteriormente sottolineare le sue parole.
«Zabini», lo salutò la ragazza, aggrottando le sopracciglia, chiedendosi cosa volesse il Serpeverde da lei.
«Ti starai domandando perché un Purosangue come me, stia parlando di sua spontanea volontà con... te», sottolineò le sue parole facendo un breve gesto con la mano in direzione della ragazza.
«Vedi, mi sento in dovere di porti delle scuse».
Hermione era sempre più confusa e incuriosita: «Scuse?»
«Sì, scuse», ripetè il ragazzo, riponendo il fazzoletto bianco: «Sapevo che non erano affari miei, ma in quanto amico di Draco mi sono sentito in dovere di intromettermi e involontariamente ho reso presente a Draco una questione di cui pensavo, erroneamente, fosse al corrente».
Hermione, sempre più confusa, faticava a seguire il discorso del ragazzo che le stava di fronte: «Cosa stai cercando di dirmi, Zabini?»
Blaise prese un profondo respiro e, osservando la ragazza di fronte a sé si chiese cosa ci trovasse di bello e attraente Malfoy: «Ho raccontato a Malfoy del bacio che c'è stato tra te e McLaggen, credendo che lui ne fosse a conoscenza. Temo che sia uno dei motivi per cui non ci sono più stati... incontri...», Blaise le lanciò uno sguardo eloquente e Hermione si senti arrossire fino alla punta delle orecchie.
A interrompere quella conversazione imbarazzante comparve Pansy Parkinson, che preso Zabini per la manica del mantello iniziò ad allontanarlo dalla Granger.
«Non posso lasciarti solo un minuto, per andare in bagno, che ti ritrovo a combinare altri pasticci. Quante volte ti ho detto di non immischiarti nelle faccende altrui? Possibile che non impari mai? Anche i Sanguesporco vai a importunare ora? Non ti sembra di esagerare?»
«Ma Pan, io...»
«Non chiamarmi Pan!»
Hermione assistette con sguardo confuso e divertito al litigio tra i due Serpeverde; nella mente però si ripeteva le parole che le aveva detto Zabini.
Era stupita che Malfoy avesse raccontato all'amico dei loro incontri, pensava che fosse il primo a desiderare che rimanessero un segreto, ma si doveva essere sbagliata.
«Hermione, non pensavo fossi anche tu alla ricerca di Nargilli oggi!»
La Grifondoro si voltò alla sua destra, incontrando lo sguardo ceruleo della ragazza che aveva interrotto i suoi pensieri: Luna Lovegood.
«Possiamo cercarli insieme!»
Hermione sospirò rassegnata.
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