Scacchi magici
Draco Malfoy, sdraiato sul suo letto, con le braccia incrociate dietro la testa e le scarpe sulla trapunta color muschio, osservava il baldacchino sopra alla sua testa.
Era appena tornato in stanza, dopo la cena e un lungo pomeriggio passato nella Stanza delle Necessità a cercare un modo per riparare l'armadio svanitore, e l'unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento era a quanto fosse tutto sbagliato.
Hermione Granger era sbagliata, Hogwarts era sbagliata, l'intero Mondo Magico era sbagliato.
Si coprì il volto con le mani, sospirando amaramente.
Hermione Granger era sbagliata in quanto Mezzosangue, amica di Harry Potter; era sbagliata per lui, Draco Malfoy, erede di un'antica stirpe di Purosangue e sostenitore del Signore Oscuro.
Hogwarts era sbagliata in quanto guidata da un vecchio pazzo, un buffone, che si definiva Preside.
L'intero Mondo Magico era sbagliato, perché aveva permesso che suo padre finisse ad Azkaban.
Draco Malfoy aveva la possibilità di sistemare ogni cosa, e da sbagliata farla tornare giusta, tutto quello che doveva fare era seguire pochi semplici passi.
Per prima cosa avrebbe dovuto interrompere gli incontri con Hermione Granger, così da risolvere il primo problema. Gli sarebbe bastato non presentarsi di fronte alla Stanza delle Necessità quella sera, o semplicemente dire alla Granger che si erano divertiti abbastanza e che il gioco non valeva più la candela.
Avrebbe dovuto mentire, magari sarebbe anche stato spiacevole in un primo momento, ma poi tutto si sarebbe sistemato e lui e la Granger sarebbero tornati ad odiarsi come un tempo.
Poi avrebbe dovuto salvare Hogwarts da Silente; per quello doveva solo compiere la missione affidatagli dal Signore Oscuro e uccidere quel buffone con le sue stesse mani, riportando l'ordine.
La liberazione di suo padre sarebbe stata poi un'ovvia conseguenza, non appena il Signore Oscuro avesse acquisito abbastanza potere.
Tutto però doveva iniziare col primo passo: allontanarsi dalla Granger.
Ma poteva davvero abbandonare l'unica cosa bella della sua vita?
Da una parte c'era Hermione, con i suoi sorrisi, le sue frecciatine e il suo modo diretto di fargli sapere i suoi pensieri, senza chiedere scusa per essere quella che era. Hermione, una Sanguesporco, nata babbana, che sembrava offrirgli la possibilità di scegliere chi essere.
Dall'altra c'erano i valori e gli insegnamenti su cui si fondava la sua intera esistenza. C'era la sua famiglia, c'era suo padre. C'era il Signore Oscuro e la missione che doveva compiere per lui. Non sembravano esserci scelte da compiere, ma un sentiero da percorrere, un sentiero già battuto da suo padre in precedenza, un sentiero colmo di insidie, ma nell'insieme, facile.
E Draco si trovava di fronte a quel bivio e rimaneva fermo lì, incerto su quale strada percorrere, ma deciso a rimandare la scelta il più possibile, per paura di sbagliare.
Un pensiero improvviso lo fece alzare e dirigere con passi veloci verso il suo baule.
In fondo a tutti i vestiti e le cianfrusaglie, trovò quello che stava cercando: "Delitto e castigo" di Fëdor M. Dostoevskij.
Da quando la Granger glielo aveva prestato il giorno prima, non lo aveva nemmeno sfogliato; si era limitato a nasconderlo, per paura che qualcuno lo vedesse e iniziasse a fargli domande scomode.
Sfiorò con le dita la copertina, poi tornò sul letto e chiuse le tende del baldacchino, nascondendosi da sguardi indiscreti.
Usò la magia per fare luce e iniziò a leggere il primo capitolo.
Rimase affascinato dallo stile dello scrittore babbano e dal modo preciso in cui descriveva ogni pensiero del personaggio principale. Ad ogni pagina letta, gli sembrava quasi che quel libro fosse stato scritto per lui, per quel preciso momento della sua vita.
Arrivato alla fine del primo capitolo, Draco chiuse il libro e lo lasciò sulle coperte davanti a sé, quasi terrorizzato dalle sensazioni che la lettura di quelle poche pagine aveva suscitato in lui.
Quello che provava il protagonista, quel nervosismo misto a incertezza...
«Draco, dormi?», chiese la voce familiare di Zabini, riportandolo alla realtà: «Sono quasi le dieci, Dracuccio, non devi fare la tua solito passeggiata al chiaro di luna?»
Malfoy prese un profondo respiro, spense la punta della bacchetta e aprì la tenda del baldacchino, fissando gli occhi sulla figura, aggraziatamente seduta sul letto accanto al suo, di Blaise-non-sono-in-grado-di-farmi-gli-affari-miei-Zabini.
«Non hai nessun altro da importunare, Blaise?»
Il moro sorrise: «Certo, ma tu rimani il mio preferito», disse, facendogli l'occhiolino.
Malfoy si alzò in piedi, richiudendo subito le tende alle sue spalle, così da celare allo sguardo dell'amico il libro babbano sulla trapunta.
«Che fortuna», borbottò con tono amaro, indossando il mantello.
«Mi raccomando, Dracuccio, fai attenzione a non farti mangiare dai Mezzosangue cattivi che infestano il castello», aggiunse Zabini, sorridendo apertamente.
Malfoy fermò la sua avanzata verso l'uscita, serrando la mascella, innervosito: «Vai a farti fottere, Blaise».
«Ma come siamo scontrosi questa sera», disse con tono canzonatorio il moro: «Problemi di cuore?»
Malfoy non rispose, limitandosi a sollevare gli occhi al cielo prima di chiudersi la porta della camera alle spalle, dirigendosi verso l'uscita della sala comune Serpeverde.
Ignorò le persone raccolte vicino al camino, soprattutto Astoria Greengrass, la quale erano alcuni giorni che continuava a osservarlo, mettendolo a disagio, e uscì.
Riuscì ad arrivare al settimo piano proprio quando iniziarono i dieci rintocchi della campana.
Hermione lo stava già aspettando, coperta dal mantello nero e i ricci ribelli che le incorniciavano il volto serio.
«Ho visto Mrs Purr mentre venivo qua», disse la Granger con tono nervoso e affannato.
Malfoy, senza pensarci due volte, passò tre volte di fronte alla statua di Barnaba il Babbeo, chiedendo una stanza in cui potersi nascondere.
Mentre varcavano insieme la porta magicamente apparsa nella parete vuota fino a pochi secondi prima, entrambi ansiosi di sfuggire a Gazza, Malfoy chiese: «Granger, hai mai pensato di far accoppiare quell'orrore del tuo gatto con Mrs. Purr?»
La ragazza approfittò della loro vicinanza per colpire leggermente Malfoy sulla nuca, così da lasciargli intendere che la sua domanda non era stata apprezzata.
Il biondo, sorprendendo se stesso, non si offese per questo gesto, ma scoppiò a ridere.
La stanza in cui si trovavano era molto luminosa e ricordava a Draco il salotto in cui sua madre prendeva sempre il tè il pomeriggio, a volte da sola, altre volte in compagnia di alcune sue amiche Purosangue.
L'unica differenza si poteva trovare nell'assenza di finestre e nella presenza di un maggior numero di luci sospese che rendevano quel luogo privo di ombre.
Nella stanza erano presenti due divani color crema e nel mezzo un tavolino basso in legno chiaro, sul quale si trovava un vaso antico che conteneva una delicata composizione floreale.
Una libreria occupava parte di una parete e accanto ad essa c'era un tavolino scacchistico al quale erano accostate due poltroncine color tabacco.
«Fammi indovinare», disse Hermione, osservando la stanza con aria pensierosa: «Vuoi giocare a scacchi magici?»
Draco, che non aveva pensato a quel possibile svago, si rese conto che poteva essere una buona idea e annuì: «Perché no, è da un po' che non gioco, ma dovrei comunque riuscire a batterti».
Hermione fece una smorfia: «Battermi, Malfoy? Io non credo proprio».
Il ragazzo si diresse verso la libreria, dalla quale prelevò una piccola scatola in legno con dei motivi floreali che ne decoravano l'intera superficie.
Svuotò il contenuto della scatola sul tavolino scacchistico e le varie pedine, sia bianche che nere, iniziarono a dirigersi da sole verso i loro posti di partenza.
«Ti concedo la prima mossa», disse il ragazzo sedendosi in modo da trovarsi dalla parte dei pezzi neri.
Hermione occupò il posto di fronte a lui, facendo una piccola smorfia: «Se devo essere sincera, scacchi magici non è il mio gioco preferito».
Malfoy la osservò fare la prima mossa, poi sorrise: «Potremmo renderlo più interessante e giocare la versione per adulti».
La Granger, aggrottò la fronte, curiosa: «Ossia?»
«Se perdi alcune pedine specifiche durante il gioco devi fare delle penitenze o rispondere a domande, che sceglie l'avversario per te», spiegò Malfoy, facendo la sua mossa.
«Te lo sei appena inventato?», chiese la ragazza, decisa a non lasciarsi distrarre dalle parole del biondo e di rimanere più concentrata possibile sulla partita in corso.
«No, Hermione, esistono delle regole ben precise», spiegò il ragazzo osservando la ragazza che sembrava indecisa sé muovere l'alfiere o la torre.
Alla fine la ragazza optò per far avanzare un semplice pedone.
«Tipo?», chiese lei, sollevando lo sguardo per incontrare il suo.
«Vediamo se mi ricordo tutto... dunque, se perdi entrambe le torri puoi scegliere se baciare il tuo avversario o rispondere a una domanda. Se perdi uno dei due cavalli devi raccontare un evento imbarazzante della tua vita. Se perdi la regina devi confessare il tuo più grande segreto. Se perdi l'alfiere non ricordo se devi dire la tua più grande paura o il tuo più grande sogno. Se ricevi uno scacco matto, oltre ad aver perso dovrai rispondere a altre due domande dell'avversario».
Hermione guardò sbalordita il ragazzo di fronte a sé: «Come fai a ricordarti tutte queste regole?»
Malfoy rise: «E tu come fai a ricordarti tutte le regole della scuola?»
Le guance di Hermione si colorarono di un tenue rosa e per qualche secondo sembrò imbarazzata: «A chi tocca muovere?»
Malfoy rise di gusto: «A te».
Il ragazzo mosse il piede per toccare quello di Hermione sotto al tavolino scacchistico e non poté fare a meno di pensare a quando in biblioteca, qualche giorno prima, si erano trovati in una situazione simile.
Hermione fece avanzare il pedone di prima di un'altra casella.
«E se ci inventassimo delle nuove regole per rendere questo gioco meno noioso?», chiesa la ragazza.
«Sono tutto orecchi», disse Malfoy, chiedendosi se valesse la pena di mangiare un pedone della Granger con uno dei sui alfieri.
«Ogni volta che si perde una pedina, bisogna raccontare qualcosa, qualsiasi cosa», propose Hermione, appoggiandosi più comodamente contro lo schienale della poltrona.
Malfoy sfoggiò un ampio sorriso: «Ci sto», disse, per poi spostare l'alfiere nelle coordinate in cui si trovava il pedone della Granger.
Hermione sfoggiò una smorfia di disappunto, mentre osservava le sue pedine, rendendosi conto di non avere la possibilità di attaccare a sua volta il biondo.
«Cosa vuoi raccontarmi, Granger?», chiese il Serpeverde con tono spocchioso, soddisfatto della sua mossa.
La Grifondoro rimase per qualche secondo in silenzio, poi sospirò: «Mi piacerebbe viaggiare per il mondo».
«Per il mondo dove?»
«Ovunque, mi piacerebbe andare ovunque», ammise la ragazza, provando un po' di vergogna per quel suo sogno nel cassetto.
Ci furono alcuni minuti di silenzio mentre muovevano le rispettive pedine, studiandosi con attenzione.
Fu poi il turno di Malfoy di raccontare qualcosa, quando Hermione usò un cavallo per attaccare uno dei suoi pedoni.
«Quando ero piccolo ero convinto che i babbani fossero una leggenda, che non esistessero davvero, dato che non ne avevo mai visto uno in vita mia».
Hermione sorrise, intenerita da quella confessione: «Poi cos'è successo?»
«Poi sono venuto ad Hogwarts e ti ho vista».
Rimasero a studiarsi per qualche secondo, Hermione avrebbe voluto chiedergli altro, ma si trattenne, certa che il ragazzo non avrebbe apprezzato la sua curiosità.
«Pensavo che i babbani fossero creature mostruose; sono rimasto molto deluso dal tuo aspetto comune», aggiunse Malfoy, sorridendo appena al ricordo.
Tornarono a giocare, entrambi persi nei propri pensieri.
Malfoy si chiedeva perché avesse condiviso un racconto così personale con la Granger, quest'ultima invece cominciava a dubitare che il Serpeverde potesse mai vedere in lei qualcosa oltre alla "ragazza Nata Babbana".
Hermione raccontò poi la sua prima magia: a un anno e mezzo i suoi genitori le avevano tolto il ciuccio, perché volevano provare a vedere se sarebbe riuscita ad addormentarsi senza. Il giorno dopo il ciuccio si trovava, inspiegabilmente, nella culla con lei.
Anche Malfoy, quando fu nuovamente il suo turno, raccontò la sua prima magia: «La tata mi canticchiava sempre una ninna nanna per farmi addormentare, solo che la sua voce non era molto intonata, quindi un giorno le ho semplicemente trasformato la bocca in un becco d'anatra».
Hermione rimase in un primo momento senza parole, poi scoppiò a ridere: «Quindi mi stai dicendo, che anche da appena nato eri un bullo?».
Malfoy non sembrò dare peso al commento della Granger, limitandosi a lanciarle un'occhiataccia, poi tornarono a concentrarsi sul gioco.
Quando Hermione perse un alfiere disse: «A volte mi chiedo come sarà la mia vita tra un anno, tra cinque... mi chiedo se sarò soddisfatta delle mie scelte o se invece rimpiangerò qualcosa...»
Malfoy osservò la scacchiera di fronte a sé per qualche istante, colto da un senso di dolore e tristezza che non sapeva spiegarsi.
All'improvviso l'idea di continuare a giocare gli sembrava impossibile: «Mi sono stancato», disse, alzandosi.
Hermione copiò il suo gesto, incerta su come comportarsi, chiedendosi cosa avesse scatenato quel cambiamento così repentino nel biondo.
Senza dire niente il ragazzo si diresse verso il divano più vicino, che si trasformò, alla velocità di un battito di ciglia, in un letto matrimoniale.
Malfoy si sfilò gli abiti, rimanendo soltanto con i boxer lunghi, tipici della moda dei maghi.
Prima di coricarsi si voltò verso la Grifondoro: «Tu non vieni, Hermione?»
La ragazza si mosse a sua volta verso il letto, sfilandosi il golfino, la camicia, le scarpe e la gonna; così da rimanere con delle semplici mutande di cotone nero e canottiera bianca, sotto alla quale non aveva niente.
«E il reggiseno, Granger?», chiese Malfoy, coricandosi a letto con nonchalance, come se dormire accanto a Hermione fosse la cosa più naturale al mondo.
Avrebbe voluto abbracciare la ragazza a sé, sentire il suo respiro contro il suo viso e baciare quelle labbra invitanti, ma nascose il suo desiderio dietro ad un muro d'indifferenza, colto da un'inspiegabile timore.
«Oh, mi dà fastidio il reggiseno quando ho il ciclo», ammise, infilandosi anche lei sotto le coperte.
Inizialmente rimasero ognuno nel proprio lato di letto, poi Hermione si voltò verso di lui e Draco rotolò più vicino a lei.
«Come stai?», le chiese in un sussurro, proprio mentre le luci sospese, che illuminavano la stanza, iniziavano a spegnersi una dopo l'altra.
Il buio gli diede il coraggio di mostrare alla ragazza la dolcezza che solo lei riusciva a suscitare in lui.
Una sensazione di calore invase la pancia di Hermione, facendola sorridere al buio: «Bene, ho preso un antidolorifico prima di venire qui».
Tornò il silenzio per qualche secondo, poi Malfoy chiese: «Stai dormendo, Granger?»
«No».
Malfoy allungò un braccio, per circondare il corpo della ragazza e stringerlo a sé.
«Andrai ad Hogsmeade questo weekend?», le chiese di getto, in un sussurro.
«Sì», rispose lei, osservando la sagoma scura di Malfoy accanto a sé e provando una profonda agitazione.
«Potremmo andare insieme».
Hermione, se fosse stata in piedi, probabilmente sarebbe caduta nel sentire quelle parole.
«Potrebbe vederci qualcuno», gli fece notare, titubante.
«Vorrà dire che faremo attenzione agli sguardi indiscreti», ribatté lui.
Dopo averci pensato qualche secondo, Hermione annuì, un timido sorriso a incresparle le labbra: «Va bene».
Draco si sporse, appoggiando la fronte contro quella di lei, poi la baciò delicatamente sulle labbra.
«Buonanotte, Hermione».
«'Notte, Draco».
***
Buongiorno!
Siamo arrivati al cinquantesimo capitolo di questa fanfiction, fatico ancora a crederci, eppure eccoci qua!
Vorrei festeggiare questo traguardo in qualche modo, ma sinceramente non saprei come. Avete suggerimenti?
Il capitolo è più lungo del solito, spero che non sia un problema, e ne approfitto per avvisarvi che molto probabilmente non avremo più capitoli corti in futuro (questo perché ho tanto da scrivere e una scaletta ben precisa da seguire).
Ma parliamo di Draco e Hermione.
La prima parte di questo capitolo è stata difficile da scrivere, soprattutto rendere i pensieri contrastanti di Draco senza sfociare nel banale, così come non è stato facile descrivere la partita di scacchi senza annoiarvi troppo, devo ammetterlo.
E ora passiamo alle classiche domande di rito:
Vi è piaciuto il capitolo?
Cosa pensate che succederà ad Hogsmeade?
Vi è piaciuto lo scambio di racconti tra Draco e Hermione?
Come sempre vi invito a seguirmi su Instagram (il nome è sempre lazysoul_efp) nel caso voleste essere informati prima sulle pubblicazioni o magari partecipare ai miei soldaggi random e farmi domande.
Un bacio,
LazySoul_EFP
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