Le bugie hanno le gambe corte
Malfoy entrò nella serra numero sette con due minuti di ritardo. Per sua fortuna la professoressa Sprite era intenta a disquisire con Padma Patil a proposito di alcune proprietà della Stella Marina Carnivora della Nuova Guinea, quindi non vennero tolti punti alla sua casa.
Il Serpeverde appena arrivato si posizionò tra Pansy e Blaise come se fosse sempre stato lì.
«Quello è un sorriso?», chiese Zabini con aria stranita, osservando l'espressione compiaciuta dell'amico.
«Non hai nessun altro da importunare?», rispose Malfoy, tirando fuori una pergamena per prendere appunti.
La professoressa Sprite attirò l'attenzione di tutti iniziando la lezione con un veloce quiz sugli argomenti precedentemente trattati in classe.
Corvonero guadagnò 25 punti, Serpeverde 10 nell'arco di pochi minuti.
«Non riesco a capire tutta questa felicità», borbottò Zabini, continuando ad osservare Malfoy: «Pensavo saresti stato, come minimo, furioso. In realtà temevo non fossi tornato in stanza a dormire perché stavi cercando di liberarti del cadavere di McLaggen, invece questa mattina l'ho visto sano e salvo a colazione. Non me lo spiego».
Le parole di Zabini turbarono la calma di Malfoy: «Di cosa stai parlando?» chiese con un sospiro, arrendendosi alla curiosità che il discorso del moro aveva scatenato in lui.
«Parlo di McLaggen, hai presente? Il ragazzo che ieri sera ha accompagnato la tua ragazza alla cena di Lumacorno»
Malfoy rise: «La Granger non è la mia ragazza».
Zabini sollevò gli occhi al cielo: «Non è questo il punto».
«Allora qual è il punto?», domandò il biondo leggermente spazientito.
«La Granger ti ha parlato di quello che è successo ieri sera?»
«Sì», Malfoy sorrise brevemente al ricordo della notte passata tra le braccia e gambe della Grifondoro.
«E il fatto che McLaggen l'abbia baciata non ti turba neanche un po'?», chiese Zabini con la fronte aggrottata.
Malfoy smise di prendere appunti e guardò con genuina sorpresa il moro: «Cos'hai detto?»
Pansy guardò Zabini scuotendo la testa, contrariata; prima o poi il moro avrebbe imparato a tenere la bocca chiusa e a non immischiarsi nei fatti altrui, o almeno lo sperava.
Zabini non si rese conto del cambio di postura e del modo in cui Malfoy stata stringendo con fin troppa forza la piuma Feder che aveva in mano, quindi continuò come se niente fosse: «Ho detto: non ti turba neanche un po' il fatto che McLaggen abbia baciato la Granger?»
«McLaggen ha baciato la Granger?», ripetè il biondo, osservando la piuma Feder che gli si era rotta in mano per la troppa pressione.
«Non lo sapevi?», il moro si rese conto della piuma rotta e si zittì, aggrottando le sopracciglia.
«No, non lo sapevo», ammise il biondo, prima di recuperare dalla borsa la sua piuma di riserva e continuare a prendere appunti mostrandosi indifferente alle parole del moro e agli sguardi incuriositi della Parkinson.
La Granger gli aveva mentito.
Non riusciva a crederci.
La Granger aveva omesso di esser stata baciata da McLaggen la sera prima e lui non riusciva a spiegarsene il motivo.
Perché mentirgli? Perché una perfetta Grifondoro, leale e coraggiosa avrebbe dovuto nascondere qualcosa di simile?
Era stato solo un bacio? C'era forse stato di più?
Malfoy sì tormentò fino all'ora di pranzo con domande simili, ignorando i miseri tentativi di Blaise di migliorare la situazione con storielle e battute di pessimo gusto.
Durante pranzo si servì solo una misera porzione di pollo al forno, poi rimase immobile ad osservare la situazione al tavolo rosso-oro.
Hermione Granger entrò in quell'istante, scortata da Sfregiato e Pel di Carota. Si sedettero nei primi posti disponibili e tutto il tavolo Grifondoro sembrò concentrare la propria attenzione sul Trio dei Miracoli, quasi fossero stati pronti da un momento all'altro ad assistere a qualcosa di straordinario.
Un bambino del secondo anno fissava Harry Potter con gli occhi lucidi e ne seguiva ogni mossa con la bocca aperta.
Malfoy fece una smorfia schifata osservando la scena; non riusciva a capacitarsi di come Sfregiato potesse essere considerato alla stregua di una divinità da tutta la scuola, quando era soltanto un ragazzo. Soltanto un essere umano.
I suoi occhi accarezzarono la silhouette della Granger, soffermandosi sulla massa di capelli disordinati (alcuni dei quali aveva trovato sulla sua divisa quella mattina); sulle sue labbra leggermente imbronciate, le stesse che McLaggen aveva baciato.
Perché quel pensiero faceva così male? Era solo il suo orgoglio a soffrirne?
Incrociò lo sguardo della Granger da due tavoli di distanza e sentì la rabbia montare dentro di lui.
Avrebbe voluto alzarsi, raggiungerla e chiederle con una scusa stupida di parlare in privato. L'avrebbe portata nella prima aula vuota e avrebbe preteso spiegazioni...
Fu la Granger a distogliere per prima lo sguardo, voltandosi verso una delle Patil con un sorriso di circostanza.
Malfoy osservò per qualche secondo ancora la dinamica al tavolo rosso-oro, poi tornò a fissare il suo piatto quasi vuoto, osservando il pollo che aveva tagliato con minuziosa precisione, ma che non aveva intenzione di mangiare.
"McLaggen non è il mio tipo", aveva detto la Granger il giorno prima.
Perché mentirgli? Perché non dirgli chiaro e tondo che sì, era interessata ad un altro?
Lui non avrebbe fatto scenate, avrebbe lasciato che lei facesse le sue scelte, avrebbe...
«Voci di corridoio dicono che Potter sia segretamente innamorata di Weasley», disse Zambini, con voce abbastanza alta da attirare l'attenzione del biondo.
«Quale dei tanti Weasley?», chiese Pansy, addentando con grazia un pezzo di patata al forno.
«Mamma Weasley, ovviamente», disse Blaise, sorridendo soddisfatto della battuta.
La Parkinson lo colpì al braccio, con un'espressione schifata, borbottando tra i denti: «Idiota».
Malfoy smise di prestare loro attenzione e sollevò nuovamente lo sguardo.
McLaggen si trovava accanto alla Granger e le stava dicendo qualcosa. L'espressione impassibile sul viso della ragazza non permetteva al Serpeverde di capire cosa provasse.
Non riuscì ad osservare la scena per più di venti secondi, dopo di che si alzò, raccolse la sua borsa, e abbandonò la Sala Grande, con un senso di nauseo a guidarlo al bagno più vicino.
Raggiunti i servizi del primo piano, gettò a terra la borsa e si bagnò il viso con l'acqua fredda, respirando a fondo per calmarsi.
Si sedette a terra, accanto ai lavandini e appoggiò le braccia sulle ginocchia piegate.
Perché il pensiero della Granger con un ragazzo lo tormentava a quel modo?
Lei non era la sua ragazza e non lo sarebbe mai potuta essere. Per Merlino, lui era un Purosangue e lei una Mezzosangue!
Si passò la mano in volto e scosse lentamente la testa.
Era giunto il momento di dare un taglio a quell'insana "relazione".
Più il tempo passava più alte erano le probabilità che venissero scoperti da tutta la scuola e che qualcuno avvertisse suo padre. Era un rischio troppo grosso e non era disposto a correrlo per una Sanguesporco.
Si trascinò alle lezioni del pomeriggio con la solita boria e indifferenza, ignorando i morsi della fame e Blaise che, con i suoi vani tentativi di scatenare in lui una qualsiasi reazione, continuava a rendersi ridicolo.
Al termine delle lezioni si chiuse in una delle aule studio del terzo piano e passò le poche ore prima di cena sui libri, deciso a terminare il maggior numero possibile di compiti.
Quando arrivarono le cinque resistette al forte desiderio che aveva di correre alla Stanza delle Necessità per vedere la Granger e rimase, per quanto gli fu possibile, concentrato sui libri.
Non si sarebbe presentato al loro appuntamento, non le avrebbe dato nessuna spiegazione. Cosa c'era da spiegare, poi?
Si era semplicemente ricordato di essere un Purosangue, di avere un buon nome da difendere.
Fare sesso con l'amichetta di Potter era stato gratificante e divertente, ma non era disposto a lasciare che quel capriccio diventasse fonte di problemi.
Solo all'ora di cena decise di abbandonare l'aula studio e, recuperati tutti i libri e la sua borsa, si diresse verso la Sala Grande con passo spedito. Lo stomaco gli brontolava rumorosamente e si sentiva infiacchito dalla fame.
Si sedette accanto a Daphne Greengrass e Millicent Bullstrode, ignorando il posto libero accanto a Blaise. Si servì una generosa porzione di patate al forno, che mangiò con gusto, senza esser disturbato una sola volta dal pensiero della Granger, poi si servì del salmone alla griglia e si lasciò tentare da una fetta di torta al limone, accompagnato dalla voce melodiosa di Daphne che, senza essere interpellata, aveva iniziato a parlargli di argomenti futili, riguardanti la scuola, i compiti e i professori.
Una volta finita la cena si congedò con un cenno del capo dalla Greengrass e si diresse verso i dormitori. Sapeva che se fosse rimasto ancora in Sala Grande avrebbe rischiato di spostare lo sguardo verso il tavolo rosso-oro ed era proprio quello che non voleva fare.
Non voleva rischiare di vedere la Granger fare gli occhi dolci a McLaggen o di assistere all'ennesima scenetta dove San Potty veniva idolatrato per il semplice fatto di respirare.
Sarebbe rimasto fedele alla sua risoluzione e si sarebbe comportato come aveva sempre fatto, come se la parentesi Hermione Granger non ci fosse mai stata.
Stava per scendere nei sotterranei, quando un rumore di passi alle sue spalle attirò la sua attenzione, facendolo voltare.
Hermione Granger si trovava a pochi metri da lui, aveva i capelli legati disordinatamente in uno chignon, gli occhi scuri e impassibili fissi nei suoi e le labbra leggermente imbronciate.
Le stesse labbra che McLaggen aveva baciato.
Il Serpeverde le diede le spalle e procedette verso i sotterranei.
«Malfoy!», lo chiamo la ragazza, accelerando il passo per raggiungerlo.
Gli afferrò la spalla e con una pressione abbastanza forte lo costrinse a voltarsi e fronteggiarla.
«Cosa vuoi, Granger?», le chiese, con il suo tipico tono di voce impassibile.
La Grifondoro spostò la mano dalla sua spalla, come se fosse rimasta bruciata da quel contatto e lo guardò con aria confusa.
«Perché non sei venuto oggi? Potevi almeno avvisarmi!», lo rimbeccò la ragazza, incrociando le braccia al petto.
«Ho avuto da fare, Granger», disse lui, con tono distratto, guardando la parete di pietra e l'arazzo che la occupava.
«Potevi dirmelo! Ti ho aspettato per...».
Lei abbassò lo sguardo, e Malfoy pensò che era uno spettacolo a dir poco pietoso.
Hermione rimase per pochi secondi a fissare il volto impassibile del ragazzo, poi distolse lo sguardo e indietreggiò di un passo: «Bastava dirlo, Malfoy. Invece di non presentarti, potevi venire e dirmi che non sei più interessato a fare sesso».
«Quante storie, Mezzosangue», disse il ragazzo, sollevando gli occhi al cielo con aria annoiata: «Non ti devo nessuna spiegazione».
La ragazza socchiuse la bocca, infastidita dalla risposta del biondo: «Non avrei potuto aspettarmi altro da un codardo come te», disse, sperando in un cambiamento di espressione sul viso del ragazzo, ma Malfoy rimase impassibile.
«Non c'è bisogno che tu mi dia spiegazioni. Sono d'accordo, questa storia è durata fin troppo ed è ora di concluderla», aggiunse la Granger, colma di una rabbia che non riusciva del tutto a spiegarsi: «Io non dirò nulla a nessuno e mi aspetto che tu faccia lo stesso. Ci si vede a lezione, Malfoy»
Senza lasciargli il tempo di ribattere si allontanò con passo deciso verso la scalinata che conduceva alla torre di Grifondoro.
Malfoy non la fermò e lei non ebbe il coraggio di voltarsi un'ultima volta.
Lui non potè scorgere le lacrime di rabbia e delusione che appannavano la vista della ragazza, lei invece non poté vedere lo sguardo colmo di amarezza e dispiacere che regnava sul viso del ragazzo.
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Buonasera a tutti!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate tempo di dirmi cosa ne pensate 😊
Draco e Hermione sembrano aver deciso di troncare ogni tipo di rapporto, lui guidato dal dolore causatogli dalla gelosia, lei troppo orgogliosa per mostrare quanto in realtà sia delusa dal comportamento del biondo.
Era prevedibile o non ve lo aspettavate?
Al prossimo capitolo,
LazySoul_EFP
P.s. Per chi fosse interessato mi potete trovare anche su Instagram, sempre con il nome lazysoul_efp!
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