6. 𝐌𝐢𝐧𝐚𝐜𝐜𝐞 𝐝𝐚 𝐌𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐨
THESEUS' POV
I suoi occhi guizzarono a destra e a sinistra. Appena fu certo di non aver attirato alcuno sguardo indiscreto chiuse la porta dell'ufficio, facendo il minimo rumore possibile. Si avvicinò a passo deciso alla scrivania, aprendo di fronte a sé il fascicolo che per tre giorni era stato ben custodito dentro un cassetto. Passò in rassegna i dati e le formalità, soffermandosi sulla fotografia animata della vittima. Un'amarezza crescente si generò in lui, strisciando sempre più verso le profondità dell'animo. Rammentò a se stesso che quello non era il momento opportuno per incupirsi, ciononostante fu arduo allontanare tutte le spiacevoli sensazioni che minacciavano di compromettere la sua razionalità.
Dopo un minuto di silenzio che parve infinito ruppe finalmente il ghiaccio, assumendo il tono più fermo che riuscì a trovare. «Ti hanno dato nulla oltre a questo, Amis?»
Il consigliere scosse la testa, scambiando con lui un breve sguardo. «È l'unica cosa che mi hanno consegnato. L'indicazione era di portarlo a voi due, così ho eseguito.»
Theseus tornò a studiare le scritte a macchina sulla pagina aperta sotto il suo naso. «Dunque questi sono gli unici elementi che abbiamo per fare delle ipotesi...»
«Per ora. Potrebbe arrivare dell'altro dal Ministero francese, non è un'eventualità da escludere.»
L'essere troppo ottimista non si adattava per nulla alla sua persona, ma una piccola parte di lui iniziò a confidare sul serio nella possibilità accennata da Amis. Se il Ministero francese aveva aperto un fascicolo sul caso voleva dire che delle indagini erano già in corso. Annotò mentalmente di scrivere una lettera ai suoi due informatori in Francia.
«Hai detto che è un fascicolo top secret, giusto?»
«Questo mi hanno riferito.»
«Qualcosa non torna però...»
Charlotte, che fino a quel momento era rimasta in disparte, s'intromise nella conversazione. Theseus notò che teneva gli occhi rivolti all'altezza della scrivania, le braccia incrociate e un'espressione assorta in viso. Mentre Amis Shacklebolt dava l'impressione di essere piuttosto turbato, la bionda sembrava concentrata su qualcosa, determinata a districare la matassa. Si potevano quasi vedere gli ingranaggi girare senza sosta nel suo cervello, alla ricerca della soluzione logica in quel confusionario trambusto.
«Se il fascicolo è top secret,» esordì la donna «allora perché lo hanno dato a noi? Non ha alcun senso.»
«Chi può dirlo. Forse sanno che abbiamo avuto dei contatti con Kama, anche se non in tempi recenti.»
La giovane Auror parve insoddisfatta della risposta. «Non può essere l'unico motivo...»
Charlotte aveva sollevato come sempre un ottimo punto. Sarebbe stato bello avere sottomano una spiegazione, convenne Theseus tra sé e sé.
«I Ministeri sono gelosi dei loro segreti» continuò la Malfoy. «Nessun Ministro con un minimo di senno lascerebbe girare liberamente un fascicolo top secret, a meno che non ci sia una solida motivazione dietro tale scelta.»
Amis appariva ancora più confuso di prima. «Cosa c'è scritto nel fascicolo?»
Lanciò un'ennesima fugace occhiata verso il basso, poi dichiarò: «Non molto. Non tutto, suppongo. Il nome e cognome della vittima, l'ora del ritrovamento e quella ipotetica del decesso...»
«C'è altro?» domandò Charlotte.
«Prova a dargli un'occhiata.»
Le allungò il fascicolo e lei cominciò a voltare le pagine, dedicando a ognuna la stessa minuziosa attenzione. L'aveva vista all'opera tante volte da quando avevano cominciato a indagare insieme, ma era tremendamente affascinante notare come ogni volta che teneva tra le mani un caso le sue iridi assumessero una diversa sfumatura. Sembrava sempre avere la situazione sotto controllo, persino nei momenti dove così non era. C'era qualcosa di estremamente attraente in quella sua sorta di perenne sicurezza.
Hai appena definito "attraente" la tua migliore amica?
Ho appena definito "attraente" la mia migliore amica?
Che Charlotte lo fosse era un dato di fatto. Qualunque uomo in quel Ministero avrebbe fatto di tutto per entrare nei suoi favori. Grazie a uno stupido articolo su un giornale di pettegolezzi, la giovane Malfoy aveva guadagnato una certa fama a Londra, e le fila dei suoi ammiratori si erano allungate considerevolmente. Aveva perso il conto dei fiori che Charlotte aveva gettato via da allora, delle proposte che aveva rifiutato. Le loro chiacchierate occasionali si erano trasformate per la maggior parte in angoli di sfogo, nei quali Charlotte non mancava di fare nomi e cognomi.
Lui e Amis erano di fatto gli unici che la donna frequentasse attivamente. Con Amis non correva alcun pericolo dal momento che era felicemente sposato e innamorato, e per quanto riguardava lui... supponeva si fidasse di ciò che provava ancora nei confronti di Leta.
Si costrinse a smettere di farsi inutili paranoie. Li conosceva dopotutto i suoi sentimenti. La sua era stata una...
Una semplice osservazione oggettiva.
Naturalmente, faceva tutto parte di un'osservazione oggettiva. Era stato un pensiero di passaggio. Doveva esserlo stato.
Scacciò ogni altra inutile riflessione sul punto di nascere, concentrandosi su qualunque cosa che non fosse Charlotte. Arrivò perfino a benedire la lingua lunga di Amis, che non aveva smesso nemmeno un secondo di riempire entrambi i suoi colleghi di domande. Avevano un caso da risolvere, in fondo.
«Questo Kama... insomma, voi lo conoscevate, no? Non voglio insinuare che non fosse una brava persona, ma non si può mai sapere. Magari qualcuno ce l'aveva con lui per qualche ragione.»
«Credimi, Amis, non sarebbe venuto a dirlo a noi.»
Il consigliere rivolse lui uno sguardo avvilito. «Ci ho provato. Però magari possiamo partire da questo punto per scoprire qualcosa.»
«È ridicolo» sbottò improvvisamente Charlotte, facendoli voltare entrambi di scatto. «Hanno mandato solo delle stupide formalità. Niente sulle prove, niente fotografie oltre a quella sulla prima pagina. Cos'è, una presa in giro?» Gli restituì seccata il fascicolo, per poi considerare: «Avrebbero fatto una figura migliore mandando un biglietto e scrivendoci sopra: "Ehi, il vostro amico è morto, siete invitati al suo funerale"!»
«Ottime premesse, dunque.»
La donna sospirò affranta, incrociando nuovamente le braccia. Amis Shacklebolt non era molto più entusiasta: fissava il pavimento rassegnato, dando le spalle ad una libreria zeppa di documenti, carte e libri.
«Secondo te Lallie lo sa?» chiese ad un tratto la giovane Malfoy, in tono decisamente più calmo.
Lui ci rifletté un istante. «Può darsi, ma non ne ho idea.»
«Credi che dovremmo mandarle una lettera?»
Theseus alzò lo sguardo solo per incrociare quello di Charlotte, che sembrava essere stata sopraffatta da uno sbalzo di emotività. Gli dispiacque dover mettere un freno alle sue buone intenzioni, ma purtroppo non ebbe altra scelta.
«Potremmo, ma sarebbe contro le regole» spiegò. «È pur sempre un fascicolo confidenziale, non possiamo parlarne con il primo che passa, nemmeno se si tratta di un'amica. Il Dipartimento Auror francese controllerà di sicuro la corrispondenza, una volta aperta l'inchiesta. In ogni caso suppongo verrà comunque informata in qualche modo da loro, se verrà ritenuto opportuno. È così che funziona.»
Charlotte annuì, lo sguardo impassibile, come se stesse volontariamente nascondendo la delusione. «Naturalmente, hai ragione» furono le uniche parole che pronunciò, spostando gli occhi da un'altra parte. La situazione doveva averla toccata più di quanto non desse a vedere. Charlotte non palesava mai quello che provava o pensava davvero, almeno la maggior parte delle volte. Eppure in certe circostanze anche lei veniva tradita da qualcosa: uno sguardo, un gesto, talvolta una smorfia. Insomma, quel poco che bastava lui per intuire che la donna stesse effettivamente celando le sue vere emozioni. Non poteva tuttavia biasimarla, considerò. Era uno dei punti del loro carattere che li accomunava, e da parte sua uno strascico trascinato sin da prima della morte di Leta. Sciogliersi non era sempre stato facile per lui così come per Charlotte.
In quel momento captò con la coda dell'occhio un movimento, che lo fece istintivamente voltare verso la terza silenziosa presenza nella stanza. Colse il suo consigliere proprio nell'istante in cui questi si chinò a raccogliere quello che pareva un biglietto ripiegato in quattro.
«Non è niente, credo di aver fatto cadere questo dallo scaffale» si giustificò Amis, messo leggermente in soggezione dallo sguardo che lui gli rivolse. Quello che l'Auror non poteva sapere era però che Theseus lo stava in realtà ignorando, gli occhi incollati sul foglietto di carta.
Non ricordava di aver messo alcun biglietto su quello scaffale, dunque era improbabile che fosse lì, impossibile. "Può darsi che sia di tanto tempo fa", tentò di dissuaderlo una voce nella sua testa, ma lui non aveva la minima intenzione di prestarle ascolto. Oltre alla testardaggine e alla rigidità in certe situazioni, tra i suoi difetti figurava anche una specie di mania per l'ordine. Conosceva a memoria ogni millimetro del suo ufficio, sapeva l'esatta posizione di ogni oggetto e trovava un posto ai documenti da conservare prima ancora che gli arrivassero. Non poteva essersi sbagliato, non su quello.
«Fermo, Amis.»
L'uomo lo squadrò perplesso e Charlotte alzò le sopracciglia con scetticismo. Lui si avvicinò allo scaffale e, senza fiatare, Amis gli consegnò il biglietto, cercando una spiegazione dalla bionda.
«Probabilmente stavi per mettere quel biglietto al posto sbagliato. È preciso da far spavento.»
«Non è così» la rimbeccò Theseus. «So che questo biglietto non era lì.»
«Andiamo, non fissarti su queste cose! Puoi semplicemente esserti dimenticato della sua esistenza o...»
Non le lasciò finire la frase. La carta sfrigolò tra le sue dita, mentre annunciava: «Questo non è un semplice biglietto.»
Charlotte sospirò seccata, mentre Amis sembrava arrivato al limite della confusione.
«Come hai detto?»
«Non è un biglietto» ripeté lui, più convinto.
«E allora che cos'è, sentiamo!»
«È un conto. Un Galeone, due Falci» lesse, lasciando Charlotte attonita.
«Che ci faceva un conto sullo scaffale del tuo ufficio?»
«Te l'ho detto, non era lì.»
Girò il conto scritto a mano dall'altra parte, spalancando gli occhi per la sorpresa. «Per la barba di Merlino...»
Improvvisamente, si udì un insistente bussare alla porta. I tre si voltarono immediatamente. Fuori qualcuno stava imprecando, senza smettere di battere il pugno sul legno. Una voce dura e a tutti loro terribilmente nota si alzò
«Scamander per Morgana, apri questa dannata porta! Cosa devo fare per parlare con il mio capo dell'ufficio Auror, prendere un appuntamento?»
Mise in fretta e furia il biglietto in una tasca della giacca, mentre Amis e Charlotte si facevano da parte, scambiandosi occhiate ansiose. Chiuse il fascicolo Kama e lo ripose nel cassetto il più velocemente possibile, avviandosi a passo svelto verso l'uscio e aprendolo.
Si ritrovò a meno di venti centimetri dalla faccia Torquil Travers, ministro della magia, che pareva tutto tranne che disposto a una tranquilla chiacchierata.
«Signor ministro, qual buon vento la porta...»
«Nessun buon vento, Scamander. Dobbiamo parlare. Ora» affermò Travers, con un tono che non ammetteva repliche.
L'uomo entrò come una furia nell'ufficio, tanto che Theseus cominciò a credere che lo volesse licenziare. Pregò in silenzio che non fosse per la questione dell'addestramento segreto di Charlotte.
Il ministro arrestò il passo proprio davanti alla Malfoy e ad Amis, che se ne stavano l'uno accanto all'altra in religioso silenzio. Li squadrò entrambi dalla testa ai piedi, con aria frustrata.
«Che ci fanno loro qui?»
Pensa a qualcosa, Theseus, pensa a qualcosa... «Provvedimento disciplinare» fu la prima cosa che gli venne in mente. «Può capitare, sa...»
Non poté esserne certo, ma giurò che Charlotte, approfittando della distrazione momentanea di Travers, lo avesse appena fulminato con lo sguardo.
Per loro e sua fortuna il ministro si bevve quella scusa. In undici anni di carriera, Theseus non aveva mai visto Torquil Travers tanto nervoso, nemmeno quando ancora era capo delle forze dell'ordine magico. «Molto bene, fuori dai piedi. Entrambi, veloci!»
Amis non esitò un istante e obbedì, avvicinandosi all'uscita. Charlotte invece restò immobile per qualche secondo, cercando il suo sguardo. «Vai, Charlotte. Ne parleremo più tardi» la rassicurò, sapendo che lei avrebbe capito a cosa quel "ne" si riferisse davvero. Una volta alla porta, i due Auror trovarono finalmente il coraggio di congedarsi.
«Signore.»
«Signor ministro.»
«Risparmiate i convenevoli!»
"Qualcuno si è svegliato male stamattina" pensò guardando l'uomo che aveva di fronte, ben attento a non dar voce a ciò che gli frullava per la testa. Quando furono soli, Travers fissò i suoi chiari su di lui, scrutandolo come se stesse riflettendo su quale fosse la punizione migliore da infliggergli. Per un secondo, Theseus temette sul serio il peggio.
«Dobbiamo parlare, Scamander.»
«Sì, questo lo ha già detto.»
Si sarebbe aspettato come minimo una strigliata, ma Travers non ribatté, limitandosi a tirare fuori dalla tasca una lettera e a posare questa sulla scrivania. Lasciò il logo del mittente sul retro in bella mostra, per poi rivolgersi di nuovo a lui con il suo solito tono secco. «Sa che cos'è quel logo?»
Theseus spostò lo sguardo dal viso del Ministro al logo. Prese la lettera tra le mani e studiò meglio il simbolo: una riproduzione del globo terrestre circondato da uno striscione, che intrecciava le lettere "c", "w" e una "I" a guisa di bacchetta magica.
«È il logo della Confederazione Internazionale dei Maghi» affermò, guardando ora a Travers con perplessità.
La Confederazione era l'istituzione più importante dell'intero mondo magico. Riuniva i rappresentanti di ogni singolo paese, per un totale di più di centocinquanta membri. Si riuniva solo in casi straordinari, decretando statuti di emergenza internazionali e altre cose simili. Ora sì che si spiegava il nervosismo del ministro. Eppure, Theseus era ancora piuttosto confuso.
«Perdoni la domanda, esattamente a che pro la Confederazione si è scomodata per scrivere al Ministero della Magia inglese?»
L'uomo davanti alla scrivania sospirò, guardando alla lettera con apprensione. Diamine, la questione doveva essere spinosa sul serio per ridurre Torquil Travers in quello stato. Quasi gli faceva pena, quella versione del buon vecchio Travers. Non che volesse compatirlo, naturalmente. Lui e Travers non si erano mai andati a genio. Per questo il ministro evitava il più possibile di parlare con Theseus, anche se doveva risultare piuttosto complesso, dal momento in cui lui era a capo del Dipartimento più importante dell'intero Ministero.
«Apra quella lettera» ordinò il capo del governo britannico, questa volta con voce quasi accorata. Theseus obbedì senza fiatare.
La lettera scivolò perfettamente fuori dalla busta. I suoi occhi celesti cominciarono a scorrere sulle parole battute scrupolosamente a macchina, mentre Travers spiegava lui in breve il contenuto della missiva stessa.
«La Confederazione vuole adottare il Ministero della magia inglese come luogo per un'assemblea straordinaria. Significherebbe ospitare i politici più importanti del mondo magico qui a Londra. Può immaginare quali enormi responsabilità questo possa comportare...»
«Ma certo, immagino...» replicò lui. Notò che la lettera era firmata dal Capo Supremo della Confederazione, Anton Vogel. Senza dubbio un pezzo grosso.
«Bisognerà organizzare uno dei saloni del Wizengamot per l'evento, indicare le locande più appropriate per il soggiorno dei membri in città...»
Theseus si soffermò sull'elenco di disposizioni riportato con una formalità quasi nauseante. Alla voce "sicurezza" vi era una gigantesca digressione sulla necessaria presenza di una scorta di Auror per ognuno dei partecipanti all'assemblea straordinaria. Avevano lasciato spazio anche per una lunga sfilza di apprezzamenti, che identificava gli Auror come garanti dell'incolumità, essenziali portatori di autorità e altre cose che non lesse per non farsi venire il voltastomaco. Era un sollievo vedere che la grande fatica degli Auror venisse riconosciuta, ma Theseus aveva imparato a distinguere la natura di molte di quelle opinioni. Ci conviveva ogni giorno, ed era perfettamente consapevole delle quantità di ipocrisia e opportunismo con le quali si poteva aver a che fare in un posto come quello.
«E poi naturalmente c'è la questione dei rapporti...»
Theseus alzò lentamente gli occhi dalla lettera, incrociando lo sguardo del ministro, che dall'angoscia era improvvisamente passato all'irritazione.
«Mi stava ascoltando, almeno?»
«Non posso ascoltare nessuno oltre a lei dal momento che ha sbattuto fuori dalla porta il mio consigliere e Cha...» dovette sforzarsi per correggere lo scivolone «... la mia collega.»
Travers tirò un ennesimo sospiro. «D'accordo, proviamo con un altro approccio» propose il ministro, ricomponendosi. «Mi dica, Scamander, che cosa sa di questo tipo di eventi?»
«Direi... ci partecipano persone di una certa importanza e la gente si veste bene.»
L'uomo di fronte a lui sembrò sul punto di mettergli le mani al collo. Esisteva il licenziamento per sarcasmo?
Torquil Travers si sforzò di mantenere i nervi saldi, benché fosse evidentemente sul punto di esplodere. «Il punto, Scamander» ricominciò il ministro, con un tono di voce che andava inasprendosi ad ogni parola, «è che se accetteremo l'invito della Confederazione - cosa che trovo a questo punto inevitabile - l'assemblea straordinaria si terrà qui. Dovremo aumentare notevolmente la sicurezza, oltre che organizzare una scorta, come scritto nella lettera. Pertanto tutto il Dipartimento Auror dovrà rendersi disponibile.»
«Con tutto il rispetto signore, ma credo che al Dipartimento arrivino abbastanza casi e incarichi. C'è già un lavoro notevole da svolgere, con Grindelwald e la sua cerchia crescente di seguaci. Ridurre il personale in servizio in una circostanza complessa come questa vorrebbe dire...»
«Non mi costringa a rinfacciarle il suo fallimento a Pére-Lachaise, Scamander.»
Questa volta fu lui a dover tenere a freno la rabbia. Poteva anche aver pensato di voler giocare con lui fino a quel momento, ma ora Travers stava superando decisamente il limite.
«Come scusi?»
«Pére-Lachaise» ripeté il ministro, scandendo le due parole. «So che ha capito.»
«Quel che non capisco è cosa c'entri in una simile circostanza.»
«Quella a Pére-Lachaise non è stata una disfatta qualunque. Di fallimenti del genere non se ne vedevano da anni, decenni. Una collaborazione tra due dei Ministeri più importanti d'Europa sfociata in una vera e propria strage.»
«Lei non sa come è andata quella notte.»
«Ma so in chi avevo riposto la mia fiducia.»
Strinse i denti, restituendo all'uomo davanti alla scrivania il suo stesso sguardo freddo e penetrante. Le sue mani stavano cominciando a tremare, la lettera con loro. Travers gli stava rinfacciando quella notte come se nulla fosse, senza nemmeno essere stato lì. Lo stava accusando di essere il responsabile di uno tra i più grandi fallimenti del Ministero della magia inglese. Come se non ne avesse già avuto abbastanza da solo. Sapeva di essere stato in qualche modo colpevole della morte di tutti quegli Auror. Lui era stato messo a capo della missione, lui si era fatto sopraffare dalla paura e aveva perso di vista i suoi. La storia della falla nel piano aveva cominciato a suonargli ridicola. E anche ora che aveva scelto di voltare pagina non c'era notte nella quale la sua mente non rievocasse le grida, i volti delle persone, le fiamme...
Leta.
Allontanò tutto quel caos generatosi in lui d'improvviso, consapevole ormai che Peré-Lachaise fosse un marchio bruciante stampato nel suo animo; un fantasma che dimorava nei suoi ricordi, sveglio di giorno e di notte. Era un demone del passato di cui non poteva liberarsi, contro cui poteva solo alzare il suo scudo, nella speranza che la sua forza di volontà potesse essere sufficiente per spingerlo di nuovo nell'ombra.
«La Confederazione» continuò Travers «ci sta offrendo una possibilità per ricostruire l'immagine di questo posto e di quelli che ci lavorano. Se non vogliamo ripetere lo stesso sbaglio commesso in Francia, io e lei dovremmo collaborare.»
Alzò di nuovo lo sguardo, questa volta con sicurezza. Il ministro lo guardò dall'alto in basso. «Vedo che ci siamo intesi.» Il cruccio dell'uomo sparì per lasciare spazio ad un sorriso compiaciuto. «Aspetti nuove disposizioni, Scamander.»
Theseus incassò il colpo. Richiuse lentamente la lettera nella busta, consegnandola a Travers. «Quando hanno intenzione di tenere l'assemblea?»
«Tra quattro settimane, il venti di aprile. Abbiamo giusto il tempo per organizzare tutto. Le consiglio di riflettere bene sul piano di sicurezza.»
Rammentatogli ciò, Travers si chiuse la porta alle spalle, lasciandolo rinchiuso in quelle quattro mura rosse solo con il silenzio.
Si sedette alla scrivania, cominciando a giocare con la penna d'oca. Tentò di scacciare dalla mente Travers, anche se l'espressione dura di lui pareva non voler smettere di perseguitarlo. Fece ricadere mollemente la testa un po' a sinistra, verso l'unica fotografia che teneva nell'ufficio.
«Ti stai perdendo un bel po' di casini» disse rivolto alla Leta nella cornice, la quale ricambiò con un dolce sorriso.
I suoi occhi caddero poi sull'unico cassetto semi aperto della scrivania. Improvvisamente ricordò il biglietto che insieme ad Amis e Charlotte aveva trovato prima dell'arrivo del ministro. Ripose la penna d'oca e lo tirò fuori dalla tasca, aprendolo di fronte a sé. La scrittura era un po' inclinata, ma ogni lettera era perfettamente leggibile. Forse cancellare dalla testa quello spiacevole colloquio con Travers non sarebbe stato poi tanto difficile.
SPAZIO AUTRICE
Ed eccoci di nuovo qua, cari lettori e care lettrici.
Abbiamo scoperto qualcosa di più sul caso Kama, una bella sfida per i nostri Sherlock e Watson (più Amis, perché ci mancava un terzo incomodo 😅). Ora però bisogna svelare quel che c'è scritto nel biglietto... 👀 Cosa sarà secondo voi?
No, non ci sperate perché Travers non migliorerà nel corso della storia. Potete già aggiungerlo alla lista dei personaggi da odiare, vi do io il via libera.
Finiti i miei discorsi di fine capitolo che nessuno leggerà, vi annuncio che nel prossimo capitolo troverete un punto di vista che sarà molto presente in questo sequel. Avete idea di chi possa essere?
Alla settimana prossima miei raggi di sole!
- Mavi. 🦋
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