Pagina 3 - L'amore per i libri



Sto scrivendo di notte, ma è stata una giornata tanto problematica per me quanto proficua per questo diario. Se non lo scrivo adesso domani potrei avere del carboncino al posto del cervello. Quindi dato che le fiamme della creatività ormonale questo pomeriggio hanno causato un incendio non indifferente all'intelligenza che mi restava, vedrò di raffreddare la mia libidine da sedicenne qui. Sempre sperando che non diventi un'abitudine dannosa...

Ho visto per la prima volta quello che mio fratello chiama "il ragazzo tigre". Era con Ranpo, un altro membro dell'Agenzia, per cui Higuchi mi ha sconsigliato di provare a inseguirli. Ho comunque voluto dare un'occhiata per l'unica via in cui sono riuscita a non dare troppo nell'occhio a quel che stavano combinando. L'ho presa come una sfida per me stessa: mi dà fastidio essere sottovalutata quando tutti conoscono bene quello di cui posso essere capace.

Sapevo già molto di Atsushi Nakajima. E' stato per molto tempo uno dei principali obiettivi della Port Mafia dato che la sua Abilità è molto rara; e in un certo senso lo è ancora se consideriamo il boss come una vecchia volpe che sa attendere. E la stessa foto, quella di un orfano mal vestito dagli occhi lividi, è circolata per molto tempo nei nostri ambienti prima che il compito di acciuffarlo venisse lasciato completamente ad Aku. Da lì in poi, mio fratello ha arricchito il suo prontuario di insulti e maledizioni, pur sempre entro i suoi limiti rabbiosi ovviamente. E io ho cominciato a farmi qualche seria domanda sul suo modo di concepire... l'ammore.

Ranpo e Nakajima erano usciti a fare un salto alla biblioteca comunale, una delle più grandi del Paese. Ho pensato volessero aprire qualche archivio speciale, ma l'unica cosa che il detective aveva in tasca era un foglietto spiegazzato, in cui probabilmente doveva esserci una lista di titoli per l'altro. Ho capito di averci visto giusto quando il labiale di Ranpo si era lasciato scappare prima un "consigliati", poi un "Dazai".

Dev'essere uno scherzo del destino, caro Aku.

Non sono riuscita a seguirli dentro, così mi sono arrampicata a uno degli alberi degli esterni e ho tirato fuori il binocolo da una posizione alta e privilegiata, così come gli interni della struttura. Speravo di poterli seguire entrambi, ma dopo essere entrati Ranpo si era lasciato assorbire da un libro a caso tra i tavoli all'ingresso, e il ragazzo tigre era rimasto solo ad aggirarsi sperduto tra gli scaffali. Mi ha fatto tenerezza: il sole lucente delle vetrate esterne lo rendevano quasi cieco in quel mare di grattacieli di carta, mentre camminava come se fosse un po' ubriaco, cercando di capire dove potesse essersi perso. Poi, dopo aver trovato una poltroncina verde abbandonata in un angolo riparato, aveva adocchiato qualcosa di suo gradimento. Si era seduto e aveva anche lui incominciato a leggere. Ma la copertina, vecchia, smunta e giallognola, era troppo familiare.

Ho provato ad avvicinarmi. Ed a un certo punto è accaduto l'inaspettato.

Mentre Nakajima era totalmente preso dalla lettura, alle sue spalle era comparsa un'ombra nera...ancora una volta troppo familiare.

Ho subito rimesso a fuoco il binocolo.

Aku, si può sapere che ci fai lì?

Ho ringraziato il cielo di aver disattivato le comunicazioni appena in tempo. Tutto quello che potevo fare comunque era assistere alla scena nel tempo che mi restava. Ho cominciato a sporgermi dal tronco, facendomi largo tra le fronde verdi, facendo comunque attenzione a non essere vista.

Mio fratello aveva interrotto il ragazzo tigre e gli indicava l'interno del libro come se avesse da ridire su qualche riga: quello aveva alzato la testa e muoveva la bocca come un pesce fuor d'acqua, spaventato da quella presenza improvvisa. A quel punto Aku aveva alzato la mano con fare stizzito, come se volesse scusarsi di malavoglia, e aveva cominciato a parlargli. Quel che sono riuscita a capire del lungo discorso, tra una pausa imbarazzata e l'altra è stato:

"Collaboriamo... per una volta, potrebbe... Dazai deve averti detto... sai, è lo stesso libro che... con l' Agenzia... una tregua... ".

Nakajima aveva annuito sorpreso. Poi, dopo essersi alzato, aveva seguito quell'ombra arrabbiata: e chissà dove sono andati, così vicini.

Chissà...

Ah, se avessi avuto ancora del tempo...

E se soprattutto non fossi caduta dall'albero, aggiungerei.

Non capivo e non capisco. Sicuramente mio fratello mi nasconde qualcosa.

Chissà...

Chissà cosa...

Anche dopo aver provato a farlo parlare, non sono riuscita a cavargli nulla.

«Te lo chiedo per l'ultima volta: devi dirmi qualcosa? Non mentirmi, sono tua sorella».

«Perché ci tieni tanto a saperlo? Non sono affari tuoi!». L'ha urlato, sbattendo la porta di camera sua e chiudendosi dentro.

E così, il mio fratellino...

Mi tiene nascosti i suoi appuntamenti?

Ah, non me ne frega una mazza. Adesso faccio scatenare la fangirl che c'è in me e non mi fermo più. Te la sei cercata stavolta, fratello.

Ciak, si gira.

E così oggi quei mikado li hai comprati per lui, eh?

Non pensavo potessi essere così dolce...

Seduti insieme, a parlare di un libro che vi accomuna e un presente che state condividendo, siete come i compagni di scuola che scoprono le gioie dell'adolescenza. Le vostre dita si intrecciano tra le righe, e nella confusione non riesci a capire se brami di più il piacere per la lettura o per quella pelle rosea e fresca, che a ogni paragrafo diventa sempre più invitante. E con quegli occhi, stelle nascoste dietro le lenti limpide degli occhiali, lui alza la testa verso la tua, poco sopra il suo naso all'insù, dove tu lo guidi ovunque la fiducia reciproca ve lo permetta. Con quelle labbra pallide e bagnate come la rugiada del mattino tra le foglie, ti chiede senza fretta:

«C'è qualcosa che non va?». Inclina la testa, come un cucciolo che non comprende ma ha tanto desiderio di conoscere. Nell'osservarti, arrossisce.

E tu allora ti avvicini, mentre lui lascia che la tua mano affondi tra le sue ciocche canute, finché i vostri volti non sono vicini e paralleli. Sai però che è tutto un gioco destinato a durare poco, in cui non vuoi spaventarlo. E sai come tranquillizzarlo.

«Se metto questo in mezzo sarà più semplice». Gli concedi il lato del cioccolato appoggiandolo tra le sue labbra, semiaperte per l'emozione. Le tue dita, prima tra i capelli, scendono sulle sue palpebre bianche per chiuderle dolcemente, mentre ogni morso è delicato e si avvicina sempre di più, lasciando piano piano sparire il dolce bastoncino. E mentre chiudi gli occhi anche tu, puoi sentire il cuore che galoppa senza volersi fermare, una lacrima di gioia che gli percorre la guancia e finalmente il calore di un bacio atteso fin dalla prima volta in cui vi siete incontrati e avete capito di non essere così opposti come pensavate.

«Aku...Akutagawa, io...».

«Qualunque cosa tu voglia dire, sappi che sarò sempre tuo".

...

Non finisce qui, Aku.

Ma proprio per niente.

Parola d'onore.

Parola di Gin.

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NOTE AUTRICE

E finalmente dopo tante paure mi butto sulla Shin-soukoku! XD

Questo capitolo l'ho pubblicato per sopperire alla grande assenza della nostra perverita di casa BSD e anche per farmi perdonare dei mancati nuovi capitoli di due storie che cominciano con Yo... YoYo&Co. per intenderci.

Spero di non essere lapidata viva e vi ringrazio per aver letto!

Ce se vede (credo)

-Madotsuki

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