Quattro Anni Di Lontananza
Caro diario,
Ti stavo appunto raccontando che io e Giacomo facemmo l'amore per la prima volta e fu meraviglioso.
Finalmente lui riuscì a dichiararsi a me e io a lui.
La mattina successiva mi svegliai presto per incontrarmi con il mio futuro marito per spiegargli quello che successe la sera precedente e lo trovai già nel soggiorno arrabbiato:
- Siediti -
Io ubbidii e lui continuò:
- Ieri sera non ti ho più vista, dov'eri finita? -
- Ero andata nella mia camera signor Grimani perché non mi sono sentita molto bene -
Lui a questa mia bugia si rilassò:
- Mi dispiace, comunque volevo discutere con te della data del nostro matrimonio, quando lo vorresti fare? E a me sarebbe piaciuto farlo il 10 agosto nella chiesa dove sono nato -
- A me va benissimo la data ma non il luogo, mi piacerebbe sposarmi in Comune perché è molto più ufficiale -
- D'accordo, pur di far felice la donna che amo accetto le sue condizioni -
Così nei giorni seguenti ci mettemmo all'opera per il mio matrimonio: mandavano lettere e inviti a tutti i parenti e amici di Michele, preparammo il luogo per il lieto evento e la torta nuziale.
Senza che Michele Grimani lo avesse mai saputo io, ogni notte, andai a letto con Casanova e quest'ultimo era ben felice che lo facessi.
Il 10 agosto arrivò e io fui pronta per diventare per sempre una Grimani.
Quel giorno il Comune fu pienissimo di persone che imparai a conoscere durante le varie riunioni tenute da Michele e venni accompagnata da Giacomo tra le braccia del mio futuro marito.
Quando Michele mi baciò scoppiarono grandi applausi e con la carrozza tornammo alla sua reggia per festeggiare.
Ballammo, cantammo e bevemmo fino a tarda notte quando io venni obbligata a fare l'amore con Michele.
Per quei quattro anni che Giacomo restò sotto il tetto dei Grimani come violinista io potei vedermi di nascosto con lui.
Nel 1746 incontrò e salvò la vita al patrizio Matteo Bragadin e quest'ultimo lo prese sotto la sua custodia come un figlio; però, purtroppo, la frequentazione con i nobili attirò l'interesse degli Inquisitori di Stato e Casanova, su consiglio di Bragadin, dovette lasciare Venezia in attesa di tempi migliori.
Quando me lo annunciò io piansi troppo perché lui era l'unica persona che riusciva a farmi stare meglio sotto il tetto dei Grimani ma mi promise che, una volta tornato, avremmo viaggiato insieme.
Così durante quei quattro lunghissimi anni io ricevetti tutte le sue lettere ma il mio cuore e il mio corpo lo reclamarono.
Naturalmente in quegli anni Michele scoprì la mia relazione con lui e ne fu furioso, furono anni terribili.
Il 6 aprile 1750 Giacomo ritornò in città e ci incontrammo nel nostro luogo segreto per amarci come non ci capitò da tempo.
Dopo che ci riunimmo lui mi propose di andare in Francia, a Parigi e io accettai senza esitazioni.
Parigi era come l'avevo sempre immaginata: le persone indossavano ricchi abiti e la Senna era stupenda.
Ci spostammo a Lione e ci unimmo alla Massoneria per ottenere utili appoggi, infatti conoscemmo Franklin e Mozart.
Durante il soggiorno parigino venimmo ospitati dalla famiglia Balletti e studiammo il francese, lingua di cui mi innamorai.
Dopo il soggiorno a Parigi andammo a Dresda, Praga e Vienna.
Più viaggiammo più il nostro rapporto si rafforzò diventando qualcosa di indissolubile.
Il 26 luglio 1755, a causa dei suoi comportamenti troppo libertini e la nostra adesione alla Massoneria, venimmo rinchiusi nei Piombi.
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