6 Maggio 1731
Caro diario,
Come ti ho già accennato prima la mia vita era irreparabilmente cambiata.
Quel giorno ci fu il funerale di mio padre e fu tristissimo.
Si svolse in una chiesa con un piccolo campanile nel centro del paese: all'interno c'erano tre arcate, una volta a botte e un lungo corridoio che terminava con l'altare con davanti la bara di mio padre.
Ci furono tantissime persone che non conoscevo ad esclusione, ovviamente, dei miei nonni che vennero sempre invitati ai miei compleanni.
Tutti erano vestiti con degli abiti neri ed erano profondamente addolorati per la recente perdita di un gran lavoratore e cittadino.
Il prete fece un lungo discorso a cui io, troppo sconvolta, non prestai la minima attenzione fino a che mia madre non mi prese per mano portandomi davanti un piccolo leggio per ricordare i bei momenti passati con lui.
A fine cerimonia la bara venne trasportata in un piccolo cimitero e il corpo ricoperto con la terra.
Quella fu l'ultima volta che vidi mio padre.
Dopo la sua morte la nostra vita peggiorò: non riuscivamo a procurarci il cibo e ci vestivamo sempre alla solita maniera.
Fu una vita molto difficile caro diario.
Una settimana più tardi, con i pochi saldi che ci lasciò in eredità mio padre, partimmo per Venezia per cercare fortuna.
Arrivate a destinazione salimmo su un'altra carrozza e da lì giungemmo davanti una grande reggia con un grandissimo giardino con al centro una fontana zampillante.
Qui, mi raccontò mia madre prima del lungo viaggio, ci viveva il suo ex fidanzato, un uomo molto ricco ma, sfortunatamente, troppo crudele.
Una volta giunte davanti al portone mia madre bussò e un maggiordomo ci venne ad aprire:
- Salve cosa desiderate? -
- Vorrei vedere Aleksander, se è possibile -
- E chi lo vorrebbe? -
- Flora Dante, sicuramente si ricorderà di me -
- Lo avverto immediatamente signorina Dante, intanto entri e si accomodi nel soggiorno -
Mia madre lo ringraziò e ci mettemmo sedute su un comodo divano in una stanza al limite del lusso: sul soffitto c'era un lampadario d'oro e le pareti erano adornate con altrettante finestre che mostravano l'enorme giardino.
Ero ancora immersa nei mie pensieri quando un uomo di bell'aspetto con dei corti capelli neri, occhi marroni e un sorriso che avrebbe fatto cadere ai suoi piedi qualsiasi donna si avvicinò a noi.
- Ma guarda chi si rivede, miss Dante. Vedo che il karma ha fatto centro, chi ti sei scopata? Un contadino? - disse con quel tono da presa in giro.
- Ricci, sono venuta qui per avere il tuo aiuto e tu mi prendi in giro? Ho una figlia e vorrei darle una vita dignitosa - gli rispose decisa e a tono.
- Bhe non avevi a scopare, brutta puttana. Se vuoi che la tua progenie abbia una vita dovrai lavorare come mia serva, sennò i ponti ti aspettano -
Mia madre accettò e da quel momento iniziò il terrore.
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