10 Giugno 1742
Caro diario,
Passarono nove anni dal nostro ultimo incontro e Casanova si laureò in diritto per poi viaggiare tra Corfù e Costantinopoli.
In tutte le sue lettere che ricevetti lui mi raccontò della bellezza di quelle città e che incontrò delle bellissime donne.
Dopo anni di soprusi mia madre si tolse la vita e io, rimasta orfana all'età di tredici anni, abbandonai la reggia per lavorare come locandiera nella piccola locanda cittadina.
La morte di mia madre fu improvvisa e atroce: una mattina tornò da un bazar con una piccola bottiglietta e quella stessa notte la bevve tutta morendo avvelenata.
Senza Giacomo e senza mia madre, che furono coloro che mi diedero la forza e il coraggio di andare avanti nella vita, feci i bagagli e chiesi lavoro nella piccola locanda.
Ero emotivamente distrutta e andai avanti nella vita solo perché il mio cuore sperò che Giacomo tornasse a Venezia.
E così fu.
Quel 10 giugno 1742 lui tornò.
Era ormai notte e molte coppie presero posto nel mio ostello quando un bel ragazzo insieme a due bellissime ragazze mi si avvicinò:
- Buonasera, noi vorremmo una camera solo per questa notte -
Appena il mio sguardo si scontrò con il suo il mio cuore accellerò la sua corsa: quegli occhi azzurri come il mare li avrei riconosciuti tra mille:
- Non ci credo, sei tornato! -
Lui sembrò molto confuso e io gli rinfrescai la memoria:
- Sono Jane Jones, la bambina del giardino -
A questo ricordo il suo sorriso si allargò e mi abbracciò:
- Jane, principessa, sei proprio tu! Quanti anni che sono passati e tu sei diventata bellissima! -
- Anche tu e vedo che sei dato da fare malandrino -
Lui diventò rosso e io sorrisi:
- Per voi la stanza è gratuita, però domani mattina mi dovrai raccontare tutto, signor Casanova -
Lui mi sorrise e salì nella camera che gli diedi.
Il mattino successivo, al canto del gallo, mi svegliai e mi misi degli abiti comodi ma non troppo vistosi per vedermi con Giacomo e a quella sola idea il mio cuore ballò la samba.
Una volta pronta uscii dalla mia piccola casa e andai nel piccolo parco nel quale avvenne il nostro primo incontro e lui era già lì; aveva un completo azzurro che si intonava con i suoi splendidi occhi ed un paio di pantaloni neri.
- Buongiorno Giacomo, ieri hai passato una bella serata? - gli chiesi maliziosa.
- Stupenda, invece tu? Hai qualcuno? -
- No, la mia vita rispetto alla tua non è così movimentata. Ho avuto un solo ragazzo ma è finita in poco più di tre mesi e, bè, senza mia madre che mi ha dato sempre degli ottimi consigli in fatto di uomini non sono riuscita a trovarmi nessun altro -
- Cosa è successo a tua madre? - chiese preoccupato Giacomo alla mia affermazione.
- Si è avvelenata con l'arsenico e da quel momento ho lasciato la casa del signor Ricci e ne ho acquistata una nei pressi della locanda dove lavoro -
- Mi dispiace davvero tanto Jane, tu non ti meriti di vivere una misera vita in quella orrenda locanda, perchè non vieni a casa di mia nonna? Le ho raccontato di te e sarebbe veramente felice di ospitarti - mi suggerì con il suo splendido sorriso.
- Non vorrei creare troppo disturbo e poi la paga è piuttosto abbondante, devo rifiutare - risposi decisa.
- Se lo vuoi davvero Jane -
Dopo questa piccola parentesi lui mi raccontò delle sue avventure nei due luoghi che visitò e il tempo volò.
- Santo cielo è tardi devo tornare alla locanda! Ci vediamo Giacomo -
Così lo salutai e per tutto il giorno mi dedicai al lavoro al mio ostello e la notte Giacomo, cosa che poi sarebbe divenuta un'abitudine, portò altre donne nella sua stanza.
Ti starai chiedendo, caro diario, se fossi stata gelosa e io ti rispondo che non lo fui affatto.
Era un ragazzino ed era giusto che vivesse appieno la sua adolescenza.
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