Capitolo 23
-Sei sicura?-
-Robin ho perlustrato tutti i locali che frequenta e le librerie, non c’è traccia di Corvina- rispose Stella al comunicatore, volando nel cielo notturno.
-Sono le tre di notte, dove può essersi cacciata?-
-Se lo sapessimo non staremmo qui a cercarla- fece notare l’aliena.
-Ora chiudo, c’è un parco, magari si è messa a meditare lì- aggiunse scendendo al suolo.
Nulla da fare, il parco era deserto…o quasi.
Stella si guardava intono, nessuna traccia del passaggio di Corvina, stava per tornare in volo quando qualcosa attirò il suo sguardo.
Non troppo lontano da lei, su un tetto.
Una sagoma nera si tagliava contro la luna che ormai tramontava.
L’abito nero, gli occhi nascosti da lenti affumicate, la faccia cadaverica…Ghostface.
Il cuore le morì nel petto a quella vista.
Lui si muoveva lentamente verso di lei.
Si mise a fissarla con i suoi occhi di ghiaccio.
Senza più le lenti a divedere gli sguardi, Stella non riuscì a sostenere il peso di quelle pupille vuote.
Distolse lo sguardo.
Quando lo rialzò, Ghostface era sparito.
-Io l’ho visto! Lui è tornato! Era lui sono sicura!!! I capelli candidi, lo sguardo di ghiaccio…Ghostface …era lui!!!- esclamò stesa sul divano mentre Robin la rassicurava.
-Stella…ne sei certa?-
-L’ho visto solo per pochi secondi, poi è scomparso-
-Non può essere scomparso, gli abbiamo tolto quel potere- esclamò Cyborg.
Robin strinse Stella a sé.
-Stella, ultimamente sei molto stressata; hai sognato Ghostface cinque volte questa settimana e sei pure molto stanca, sei assolutamente certa di non aver sognato?-
-No, Robin, non ne sono certa…ma vedila in questo modo…se non mi stessi sbagliando e Ghostface fosse realmente tornato? E se avesse rapito Corvina?-
Robin rimase in silenzio.
-Speedy e Acqualad arrivano domattina, li metterò sulle tracce di Corvina;se scoprono il minimo indizio su Ghostface entreremo subito in azione-
-Aspetta, Speedy e Acqualad non sanno nulla di Ghostface, penso che dovrei occuparmene io con Cyborg- s’intromise BB.
Non ricordava cosa gli fosse successo, ma quando Stella pronunciò quel nome, gli si fece largo nella mente il fantasma del ricordo dell’accaduto.
-No, Ghostface è un problema mio, personale. È me che vuole-
-Corvina però è la mia rag…la mia miglior amica, vengo con te- disse BB con il tono di chi non accetta rifiuti.
Nera tornò da Corvina con una coperta, la maga vi si avvolse per scaldarsi.
-Attenta Corvina, Ghostface è tornato e verrà a parlarti, non farlo arrabbiare, lui è diverso da quello che credi, è diverso da chiunque tu abbia mai incontrato-
-Come sai il mio nome?-
Nera non rispose, uscì svelta dalla cella.
Passarono pochi minuti, ma a Corvina parvero ore interminabili.
Udì la voce di Nera, e quella di Ghostface, era arrabbiato.
-Ti avevo detto di non parlarle! Hai messo tutto a rischio-
-Mi dispiace…-
-Non ascolti mai quello che ti dico, non ti sopporto quando fai così! Non ti sopporto affatto!-
Nera stava piangendo.
-Ti prego…non dire così pàppo-
-Va bene…scusa, sono un po’ alterato. Oggi non è andata come speravo. E non chiamarmi “pàppo”, mi fa sentire vecchio- borbottò lui.
Poi il silenzio.
Infine la porta si aprì, Ghostface entrò nella cella.
-Ciao Corvina, come va?-
-L’ultimo che me lo ha chiesto se ne è pentito- commentò quella scontrosa.
-Non dovresti essere sempre così dura rilassati, vivrai di più. Guarda me-
-Preferirei morire che averti come esempio-
-Sono solo parole…ma dimmi, cos’è questa storia che ti rifiuti di mangiare, la mia “collaboratrice” mi ha detto che è già il quarto pasto che rifiuti.
-E continuerò finché non mi liberi-
-Cosa ti fa pensare che mi importi che tu mangi o meno?-
-Il fatto che mi fai sempre portare il cibo, e soprattutto perché ti servo viva e in salute, o sbaglio?-
Ghostface restò serio e in silenzio.
Le spinse sotto il naso una ciotola di brodo nero.
-Mangia-
-No-
-Ho detto, mangia!-
-Non lo farò!-
-O lo fai tu o te lo faccio ingoiare io-
-Provaci!- ribattè Corvina, ora non aveva più paura di lui, lo vedeva vulnerabile, aveva bisogno di lei.
-Come preferisci-
Uscì dalla stanza per tornare poco dopo con un tubo di gomma collegato ad un imbuto.
-Sospettavo che ti saresti ribellata, perciò mi sono preparato un tubo per l’alimentazione forzata.
-No…non oserai-
Senza rispondere Ghostface le afferrò i polsi torcendoli dolorosamente dietro la schiena di Corvina.
Lei cadde in ginocchio
-NO! lasciami! Aiuto!-
Le grida e le minacce furono inutili.
Le aprì la bocca a forza infilandole il tubo giù lungo l’esofago.
Corvina non riusciva a respirare, gli occhi le lacrimavano, la gola le bruciava.
Senza mostrare la benché minima esitazione, Ghostface vuotò il contenuto della ciotola nell’imbuto.
Corvina sentiva il liquido scenderle nello stomaco, le faceva male, si sentiva da vomitare, il respiro le mancava e le lacrime le solcavano il viso, per poco non soffocò.
Il vecchio la lasciò solo quando tutto il brodo fu sparito nella gola della giovane.
Corvina si tolse il tubo dalla gola.
Tossì violentemente, tossì sangue.
Le lacrime le rigavano le guance, gli occhi erano arrossati e la gola le bruciava da impazzire.
Vomitò.
Appena si riprese un po’ s’accorse che Ghostface era rimasto a guardarla.
-Se continuerai a rifiutarti di mangiare sarò pronto a farlo ogni giorno-
-Sei…coff…coff…solo un codardo-
-No, sono molto peggio-
-Animale-
-Animale è tutto quello che non fa le uova, ci siamo dentro anche io e te-
-Quello…coff…è il mammifero-
Ghostface la fissò interrogativo.
-Sì, hai ragione-
-Perché ti diverti a far soffrire Stella-
-Non l’ho toccata con un dito-
-Fai del male ai suoi amici, rapisci sua figlia, le stai facendo più male così che con la spada-
-Volevo solo conoscere la mia pro-nipotina, un povero vecchio non può neanche conoscere la sua prole?-
-Puoi smettere di fingere, so che non sei pazzo. So tutto di te, Stella mi ha detto chi sei… Ion’atan-
Ghostface la fissò sorridendo.
-Né tu né il mio piccolo fiore rosso sapete nulla di me-
-Non ci vuole molto, sei solo un sadico bastardo-
-Sappi che dietro la storia di un mostro c’è sempre una storia di mostri.
Ne ho passate di ogni…c’è un motivo se sono così e c’è un motivo se ti ho rapita-
-Quale!?-
Lui ghignò.
-Ti piacerebbe saperlo vero?-
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