Capitolo 18

Robin si guardava la garza insanguinata dove Ghostface l'aveva pugnalato mentre Corvina provava a lenire il danno e il dolore con un suo mantra curativo.
-È inutile continuare così...anche se riuscissimo a catturarlo potrebbe sempre scappare-
-Lo so Robin, ma che possiamo farci? Riesce a sparire nell'aria-
-Te lo dico io cosa possiamo fare. Possiamo escogitare un modo per renderlo inoffensivo-
-Che vuoi dire Cyborg?- chiese Corvina.
-Vediamola così; abbiamo già visto di cosa è capace e non siamo in grado di batterlo, allora esaminando un problema alla volta troveremo il modo per sconfiggerlo, a cominciare dalle qualità evaporative. Ma ci vorrà del tempo-
-Ma ogni giorno che passa Mar'i rischia la vita, io non ce la faccio ad aspettare tanto!-
-Calmati Robin- riprese Cyborg -Noi non conosciamo abbastanza Ghostface per sapere il suo "modus operandi" ammesso che quel folle ne abbia uno, ma è probabile che qualcuno della malavita lo sappia, basterà trovare quello giusto e farlo parlare-
-Mi sembra assurdo, ma potrebbe funzionare- commentò BB.
-Bene. Cyborg, allora tu e Corvina vi occuperete di pensare un modo per neutralizzarlo, io e BB andremo a cercare un informatore-
-No-
Tutti e quattro i Titans si voltarono, vedendo una ragazza entrare nella Ops Main Room.
Stella Rubia sembrava l'ombra di sé stessa, pallida molto più del normale, i capelli sporchi e scompigliati, i suoi bellissimi occhi verdi erano arrossati dal lungo pianto, la voce resa sgraziata e roca dalle tante grida di disperazione.
-Io verrò con te, Robin-
-Stella, sei sicura? Non ti sei ancora ripresa del tutto...-
-Robin, è da una settimana che piango senza tregua, sono passati sette giorni da quando Ghostface ha rapito la mia bambina, la nostra unica figlia, sette giorni!
Non so se è ancora viva o l'ha ammazzata o è morta perché senza il mio latte a sfamarla non riesce a mangiare altro.
Io non ce la faccio più, sono una madre e una guerriera, non dimenticarlo, il tempo dei pianti è finito...andiamo a salvare nostra figlia. Adesso-

Il vento soffiava scompigliando i rossi capelli dell'aliena, la moto di Robin correva lungo le vie notturne di Jump City, Stella aveva provato a volare direttamente da lui, ma non ne aveva la forza sufficiente, sarebbe dovuta andarci con Robin.
-Chi pensi potrebbe aver avuto contatti con Ghostface? Gli Hive Five? Forse Adone? Se siamo fortunati quel buono a nulla di Control Freak-
-No Robin, so già chi può aiutarci, segui le mie indicazioni-

La moto si fermò poco distante dal Ponte Rosso.
-Aspettami qui- disse Stella scendendo dalla moto, avviandosi verso il ponte seguita dallo sguardo sospettoso di Robin.

Stella Rubia scese lungo le travi fino a raggiungere il suo rifugio, un tempo un luogo sicuro, ora le ricordava solo il suo tradimento e i suoi dubbi.
-Perché mi hai cercato? Avevi detto di non volermi più vedere-
Disse Red X dando le spalle alla ragazza.
Stella non rispose fissò tristemente il ragazzo nell'ombra.
-Come hai fatto a trovarmi?-
-Sei nell'unico posto in cui sei stato felice con me...semplice intuizione femminile-
-Che vuoi?- disse freddo.
-Ho bisogno di te- col tono di chi ha un bisogno disperato di aiuto.
-Beh, anch'io avevo bisogno di te, ma dobbiamo stringere i denti...- rispose duro e fece per andarsene.
-Aspetta. Sai che ero incinta vero?-
-Lo ricordo. Ma tanto non è mio, e neanche tu, ora sei solo sua-
-Io appartengo solo a mia figlia...ma lei...lei mi è stata rapita...- Stella scoppiò in lacrime.
Red X non potè restare impassibile.
Le andò vicino stringendola al suo petto per rassicurarla.
-Chi?-
-Non lo so...si fa chiamare Ghostface- rispose Stella piangendo.
-Ghostface...un tipo con questo nome è comparso da poco nei quartieri bassi a quanto mi dicono-
-Ti prego, dimmi tutto-
-Si è aggirato tra tutti i circoli di criminali della città ultimamente, sta cercando una collaboratrice, non una a caso, ma non so chi, ci siamo incontrati una volta, ho cercato di attaccar discorso, cerco sempre di essere informato sui nuovi arrivati, ma lui non mi ha degnato di una risposta "vera e propria", ha solo detto che mi avrebbe sfondato il cranio se approfondivo.
Che io sappia ha avuto solo una discussione con un altro criminale, sembra essere muto, è silenzioso, calmo ,riservato...un fantasma-
-Ma...Robin mi ha detto che è un pazzo scriteriato... con chi ha parlato?-
-Con Slade. Sembra che si conoscano molto bene, ma che non abbiano buoni rapporti. È tutto quello che so-
Stella era afflitta, Red X era senz'altro quello che poteva dirle di più, a parte Slade e non le aveva detto quasi nulla, a parte dello strano comportamento di Ghostface e che cercava qualcuno...ma chi?
L'unica persona che poteva darle quelle risposte era il loro acerrimo nemico e coinvolgerlo non avrebbe fatto altro che aggravare la già terribile situazione.
-Grazie...- mormorò.
Lui fece per andarsene.
-Red X...ti devo dire una cosa...-
-Cosa?-
-Mi aiuteresti a dare la caccia a Ghostface?-
-Perché dovrei? Lui è uno che non scherza, non esiterà a scannarci tutti se ne avrà l'occasione, non voglio averci nulla a che fare-
-Sei l'unico che possa aiutarci, da soli non ci riusciamo- implorò la rossa con le lacrime che scendevano copiose.
-Non rischierò la mia vita perché lui non sa proteggere i suoi cari- disse rabbioso mentre pensava a Robin.
-Devi aiutarmi!!-
-Perché dovrei?!!-
-Perché Mar'i è tua figlia!!!- urlò Stella,
-C-cosa?- il ragazzo in nero era rimasto scioccato.
-Beh...non proprio. Non so chi sia il padre tra te e Robin-
-Avevi detto di aver fatto degli esami, che Robin era il padre al cento per cento!!!-
-Ho mentito, per farti andar via...non potevo permettere che entrassi di nuovo nella mia vita...- ammise lei a testa bassa.
-Non posso crederci!!! Potrei essere addirittura padre! E tu non mi hai neanche dato la possibilità di vederla nascere!-
-Come avrei potuto?!-
-Non è possibile...Mar'i potrebbe essere mia figlia!!- ripeteva incessantemente Red X girando su e giù per la trave.
-Al 50% sei tu il padre...ma non è detto- disse Stella.
-Vi aiuterò!Non posso lasciare la mia "non/figlia" nelle grinfie di quel tipo- esclamò Red X.
-Davvero?- chiese Stella rassicurata.
-Sì. Ma a una condizione...tu dovrai fare una cosa per me- disse puntandole il dito contro.
Stella sospirò.
-Ho capito-
Si calò le mutandine e si sollevò la minigonna; mostrandosi così a Red X.
Si appoggiò ad una trave, lasciando scoperto il solco in mezzo alle gambe. dandogli le spalle.
- Accetto le tue condizioni. Avanti, scopami. Ma fai in fretta- disse rassegnata.
-No. Non voglio che tu ti prostituisca. Devi solo promettermi che quando riavrai Mar'i farai il test del DNA. E mi dirai la verità-
-Preferisco che tu mi prenda qui e subito, così saremo pari- disse lei sperando di convincerlo.
-No. Queste sono le mie condizioni-
Stella si rivestì.
-Red X, io non posso farlo...non puoi entrare nella vita mia e di Robin in questo modo...-
-Hai paura di scoprire la verità, giusto?-
-Mi spaventa...non posso farlo, preferisco illudermi che sia di Robin-
Red X le strinse forte le spalle fissandola negli occhi.
-Stella ti prego, io devo sapere...è troppo importante per me, capisci?-
-Sì capisco...-
Red X si tolse la maschera e nulla s'interpose tra i loro sguardi.
Si baciarono, nessuno dei due aveva pensato di farlo, ma la passione spinse i loro corpi.
Ormai era ovvio, Stella provava qualcosa per lui.
Il bacio fu lungo e intenso, solo quando entrambi ebbero bisogno d'aria si separarono.
Nessuno dei due l'aveva pensato...ma entrambi l'avevano voluto...
Stella accarezzò il viso del ragazzo.
-Oh Jason, a volte penso che sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai incontrati, perché hai lasciato Gotham?- disse lei amaramente.
-...Joker, mi ha reso così, non potevo restare...è triste ma non lo possiamo cambiare. Però possiamo andare a salvare nostr...tua figlia- rispose Red X abbracciandola.

-Lui che ci fa qui!- ringhiò Robin quando vide Stella tornare accompagnata da Red X.
-Ha avuto a che fare con Ghostface. Ci aiuterà nel caso, su ricompensa-
-Ossia?-
-Ne parleremo dopo- rispose Red X.
-A proposito, complimenti per la piccola- aggiunse Red X spavaldo, ma in cuor suo sentiva che Mar'i era sua figlia...un padre lo sente.

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