The short knife of a short life where I had just enough time

-Quindi tu sentivi queste voci in testa che chiamavi...-

-Demoni, li ho chiamati demoni-

-Esatto che ti parlavano e che ti dicevano cosa fare-

-No, sottolineavano i miei difetti e mi sussurravano che sarebbe stato meglio se morissi- la psicologa annota tutto quel che sto dicendo. Mi farà rinchiudere in manicomio, me lo sento.

-E, adesso, sono spariti?-

-Da quando mi sono risvegliata, non si stanno facendo più sentire-

-Sai cos'è la depressione Rosebelle?-

-Una patologia psichiatrica caratterizzata da episodi di umore depresso uniti ad una bassa autostima e perdita di interesse-

-Avevano ragioni i tuoi amici, sei...-

-Più intelligente degli altri? Lo dicono sempre, eppure i miei voti fanno schifo, e non sono riuscita ad uscire da questa situazione-

-Sei troppo dura con te stessa. A tutti capita di avere un momento no-

-Il mio, però, dura da troppo tempo- osservo le fasciature. Mia madre si è opposta con le unghie e con i denti al mio trasferimento in una struttura specializzata. L'unica condizione, però, è che veda una psicologa. A scuola non ci ho ancora messo piede, e la cosa mi va benissimo. Non sono ancora pronta a tornare lì dentro, non so se lo sarò mai.

-Okay, come primo incontro va bene. Continua a prendere le pillole che ti hanno dato all'ospedale, ho mandato la ricetta a tua madre per mail. Ci vediamo dopodomani-

-Arrivederci- mi congedo, ed esco velocemente di lì. Non c'è nessuno in salta d'attesa, e il silenzio che regna qui dentro mi innervosisce, per questo cerco di camminare a passo svelto, non voglio rimanere in questo posto un minuto di più. -E tu che ci fai qui?- esclamo, notando Daniel seduto su una panchina. Alza lo sguardo non appena mi vede e piega appena le labbra. Non l'ho mai visto tanto calmo in vita mia, ha cambiato anche tono di voce.

-Tua madre aveva un'udienza a cui non poteva mancare-

-E non si fida a farmi tornare a piedi-

-La biasimi per caso?-

-No- sospiro. Ho i capelli sporchissimi e spenti, e il mio viso non tradisce alcuna espressione, a parte la mancanza di sonno, quella si legge chiaramente grazie alle occhiaie. –Ironia della sorte, tu dicevi sempre che avrei dovuto farmi curare da uno psicologo-

-Sono stato un idiota, lo sono sempre stato con te. E non mi azzardo nemmeno a pregarti di darmi tregua, Mi merito tutto quello che pensi o dici di me, quindi se devi picchiarmi, urlarmi contro, fallo, non opporrò resistenza-

-It's funny when your're dead people start listen- Daniel si passa le mani tra i capelli biondi. –Che ore sono?-

-E' l'una, volevo portarti a pranzo. Giapponese, proprio come piace a te-

-Hai sempre detto che ti faceva schifo-

-Ma tu lo adori. Ed io potrei provarlo- sbatto un paio di volte le palpebre. Aveva ragione Albus, il mio gesto ha dato uno scossone a tutti. Ma io non l'ho fatto per questo, non l'ho fatto per avere attenzioni, ma perché volevo seriamente morire. –E poi devo darti i compiti. Ho parlato con tutti i professori-

-Cosa sanno di me a scuola?- gonfia le guance. Non è mai un buon segno.

-Andiamo, prima che si faccia troppo tardi-

-Va bene- lo seguo, rimanendo sempre a qualche passo di distanza. Eppure mi stupisco quando, invece di dirigersi verso la moto, lui apre l'auto. –Questa è una novità-

-Non sapevo se...- si gratta la testa, intimidito. -Non sapevo se potessi farti male in qualche modo, sai per via dei...- non termina la frase ed entra in auto.

-Perché ti viene così difficile parlare con me?-

-Perché, in questo momento, sei come uno di quei piccoli cigni di cristallo che mia nonna teneva nel salone. Sei caduta per terra, ma sono riusciti ad aggiustarti con la colla. Solo che, se ti tocco un po' più forte del dovuto, potrei romperti di nuovo-

-Sto bene- mette in moto e mi guardo di sottecchi, per niente convinto. –Okay magari no. Non so come mi sento Daniel, non ne ho la più pallida idea. Mi stanno tutti addosso, ma a me sembra di vivere in una bolla. So quel che ho fatto, non lo rinnego, non avevo altra celta, però non voglio che la gente pensi che sia stato un disperato tentativo per attirare l'attenzione-

-Skyler e le altre sono state sospese, e a scuola nessuno parla più male di te, anzi. Stanno tenendo una serie di incontri sul perché i ragazzi tentano il suicidio, e mi chiedono di portarti fiori, biglietti e quant'altro-

-Non mi è mai arrivato niente-

-Certo, io butto ogni cosa. E' colpa loro se sei arrivata a questo punto, ed ora non fanno altro che piangere, quando non ti conoscono per niente. Non sanno come diventi silenziosa quando qualcosa non va, come i arricci i capelli quando sei in imbarazzo. Non sanno il suono che ha la tua risata, o il fatto che i tuoi occhi sono verdi, non castani. Non sanno che scrivi ogni giorno, che piangi quando vedi un senzatetto, che aiuti le vecchiette a portare le buste della spesa senza accettare nulla in cambio. Non sanno che hai una serie di nei sul petto e sulla schiena, che la tua pelle al sole si scotta, che ti mordi le labbra quando sei nervosa. Non conoscono i tuoi sogni, i tuoi incubi, quanto amore tu abbia dato a me e ad Abus, e quanto noi ti abbiamo ferita. Non conoscono quella strana espressione che metti su quando scrivi, non conoscono il suono della tua voce quando canti. Non sanno che ami i dolci, che mangi tutte le verdure, che litighi con tua madre per il cibo e che ti senti sempre in colpa. Non sanno che non ti piaci mai, che sei fin troppo buona ma non lo vuoi dare a vedere. Non sanno che espressione hai quando dormi o quando ti svegli, o il modo in cui balli sulle punte. Loro non ti conoscono per niente Rose, e questo mi fa davvero arrabbiare, perché sono degli ipocriti- mi ha osservata, lo ha sempre fatto, anche quando non poteva. –E ho sistemato Seth-

-Dimmi che è ancora vivo Daniel, non devi finire in carcere per questo-

-E' combinato parecchio male, ma respira. Ed ha ammesso di essersi inventato ogni cosa, ora è il più odiato del liceo-

-Wow- gioco con le mie dita, graffiandole e staccando le pellicine.

-Ehi, smettila- allunga una mano verso di me, bloccandomi. –E' tutto a posto. Non ti lascio più sola, puoi fidarti questa volta-

-Mi hai ripetuto questa frase un centinaio di volte, ha perso di significato-

-Lo so, ma sono serio. Aspetterò che tu guarisca e che le cose tornino come prima, e finalmente potremo stare insieme-

-Io e te?- avevo abbandonato l'idea di una relazione con Daniel da tanto tempo, o forse non l'avevo mai avuta.

-E chi sennò?- sorride, il primo da giorni. –Ovviamente se non mi odi abbastanza. Lo capirei, se non ne volessi più sapere di me-

-Non puoi pensare di arrivare qui e sistemare tutto, non è così che funziona Daniel-

-Sai che non mi tiro mai indietro di fronte ad una sfida- ci guardiamo. L'ultima cosa che voglio, adesso, è una relazione con lui, non ne avrei neanche la forza.
-Prima mi hai paragonato ad un cigno di cristallo, sono commossa. Ero un nodo di salsiccia fino a due anni fa-

-Smetterai mai di rinfacciarmelo?-

-No- dico, e il silenzio cala. Non voglio nessuno accanto per ora, voglio rimanere sola, voglio cercare di capire come possa ricominciare daccapo dopo quel che è successo.
Arriviamo al ristorante giapponese, e Daniel sta già per sentirsi male. –Sicuro di non voler andare da qualche altra parte? Possiamo mangiare una pizza o qualsiasi altra cosa-

-No no, sto bene- deglutisce a fatica, il suo volto sembra quasi diventare verde.

Ci sediamo in un tavolo più in disparte, non mi piace che il mondo mi veda, vorrei davvero passare inosservata. Daniel mi lascia ordinare, dice che si fida di me, il che mi fa stare un po' meglio, ma che mi ricorda anche che, se non mi fossi tagliata le vene, non ci troveremmo in questa situazione. E di certo non l'ho fatto per avere la sua pietà, o quella di qualcun altro.

-Un penny per i tuoi pensieri-

-Hai mai la sensazione di non sentirti più tu? Di aver perso quello che ti caratterizzava? Non te lo so spiegare bene, ma non riesco più a vedere Rose-

-Quel che ti è successo non è una cosa da poco, è naturale che tu ti senta sbandata, in qualche modo-

-Beh visto che devo rimanere in questa vita, soprattutto grazie a te, almeno voglio iniziare a riappropriarmene-

-Qualsiasi cosa tu abbia in mente, conta pure su di me- in quel momento, la cameriera viene con le nostre ordinazioni. Daniel storce il naso, ma decide ugualmente di darci dentro, e divide i bastoncini.

-Hai da fare oggi pomeriggio?-

-Avrei gli allenamenti di football, ma posso saltarli-

-Non devi farlo per me-

-Sto ingoiando pesce crudo per te, non presentarmi al campo non sarà niente di che- Daniel prende un respiro profondo e allunga, tentennando, il braccio verso il sashimi. –Non è tanto male-

-Visto? Ti devi fidare di me-

-Che vuoi fare più tardi? Sono a tua completa diposizione, lo sono sempre-

-Rischierai di diventare uno zerbino-

-E' il minimo Rose, te lo assicuro-

-La cameriera di prima ti sta fissando da mezz'ora- guardiamo entrambi verso la sua direzione, se lo sta letteralmente mangiando con gli occhi.

-Ammettiamolo, succede sempre-

-Pallone gonfiato- gli lancio un pezzo di pesce, e lo colpisco in pieno volto. –Non tutte pendono dalle tue labbra Manson-

-Ho i miei seri dubbi- roteo gli occhi al cielo. –Mai sai com'è, a me piace questa ragazza...-

-Finiscila. Non permetterti nemmeno di iniziare con questa storia. E' inopportuno in un momento del genere, e ti ho chiesto di venire con me soltanto perché mia madre mi ha sequestrato qualsiasi mezzo- nonostante sia seriamente scocciata per ciò che stava iniziando a dire, sento comunque le guance andare a fuoco.
-Oh mio dio, arrossisci ancora-

-Ti ho detto basta- Daniel ridacchia, scuotendo la testa. –Mi dispiace per Skyler comunque-

-Ti ha picchiata, non devi esserlo-

-Ma tu le hai spezzato il cuore, e non è una bella cosa-

-E' solo colpa mia appunto, tu non c'entri niente. Mi piaceva, mi piaceva tanto, sono stato davvero bene con lei. Ma non sopportava il legame che c'era tra me e te, e posso capirlo. E credo che, ad un certo punto, si fosse resa conto che io ero innamorato di te, e non di lei. Quindi, se ti ha picchiata, se si è comportata così male, è solo per colpa mia. Daisy me lo diceva sempre, stavo facendo soffrire due persone, e dovevo aspettarmelo che, prima o poi, questa situazione mi si sarebbe rivolta contro-

-Sei innamorato di me?- mormoro, cercando di non far cadere il roll che tendo con le bacchette.

-Strano ma vero- ride, abbassando lo sguardo. –Credevo si fosse capito col tatuaggio-

-Sì, effettivamente era stato un po' un campanello d'allarme- scopre il braccio. La rosa c'è ancora e, vederla in questi giorni, mi fa stare bene. –Non l'avevo notato prima, ma il disegno è davvero bello-

-Non mi hai detto che cosa vuoi fare oggi pomeriggio, io sono il tuo autista personale-

-Non lo so, qualcosa che mi faccia stare meglio- mi stringo nelle spalle. Daniel riduce gli occhi a due fessure, scoppiando a ridere subito dopo.

-Ti porto dal parrucchiere-

-Cosa?-

-Hai i capelli che ti fanno schifo, non riesco a guardarli-

-Grazie-

-Lo dico per te Greyson- mi dà un colpetto sulla guancia. Il contatto è breve, ma io vorrei che continuasse. L'unica cosa che riesce a farmi sentire qualcosa, in questo momento, è lui. Ma non voglio più dipendere da nessuno, quindi devo lottare con la voglia di prendergli la mano, anche perché i polsi mi fanno ancora male. –Ahi-

-Lo hai sentito-

-Lo sento sempre- a quel punto, si alza e sposta la sedia, in modo da trovarsi al mio fianco. Delicatamente, gira le mie braccia, e sposta la camicia. Le fasciature si intravedono appena, e Daniel le sfiora. –La prossima volta che fai una cosa del genere, giuro che ti uccido-

-Non dirmi una cosa del genere in un momento del genere. Per ora è come se la mia testa fosse staccata, non riesco a pensare a niente-

-Dalla mia esperienza personale con te posso dire che è un bene- sbotta, prendendo un sorso d'acqua. –Mi hai fatto piangere stronza. Mi hai fatto piangere a dirotto, ed è una cosa che non mi piace-

-Non sei stato propriamente il mio primo pensiero, sai com'è- sospira, ed intreccia le dita della sua mano con le mie. Io, però mi scosto immediatamente. Non riesco a fare pace con la testa.

-Devi venire da me per qualsiasi problema, è chiaro? Rose devi dirmi anche se non ti viene il ciclo. Però credo che potrebbe diventare un bel casino, se accadesse mentre stiamo insieme-

-Sei un idiota- un sorriso radioso si apre sul suo volto. –Perché ridi?-

-Perché è la prima volta che me lo dici da tanto tempo- il suo braccio passa intorno alle mie spalle. Mi avvicina a sé, e mi schiocca un bacio sul capo.

-Vedi che la cameriera ti guarda ancora. Adesso è confusa, ha capito che non sono tua sorella-

-Se vuoi posso fare di meglio-

💛💛💛

-Credo che tu abbia il colore di capelli più assurdo che abbia mai visto eppure, per uno strano scherzo del destino, ti stanno bene- osserva ancora una volta i miei crini che, da rosso scuri, si schiariscono fino a diventare biondi sulle punte. –Adesso dove vuoi andare? Vuoi prendere un gelato?-

-Voglio fare un tatuaggio- esclamo, e Daniel frena di botto la macchina. –Auh-

-Ho davvero sentito questa frase?-

-E anche un altro buco alle orecchie, a dir la verità-

-Speravo che la tua anima ribelle si fosse placata-

-Anche tu hai un tatuaggio-

-Sì, e ricordati quanto scompiglio ha portato- sospira. –E poi, dovresti avere l'autorizzazione di Isebelle-

-Già firmata- estraggo i fogli dalla borsa, sventolandoli sotto il suo naso. –Glielo avevo chiesto un paio di mesi fa, ma lei aveva sempre rifiutato. Poi, ieri, li ho trovati firmati sulla scrivania di camera mia-

-Non sfruttare troppo questa situazione-

-Non lo sto facendo- incrocia il suo sguardo con il mio, contrariato dall'intera situazione. –Sto solamente cercando un modo per stare bene di nuovo, per distrarmi. Pensate che io sia contenta di essere sopravvissuta? No, per niente. Ho fatto quel che ho fatto perché volevo morire, non perché volessi attenzione, ed ora sto cercando di raccogliere i pezzi di quel che mi rimane. E poi scusami se te lo dico, ma non sei nella condizione di farmi la paternale, visto che ti sei riavvicinato a me dopo quel che ho fatto- Daniel non risponde, e si ferma. Davanti a noi ci saranno un centinaio di macchine, perciò toglie le mani dal volante, e fa aderire la schiena al sedile.

-Mi dispiace- si massaggia il ponte del naso. Non deve dormire molto recentemente, anche perché lo scorgo ogni notte al mio capezzale, fedelmente appollaiato sulla mia poltrona. –Ti porterò dal mio, anche perché tu hai una soglia del dolore molto bassa-

-Inesistente oserei dire. Eppure sono stata autolesionista per anni e mi sono tagliata le vene, questa sì che è una cosa strana-

-Possiamo non parlarne? Sono ancora molto sensibile sull'argomento-

-Scusa- sospira, nessuna auto davanti a noi accenna a muoversi.

–Non riesco a trovare un modo per comunicare con te. Quando ti ho trovato in bagno, il mio cuore si è fermato di colpo. Ho avuto paura di perderti, questa volta sul serio, e non potevo accettare di non avere più al mio fianco né te e né Albus, sarei impazzito. Per questo cerco di trattarti con i guanti bianchi, ma è difficile, perché per farlo dovrei considerarti in un modo diverso da come ti vedo-

-Perdonami, ma credo di non seguirti più-

-Rosebelle, io sono innamorato di te. E mi sto obbligando a non toccarti troppo e a non destabilizzarti, ma non hai idea di quello che ti farei, se solo potessi- scuoto la testa. E' tutto sbagliato. –Forse mi sono lasciato prendere un pochino la mano-

-Già, forse. Come ti ho detto prima, non è il momento opportuno. Come puoi pensare che, dopo tutto quello che è successo...-

-Scusa- scuoto una mano verso la sua direzione. Forse, se la smettessimo di parlare, smetteremmo anche di litigare.

Finalmente la fila si decongestiona, e noi siamo liberi di passare. –Mi sentivo in colpa per Albus. Tu eri la sua ragazza, l'unica che abbia mai amato, ed io non potevo fargli una cosa del genere-

-Lo so, anche io avevo lo stesso problema. Poi mi sono ricordata dalla piccola parentesi Diana-

-Uuh, me lo ricordo bene quel periodo. Perché dopo la seconda volta non ci siamo messi insieme noi due?-

-Perché tu non hai voluto-

-Cosa? Non dare la colpa a me-

-E' così invece- Daniel riduce gli occhi a due fessure. Possibile che non se lo ricordi? –Abbiamo litigato dopo la storia di mio padre, ed io ero andata da Seth. Poi c'è stato l'attacco, e tu te ne sei uscito con la solita sparata da libro che, se volevi difendermi bene, dovevamo stare lontani. Mi hai detto di far pace con Albus, e poi è arrivata Skyler. Tutto il resto è storia-

-Ah. Sì, credo che sia stata colpa mia-

-Tu e le relazioni non andate molto d'accordo-

-Ehi, ho solo diciassette anni, sto cercando ancora di capire come vanno le cose-

-Idiota- mi sorride. -Dove vuoi fare questo tatuaggio?-

-Sulla caviglia- mi slaccio la cintura di sicurezza e salto giù dalla macchina.

-Tu sei pazza! Fa malissimo lì-

-Il tuo esce dalla vena!-

-Ma io sono stato trasformato in vampiro, e quello è un dolore molto acuto-

-Ed io mi sono tagliata le vene- mi volto, ritrovando il ragazzo dietro di me. Il suo respiro si mozza, e le sue iridi si inscuriscono. –Troppo presto?-

-Direi proprio di sì-

-Scusa. Non pensavo che saresti rimasto più scioccato di me-

-Succede quando trovi una delle persone a cui tieni di più al mondo riversa in una pozza di sangue- mi mordo il labbro. Daniel ridacchia, e mi dà un colpetto sotto il mento. –Non fare così-

-Lo sai che è un tic di quando sono nervosa-

-Sì ma mi viene voglia di baciarti, quindi smettila- scuote la testa e mi supera. Ho davvero appena sentito quella frase? –Allora che fai, vieni o ti sei fatta prendere dalla paura?-

-Stavo meditando se borbottare oppure no per quel che hai detto. E' inutile che ti ripeta che non è il momento adatto, tanto te ne freghi altamente, come sempre dopotutto- mi fa la linguaccia per poi farmi cenno con la testa di seguirlo. –Però sì, effettivamente ho un po' di fifa. Dicono che la caviglia sia uno dei posti peggiori per farsi tatuare-

-Ed io avrò il piacere di condividere con te questo dolore-

-Ah a proposito!- mi ricordo di un piccolo dettaglio che, negli ultimi giorni, mi era sfuggito. –Hai sbattuto il ginocchio recentemente?-

-All'allenamento di football l'altro giorno, perché?-

-Perché l'ho sentito pure io!- si sbatte la mano sulla fronte, sospirando. –Credo che sia successo qualcosa quando mi hai donato il tuo sangue, come quella volta in Francia-

-I fantasmi, spuntano sempre all'improvviso-

-Parlando di fantasmi, Mike...-

-Si sta nascondendo. Riportare indietro uno di loro, non è proprio secondo la legge del Consiglio-

-Non so nemmeno come abbia fatto a fare una cosa simile!- alzo le mani. Appena l'ho toccato, lui è ritornato tra di noi, così, senza che dicessi niente.

-Sì, abbiamo questo piccolo problema con i tuoi poteri...comunque gli ho detto quel che è successo, dovrebbe essere qui tra un paio di giorni-

-Mi manca, è sempre stato dolce con me-

-Baby you light up my world like nobody else- lo guardo con un sopracciglio alzato, e lui scoppia a ridere sonoramente. –Andiamo! E' uguale ad Harry Styles!-

-Da quando ascolti gli One Direction Daniel?-

-Da quando cercassi ogni singola cosa per potermi tenere ancorato a te- sospiro. –Ma sto diventando decisamente troppo dolce, e non è nel mio stile, perciò andiamo a fare questo tatuaggio-

-Va bene- entriamo nel negozio, ed io mi guardo intorno, spaesata. Il mio primo istinto è quello di avvolgere le dita intorno al braccio di Daniel. Il ragazzo si irrigidisce, prima di guardarmi.

-Ehi, bel biondino! Quanto tempo- un ragazzo, all'incirca di vent'anni, esce da dietro una tenda di palline, e si batte il cinque col mio amico. Ha un dilatatore per orecchio, i capelli scuri, e gli occhi dello stesso colore di quelli di Daniel. –Allora? Il tatuaggio della rosa?-

-Ti presento Rose- risponde, indicandomi. La bocca del ragazzo si dischiude in una 'o' perfetta. Chissà se gli aveva spiegato il vero motivo del tatuaggio. –Lui è Danny, è il migliore a New Orleans-

-Il tuo amico è esagerato, ma faccio dei bei lavori, non c'è che dire-

-Rose voleva un tatuaggio, è il primo che fa-

-Bene, dimmi cosa e dove lo vorresti-

-Un paio di ali d'angelo sulla caviglia destra. Dovrebbero proprio incorniciare l'osso-

-Hai idea di quanto male possa fare?-

-Lo sa, ma è cocciuta se si mette una cosa in testa, non c'è verso di farle cambiare idea-
-Beh, è riuscita a farti tatuare qualcosa che ti ricordasse di lei, non mi aspettavo niente di meno- gli fa l'occhiolino. Mi chiedo come mi vedano le persone in questo momento, se riescano a capire che cosa mi è successo, e quanto faccia ancora male. –Allora che dici, proviamo a fare lo schizzo?-
-Sì certo- ci dirigiamo verso il bancone. Il ragazzo si abbassa e prende un album da disegno ed una matita, iniziando a disegnare.
-Sentiranno le tue urla fino a San Francisco, fidati di me-
-Non dovresti incoraggiarmi?-
-In realtà stavo pensando di vendicarmi per il mio tatuaggio, non mi hai fatto passare une bella giornata-
-Neanche Skyler se è per questo, eppure te la sei presa solo con me-
-Ti assicuro che mi sento uno schifo, non è necessario che giri il coltello nella piaga- 


Sbaaam!

è mezzanotte passata ed io sono ancora alzata.

daniel è un pentito, rose è confusa, e ghost non è più nella classifica fantasy da tre mesi.

e niente, questo mi deprime.

però voi siete fantastici, quindi tanto love per voi.

rose xx

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