I know that I'll be ready when the devil is near
-Buon compleanno amore mio- scendo lentamente le scale e, come tradizione ormai da diciassette primavere, mia madre mi fa trovare una pila di pancake sul tavolo, con una candelina proprio in cima. Accanto a lei, con un sorriso luminoso, Daniel, che tiene in mano un mazzo di rose, peonie e margherite.
-Buon compleanno rompiscatole- mi limito a sorridere e ad avvicinarmi a loro, che mi soffocano in un abbraccio.
-Grazie, ma non so se riuscirò a mangiare. Oggi ricomincio la scuola, e ho lo stomaco chiuso- da quando la sveglia è suonata, sono invasa da un senso di nausea che non mi vuole proprio mollare. Anche adesso, davanti alla pila di deliziosi pancakes che ho davanti, rischio di sentirmi male. Non voglio tornare, non sono ancora pronta.
-Sciocchezze tesoro, mi sono svegliata presto questa mattina- mia madre poggia le mani sulle mie spalle e mi spinge a sedere sulla sedia. Non molla la presa, ed io mi ritrovo costretta a spegnere la candelina che vi è posizionata sopra. Un desiderio, uno solo, semplice, antico quanto il mondo. Ritornare alla normalità, ammesso che ce ne sia una. Dopotutto, alla luce di quanto successo in questi anni, cos'è davvero la normalità per me? Cos'è la normalità di fronte ad angeli, vampiri, ceneri magiche e Psuché che ci danno la caccia? Faccio fatica a ricordare come fosse la mia vita un paio di anni fa, quando certe cose vivevano solo nei libri in cui mi immergevo, che erano vicini alla punta del mio naso, non avendo dei contorni ben delineati, o due occhi azzurri che si tramutavano in viola, quando le cose andavano male.
-Daniel, li mangi con me? Da sola non ce la faccio- il ragazzo mi riserva uno sguardo di fuoco. Il suo controllo maniacale su di me copre anche il mio rapporto col cibo che, in questi anni, non è mai stato roseo ma, negli ultimi mesi, è davvero precipitato.
-Va bene- apre il cassetto della cucina e prende un'altra forchetta. Si siede accanto a me ed io avvicino il piatto a lui, posizionandolo in mezzo a noi due. –Non avere fretta, abbiamo tutto il tempo di questo mondo-
-Okay- prendo una forchettata di pancake e cerco di mandarla giù. Il boccone si ferma proprio a metà gola e non riesce ad andare giù, spinto in su dalla sensazione di nausea che, immediatamente, si impossessa di me.
-Io vado a prepararmi, ci vediamo dopo tesoro- mia madre si abbassa e mi dà un bacio sulla testa.
Vorrei sputare via il cibo, ma dopo mi sentirei in colpa per Isebelle, che si è svegliata presto solo per me. Per non parlare del fatto che Daniel mi ucciderebbe come minimo.
-Ehi, va tutto bene. Sono qui con te, rilassati- cerco di sorridergli, ma tutti i muscoli del mio volto si tirano, causandomi fastidio. –Manda giù il boccone Rose, coraggio- il pancake, nel frattempo, è diventato poltiglia, eppure rimane nella mia bocca, a vagare, nella speranza di raggiungere il mio stomaco. –Sei bellissima, smettila con tutti questi pensieri. Io ho occhi praticamente solo per te- sospiro e, finalmente, riesco a far scivolare giù il cibo. –Ecco, era così difficile?-
-Avrò preso un chilo come minimo-
-Smettila, non è così che funziona il corpo umano-
-Ti sei informato anche su questo-
-In realtà si- lascia ricadere la forchetta sul piatto e prende lo zaino. Apre la zip ed inizia ad uscire pile di fogli accuratamente spillati tra di loro, con le parole più importanti evidenziate in colori diversi. –Ecco qui. Diete, autolesionismo, suicidio, depressione e bassa autostima. Tutti i tuoi punti deboli, messi nero su bianco e affrontati da degli esperti, visto che, ormai, il parere del sottoscritto non ti basta più-
-Non cercare di farmi sentire in colpa per come ti tratto, visto che, per sei lunghi mesi, sono praticamente morta per te-
-Non pensavo che fosse passato così tanto tempo- il suo tono di voce si abbassa, così come il suo sguardo, con gli occhi che si scuriscono.
-Mi chiedo se mi avreste ascoltato lo stesso, se non avessi tentato il suicidio. Perché io ho cercato di parlarvi, ma non mi avete ascoltato. Ho gridato, ma voi avete continuato con la vostra vita. E poi mi sono tagliata le vene, e a quel punto siete accorsi tutti a salvare la povera Rose. Questa non è amicizia Daniel, non è affetto, è puro e semplice senso di colpa-
-Sei crudele-
-Sono realista. Daisy mi diceva che dovevo dimenticarti e basta, così sarebbero cessate anche le voci. Adesso dà semplicemente la colpa a te per quel che è successo. Audrey era diventata amica di Skyler, e non faceva altro che ripetermi che fosse una brava persona, che stava soffrendo per causa mia e che avrei dovuto provare a mettermi nei suoi panni. Ora, da quel che mi hanno detto, non le parla più. Chris, dal canto suo, mi ripeteva che, in parte, era colpa mia se, negli ultimi tempi, tu ed Albus eravate ai ferri corti. L'altra volta mi ha portato un mazzo di fiori e un orsetto. Mi sono trovata in una situazione in cui le uniche persone di cui potevo fidarmi erano Diana, che mi avevano sempre odiata, e Mike, che è morto da dodici anni-
-Mi dispiace Rose. Non posso scusarmi a nome degli altri, ma io sto cercando di dimostrarti in tutti i modi quanto conti tu per me-
-Vorrei davvero perdonarti, non sai quanto. Ma poi penso che, in fondo, anche tu sei stato come tutti gli altri. Skyler ti ha chiesto di scegliere tra noi due, e tu hai scelto lei, nonostante mi conoscessi da tre anni. E non posso fare a meno di pensare che, se non avessi tentato il suicidio, probabilmente avrei passato il mio compleanno da sola, e noi due ancora non ci parleremmo- il ragazzo non ribatte, ma il suo volto diventa pallido come un cecio, messo di fronte com'è alla verità dei fatti, -Non voglio essere cattiva con te Daniel, ma non voglio nemmeno rimanere scottata per l'ennesima volta. Sto cercando di rimettere insieme la mia vita, e devo ancora capire che ruolo dare a ognuno di voi-
-Forse dovremmo andare, non vorrei arrivare in ritardo per la lezione di Holden. Stanno iniziando a piacermi- il suo tono di voce è quasi spezzato, come se si trovasse sul punto di piangere. Ma il mio cuore non riesce a provare pena per lui. Ne è innamorato, su questo non ci piove, ma non riesce a passare sopra tutto.
-Non voglio ferirti-
-Ma lo stai facendo- sbotta. –Sono settimane che ti sto accanto, che non ti lascio sola nemmeno un minuto, eppure tu continui a tenermi a distanza-
-Pensavi che sarebbe stato più facile no? Che, immediatamente, sarei caduta tra le tue braccia e ti avrei detto che era tutto passato?-
-Certo che no, ma non credevo nemmeno sarebbe stato tanto difficile-
-Daniel ho tentato il suicidio qualche settimana fa. Non vado a questa da allora, mi hanno picchiata, molestata e quant'altro, come potevi...- mi passo le mani sul volto, sospirando. –Ascolta, se vuoi andartene, se vuoi mandare tutto all'aria, fallo adesso, adesso che siamo ancora in questa fase di stallo. Sono convinta che Skyler ti perdonerà in un batter d'occhio-
-Io non voglio tornare con Skyler, e non voglio nemmeno andarmene. Io non vado da nessuna parte Greyson-
-Hai appena detto che è difficile-
-E con questo?- scrolla le spalle. –Non significa che io voglia tirarmi indietro-
-Non voglio dirti che non sarà una passeggiata perché non so nemmeno io cosa sarà, non ho idea nemmeno di come andrà oggi-
-C'è una speranza per noi due?- non rispondo. Non ha ascoltato una singola parola del mio discorso.
-E' davvero questo il tuo unico pensiero?-
-Il mio unico pensiero, in questo momento, è che ti ho trovato in una pozza di sangue, che non sapevamo se saresti sopravvissuta e che, adesso, voglio solo pensare a qualcosa di positivo, voglio solo pensare che starai bene-
-Ciao Rose!-
-Che bello vederti!-
-Rosie, sono così contenta che tu sia qui! Mi dispiace per tutto quello che ti è successo! E buon compleanno, non pensare che me lo sia dimenticato- centinaia di abbracci e di sorrisi mi investono non appena metto piede nell'androne della Marymount. Gli stessi che mi hanno condannato, che hanno puntato l'indice senza neanche chiedersi il perché, adesso mi stanno dimostrando tutto il loro affetto.
-Lasciatela stare, non ha bisogno di questo- Daniel, finalmente, ritorna dalla segreteria, e manda via quell'orda di studenti che era giunta a guardarmi quasi fossi un cucciolo ferito. –Tutto bene?-
-No, credo che stia per venirmi un attacco di panico. Mi toccavano, e non mi piace che lo facciano, non dopo...-
-Lo so, me ne sono accorto- ritorno alla realtà. Daniel presenta delle occhiaie molto profonde, e il volto è spento. Ma, d'altronde, passa ogni notte con me, e non credo che dorma molto, soprattutto perché la poltrona di camera mia non deve essere tanto comoda. –Qualche volta hai paura anche di me-
-Mi dispiace, non ci avevo fatto caso-
-Non ti biasimo comunque- cerca di sorridere, però le sue labbra non si sollevano completamente. –Ti senti meglio adesso?-
-Diciamo, vorrei evitare di imbattermi nuovamente nel comitato di benvenuto post suicidio-
-E' successo solo perché sono dovuto andare a consegnare le nostre domande per il college, non ti si avvicinerà più nessuno, fino a quando sarai con me- mi tende una mano, privo di quella sicurezza che, negli anni, ha sempre mostrato con fierezza.
Le nostre dita si scontrano tremanti, non più abituate a stare insieme. –Andiamo dai- mi lascio trascinare fino al mio vecchio armadietto dove, proprio come in un film, ci sono Daisy, Audrey, Diana, Chris e Mike.
-Ciao- l'ultimo arrivato si dirige a passo svelto verso di noi, e mi abbraccia, ignorando spudoratamente Daniel al mio fianco. –Scusa, mi sono lasciato prendere dall'euforia-
-Fantasma versione Harry Styles mantieni le distanze- l'angelo custode più negligente della storia lo prende per le spalle e lo allontana, sentendosi come uno di quei cavalieri medievali sempre pronti a correre in soccorso delle damigelle ferite. Ma non sono una damigella in pericolo, non ho bisogno di qualcuno che mi difenda, ho solo bisogno di capire come ricominciare a vivere in un mondo che mi fa paura.
-Tranquillo Daniel, va tutto bene- il mastino sembra rilassarsi per un paio di minuti, ma ogni muscolo del suo corpo è teso.
-Ehi- Daisy fa un passo nella mia direzione, senza sapere bene cosa dire. Ed è la prima volta. –Mi dispiace per come mi sono posta l'altro giorno, non volevo criticare te, i tuoi capelli o il tatuaggio, anzi, mi piacciono parecchio-
-Non ci credo, scusa- la bocca della mia migliore amica si spalanca, senza aggiungere altro. –Non rimanerci male, io sto bene anche se a te fanno schifo, anche perché cancellare un tatuaggio è doloroso e costoso-
-L'isolamento forzato ti ha fatto davvero bene!- esclama Diana, senza peli sulla lingua come è sempre. I ragazzi si girano verso di lei, aspettando che ritratti, o che aggiunga qualche altra cosa. –Che c'è? Almeno io sono sincera e non la tratto con i guanti bianchi. Non è così che la faremo sentire meglio, ma affrontando le relative conseguenze-
-Sai, prima trovavo strano il fatto che tu fossi venuta a trovarmi all'ospedale, e invece, adesso, concordo persino con te...non riesco più a capire il mondo-
-Sono sempre stata la tua preferita Rose, perché sono sempre stata l'unica che ti ha raccontato ogni cosa-
-Ma se non hai fatto altro che insultarla per quasi tre anni!- Audrey alza il tono della voce. La mia testa inizia a pulsare, così serrò gli occhi, cercando di porre fine a quella sofferenza.
-Okay, per ora è abbastanza- le mani di Daniel si posano sulle mie spalle. Spalanco gli occhi, come in trans. –Noi andiamo alla lezione di Holden, ci vediamo a matematica-
-Non c'è bisogno che parli per me- di nuovo silenzio, sembrano tutti scandalizzati dall'idea che io sia in grado di parlare e di esprimere delle considerazioni personali. –Io...io non sto ancora bene, questo è sicuro, e forse ho bisogno che, qualche volta, tu mi stia accanto, ma ci sono cose che devo fare da sola, per innescare l'intero processo-
-In pratica ci ha appena detto che nessuno di noi sa come comportarsi con lei- alzo lo sguardo verso Chris, forse gli sto davvero antipatica, forse, nell'incidente di settembre, non tutto quello che è uscito dalla sua bocca è farina del sacco di Seth.
-Ho tutto sotto controllo, ma la lezione sta davvero iniziando-
-Andiamo, nessun problema- scrollo le spalle e, dopo un rapido saluto con gli altri, ci dirigiamo verso la nostra aula. –Mi dispiace, non volevo metterti in difficoltà davanti ai ragazzi, ma hai visto come mi stavano trattando no? Nessuno di voi è davvero sincero con me-
-Dimmi come devo comportarti. Se ti sto vicino, ti sto troppo addosso, se ti allontano, ti ferisco. Io non ci sto capendo più niente Rose- il suo tono di voce si alza, arrabbiato. Però, almeno, è sincero, e lo preferisco così. Anche perché temevo che, dopo la nostra discussione di qualche minuto fa, avrebbe evitato di parlare liberamente.
-Non devi comportarti in funzione di quel che provo io Daniel, ma di quello che provi tu. Non devi comportarti in base a cosa pensi sia giusto oppure no, perché questo trascende la morale, e non è un sentimento sincero-
-Questo è anche Kant, Rosebelle, qualche volta apro i libri anche io- entriamo in classe e, proprio in quel momento, tutti si zittiscono. Non vola una mosca e giuro, non c'è mai stata una tale quiete prima d'ora. –Perfetto- mormora. Il ragazzo si volta verso di me, mentre i nostri compagni si alzano piano piano, copiando la stessa solfa a cui ho dovuto assistere poco prima.
Il mio istinto di sopravvivenza, a quel punto, mi spinge ad avvolgere le dita intorno al braccio di Daniel, unica mia ancora di salvezza, volente o non. Era proprio questo quello che volevo evitare, dipendere nuovamente da Daniel, da loro. Perché non riesco ad essere pienamente autonoma?
-Rose, che bello rivederti-
-Che colore di capelli fantastico-
-Quindi ora state insieme?-
-Rose hai ricevuto i miei regali?-
-Tutta questa confusione, per caso, è dovuta all'arrivo di Britney Spears?- Holden piomba in classe e il chiasso cessa. Posso riprendere a respirare, ma non mollo la presa intorno a Daniel. –Ammesso che l'idolo degli adolescenti sia ancora lei, quando avevo la vostra età era il sogno di tutti noi maschietti-
-Beh anche adesso è un bel pezzo di figa, ma siamo più orientati sulle sorelle Kardashian-Jenner, o sulle modelle di Victoria's Secret- riserva a Daniel uno dei suoi soliti sguardi mentre, mogiamente, si dirige alla cattedra e poggia i suoi libri sopra di essa.
-Grazie per la precisazione, sedetevi ora- ognuno di noi raggiunge velocemente il suo posto, sembra vigere la legge del terrore di questi tempi. Sono mancata per quasi un mese e, a parte gli sporadici racconti di Daniel, mi chiedo come siano cambiate le cose recentemente. –Bentornata Rosebelle, è un piacere riaverti tra noi, e buon compleanno-
-Grazie mille- indosso gli occhiali e, conseguentemente, devo strizzare un paio di volte le palpebre, non più abituata a guardare il mondo attraverso mie lenti.
-Sono rotti, non te ne sei accorta?-
-Cosa?- Daniel avvicina una mano al mio volto. Afferra delicatamente gli occhiali e mi fa notare come l'astina destra sia quasi squarciata in due e la conseguente lente sia solcata da due linee profonde. –Oh giusto, li indossavo quando Skyler mi ha sbattuto la testa sul bagno-
-Poteva ucciderti- li poggia delicatamente sul banco. Holden sta interrogando qualche ragazzo rivolgendoci, di tanto in tanto, un'occhiata fugace. –Hai avuto un trauma cranico, comunque-
-Lo immaginavo-
-Finiamo presto oggi, ti porto al centro commerciale e ti compro un paio di occhiali nuovi-
-Non c'è bisogno che tu lo faccia Daniel-
-La mia ragazza te li ha rotti perché ti ha picchiato selvaggiamente, perciò io te li ripago-
-Adesso non state più insieme, quindi...-
-Rose- la sua mano si poggia sulla mia, anche se per poco. –Fammi fare questa cosa, okay? Poi ti riporto a casa, ti do il mio regalo, e ti lascio trascorrere la giornata come preferisci, anche perché non credo che tu voglia spendere con me un altro minuto della tua vita-
-C'è stato un periodo in cui non desideravo altro, ma tu mi respingevi, mi tenevi lontano, ed io soffrivo. Adesso le carte si sono ribaltate e, per qualche assurdo motivo, mi ritrovo io con il coltello dalla parte del manico. Ma io non sono una di quelle persone, non ho intenzione di farti soffrire o di vendicarmi per come le cose sono andate tra di noi. Ho solo bisogno...- sospiro. Giro le braccia e scopro entrambi i polsi. Le cicatrici sono ancora lì, fresche, a ricordarmi quel che è successo. -...ho solo bisogno di ritornare a respirare-
💛💛💛
-Ciao Harry Potter- Daniel prende gli occhiali che mi ha appena regalato dal mio volto, posandoli accuratamente nel loro astuccio. –Gemelli separati alla nascita-
-Mi mancheranno i miei vecchi occhiali alla Joe Jonas duemiladieci-duemilaundici- il ragazzo mi guarda con un sopracciglio alzato, mentre mi porge l'oggetto e caccia le mani in tasca. –Il periodo in cui ha girato Jonas LA, dico, ma in che Paese vivi? Voi angeli non guardate le serie tv?-
-Ho tre anni di sevizie causate da te che dimostrano il contrario, sta' tranquilla- a quel punto il ragazzo si blocca di fronte a me, sorridendo, ma senza spiegarmi il motivo di una tale decisione.
-Daniel, hai parcheggiato la moto fuori di qui, te lo ricordi?-
-Lo so, però non sono stato propriamente sincero con te-
-O mio dio, che altro hai combinato?- mi passo le mani nei capelli, convinta che, a questo punto dei giochi, si possa solo scatenare l'apocalisse. In lontananza, inoltre, scorgo le figure di Daisy e di Audrey, quindi presumo che la situazione sia peggiore di quel che pensassi. –Ti sei di nuovo messo nei guai col Consiglio?-
-Cosa? No- ride, come se una cosa del genere non fosse mai successa. –Ti abbiamo organizzato una festa per i tuoi diciassette anni, quindi adesso vai con loro due dal parrucchiere, dall'estetista e a fare tutte quelle cose che si fanno tra ragazze, anche perché credo che tu non ti faccia una ceretta da un bel po' di tempo- spingo Daniel e, a quel punto, dalle mie mani si generano delle scosse elettriche viola, che gli danno la scossa.
-Oh, avevo dimenticato la presenza dei miei poteri, sono mesi che non li uso-
-E quindi hai pensato bene di riattivarli con me-
-Non li controllo, lo sai. Ed è da maleducati quello che hai detto, ed anche abbastanza maschilista- gli do uno schiaffo sulla nuca, eppure lui ride, come se gli avessi appena dato un bacio. –Una festa eh?-
-Abbiamo tutto sotto controllo, non ti preoccupare- Daisy sorride. Sta cerando di recuperare quel rapporto che c'era una volta e che, per tanti motivi, sembra che si stia dissolvendo lentamente.
-Con gli anni ho imparato che, quando dite così, siamo proprio messi male-
-Rose- esclama Daniel. –Adesso io vado a prenderti il vestito per questa sera, e tu resti con loro. Ci vediamo a casa, va bene?-
-Non parlarmi come faresti con una bambina di due danni-
-Ti parlo come farei con una ragazza che ha tentato il suicidio tre settimane fa-
-Ragazzi non litigate, dai- Audrey cerca di fare da paciere. Chissà cosa sta facendo la sua amica, visto che, fino al mese scorso, lei e Skyler erano diventati inseparabili.
Non sono arrabbiata per la loro amicizia, ognuno può fare quello che vuole, ma deve essere coerente.
-Mia madre era al corrente di tutto, non è così?-
-Complice oserei dire- il ragazzo si china verso di me e mi lascia un bacio sulla guancia, nonostante gli abbia ripetuto un milione di volte quanto trovi fastidioso farmi toccare. –Ci vediamo più tardi e fai la brava-
-Ti odio- borbotto, osservando la sua figura che si allontana lentamente.
-Tanto lo so che non è vero- il suo commento mi irrita, tanta è la sua sicurezza che, presto, lo perdonerò per quello che mi ha fatto. Ma è così cieco da non vedere i segni profondi che ho addosso, quelli che lui e gli altri si sono divertiti a lasciarmi negli ultimi mesi, convinti che non facessero male e che, ben presto si sarebbero rimarginati.
-Allora, andiamo?- squittisce Daisy, curvando le labbra in un sorriso più falso di quelli che mi ha riservato Skyler nell'ultimo anno. –Abbiamo un pomeriggio impegnativo. Estetista completo, parrucchiere, e poi dobbiamo tornare a casa tua per...-
-Solo una domanda- mi permetto di interromperla, alzando un dito proprio come a scuola. –Perché avete pensato che mi sarebbe piaciuto dare una festa?-
-Perché è il tuo compleanno, e tutti noi sappiamo quanto sia dura per te questo giorno, sai, per la storia di tuo padre. Senza contare quello che hai passato recentemente, meriti un po' di svago- Audrey prende la parola.
Mi limito ad annuire, passando la lingua sulle labbra.
-Già, peccato che sia una cosa che io abbia detto solo a te, Daisy, Daniel e Albus. Adesso, da quel che ho capito, lo sa tutta la scuola- vedo le due ragazze annaspare davanti alle mie parole, non preparate per una mia possibile risposta. Forse Daniel le aveva convinte del fatto che io fossi docile come un agnellino, e non che fossi tornata come un uragano, pronto a distruggere ogni cosa. –Pensate di respirare o...?-
-Mi dispiace- Daisy scoppia a piangere dal nulla, singhiozzando come una bambina di quattro anno. Le mani le coprono il volto, e la gente le lancia delle occhiate curiose.
-Hai dimenticato di quando hai insinuato che avessi cercato di portarti via Seth? Di quando eri convinta che quel che aveva detto fosse vero? Mi conosci meglio di chiunque altro, come hai anche solo pensato che avessi potuto farti una cosa del genere?-
–Non ti sono stata vicina, lo ammetto, e ti ho attaccata proprio quando stavi per cadere, e me ne pento ogni giorno. Ma tu sei la mia migliore amica, non posso perderti- lacrimoni rigano il suo volto da bambola, sinceramente dispiaciuto.
-Non mi hai perso. Sto cerando di rimettere insieme i pezzi, e non so ancora cosa verrà fuori. Ma smettetela di trattarmi come se potessi rompermi da un momento all'altro, e di annuire a qualsiasi cosa io dica o faccia, non è questo di cui ho bisogno, ma di gente sincere- Daisy annuisce e tira su col naso. –E tu- mi rivolgo a Audrey, che abbassa il capo colpevole. –Se vuoi essere amica di Skyler fallo, non devi interrompere i rapporti solo per me. Ma non sperare che io e lei diventiamo pappa e ciccia, perché non accadrà mai. Ci vorrebbe un miracolo, e già si è sprecato per me e Diana-
-Skyler non ha torto per quel che è successo. Magari i suoi modi sono stati un pochino anticonvenzionali...-
-Anticonvenzionali? Mi ha sbattuto la testa sul water, mi ha picchiata-
-Prova a metterti nei suoi panni...-
-No- esclamo, forse con un tono di voce fin troppo altro. –Sono stanco di mettermi nei panni degli altri, è quello che faccio da diciassette anni a questa parte. Penso sempre agli altri, l'ho fatto per tutta la vita, e guarda dove mi ha portato. Tutto questo casino tra me e lei è successo per colpa di Daniel, io ho sempre cercato di tenerlo a distanza ma lui, puntualmente, tornava e ricominciavamo daccapo. Se avessi davvero voluto, non ci avrei messo niente a farli lasciare, con la situazione che c'era e quello che avevo in mano: un tatuaggio, San Francisco...e invece non l'ho fatto perché pensavo che lui fosse felice. E ora l'ha lasciata, ed io che posso farci? Ti posso assicurare che è l'ultima persona che vorrei accanto in questo momento, che tu ci creda oppure no. E mi dispiace che lei stia soffrendo, dico sul serio, era l'ultima cosa che volevo-
-Non è necessario parlare di questo adesso- Daisy s'intromette nella discussione, prima che Audrey mi possa rispondere. –E' il compleanno di Rose, è la sua giornata-
-E' sempre la sua giornata- esclama a quel punto. –Ascolta, sono davvero contenta che tu sia qui, dico sul serio, ma io tengo a Skyler, e non ce la faccio proprio a vederla soffrire-
-Dovresti andare da lei allora- mormoro. –Non sono arrabbiata, te lo sto dicendo col cuore-
-Sto bene dove sono-
-Allora ti pregherei di non farmi sentire più di merda di quanto già non faccia di mio. E' per pensare sempre che la colpa sia mia che sono finita qui-
Sbaaam!
sono tornata oggi dalla vacanza peggiore della mia vita.
sono davvero depressa e in ansia per gli esami.
aiuto
rose xx
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