'Cause I still got the life that you left in me

-Sta per farmi molto male, vero?-

-Abbastanza- Daniel afferra la mia mano, mentre Danny finisce lo schizzo sulla caviglia. –Mi dispiace bambolina, ma credo che urlerai un pochino-

-Fantastico- accende la penna ed io sgrano gli occhi. Il volto di Daniel è vicinissimo al mio, e lui sorride. Avevo quasi dimenticato la curva delle sue labbra e le fossette sulle guance.

Non appena l'oggetto incide la mia pelle, devo mordermi il labbro, per non sentire il dolore.

-Va tutto bene, ci sono io qui con te-

-Non sto partorendo, non credo che questa sia la frase più adatta-

-Sei una stronza- trovo la forza di ridere. Le sue labbra si posano sulla mia fronte ed io, per un momento, vorrei spostarmi, ma poi ricordo che mi stanno incidendo la pelle, e che potrebbe essere un problema.
-Tranquilla tesoro, non ci vorrà molto- l'altro ragazzo mi fa l'occhiolino. E' davvero bello, solo Daniel poteva trovare un tatuatore del genere.

Altri quindici minuti di sofferenza, con tanto di pause, e il mio disegno e bell'e finito. Le ali circondano l'osso della caviglia, anche se la pelle, in questo momento, è più rossa delle mie guance quando sono imbarazzata. –Ecco fatto bellezza, spero che ti piaccia-

-Tantissimo, era proprio come lo volevo-

-Manda la foto a tua madre, meglio adesso che di presenza-

-Già, vado un attimo fuori- sorride.

Eppure, non appena esco dal negozio, scorgo con la coda nell'occhio Daniel pagare al posto mio, e posso chiaramente sentirgli dire 'Grazie per averle fatto tornare il sorriso'.

-Non dovevi farlo- mi raggiunge, ed io mi avvicino a grandi falcate verso di lui. –Avevo i soldi-

-Lo so, non era per questo. E' la prima volta che ti vedo sorridere contenta da tanto tempo- alzo lo sguardo, le labbra mie e di Daniel sono pericolosamente vicine. A quanto pare, devo essere io a mantenere le distanze, visto che lui non lo farà.
-Quando sei diventato il ragazzo perfetto?-

-E' una cosa di cui ancora mi vergogno, quindi non girare il coltello nella piaga, te ne prego- abbasso lo sguardo. Le braccia di Daniel si avvolgono intorno alla mia vita, stringendomi al suo petto. –Ti voglio bene Rose, non provare mai più a scappare via da me, ti supplico-

-Non sono di tua proprietà- non riesco a ricambiare quel gesto che, una volta, per me era tanto semplice, per questo lascio che le mie braccia penzolino lungo i fianchi. –Nessuno avrà più tanto potere di vita o di morte su di me. Qualche tempo fa ho detto che la vecchia Rose era scomparsa, ed è vero. Non voglio più essere la ragazza debole, quella che deve essere protetta anche dalla sua stessa ombra. Io posso essere forte da sola, sono in grado di salvare le cose senza l'aiuto di qualcuno. E non importa se non sono bella o magra, sono abbastanza intelligente, quindi credo che possa bastare-

-Sei più di quel che credi Rose. E non ti ripeterò più che sei bella, perché mi hai scocciato con questa storia- ridacchia. Finalmente i capelli stanno ricrescendo, lunghi e belli com'erano una volta. –Ora, però, dovremmo tornare a casa, devo ancora finire i compiti per domani-

-Come sta facendo Johnson, senza uno dei capri espiatori preferiti?-

-In realtà è abbastanza calmo per ora, devo dirti la verità- ci incamminiamo verso la macchina. Le dita della sua mano cercano le mie ma, nuovamente, gli sfuggo. –Mi chiede sempre di te, sembra che, dopotutto, abbia un cuore-

-Prima Diana, poi questo, la situazione mi sta stupendo parecchio-

-Questo perché tu non sei mai stata veramente sola Rosebelle. Hai un mucchio di gente disposta a tenderti una mano, se tu lo chiedessi. E' vero sei una so-tutto-io, e anche un pochino rompiscatole a volte, ma riesci a imprimere un ricordo indelebile nel cuore delle persone-

-Mi dispiace di averti reso la vita un inferno, e mi sento davvero in colpa per tutta la situazione con Skyler. Anche se lei è stata una grandissima stronza, non si merita di soffrire, nessuno dovrebbe-

-Te l'ho già spiegato, l'errore è stato solo mio. Cercavo di tenerti lontano per via della storia di Albus e lei era lì. E' bella, simpatica, con meno problemi mentali dei tuoi...-

-Grazie Daniel-

-Per non parlare del fatto che è una bomba a letto-

-Perché non mi dai direttamente la lametta in mano?- il volto del ragazzo sbianca. Cavolo, non si può proprio scherzare. –Ancora troppo presto?-

-Non fare mai più una battuta del genere, chiaro?-
-E tu non parlarmi della tua vita sessuale-

-Ah vero, sei facilmente impressionabile- saliamo in macchina, la pelle della caviglia sta iniziando a bruciarmi.

-Hanno tentato di violentarmi Daniel- il ragazzo si blocca, il suo volto diventa di ghiaccio.

-Che stai dicendo Rose?- sospiro. Ho cercato di rimuovere ogni singolo ricordo ma, qualche volta, alcuni tornano a galla.

-Era la festa di Daisy. Ero appena uscita dal bagno e due dei tuoi compagni di squadra mi hanno spinto dentro, volevano divertirsi dicevano. Hanno cercato di convincermi in tutti i modi, mi toccavano, ed io ho perso il controllo, e li ho tramortiti con delle scariche elettriche. Non che la cosa si sia fermata qui, a scuola cammino nei corridoi e ricevo pacche sul sedere-

-Dimmi i nomi-

-Daniel-

-Rosebelle i nomi, adesso-

-Non posso farlo-

-Perché? Perché li difendi?- le sue iridi si inscuriscono, fino a colorarsi di un viola magnetico, arrabbiato.

-Non sto difendendo loro, sto difendendo te. Li uccideresti, se sapessi chi fossero, ed io non posso permetterti di finire nei guai per colpa mia-

-Nessuno al mondo ti toccherà più, te lo prometto- faccio un lieve cenno di sì con la testa. –Ehi, sto dicendo sul serio. Nessuno ti farà più del male, possa colpirmi un fulmine se mi sbaglio-
💛💛💛

-Sono tornataaaa- mia madre trilla, con la voce un po' troppo squillante. E' così preoccupata che ha chiamato anche nonna Cece, come dimostra la lunga conversazione che io e lei abbiamo avuto questo pomeriggio. –Ciao ragazzi- Daniel le sorride, facendo capolino dal divano. La mia genitrice si sporge e gli scompiglia i capelli, per poi dare un bacio a me sulla testa. –E' carino il tatuaggio, e anche questo tuo nuovo e strambo colore-

-Dici sul serio? Non hai nulla in contrario?-

-No- sorride. Io e Daniel ci guardiamo, e lui alza le spalle. –Ti fermi a cena da noi?-

-Se per te non è un problema- porta lo sguardo su di me, le sue labbra si curvano appena. –E, soprattutto, se non lo è per te-

-Nulla in contrario, vi preparo le pizze, voi andate pure in camera, vi chiamo quando è pronto- scompiglia nuovamente i capelli di Daniel e se ne va, lasciandoci lì.

-Credo abbia preso una botta in testa recentemente-

-No, è solo il suo modo di reagire al dolore- ci guardiamo negli occhi. Il ragazzo scuote la testa e si morde il labbro. –Sta cercando di rimediare a quel che è successo. Pensa che, se ti lascia fare tutto quello che vuoi, se non è troppo severa con te, ogni tassello tornerà al suo posto, e tu sarai felice-

-Non sono queste cose materiali che cancelleranno il dolore di questi mesi- mi alzo e mi dirigo velocemente verso le scale. Daniel è dietro di me, a qualche passo di distanza. Non mi molla un attimo, solo quando vado in bagno, è l'unico posto in cui non può venire con me.

-Quello è il mio compito, tranquilla- mi stringo nelle spalle, e mi lascio andare sul letto. E' tutto così strano adesso.

-Non abbiamo mai scoperto cosa sia successo ad Albus, comunque, è la cosa che rimpiango di più- il ragazzo prende in mano la cornice che ho sul comodino, scrutandola attentamente.

-La sua dipendenza dalla soluzione argentea era diventata troppo forte. Ha fatto arrabbiare qualche Psuché di troppo e lo hanno fatto fuori. Quella sera era andato da loro per un regolamento di conti ma, come ben sai, non è mai più tornato-

-Quando hai scoperto tutto questo Daniel?-

-Il giorno del mio compleanno, non potevo compiere diciassette anni, senza sapere cosa gli fosse successo-

-E perché non mi hai detto niente?- poggia la fotografia che aveva in mano e si adagia contro il muro. Le braccia sono incrociate al petto, e sospira.

-Non potevo aggiungere altra carne al fuoco, eri instabile e, a giudicare da quel che hai fatto, sono stato più saggio di quel che pensassi. Ti saresti trasformata nella versione femminile di Sherlock Holmes e ti saresti cacciata nei guai-

-Se solo smettessi di nascondermi le cose...- mi rialzo. Ha sbagliato a nascondermi ciò che aveva scoperto, volevo davvero sapere cosa fosse successo ad Albus, volevo davvero capire come fosse andata.

-Non posso farlo fino a quando non avrò la certezza che non farai di testa tua- si avvicina a me, con gli occhi che già hanno iniziato a scurirsi. –Non sei da sola in tutto questo, non sei l'unico giocatore nella partita e, di certo, non sei l'unica ad aver perso qualcosa- sbuffo, voltando lo sguardo altrove. Lo prenderei volentieri a pugni in questo momento. –Non voglio essere duro con te, ma non posso permettere che ti accada qualcos'altro-

-Possiamo cambiare discorso? Non ce la faccio più- porto le mani sul capo, scuotendolo velocemente. –So cosa ho fatto, e ne accetto le conseguenze, ma più ne parliamo, più vado in confusione. Non mi pento di aver tentato il suicidio, per il semplice fatto che, in quel momento, mi sembrava giusto così-

-Non posso fingere di rispettare la tua decisione, ho rischiato di perderti, e questo mi ha mandato in tilt-

-Sai di essere ipocrita, vero?-

-Non voglio litigare con te Rose, ti prego-

-Sì, scusa- abbasso lo sguardo, sospirando. –Grazie per essere rimasto con me tutta la giornata, hai saltato persino l'allenamento di football-

-Niente di troppo importante, dico sul serio- sorride e, senza aggiungere altro, mi avvolge tra e sue braccia. Neanche questa volta ricambio. –La mia piccola Rosebelle, quante me ne hai combinate in questi ultimi tre anni-

-Vuoi davvero aprire questo discorso Manson?-

-No, assolutamente no- prende il mio viso tra le mani e sorride. –Posso chiederti una cosa, sinceramente?-

-Sì certo- si siede sul bordo del letto, torturandosi le mani. Sono davvero poche le volte in cui ho visto Daniel tanto nervoso, l'unico sentimento che mostra sempre è la rabbia, quella rabbia sorda e violenta che lo ha sempre contraddistinto, sin da quando lo conosco.

-Pensi che potrai mai perdonarmi per il tutto il dolore che ti ho causato? Per ogni singola volta che ti ho ferita e che ti ho fatto stare male?- la sua voce si abbassa nuovamente. Prendo posto accanto a lui, le nostre braccia si sfiorano.

-Non posso prometterti niente Daniel, sarebbero davvero troppe le cose da dimenticare. Ma posso assicurarti che ci proverò, se tu mi dimostrerai che ne vale la pena-

-Stare con te è la cosa che mi spaventa di più al mondo. Mi fa paura avere la certezza che diventerai da te più dipendente di quanto non fossi ai tempi di Rebecca. Temo di mostrarmi debole di nuovo- tremando, allungo una mano verso il suo viso, sfiorandolo delicatamente con i polpastrelli. –E chi lo avrebbe mai detto, io in balia della ragazza che detestavo di più al mondo-

-Il sentimento era reciproco- le sue labbra si curvano in un sorriso, posso percepire i muscoli che si contraggono sotto il mio tocco. –Ma io non ti farei mai del male, e non dovresti comunque essere in mia balia, non è sana come cosa-

-Ora lo so- abbassa lo sguardo, le mie dita accarezzano i suoi capelli biondi. –Sono io quello che ti ha ferito, quindi devo rimediare in ogni modo-

-Vorrei soltanto che Skyler non soffrisse. So che mi ha fatto del male e tutto il resto, ma penso a quanto sia stata dura per me vedervi insieme per i corridoi, sapervi insieme, dover assistere a tutte le vostre smancerie...-

-Su quest'ultimo punto devo proprio contraddirti. Sai benissimo che odio le manifestazioni d'affetto in pubblico, anche quando stavo con Rebecca-

-Il succo del discorso non cambia Daniel-

-E' un problema mio, tu devi stare tranquilla. Devi solo pensare a guarire- sospiro. I suoi occhi sono talmente azzurri, come il mare dopo la tempesta.

Daniel

Osservo Rose dormire beatamente appoggiata sul cuscino. E' calma, per la prima volta dopo tanto tempo. Le accarezzo delicatamente il capo, stando bene attento a non svegliarla. Si muove per un attimo, giusto il tempo di avvolgere le sue braccia intorno al suo orsetto.

La luce della luna fa brillare la sua pelle chiara, le labbra sono semi dischiuse, rovinate dai continui morsi e dalle pellicine staccate per la rabbia.

Poggio il mento sulla sua testa, domandandomi come sia potuto stare tanto tempo lontano da lei, senza parlarle, senza averla vicina, senza poterla toccare. Adesso mi sembra di impazzire all'idea della possibile mancanza di un contatto con Rose.

Il display del mio cellulare si illumina, prendendo a vibrare. Allungo una mano verso di esso, stando ben attento a non svegliare la ragazza accanto a me.
-Che diamine vuoi Daisy? E' tardi-

-Ti sei dimenticato che questa sera dovevamo vederci per un giro di ricognizione? Gli Psuché sono tornati in città per un motivo, e abbiamo bisogno di tutte le forze spiegate in campo- mi mordo il labbro. Me ne ero completamente dimenticato. Rose assorbe ogni mia energia ultimamente, ogni singolo minuto che ho a disposizione. –Senza contare che ho dovuto gestire io quella pazza della tua ex, che sperava di vederti, non so se per incenerirti o per altro, ma è uno sporco lavoro che io non voglio fare-

-Sono con Rose, Daisy, lo sono stato per tutta la giornata- la sento sospirare attraverso il cellulare. La diretta interessata, invece, si sposta leggermente e, per un attimo, ho paura di averla svegliata.

-Come sta?-

-Si sta riprendendo, sta cercando di mettere insieme tutti i pezzi- evito di accennarle al colore di capelli o al tatuaggio, scoprirà tutto da sé quando la vedrà. Nessuno di loro voleva che mi avvicinassi di nuovo a lei, ma sono stanco di assecondare quel che pensano gli altri. Per anni mi hanno detto che, ciò che ritenevo giusto, ciò che pensavo, era in realtà sbagliato, e questi sono stati i risultati. Se devo sbagliare, devo farlo con la mia testa.

-Pensavo che non volesse vedere nessuno-

-E' così, ma io sono comparso fuori dallo studio della psicologa, non aveva molte altre alternative- la ragazza si muove ancora, i suoi sogni sono ancora movimentati, ed io darei qualsiasi cosa pur di poter entrare nella sua testolina e mettere fine a tutto questo.

-Non devi soffocarla, non in questo momento. Ha bisogno di stare bene di nuovo Daniel-

-Ha bisogno di me, e di te, e di tutti noi. Io non la lascio sola Daisy, non importa cosa tu dica o faccia, io non mi smuovo dalla mia posizione- sospira e, in quel momento, le palpebre di Rose sbattono, prima di rivelare i suoi occhi stanchi e rossi. –Devo andare, si è svegliata, ne riparliamo domani-

-Daniel!- non le do la possibilità di aggiungere altro, e pongo fine alla chiamata. La ragazza, nel frattempo, si stiracchia, sedendosi sul materasso.

-Chi era al telefono?- si stropiccia gli occhi. Ha i capelli arruffati, e le palpebre pesanti.

Schiocco le dita, la stanza si riempie di sfere luminose e lei, a quel punto, sorride. –Aw, mi erano mancate-

-Daisy, ho saltato un incontro con lei e con gli altri questa sera, me ne sono completamente dimenticato-

-Ci sono problemi?- mi mordo il labbro. Le ho promesso di non nasconderle più niente, ma ho paura di metterla nei guai.

-Qualche Psuché di troppo, ma abbiamo tutto sotto controllo. Tranne Skyler, Daisy crede che voglia uccidermi-

-Comprensibile- esclama. –Hai preferito rimanere con me-

-Beh, tra te e Skyler e la ricerca degli Psuché, vinci tu-

-Ti odio- rotea gli occhi al cielo. Ridacchio, e la avvicino a me, stampandole un bacio sulla fronte.

-Sai che rinuncerei a qualsiasi cosa, irritante so-tutto-io-

-Mi viene da vomitare- esclama, ad un certo punto. Si alza e corre più veloce di una saetta verso il bagno.

La seguo, trovandola con il volto chino sulla tazza, e i rimasugli della pizza che escono dalle sue labbra.

-Aspetta, ti aiuto io- mi siedo dietro di lei e le tolgo i capelli dal volto. –Questo problema dovremmo rivolverlo prima o poi, lo sai, vero?-

-Non è niente, saranno tutte quelle medicine che mi hanno dato- si rimette in piedi e si sciacqua velocemente la bocca. –Però non ti conviene starmi vicino, non ho un buon odore-

-Penso di poterlo sopportare- si lava i denti. Come ho fatto a non accorgermi che stesse così male? Come ho potuto lasciare che si riducesse in queste condizioni? –Hai perso molto peso Rose-

-Cinque-sei chili, ma sono ancora troppo grossa- la afferro per le spalle e la volto verso di me. I suoi occhi sono pieni di lacrime, per questo sposta lo sguardo altrove. La mia piccola e orgogliosa Rose.

-Se vuoi dimagrire, io non sono nessuno per impedirtelo, perché tu devi stare bene con te stessa. Ma questo non è il modo giusto, potresti avere dei riscontri gravi-

-Non diventerò anoressica Daniel, ho troppa ciccia attaccata alle ossa-

-Questo non lo puoi sapere Rose! Dimmi, un anno fa avresti mai pensato che la tua vita avrebbe presto una piega di questo tipo?-

-Un anno fa stavamo per metterci insieme- mormora, ed io le passo una mano tra i capelli rossi e biondi. –Credo di aver capito il concetto-

-Promettimi che cercherai di rimetterti in sesto, e che riprenderai a mangiare senza sentirti male-

-Farò del mio meglio- sorrido. Gli occhi sembrano riprendere vita, anche se sono consapevole che c'è ancora molta strada da fare.

-Ovviamente io ti starò accanto, non ti farò affrontare tutto questo da sola-

-Mike c'è ancora? O è scomparso?- perché, proprio in questo momento, le viene in mente la versione fantasma di Harry Styles? Non capisco proprio.

-Sì, mi ha aiutato a sistemare Seth per le feste...come mai stai pensando a lui?-

-Perché, quando stavo male, è stato l'unico che mi è rimasto accanto. Gli ho dato io questa forma semi terrestre, quindi mi chiedevo se, dopo quel che ho fatto, fosse scomparso o gli fosse successo qualcosa-

-Sta bene, non devi preoccuparti- prende un profondo respiro, inumidendosi le labbra. –Mica ti sarei presa una cotta per il nostro fantasmino?-

-Potresti biasimarmi?-

-No- la seguo di nuovo in camera. Rose si sdraia, tirando il lenzuolo fino al volto. –Accetterei la sconfitta. Dopo tutto quello che ti ho fatto passare, è già tanto se continui a parlarmi-

-So di stare per dire una cosa non tanto bella ma, averti in pugno, in questo momento, è una bella sensazione. E' così che mi sono sentita nell'ultimo anno e mezzo-

-Non è brutto Rose, è semplicemente legittimo. Se io fossi stato in te, forse mi sarei comportato in modo peggiore-

-Credo che siano conversazioni troppo profonde e complicate per essere affrontate a quest'ora della notte- mi sdraio accanto a lei, le luci le illuminano il volto.

-Sì, hai perfettamente ragione, scusa, oggi ho straparlato troppo-

-Abbastanza- si sistema lontano da me, la mia vicinanza le dà fastidio. -C'è qualcosa che vuoi dirmi Rose?-

-Dovrò tornare a scuola prima o poi, vero?-

-Suppongo di sì-

-Ma nessuna buona università mi accetterà-

-Non è detto- le accarezzo i capelli, gli occhi verde ambrati mi fissano, speranzosi. –Le domande si devono mandare entro la settimana prossima, puoi scrivere quello che ti è successo nella domanda di presentazione-

-Non voglio ottenere un posto alla Stanford o ad Harvard soltanto perché ho tentato il suicidio-

-Ma non sarebbe nemmeno giusto perderlo perché hai avuto a che fare con un gruppo di idioti, compreso me. Non sarebbe un modo per giustificarti o per ottenere pietà, semplicemente per spiegare per quale motivo i tuoi voti hanno subito un calo drastico nell'ultimo periodo-

-Ci penserò su- si stropiccia le palpebre e sbadiglia, deve essere davvero stanca. –Pensavo di non arrivare fino al college, per questo poi non me ne sono più preoccupata-

-Va tutto bene Rose, sistemeremo anche questa, te lo prometto-
Rose
Apro gli occhi, la testa mi duole fortemente, come se, la sera prima, mi fossi sbronzata. Mugolo, e nascondo il capo sotto il cuscino.
-Daniel puoi chiudere le tende?- non ottengo risposta. –Daniel?- ancora silenzio stampa. A quel punto esco dal mio nascondiglio, notando di essere rimasta sola in camera. E' possibile che sia tornato a casa senza dirmi niente?
Poco dopo noto il suo cellulare sul comodino. Non deve essere andato lontano, visto che non se ne separa mai.
Dopo essermi alzata ed essere andata in bagno, scendo in cucina, dove trovo mia madre seduta, intenta a leggere il giornale.
-Buongiorno- sussulta non appena sente la mia voce.
-Ciao tesoro- esclama. –Non pensavo che ti svegliassi tanto presto-
-Ma sono le dieci-
-So che hai molto sonno represso-
-Tu che ci fai qui? Non dovresti essere a lavoro?-
-Daniel è tornato un attimo a casa lavarsi, vado non appena ritorna-
-Puoi lasciarmi da sola, non è necessario che ci sia sempre qualcuno a sorvegliarmi-
-Mi dispiace Rosebelle, ma non mi fido di te, e penso che sia comprensibile-
-Hai perfettamente ragione, su questo non ci piove, però dovrai allentare la presa prima o poi-
-Sono passati a malapena dieci giorni-
-Forse dovresti venire dalla psicologa con me e...-
-Rose- dice. –Smettila di comportarti come se questa fosse una cosa d niente, come se avessi soltanto preso un brutto voto- mi siedo di fronte a lei che, nel frattempo, sbuffa, e butta il giornale da un lato. –Smettila. Pensi che tutta questa storia non abbia avuto nessun impatto su di noi?-
-Non è il primo dei miei pensieri, se devo essere sincera-
-L'ho notato-
-Se pensi che io stia di nuovo bene, ti sbagli di grosso. Sto ancora cercando di capire come rimettere insieme i pezzi, come riuscire a non cadere, ma voi continuate a starmi addosso, quando io vorrei soltanto rimanere sola. Non mi sono tagliata le vene per avere più attenzioni, per riavere Daniel, l'ho fatto perché avevo toccato il punto di non ritorno, e mi sembrava l'unica soluzione possibile. Pensi che, adesso, sia contenta? Che sia contenta di essere sopravvissuta? Non so cosa farò da oggi in poi, ho paura di tornare a scuola, le mia possibilità di entrare in un buon college sono meno di zero, così come di uscire con una buona media. Tutto quello per cui ho lottato, tutto quello che ho costruito in questi anni, è crollato sotto i miei occhi nel giro di una manciata di mesi, senza contare che Albus non c'è più, e che ni ancora non sappiamo chi lo abbia ucciso-
-Daniel ha detto...-
-Lo so benissimo, ma non abbiamo ancora un nome e un cognome, non abbiamo un volto da associare, qualcuno da incolpare. Senza contare che, forse, avremmo potuto fare qualcosa, invece siamo rimasti a guardare. Ma, d'altronde, abbiamo fatto lo stesso con me, quindi non mi stupisco più di tanto- la donna sospira, passandomi una mano tra i capelli. –Non doveva andare così, lui doveva essere qui con noi-
-Non è colpa tua Rose-
-Lo so, è colpa di tutti noi- 


Sbaaam!
E anche per questa settimana, Ghost rimane fuori dalla classifica fantasy, sad story.
Altra cosa triste, è Rose che cerca di rimettersi in sesto, e Daniel che cerca di approfittare di questa situazione per ritornare nelle sue grazie. Perché, diciamoci la verità, Daniel non avrebbe mosso un dito se lei non si fosse tagliata le vene, e non avrebbe detto niente, se Seth non avesse mentito in giro,  affermando di essere andata a letto con lei.
Anyway, grazie a tutti quelli che leggono, votano e commentano la storia, per qualsiasi cosa potete trovarmi su:
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Un bacio e a presto
Rose xx

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