Capitolo due
Madama Pomfrey gli raccontò tutto quello che era successo ad Hogwarts e nel mondo, mentre lui, era seduto su un letto dell infermeria e nessuno aveva il permesso di entrare e uscire da quella stanza, neanche i suoi amici. Erano tornati a Hogwarts ormai una settimana fa e Harry non ce la faceva più a rimanere chiuso lì giorno e notte. La preside della scuola, la professoressa McGrannit, aveva chiamato dei mendimaghi per analizzare la ferita che Harry aveva sul petto. Avevano scoperto, che un mangiamorte aveva lanciato una fattura molto potente, lo Sperarum Glacialis, chiamata anche fattura del ghiaccio perenne. La bella notizia era che sarebbe uscito quel giorno finalmente, la brutta invece arrivò dalle risposte dei medici. Per spiegargli bene gli effetti della maledizione, avevano usato un corvo come cavia. L'animale si era trasformato poco a poco in una statua di ghiaccio, frantumandosi in mille pezzi subito dopo. I mendimaghi erano riusciti a fermare il processo nel corpo di Harry, ma l'infezione sarebbe aumentata se non avesse trovato una persona con cui condividere la maledizione.
"È pronto signor Potter?"chiese Madama Pomfrey aprendo la porta. Harry annuì con la testa e si alzò dal letto, muovendo i primi passi che lo avrebbero portato finalmente, fuori da quel posto.
Hogwarts era ancora deserta. Quel giorno iniziava la seconda settimana di agosto e mancava ancora un po' di tempo all'apertura del nuovo anno scolastico. Tuttavia però, alcuni studenti erano rimasti ad Hogwarts, essendo l'unico posto sicuro per loro e le loro famiglie. Voldemort aveva iniziato a perseguitare ed uccidere famiglie di babbani che avevano dato alla luce figli maghi. Alcuni di loro sfortunatamente non non erano riusciti a salvarsi, ma il resto si era rifugiato lì, nell'attesa della loro salvezza o chissà, della loro morte. Anche i genitori di Hermione erano lì. Il signor e la signora Granger si trovavano lì da circa un mese dopo che l'ordine li aveva salvati da un attacco di mangiamorte. All'inizio, l'idea di Hermione, era di obliviarli e mandarli lontano dall'Inghilterra ma la McGranitt aveva insistito affinché fossero rimasti con loro figlia in un momento così buio.
Harry voltò all'angolo che portava nella sala grande e dopo pochissimi passi, varcò la grande porta che conduceva all'interno. Vide le teste di tutti i presenti che si alzarono a guardarlo per qualche attimo per poi ritornare sul loro pasto. Si diresse verso il tavolo dei Griffondoro e si sedette accanto ad uno studente che immaginava dovesse iniziare il terzo anno. Non trovò i suoi amici ma era sicuro di riuscire a trovarli nei dormitori. Si mise sul piatto un po' di bacon e uova e prese un calice che riempì con del succo di zucca. Iniziò a mangiare ripensando ancora a tutto il macello che aveva in testa negli ultimi giorni. Non aveva notato però, che qualcuno lo stava fissando con uno sguardo indagatore.
Harry alzò gli occhi dal suo piatto e vide dall'altra parte della sala grande, due piccole sfere di ghiaccio che lo fissavano in silenzio. Rimasero così per un po' di tempo, finché Draco Malfoy si alzò dal suo posto per andarsene e Harry decise di seguirlo.
Appena uscito dalla sala grande vide Malfoy dirigersi verso le scale che portavano ai sotterranei, di sicuro, diretto alla sala comune dei Serpeverde.
"Fermo" Malfoy si fermò di scatto, giro la testa lentamente e arretro di qualche passo. Harry non capì chi fosse stato a parlare ma si nascose dietro una statua.
"Cosa vuoi Mallock?" chiese Malfoy. Endrew Mallock era un nato babbano Corvonero del quarto anno o meglio del quinto ormai, che aveva perso i suoi genitori per via dei mangiamorte all'inizio dell'estate.
"Sai bene cosa voglio Malfoy" disse lui avanzando nella luce e solo allora, Harry vide la sua bacchetta alzata contro il serpeverde. "Hai una bella faccia a ritornare qui dopo quello che hai fatto. Tutti sanno che hai ucciso Silente, la nostra ultima protezione, e alcuni di noi sono morti" dicendo questo, le sue labbra si strinsero e di conseguenza, strinse anche la presa che aveva sulla bacchetta.
"Non sono stato io" disse Draco tirando fuori la sua bacchetta ma Mallock fu più veloce di lui nel pronunciare un incantesimo.
"Crucio" Mallock lanciò la maledizione senza perdono in un secondo e in un altro Malfoy si trovava a terra, dimenandosi dal profondo dolore. È allora che Harry decise di intervenire
"Fermo!" urlò Harry "Expelliarmus"
La bacchetta di Mallock volò verso Harry che l'afferrò e tenne la sua dritta verso di lui.
"Vattene via Potter" Mallock era in piedi davanti a un Malfoy inerme e aveva una mano davanti a se come per dire, per favore non farmi del male. 'Codardo' pensò Harry.
"Vattene Mallock, non voglio vederti per quanto mi fai schifo in questo momento" avanzò verso di lui, poi girò la testa in direzione del biondo per indicarlo "Neanche a me sta a genio, ma lui non ha fatto niente. È stato Piton ad uccidere Silente!" concluse ritornando con gli occhi al corvonero.
"Non ho bisogno del tuo aiuto Potter" disse Malfoy, alzandosi a fatica in piedi. Harry riuscì a notare che era dimagrito e i suoi capelli non erano brillanti come gli altri anni; erano spenti.
"Taci" gli rispose Harry. Si voltò verso Mallock e gli ridò la bacchetta. Una volta fatto, gli puntò contro la sua e gli intimò di andarsene. Quest'ultimo lanciò un ultimo sguardo al biondo e si voltò per andarsene.
"Non ho bisogno del tuo aiuto Potter" ripeté Malfoy.
Harry mise la bacchetta a posto e si volto per andarsene ma l'altro lo fermò.
"Potter"lo richiamò"Non aspettarti che ti ringrazi e io non ti devo niente. Me la sarei cavata benissimo da solo" Harry gli lanciò un ultimo sguardo e se ne andò definitivamente.
Mentre saliva le scale, notò che molti dei quadri che ricoprivano i muri erano vuoti. Molti dicevano che nemmeno Hogwarts era più un posto sicuro dove stare. Voldemort diventava più forte ogni giorno che passava. Continuava a reclutare maghi e streghe da tutta l'Inghilterra e l'ordine temeva che aveva iniziato a reclutarne anche fuori da essa. Doveva farcela, perché Silente gli aveva affidato un compito e lui lo avrebbe portato a termine. Di questo almeno, era sicuro al cento percento.
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