venti

«Sei matto? Ti sei lanciato senza neanche pensarci!» esclamo, preoccupata. «Sapevo che mi avresti preso» dice a denti stretti, cercando di attutire il dolore provocato dai colpi inflitti dal fratello. «Selvig è...» cerco di spiegargli, ma lui mi ferma subito, dicendo: «Lo so, e se non lo libero dalla mia magia non so se riuscirà a risvegliarsi» non so dove si stia dirigendo, ma gli lascio il comando della navicella mentre mi alzo, leggermente sconvolta per quel grido che mi ha rivolto Thor. Bene, ora sì che le cose si fanno incasinate, cazzo. «Ma ci serve» ribatto, dato che il piano iniziale prevedeva che lui sarebbe rimasto nei paraggi del portale a controllare i parametri. «Vero, ma abbiamo un degno sostituto; sostituto che tra l'altro, l'ultima volta che ho lasciato morire un umano, si era pure incazzato parecchio» arrossisco leggermente. Lo lascia andare perché mi ero arrabbiata per Coulson? Davvero? «Ascoltami bene: adesso ti lascio in un edificio dove è previsto l'arrivo di un... rinforzo. Prendi un'altra navicella e torna dal Tesseract. Io cercherò di seminare la Vedova Nera» come avevo previsto, una volta che ne troviamo uno, si presentano poi tutti i nemici. Annuisco con serietà e gli auguro buona fortuna quando noto che sta abbassando la quota del nostro mezzo: ci divideremo di nuovo, ma spero di rivederlo presto. «Grazie, Mel. Mi fido di te» dice, facendomi perdere nei suoi occhi mentre tocco terra.

So che lo ha detto perché non vuole che mi capiti nulla, perché sa che posso adempiere al compito che mi ha affidato, ma... si fida? Loki, lo scettico per definizione, colui che scherza ogni volta che mi chiama partner o ogni volta che mi affibbia un soprannome ridicolo, il principino ribelle che vuole conquistare Midgard e che non gli importa di nient'altro, ha appena detto a me, una ragazza inesperta e cocciuta che ha conosciuto dieci giorni fa, che si fida?

Raggiunto l'edificio di fronte al quale sono stata lasciata, noto che è oltre ad essere invaso dai Chitauri, è pieno di reperti antichi e fossili, custoditi dietro teche di vetro più sottili ma simili a quelle della Tana di mio padre: le mie mani veloci recuperano una collana dorata e turchese come regalo per Tivan, che mi metto al collo ma proteggo sotto la mia tuta. Già che sono qui, perché non approfittarne? Se questi oggetti sono curati tanto attentamente significa che avranno un qualche valore.

Mentre mi guardo intorno, noto un piccolo particolare che prima, mentre conversavo con Loki per aggiornarci, non avevo notato: Stark ci inseguiva con dei piccoli dispositivi argentati. Le sue iniziali brillano alla luce del sole che filtra dalla vetrata del museo mentre sparo ai tre congegni che mi inseguivano, distruggendo poi i localizzatori con un coltello spesso. Ciò mi lascia dedurre che quello che mi ha detto Loki non era una semplice supposizione, ma si era accorto di questo stratagemma adottato dal terrestre. L'ultimo drone rimasto tenta di difendersi schivando due dei miei proiettili, ma fa il terribile errore di avvicinarsi troppo a me: con un gesto fulmineo lo prendo con la mano, tagliandomi malamente con una elica, e lo distruggo lanciandolo a terra e calpestandolo con forza. Questi giochetti mi fanno schifo, anche se servono semplicemente per monitorarci: che ci cerchi Iron Man in persona, come un vero bracconiere, senza nessun cagnolino che segue le tracce per lui.

Una volta sola e libera, cammino a passo svelto per le varie stanze, tutte dal tetto alto e le parete beige, in cerca di una navicella o una rappresaglia di Chitauri, non riuscendo però a trovare nessuna delle due. Intorno a me ci sono solamente statue, affreschi e teche di vetro contenenti vasi, pergamene o oggetti di vita quotidiana.

Le mie preghiere vengono esaudite quando vedo un enorme Leviatano volare dentro questo museo antico, disintegrando l'enorme vetrata che decorava la parete dell'ingresso. Solo poche volte ho potuto ammirare questi animali maestosi per la galassia, e per quanto siano incredibilmente belli e imponenti, è meglio non averci nulla a che fare: sono lunghi quasi un centinaio di metri, pesano circa 150 tonnellate e hanno quattro file di denti aguzzi lunghi quanto il mio avambraccio; predatori nomadi allevati e addomesticati proprio dai Chitauri, da qualche secolo li assistono in battaglia come basi mobili. Infatti, i loro fianchi sono traforati da enormi branchie che permettono agli animali di respirare ma anche di accogliere i loro piccoli durante la crescita: queste aperture vengono sfruttate anche per trasportare soldati Chitauri e scorte di lance o armature.

Il Leviatano, che pensavo vivo e giunto in soccorso dei pochi soldati rimasti da qualche parte qui dentro, in realtà si rivela essere stato ucciso, e quello che pensavo fosse il suo volo in realtà era la sua caduta rovinosa dentro il museo; sopra la sua nuca, gli Avengers mi si presentano nuovamente davanti. Sono solamente sei persone, eppure le vedo ovunque. Se non fosse che a Midgard la tecnologia è lontana anni luce, avrei scommesso che ognuno di loro avesse realizzato dei cloni di se stesso.

Questa volta, oltre al Dio del tuono, con il quale ormai ho una certa confidenza, mi imbatto nel vendicatore che più ammiro, ovvero l'incredibile Hulk: ma, prima che si concentrino su di me, Hulk mi lascia di stucco tirando un cazzotto ben assestato a Thor, il quale colpisce e infrange il muro di una parete, situata a qualche decina di metri da noi, tramortito e senza la possibilità di riconoscermi, o conciarmi per le feste.

Rimasti noi due, uno infuriato e selvaggio e l'altra preoccupata e sorpresa, mi metto in guardia. Le pistole contro di lui sono come sassolini lanciati contro uno squalo, perciò sfodero l'unica arma che mi può dare la sicurezza non di vincerlo, ma almeno di contrastarlo. Fleyra modella il proprio manico tra le mie mani tagliate e rovinate, macchiandosi di rosso anche se il combattimento non è ancora cominciato.

Il gigante verde copre la distanza che ci separa con un enorme balzo, schiantando i piedi di fronte a me e chiudendo le lunghe braccia dove mi trovo, per potermi afferrare: peccato per lui che riesco a schivarlo indietreggiando velocemente, per poi bloccare un suo pestone con Fleyra, la quale però stride dolorante, non riuscendo a reggere la forza sprigionata dalla larga pianta del piede di questo essere infermabile. Cerco di radunare tutto il potere che adesso riesco a convogliare dell'energia cosmica, ricordandomi anche tutte le sensazioni che avevo provato, e con un piccolo aiuto da parte dell'energia del Tesseract, riesco per la prima volta a padroneggiare l'abilità della spada di cambiare forma: come ha già fatto poco fa quando si era trasformata in arco, si divide in tanti pezzi e poi colma gli spazi vuoti con un materiale bianco ghiaccio, formando uno spadone molto simile alla leggendaria Gramr, spada ammazzadraghi di Sigfrido, eroe norreno di cui ho sempre ammirato le gesta, raccontate da mio padre quando ero piccola e non riuscivo a dormire.

Il mio nuovo giocattolo mortale blocca un pugno di Hulk, il quale si ritrae confuso dall'impatto così forte con l'arma.

Okay, forse così ho una possibilità.

Fendo in aria la pesante ma doppia lama, cercando di colpire Hulk senza però perdere la mia percezione dello spazio e il mio equilibrio, ricordando le lezioni di Hilde. Il vendicatore cerca di afferrarmi una caviglia venendomi addosso, ma io carico la spada dietro di me, facendole compiere una traiettoria originale: prima, sfrutto al meglio la sua lunghezza per aiutarmi con lo slancio, come se volessi tagliargli via una mano, poi a mezz'aria cambio presa e direziono la punta della lama verso il terreno, condannando l'avambraccio di Hulk e impalandolo. Mentre il gigante cerca di togliersi lo spadone dall'avambraccio, il quale è trapassato da parte a parte dalla lama ed è incastrato nel pavimento, io faccio scattare lo sgancio rapido e conficco un pugnale sulla sua nuca, cercando di affondare quanto possibile tra quei muscoli duri come acciaio. L'urlo che esce dalla sua bocca è acuto e fortissimo, e mio malgrado gli dona la carica per prendere Fleyra dal manico, sfilarla e agitarla in aria.

Merda!

Aspetto che lui abbia terminato questo spettacolo cercando di rimanere attaccata al pugnale, che poi estraggo per puntare da un'altra parte, trafiggendo la spalla che teneva la mia spada. Il fragore è quasi più rumoroso dell'urlo di Hulk quando Fleyra cade a terra, quindi procedo alla fuga, dato che il gigante è immobile e dolorante, e scendo dalla montagna verde in fretta e furia, pestandogli una guancia e scivolando tra le sue enormi braccia, per poi prendere Fleyra, la quale nel frattempo è tornata la solita spada scura che conosco. Nell'istante in cui mi piego per afferrare il manico, che sembra chiedere il mio soccorso, sento il rumore di un grande squarcio e un improvviso freddo nella parte sinistra del mio corpo, ma obbligo la mia mente a non pensare a nulla e continuo a correre verso l'ingresso del museo, passando sotto la pinna del Leviatano e cercando di seminare le mie tracce all'Avenger, il quale tuttavia non prova nemmeno a seguirmi: come se il combattimento contro di me fosse stato un errore di sistema, torna a essere la macchina distruttrice di prima e corre verso una stanza del museo, probabilmente in cerca dei pochi Chitauri all'interno dello stabile, mentre le ferite che gli ho procurato si cicatrizzano alla velocità della luce. Io mi soffermo sotto la seconda pinna della carcassa e cerco di riprendere fiato, mettendo Fleyra al sicuro.

Sant'iddio, ho appena combattuto contro un Avenger, il più forte a mio parere, e non sono morta.

Non sono morta! E tutto grazie a Fleyra, che mi ha protetta alla grande.

Lo squarcio che avevo sentito, come immaginavo, purtroppo non era dei pantaloni di Hulk, o del mio equipaggiamento: la bella tuta in kevlar nera è stata strappata dall'ascella alla mia anca, rivelando la mia povera pelle attraversata da cinque solchi rosso vino. Okay, forse me la sarei potuta cavare meglio.

Osservo le unghiate lasciate da Hulk, che mi hanno attraversato di striscio, fortunatamente senza intaccare nessun organo interno, cercando di stimare quanto tempo ci voglia al mio corpo per rigenerare una ferita del genere: rido amaramente quando osservo parti delle mie costole spuntare dalla carne viva, mentre il resto della mia tuta si colora del mio sangue. Devo andare alla Stark Tower, devo andare da Loki, devo...

No, non ce la faccio. Devo accasciarmi qui.

Padre... Devo avvisarlo. Forse sono già passate 50 ore solari dal mio ultimo messaggio, forse no.

Ma devo avvisarlo, altrimenti si preoccuperebbe e mi verrebbe a riprendere.

Non sapevo fosse così difficile respirare.

Il sangue non mi fa effetto, scorre come acqua di montagna, freddo e continuo, sulla mia gamba, ma inizia a girarmi la testa prepotentemente.

Forse il Leviatano in realtà sta volando, perché mi sento sballottolare.

Riesco a scrivere solo "sto bene", ma devo premere invio.

Non sapevo fosse così difficile anche muovere la mano.

Cazzo, vero. Ho uno shot di adrenalina in tasca, potrebbe aiutare.

Sto svenendo?

No, Lena, no.

Tira fuori 'sta cazzo di adrenalina.

Non fare cazzate!

No, non me lo posso permettere...

Lena?

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