dieci
Durante il viaggio per Midgard mi ero preparata a tutto: a dormire sul pavimento freddo dell'astronave di Loki, a convivere con lui dentro una tenda, pure a dovermi arrampicare sugli alberi e legarmici per poter dormire al sicuro, lontana dai predatori.
Sono felice di essere venuta quaggiù senza aspettative, dato che sto subendo il trattamento di una celebrità: anche se Loki mangia controvoglia, io divoro con gusto l'arrosto di coniglio, chiedendo altre due porzioni alla signora, di cui mi sono già dimenticata il nome, alzando la ciotola. Il vino con cui ci ha serviti il pasto è delizioso, anche se un po' forte rispetto alle mie preferenze, ma scolo mezza bottiglia da sola mentre mi rifocillo a dovere. Il Dio dell'inganno conversa poco con la signora e per nulla con me, probabilmente con la mente impegnata a ricordare le sontuose cene di Asgard a base delle carni più prelibate e insaporite.
Dopo aver ringraziato per la cena ed essere tornati in camera, mi faccio una velocissima doccia bollente giusto per poter indossare dei vestiti puliti, e quando esco dal bagno accompagnata da una coltre di vapore, guardo sottecchi Loki, che si è sdraiato occupando metà letto. «Potresti farti una doccia? Puzzi di Chitauro e non voglio che contagi il materasso» lui ride e sbadiglia, guardandomi con due occhi che, seppur del colore del ghiaccio, scioglierebbero chiunque.
Devo ricordarmi le parole di Hilde: devo concentrarmi. E non mi sto concentrando per niente.
«Vuoi un video?» mi chiede quando si alza e copre la distanza tra il letto e il bagno in poche falcate. «No, aggiungilo pure alla tua collezione privata» sogghigna accarezzandomi la spalla come per dire "buona questa", per poi chiudere la porta del bagno e azionare l'acqua della doccia. Io batto un po' le mani sulle coperte, per poi stirarle leggermente con i palmi e infilarmici dentro; prendo il mio cuscino e lo appallottolo, cosa che adoro fare per sentirmi avvolta dall'imbottitura, e mando un aggiornamento veloce a mio padre, descrivendogli brevemente la situazione e ribadendo che sto bene e so badare a me stessa. Anche se ha chiesto un aggiornamento ogni due giorni, so che probabilmente salterò qualche scadenza, visto che mi scordo di queste cose, perciò lo tempesto di messaggi finché ho tempo.
Dopo qualche minuto, vedo uscire Loki con una maglietta a maniche corte fin troppo stretta, che lo copre fino a metà ombelico, un paio di pantaloni piuttosto larghi e i capelli umidi dal vapore, il quale entra caldo in camera e mi fa notare che neanche lui fa la doccia a una temperatura normale.
Gli addominali minacciano di strappare il tessuto blando della t-shirt quando si piega e si fa largo nella sua parte di letto, le maniche che minacciano di fermare la circolazione delle sue braccia, decorate da alcune cicatrici. «Non hai freddo?» mi chiede, giudicando le coperte troppo fini per poter scaldare i nostri animi glaciali. Anche se la mia presunzione mi farebbe scuotere la testa e dare la schiena al Dio dell'inganno, metto da parte la bambina che c'è in me e ammetto che preferirei stare più al caldo; i Giganti di ghiaccio sopportano molto bene il freddo, solo che la sensazione che si prova è strana, leggera abbastanza da permetterti di ignorarla, ma noiosa a tal punto che, soprattutto se sei un incrocio come la sottoscritta, vorresti non provarla per troppo tempo. In più, se proprio devo stare al freddo preferisco non avere queste coperte, piuttosto che fare finta di coprirmi: insomma, o sto al calduccio sotto un piumone, o dormo fuori dal motel. Le vie di mezzo non mi appassionano.
Loki agita leggermente le dita d'una mano e la stanza inizia impercettibilmente a scaldarsi: vedo il vecchio termosifone diventare giallastro, prova che lo sta portando allo stremo ma che esso sta resistendo meglio del previsto. «Come mai questi vestiti?» gli chiedo nascondendo un sorriso divertito; «Oh, prego! Sapevo che avresti apprezzato il calore che sprigiona la mia magia. Comunque avevo chiesto dei vestiti per dormire alla proprietaria, dato che non posso materializzare tutto il mio armadio di Asgard. Queste erano le uniche cose che aveva» ridacchio, leggermente nervosa.
Ho passato un bel po' di tempo con Loki da quando è entrato nella Tana del Collezionista, e se potessi basare la realtà esclusivamente sulle mie opinioni, mi fiderei di lui. Eppure il suo nome è letteralmente "Dio dell'inganno", tutti lo reputano subdolo, manipolatore e vigliacco, perciò dormire di fianco a lui, a dieci centimetri di distanza, non è l'idea più allettante che mi si sia presentata davanti. Dovrei dare retta alla storia, che rimarca perfettamente il motivo del suo appellativo, o alla mia esperienza al suo fianco, a questo preciso momento in cui siamo solo io e lui sperduti in una locanda a Stoccolma?
«Non riesci a dormire?» mi chiede Loki con voce fioca e gli occhi chiusi. Sta cercando di dormire, ma evidentemente le mie emozioni sono talmente forti da permettergli di percepirle. O stronzate simili... Non ne ho idea, non avendo mai incontrato un dio.
«Ho tante cose a cui pensare» mento, girandomi e fissando il comodino, su cui è appoggiato un'abat-jour dalla lampadina rotta e un foglio con su scritto il numero di telefono da chiamare in caso di emergenze. «Se vuoi posso chiedere un'altra stanza, o un altro letto» le parole che pronuncia sono troppo stucchevoli, e schiocco la lingua disgustata. «Non indaffararti troppo per farmi da padre, non ne ho bisogno. Sono qui per una missione, non per un pigiama party o una vacanza in montagna» lui sbuffa divertito, per poi sistemarsi sul materasso; i fruscii deboli sembrano accarezzare le mie orecchie. «Mel, devo farti da padre. È l'unica cosa che tuo padre mi ha chiesto di fare. E poi, non affronterò una missione con una compagna insonne» costringo la mia bocca a non sorridere, perché non riesco a capire come mai tutti lo definiscono uno degli individui più meschini del mondo quando con me è così.
Okay che mio padre lo ha praticamente minacciato di farmi tornare incolume, okay che giustamente devo riposare per non creare problemi durante la sua missione, okay che il mio compito è semplice ma deve essere completato con efficienza e concentrazione, ma Loki si sta comportando pur sempre in modo troppo premuroso.
Che mi veda come un essere debole? Potrebbe darsi, dato che per quasi tutti gli abitanti di Ovunque sono solo una ragazzina irresponsabile e viziata.
«Allora, dormirai?» insiste Loki, e io leggermente irritata, gli rispondo, girando la testa e guardandolo con la coda dell'occhio: «Ovvio che no, finché continuerai a blaterare!» lui mi dà una piccola spinta sulla spalla, come se fossimo amici da anni. «Sarà meglio per te che tu ti faccia una bella dormita. Domani, prima che io parta per il New Mexico, ti spiegherò il piano per filo e per segno: se ti dimenticherai anche solo un singolo dettaglio ti trasformerò in una stupida pietra da mettere nella collezione di tuo padre» spiritoso, il Dio.
«Almeno potrò stare con lui per sempre, e non avrò il desiderio di scappare» mormoro tra me e me, consapevole della contraddizione della mia volontà. «Gli vuoi talmente tanto bene da preferire di essere rinchiusa in una teca senza una coscienza, giusto per stargli vicino? Non avevi detto che non saresti mai diventata un topo da biblioteca?» mi chiede Loki, che ha sentito il mio mormorio e che ha il tono di voce visibilmente confuso. «Non è solamente mio padre. Quello che provo è un affetto ancora più profondo... Per lui farei di tutto, sacrificherei ogni cosa, in particolar modo me stessa» lui tira su le coperte per entrambi, coprendomi fino sotto il mento, per poi aggiungere:«Però ti sei buttata a capofitto in un viaggio lontanissimo da lui, senza ripensamenti» annuisco, anche se non so se mi sta guardando. «Sono in perenne conflitto tra la voglia di assisterlo e diventare come lui e il desiderio di scoprire chi io sono veramente senza di lui» Loki finisce la conversazione bruscamente, forse perché non riesce a capire il legame che c'è tra me e mio padre, o forse perché vuole davvero dormire e si è stufato di sentirmi lamentare. «Tu sai già qual è la parte che ha ragione, la parte che vincerà quel conflitto. E sarà meglio per te che lo faccia davvero, perché altrimenti non varrai mai nulla come persona».
Ha ragione.
Saranno state le parole di Loki, sarà stato il calore della stanza, ma quando mi sono svegliata mi sentivo come nuova. Ero riposata, carica e pronta per capire il mio ruolo attivo nella missione; mentre facevamo colazione e il principe conversava con l'accogliente signora, che a quanto pare insisteva nel farci fare un tour dell'allevamento del marito, io controllavo sul bracciale elettronico qualche notizia sull'America, uno dei sei continenti che dividono i territori di Midgard, e soprattutto qualche notizia sulle persone che il principino di Asgard vuole affrontare.
Vorrei dire che leggendo dello S.H.I.E.L.D. mi era passata la fame, ma da mio padre ho conosciuto persone e visto scene ben peggiori. Però, devo ammettere che un po' di brividi mi sono saliti sulla schiena.
Avevo ragione quando dicevo che il Tesseract era custodito gelosamente, dato che a quanto pare il suo custode è nientepopodimeno che Nicholas Joseph Fury, un agente segreto, abile in qualsiasi tipo di combattimento, direttore dello S.H.I.E.L.D.. Oltre a saper maneggiare qualsiasi tipo di arma esistente su qualsiasi pianeta che abbia mai provato a entrare in contatto con Midgard, ha una longevità fuori dal comune e un'abilità da spia fenomenale. Insomma, io non voglio averci a che fare. Fortunatamente, da quanto ho capito io resterò qui al sicuro mentre lui ruberà l'arma.
Infatti, dopo aver lasciato la signora a sparecchiare la tavola, l'ho guardato preparare il portale per raggiungere il magazzino in cui lo scienziato Erik Selvig, come mi ha spiegato prima Loki, sta facendo degli esperimenti sul Tesseract.
Mentre si aiuta con uno scettro di stupenda fattura, che sprigiona un potere incredibile, ad aprire un varco abbastanza grande da poter passare, sento un formicolio prepotente scuotermi le interiora, segno di quanto tutte le forme di energia siano profondamente connesse le une alle altre. «Tornerò presto. Tu nel frattempo raduna le nostre cose, allenati e tieniti pronta a qualsiasi cosa. Molto probabilmente, appena arrivati dovremo ripartire subito, perciò se lasci qualcosa qui non torneremo a prenderlo» mi dice solamente il Dio prima di doversi concentrare al massimo per aprire il portale.
Sono felice di poter avere del tempo da sola, anche se non so quanto: mi conviene prima fare tutte le cose che mi ha detto Loki, e poi chiamare Hilde. Devo dirle che non sono al Dracona non perché sono in punizione, ma perché la punizione me la sono scelta io. Sebbene per ora sembri tutto meno che quello, stiamo pur sempre per scatenare una guerra contro il popolo di un intero pianeta, e ho paura che giustificarmi con "sono stata pagata per farlo" quando ci cattureranno, non mi assicurerà un trattamento di favore. Fortunatamente sono abituata a queste cose, e i Nova Corps sono molto più bastardi dei terrestri.
Io sono già pronta a girarmi e andarmene senza aspettare che il portale si chiuda, ma Loki prima di varcare la soglia dell'ellisse eterea mi afferra per il polso, rassicurandomi: «Aspettami qui e non ti verrà torto un capello, Mel. Te lo giuro sul mio futuro trono» gli sorrido dolcemente, perché ormai sto cominciando a capire com'è fatto e capisco che la promessa che mi ha fatto verrà mantenuta. Anche se resisto bene alle temperatura, le sue parole mi scaldano il cuore e mi fanno muovere l'altra mano per salutarlo, cercando di augurargli "buona fortuna" con il pensiero.
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