Greta
La maestra era entrata quella mattina nella mia classe, la terza C alle elementari, e teneva per mano una nuova bambina, teneva gli occhi bassi e non sorrideva. La maestra l'aveva presentata a me e ai miei compagni come "Judith". Era un bel nome.
Judith si era seduta in prima fila vicina a Tommaso. Tommaso era in prima fila perché non stava mai zitto, e trattava male tutti. Durante l'intervallo la maestra era uscita, e tutti si erano allontanati da Judith. Tommaso diceva a tutti che era sporca e puzzava. A me non sembrava sporca e non sentivo puzza, però mi vergognavo ad avvicinarmi a lei, sembrava che non volesse parlare con nessuno. Era una bella bambina, sembrava più grande, doveva avere nove o dieci anni. Prima della fine dell'intervallo la maestra era tornata e si era avvicinata a Judith che non parlava. Quando la campanella suonò tutti tornarono a sedersi e dimenticai per un po' la nuova bambina. A mensa però si sedette di nuovo da sola. Io ero al mio solito tavolo con lei mie amiche. Loro ridevano, io continuavo a guardare Judith. Era tutta sola. Mi sembrava davvero molto triste. Presi il mio vassoio e la raggiunsi, non mi piaceva vedere le persone tristi.
«ciao sono Greta» mi presentai «tu ti chiami Judith? È un bel nome»
Finalmente alzò lo sguardo, annuì e sorrise «anche Greta è un bel nome»
Sorrisi anche io «sembri simpatica» per un po' ci fu silenzio, tutte e due mangiavamo senza sapere cosa dire. Le guardai la testa «mi piacciono i tuoi capelli» aveva i capelli riccissimi stretti in piccole treccine. E comunque vista da vicino non sembrava sporca e non puzzava affatto.
«grazie, le trecce me le ha fatte la mia mamma, se vuoi un giorno le chiedo se le fa anche a te»
Che bello! Passai una mano tra i miei capelli biondi: sì mi sarebbe piaciuto avere le treccine.
Chiacchierammo per un po'. Avevamo molte cose in comune: lo stesso colore preferito, guardavamo gli stessi cartoni, ci piacevano le stesse canzoni.
Dopo il pranzo la maestra ci portò in giardino, c'era un bel sole e faceva caldo.
Andammo a sederci sotto un albero. Qualche minuto dopo ci raggiunse Tommaso.
Mi guardò male «Greta perché stai con lei? Non vedi che è sporca?»
Guardai la mia nuova amica «non mi sembra sporca, e i suoi vestiti profumano di fiori».
Tommaso indicò il volto di Judith «ha la pelle nera, mio papà dice che quelli come lei sono sporchi e non dovrebbero venire a disturbare noi. Quelli come lei sono cattivi».
La guardai di nuovo e sorrisi «a me non sembra cattiva, anzi a me sta molto simpatica. Ha solo la pelle più scura della mia. La mia mamma e il mio papà mi hanno detto che quando una persona ha la pelle più scura è perché è nata in un posto lontano da qua e pieno di sole, ma questo non vuol dire che siano persone cattive».
Tommaso non sapeva cosa dire, si limitò ad alzare le spalle e se ne andò.
Judith era rimasta in silenzio. Quando alzò gli occhi notai che stava piangendo.
«grazie per avermi difesa» mi disse.
« ho solo detto quello che pensavo».
Rimasi in silenzio per un po'. Poi presi coraggio e le chiesi «sei nata qui in italia?». Scosse la testa «io sono nata in Scozia, ma la mia mamma e il mio papà sono africani». Sorrisi. Mi piaceva l'Africa, avevo visto delle foto una volta con il mio papà e tanti documentari con gli animali alla tv. «mi piacerebbe andare in Africa un giorno, quando sarò grande» dissi.
Judith sorrise «anche io, non ci sono mai stata» mi strinse la mano «ci andremo quando saremo grandi, insieme. Okay?»
«promesso».
Sono passati vent'anni da quel momento e io Judith non so dove sia in questo momento. Finite le elementari, è dovuta tornare in Scozia e ci siamo perse di vista. Chissà se lei l'ha visitata l'Africa. Io non ancora, ma un giorno lo farò e penserò a lei.
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