LA PROFEZIA: CARLO MARIA, MICHAEL E ALESSANDRO
L'acqua filtrava dalla finestra, gocce pesanti come lacrime che scivolavano sul volto del lupo Demian, disteso in un sogno di tenebre senza fine. Il veleno del ragno, oscuro e vischioso, si avvinghiava lentamente al suo corpo, una morsa d'oblio che minacciava di trascinarlo via. La stanza era immersa in un silenzio irreale, rotto solo dal ritmo regolare della pioggia e dai respiri affannosi del lupo.
Belladonna si inginocchiò accanto a lui, il cuore colmo di angoscia. Le sue dita tremanti accarezzarono il muso del lupo, cercando disperatamente di risvegliarlo. "Non lasciarmi, Demian. Non ora." La sua voce era un sussurro carico di dolore, mentre una lacrima solitaria scivolava lungo il suo volto.
Con un impeto disperato, si alzò e corse verso lo scaffale. Prese un antico mortaio e cominciò a mescolare febbrilmente le erbe che conosceva essere antidoti potenti: arnica, timo e valeriana. A queste aggiunse alcune gocce di una sostanza preziosa: la bava di Demian, raccolta tempo addietro e conservata in un'ampolla. Ogni gesto era carico di amore e disperazione, un legame tra lei e il lupo che il destino sembrava voler spezzare.
Mentre lavorava, la voce esitante della principessa spezzò il silenzio. "Posso chiedervi una cosa, Belladonna? Perché vi odiano tutti quanti?"
Belladonna sollevò lo sguardo per un istante, il volto segnato dalla tensione. "Perché sono diversa," rispose, accennando un sorriso amaro. "E perché sono una donna. La diversità spaventa, Altezza. E ciò che spaventa, si cerca di distruggerlo."
La principessa osservò Belladonna, colpita dalla sincerità delle sue parole. "Diversa, forse. Ma io vi trovo meravigliosa." Accarezzò delicatamente il muso del lupo, fissando con occhi pieni di fiducia la guaritrice che le aveva salvato la vita.
Belladonna tornò al suo lavoro. Quando il rimedio fu pronto, si inginocchiò accanto a Demian. Con una mano tremante, aprì delicatamente la sua mascella e, usando una siringa di vetro scintillante, iniettò il preparato nel corpo del lupo. "Non lasciarmi, mio principe," mormorò, la voce spezzata dall'emozione.
Mentre vegliava su di lui, un vento freddo si insinuò nella stanza. La finestra si spalancò, e la pioggia sembrò fermarsi per un istante. Dall'oscurità emerse una figura maestosa, avvolta in un mantello di ombre. La sua presenza riempì la stanza con un'aura di potere antico.
"Mia stirpe adorata," esclamò la figura, la sua voce profonda e melodiosa. "Mi aspettavi, vero?"
Belladonna si alzò lentamente, il cuore che batteva forte. "Geneviève," sussurrò, riconoscendo immediatamente la donna che aveva visto nelle sue visioni.
Geneviève si chinò sul lupo, il suo mantello scuro sembrava avvolgerlo con una delicatezza inaspettata. Accarezzò il muso di Demian, il suo tocco carico di amore e potere. "Tua nonna aveva un animo troppo rancoroso verso la dinastia sabauda," disse con tono solenne, il volto che si illuminava di un sorriso enigmatico. "Ma tu, Belladonna... tu hai capito la sottile differenza tra il potere, l'odio e l'amore. Ed è per questo che sei tu la prescelta per proteggere il principe lupo e i due giovani che plasmeranno il destino della dinastia."
Belladonna abbassò lo sguardo, combattuta. "E come posso farlo?" chiese, la voce tremante. "Cosa devo fare per proteggere ciò che amate?"
Geneviève si avvicinò, i suoi occhi brillavano di saggezza e autorità. "Devi forgiare due ciondoli," disse con una fermezza che non ammetteva replica. "Nei libri di tua nonna troverai il modo. Usa ciò che hai imparato, il tuo sapere, la tua arte. Falli con le tue mani, perché dovranno contenere una parte di te."
Belladonna annuì lentamente, assimilando ogni parola. "E il terzo? Matilde lo possiede già..."
Geneviève sorrise, un sorriso oscuro e affascinante. "Esatto. Lascia che lo tenga. Deve credere di avere il controllo. Solo così la sua malvagità sarà guidata verso ciò che è necessario. Lei è una pedina indispensabile in questo gioco, Belladonna. Non cercare di cambiarla."
Belladonna si irrigidì. "Matilde... lei è pericolosa."
"Sì," rispose Geneviève, il suo tono morbido e spietato. "Ma la grande malvagità può essere un'arma, se guidata dalla mano giusta. Lei non sarà mai regina, Belladonna. Il suo compito è dare alla luce i futuri figli che cambieranno il corso della storia. Carlo Maria e Alessandro. La loro forza e il loro sangue sono il fulcro di ciò che deve venire."
Belladonna rimase immobile, colpita dal peso di quelle parole. "E Filippo Andrea?"
Geneviève fissò lo sguardo su di lei, la sua voce ora era un sussurro carico di potere. "Filippo Andrea vorrà donare i ciondoli. Ma tu lo fermerai. E sarai tu stessa a donarli. Li consegnerai a un giovane straniero, un'anima tormentata che sogna sulle scogliere dell'oceano. Quel giovane sarà il legame con il predestinato. Anche l'amore del predestinato per lui è già scritto, Belladonna. Sarà un amore che salverà tutto."
Belladonna sentì un fremito lungo la schiena. "Un giovane straniero... e l'amore del predestinato? Sono questi i fili che devo tessere?"
"Sì," rispose Geneviève, con un sorriso carico di mistero. "Ricorda: usa Matilde, usa la sua oscurità. Non sottovalutare il male che può compiere, perché sarà proprio quel male a guidare la luce."
Geneviève si avvicinò ancora di più, il suo volto a un soffio da quello di Belladonna. "Guarda nei suoi occhi, Belladonna. Quando Demian si risveglierà, vedrai riflessi i volti del futuro: non il mio principe, ma i due giovani. Saranno loro, insieme al giovane straniero, a scrivere il destino della dinastia. E tu sarai la loro guida, l'ombra che veglia su di loro."
Con queste parole, la figura si dissolse lentamente nell'oscurità. Belladonna guardò Demian, disteso e immobile. "Non ti perderò, mio principe," mormorò. "Non ti perderò."
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