L'ULTIMO RITO
E' consigliata la lettura dal capitolo 71 al capitolo 79 di " Ho detto amore "
Gli anni della formazione di Alessandro e Michael
Negli anni che seguirono, Alessandro e Michael vissero immersi nell'atmosfera surreale e misteriosa della dimora di Belladonna. Ogni giorno era una lezione di vita e conoscenza, ogni notte una riflessione sotto il cielo stellato. Il tempo sembrava sospeso, eppure entrambi avvertivano una sensazione inquietante: un velo sottile che oscurava il confine tra sogno e realtà. Belladonna li guidava con fermezza, senza mai svelare troppo. Non spiegava chi fossero, perché si trovassero lì, e soprattutto, mai un accenno a Matilde o al ruolo dei ciondoli.
Lezioni di medicina e chirurgia
Alessandro trascorreva le sue giornate nel laboratorio di Belladonna, immerso nello studio delle erbe, delle diagnosi e delle tecniche chirurgiche del tempo. La stanza, piena di antichi tomi, strumenti metallici, mortai e ampolle scintillanti, odorava di alcool distillato e di erbe curative come salvia, timo e menta. Belladonna non risparmiava dettagli, spiegandogli ogni aspetto della pratica medica.
Una mattina, mentre lavoravano fianco a fianco, Belladonna lo condusse davanti a un tavolo dove un pezzo di carne animale era appoggiato, pronto per una lezione di sutura. "Oggi imparerai a chiudere una ferita," disse, porgendogli ago e filo di seta. "Le suture possono salvare vite, ma richiedono precisione. Troppa tensione e la pelle si lacera; troppo poca e la ferita si infetta."
Alessandro annuì, osservando Belladonna che dimostrava il movimento fluido con l'ago. "Segui la linea del taglio," spiegò, "e ricordati di disinfettare sempre con spirito di vino o aceto prima di iniziare."
Dopo diversi tentativi, Belladonna osservò con soddisfazione il lavoro di Alessandro. "Sei bravo," disse. "Hai mani ferme. Questo dono ti servirà un giorno, quando dovrai operare per salvare una vita."
Un'altra volta, lo condusse nel piccolo cortile dietro la dimora, dove aveva posizionato un manichino di legno con organi ricostruiti con materiali naturali. "Questa è un'operazione di emergenza," disse con tono fermo. "Immagina che un soldato sia stato ferito al ventre. Devi essere rapido: individuare la ferita, rimuovere eventuali oggetti estranei e suturare prima che perda troppo sangue."
In seguito, lo portò accanto a una grande finestra che dava sul giardino. Sul davanzale, una serie di erbe rare erano disposte con ordine. "Guarda queste piante," disse, indicando con un dito nodoso. "L'issopo, per esempio, purifica i polmoni. La digitale regola il battito del cuore, ma solo se usata con cautela. E questa," prese un fiore dalla corolla rosso scarlatto, "è la belladonna. La conosci già, ma non sottovalutarla mai. Una dose minima può alleviare un dolore insopportabile; una goccia di troppo, invece, può portare alla morte."
Alessandro osservava, assorto. Ogni parola di Belladonna era incisa nella sua mente. "Quindi la medicina non è solo curare, ma bilanciare la vita e la morte?"
Belladonna gli sorrise appena. "Esatto. E tu devi imparare a riconoscere quando è il momento di rischiare tutto per salvare una vita."
Una sera, Belladonna gli mostrò un cuore umano conservato in un barattolo di vetro. "Osservalo bene," disse. "Il cuore non è solo un muscolo. È il centro della vita. Quando batte in modo irregolare, come puoi rimediare?"
Alessandro esitò, riflettendo. "Forse... con la digitale? Per regolarizzare il battito?"
Belladonna annuì. "Bravo. Ma non è sempre sufficiente. A volte, devi intervenire con un salasso o una piccola scarica elettrica. Te lo mostrerò, ma non ora. Ogni cosa a suo tempo."
Tecniche mediche e malattie reali
Le lezioni di Alessandro non si limitavano alle erbe. Belladonna gli insegnò a diagnosticare malattie osservando i sintomi più sottili. "Guarda la pelle," diceva, indicando un disegno dettagliato. "Se è pallida e lucida, potrebbe essere anemia. Se è secca e squamosa, potresti avere a che fare con carenze vitaminiche o infezioni."
Gli insegnò anche a riconoscere la malattia dei sovrani, l'emofilia. "Questa malattia rende il sangue incapace di coagulare," spiegava, mostrandogli un antico manoscritto che descriveva i sintomi. "Non c'è cura, ma puoi alleviare i dolori e prevenire le emorragie con impacchi di erbe e una dieta ricca di ferro. E ricorda: mai sottoporre un emofilico a operazioni chirurgiche inutili."Mentre Alessandro praticava, Belladonna gli spiegava le tecniche base della chirurgia dell'epoca, come l'amputazione di arti, la rimozione di pallottole e il trattamento delle emorragie. "Per un'amputazione," disse, mostrandogli una sega chirurgica, "devi agire velocemente e con precisione. Usa un laccio emostatico per fermare il flusso di sangue, e poi chiudi il moncone con catrame o ferro caldo per evitare infezioni."
Un giorno, Belladonna gli mostrò una testa di pecora, conservata appositamente per le lezioni di anatomia. "Guarda attentamente," disse, indicando il cranio. "La chirurgia del cranio è rarissima, ma a volte necessaria. Se un paziente cade e sviluppa un ematoma, devi praticare un foro nel cranio per alleviare la pressione. Questa tecnica si chiama trapanazione, ed è usata solo nei casi più disperati."
Alessandro osservava, affascinato e al tempo stesso terrorizzato, mentre Belladonna eseguiva il procedimento con uno strumento primitivo ma efficace. "Ricorda," aggiunse, "che ogni intervento chirurgico comporta un rischio altissimo. Devi valutare attentamente se il paziente può sopravvivere all'operazione o se è meglio cercare un'altra strada."
Belladonna gli insegnò anche come trattare fratture ossee. "Per le fratture," spiegava, "devi immobilizzare l'osso con stecche di legno e fasce di lino. Se l'osso è esposto, devi prima disinfettarlo e poi ricomporlo con delicatezza."
Gli parlò delle infezioni post-operatorie, insegnandogli a riconoscere i segni di gangrena e spiegandogli l'uso di impacchi di miele e carbone per prevenirle. "Il carbone," disse, "assorbe le impurità, mentre il miele protegge la ferita dai batteri. Sono i migliori alleati del chirurgo."
Michael e il disegno
Michael, d'altra parte, passava le sue giornate in una stanza luminosa, dove Belladonna aveva disposto quaderni e colori. Fin dal primo giorno, aveva notato la sua innata capacità di catturare dettagli con precisione. Un pomeriggio, gli chiese di disegnare una mano umana. Michael prese la matita e iniziò a tracciare le linee delicate delle dita, osservando attentamente un modello in gesso.
Belladonna si avvicinò e osservò il suo lavoro. "Hai un talento straordinario," disse. "Ma voglio che il tuo disegno sia più di un semplice studio. Deve diventare un manuale per chi non può vedere. Ogni linea, ogni dettaglio, deve raccontare qualcosa."
Gli porse un cuore umano conservato in una soluzione alcolica. "Disegna questo," ordinò, sedendosi accanto a lui. "Mostra ogni vena, ogni arteria. Alessandro avrà bisogno di questi disegni per spiegare il corpo umano ai suoi pazienti."
Michael lavorava per ore, concentrandosi su ogni dettaglio, mentre Belladonna gli spiegava i termini medici e le funzioni di ogni parte del corpo. "L'atrio," diceva, indicando un punto sul cuore, "è la camera di raccolta del sangue. Quando disegni, evidenzia i vasi principali: l'aorta, la vena cava. Devono essere chiari, così che anche chi non è un medico possa capirne l'importanza."
Le parole non dette
Quella sera, seduti davanti al fuoco, Alessandro e Michael parlarono dei loro progressi e di ciò che li turbava.
"È incredibile quanto stiamo imparando," disse Alessandro, guardando le sue mani. "Ma a volte mi chiedo... cosa succederà quando lasceremo questo posto? Ricorderemo tutto?"
Michael, con un sorriso incerto, aggiunse: "Io non so nemmeno come siamo arrivati qui. È tutto così strano, come un sogno."
Belladonna, seduta accanto a loro, ascoltava in silenzio. Alla fine, parlò, la sua voce calma ma carica di significato. "Ci sono cose che, per il bene di tutti, devono essere dimenticate. Ma ciò che avete imparato rimarrà con voi. Non nei vostri ricordi, forse, ma nelle vostre mani, nei vostri occhi, nei vostri cuori. Sarà parte di voi, anche se non ne sarete consapevoli."
Alessandro annuì lentamente, anche se il dubbio continuava a tormentarlo. "Un giorno, saprò chi sono davvero?"
Belladonna sorrise, un sorriso enigmatico che non rivelava nulla. "Forse. Ma non è importante chi sei stato. È importante chi diventerai. E io credo in entrambi."
L'incontro con Matilde
Nonostante il loro isolamento, Alessandro e Michael avevano momenti di contatto con la corte. Matilde, ora una giovane donna affascinante e dal carattere imprevedibile, era spesso in compagnia di Belladonna. Belladonna sapeva che il loro incontro con Matilde era inevitabile, ma aveva preparato i ragazzi con cura, avvertendoli di non lasciar trapelare nulla del loro legame con lei.
Una mattina, Matilde si avvicinò ai due giovani mentre erano seduti in giardino. Alessandro stava leggendo un testo di medicina, e Michael disegnava un intricato ritratto del lupo Demian accanto a una fontana. Matilde, con il suo sorriso enigmatico, li osservò per un momento prima di parlare.
"Siete davvero curiosi, voi due," disse, piegando la testa leggermente da un lato. "Sempre così occupati. Che rapporto avete con Belladonna?"
Alessandro rispose con calma, senza alzare gli occhi dal libro. "Siamo suoi cugini, venuti da lontano per imparare. Lei è... una mentore eccezionale."
Matilde si avvicinò, afferrando il disegno di Michael con delicatezza. "E tu? Disegni sempre. Perché non fai un ritratto di me?"
Michael sorrise, ma i suoi occhi tradivano un leggero disagio. "Forse un giorno, signorina Matilde. Oggi sto lavorando su qualcosa di diverso."
Matilde rise, un suono melodioso ma intriso di una sottile vena di cattiveria. "Siete così riservati. È quasi... noioso." Si girò verso Alessandro, il suo sguardo penetrante. "E tu, cosa leggi? Sicuro che una mente brillante come la tua non si annoi con Belladonna?"
Alessandro alzò lo sguardo, il suo tono calmo ma fermo. "Lei ci offre tutto ciò di cui abbiamo bisogno. E molto di più."
Matilde li osservò per un momento, poi si voltò verso Michael. "Dovrei trovare un modo per divertirci di più, voi non pensate?" Fece un passo indietro, lanciando loro un ultimo sorriso prima di allontanarsi.
I due ragazzi si scambiarono un rapido sguardo, il silenzio carico di significato. Matilde non sospettava nulla, ma la sua presenza era inquietante. Alessandro chiuse il libro e guardò Michael. "Un giorno capirà. E quel giorno non sarà facile."
Quattro anni dopo.
La radura è immersa in un silenzio irreale, rotto solo dal fruscio del vento tra gli alberi. Belladonna si inginocchia al centro, le mani salde sui ciondoli, ora spenti, ma ancora carichi di un'energia che sembra trattenere il respiro del tempo. Accanto a lei, il lupo si muove in cerchio, i suoi occhi blu scintillano come frammenti di cielo.
"È arrivato il momento," dice Belladonna, alzando lo sguardo verso Alessandro e Michael. La sua voce è calma, ma nel tono si avverte un'ombra di malinconia.
Alessandro si avvicina, il cuore pesante. "Non possiamo lasciarti qui. Hai fatto troppo per noi."
Belladonna sorride appena, uno di quei sorrisi enigmatici che sembrano contenere interi mondi. "Non è una questione di scelta, Alessandro. Io appartengo a questo tempo. Il mio compito non è mai stato vivere, ma proteggere."
Michael, con lo sguardo fisso sui ciondoli, sussurra: "Ma noi? Perché siamo stati portati qui? Non ricordo... solo frammenti, come ombre nella nebbia."
Belladonna si alza, i ciondoli tra le mani. "Avete vissuto qui più a lungo di quanto crediate. Quattro anni. Anni che il tempo vi ha restituito come frammenti, ma che il vostro cuore non dimenticherà mai."
Le sue parole si mescolano al vento che soffia tra gli alberi, e Alessandro sente un brivido lungo la schiena. Le immagini cominciano ad affiorare, come onde che si infrangono sulla riva.
Mentre Belladonna inizia a disporre i ciondoli a terra, Alessandro ricorda una notte nel laboratorio, quando le sue mani tremavano mentre cercava di salvare un uomo ferito. La voce di Belladonna lo guida con fermezza: "Fidati delle tue mani, Alessandro. Il tempo non aspetta chi esita."
Le sue dita seguono il percorso del bisturi, eseguendo un taglio preciso, e il sangue inizia a scorrere. In quel momento, sente di essere cambiato per sempre. Il ricordo svanisce con la stessa rapidità con cui è apparso, lasciandogli una sensazione di calore al petto.
Un altro frammento lo colpisce subito dopo. Michael è seduto nel giardino del palazzo, i suoi schizzi sparsi intorno a lui. Belladonna osserva i suoi disegni e annuisce con approvazione. "La tua arte cattura l'essenza del tempo. È il tuo dono, Michael. Non perderlo mai."
Alessandro lo vede ancora, chino sul foglio, il sole che illumina i suoi capelli chiari. Sorride a quel ricordo.
Belladonna si interrompe un momento, guardando il lupo accanto a sé. "La mia antenata aveva previsto tutto," mormora, come se parlasse a se stessa. "Ho salvato Alessandro, il figlio maschio futuro della sorella della contessa. Lui porta dentro il sangue puro di Demian."
Alessandro si volta verso di lei, ma non osa interrompere. Percepisce nelle sue parole una verità che va oltre la comprensione umana.
Belladonna riprende il suo lavoro. Le luci dei ciondoli iniziano a vibrare, emettendo un bagliore tenue. Alessandro sente un altro ricordo affiorare, questa volta più vivido. Lui e Michael corrono insieme attraverso i boschi, ridendo come bambini. Le foglie cadono intorno a loro, e il mondo sembra sospeso in un tempo che non esiste.
"Era così semplice allora," mormora Alessandro tra sé, e Michael lo guarda, come se avesse sentito i suoi pensieri.
La radura si riempie di un vortice di luce e ombre. Alessandro e Michael si trovano costretti a indietreggiare, la forza dell'energia li respinge. Belladonna si inginocchia di nuovo, recitando un incantesimo con una voce che cresce in intensità. "Que les ténèbres viennent à moi!" (Che le tenebre vengano a me!)
Il lupo si ferma al centro del cerchio, accanto a Belladonna. I suoi occhi blu incontrano quelli di Alessandro per un istante, e qualcosa passa tra loro, un messaggio silenzioso ma potente.
"È tempo," sussurra Belladonna, rivolgendosi al lupo. "La tua protezione non è più necessaria qui. Rimani con loro."
Il lupo sembra esitare, ma poi si avvicina ad Alessandro, appoggiando il muso sulla sua mano. Alessandro sente un'ondata di calore e gratitudine.
Il ritorno dei ragazzi al 1852, nel futuro.
"In un'esplosione di luce, Alessandro e Michael si ritrovano distesi nella radura del loro tempo. L'aria è diversa, più densa, e il suono lontano delle onde li riporta alla realtà.
Michael si solleva lentamente, guardando intorno. "Siamo tornati..." dice con un filo di voce.
Alessandro annuisce, ancora sopraffatto. "Ma qualcosa è cambiato." I suoi occhi si posano sul lupo, accovacciato accanto a lui. Il legame che sente con l'animale è innegabile, e in quel momento sa che il lupo è ora parte del loro mondo.
Belladonna è scomparsa, ma la sua presenza rimane nella radura, un'energia sottile che si percepisce nell'aria. Alessandro prende una borsa di cuoio che è apparsa accanto a loro, con dentro un vecchio quaderno e due volumi di medicina.
Michael apre il quaderno e sorride. "Sono i miei disegni... e ci sono anche le tue annotazioni, Alessandro. Era tutto previsto."
Alessandro guarda il cielo, sentendo una pace che non aveva mai provato prima. "Belladonna non ci ha lasciati. Ci ha dato tutto ciò di cui avevamo bisogno."
In lontananza, il lupo ulula, il suo richiamo risuona nel silenzio della notte."
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top