CAPITOLO 10

«E tu da dove salti fuori?» sbiascica Nicolò scioccato. Anche gli altri allenatori sono alquanto sbigottiti, sembrano non credere a ciò che hanno davanti.

Dopo aver trascinato Sebastian in giardino dove i dominatori ci stavano aspettando, come da piano, qualcosa sembra turbare proprio questi. Fissano insistentemente la collana del moro, che non capisce cosa sta accadendo e sembra parecchio scocciato.

«Sentite non posso stare fermo impalato qua per sempre, ditemi che sta succedendo in fretta così possiamo tornare alla festa» afferma infatti Sebastian.

A questo punto il mio allenatore comincia a spiegargli la storia dei dominatori e comincia a farlo entrare nel nostro mondo pian piano.

«Ma voi siete tutti matti. Non esistono persone che vivono più cento anni, e voi non lo sembrate per niente. I centenari non esistono. Gli elementi non esistono. Né la magia. Punto e fine.»

«Mi spiace ragazzo ma le cose stanno così e tu dovrai accettarle, così come sono» dice Aurora lanciandogli un occhiata dispiaciuta.

«Non accetterò un bel niente. Voi...voi siete pazzi» esclama ancora Sebastian cominciando ad indietreggiare spaventato.

«Beh... visto che non capisci a parole, proviamo con fatti concreti. Forza ragazzi mostrate al vostro amico cos'avete imparato fin ora» dice Nicolò rivolgendosi a noi.

All'inizio rimaniamo un attimo bloccati ma poi Eleonora si convince e mostra a Sebastian come si evoca l'acqua, riuscendoci impeccabilmente.

Lo stesso fa il mio cavaliere con un piccolo turbine d'aria che mi avrebbe alzato la gonna se non l'avessi tenuta stretta.

In seguito tutti gli sguardi sono puntati su di me, ma c'è solo un piccolissimo problema: non so ancora controllare il mio II ─Interior Ignis ─ e quindi il fuoco.

Allora mi volto verso il mio allenatore che mi osserva con uno sguardo più determinato che mai, come se mi stesse dicendo "Fallo".

Esito un secondo, ma poi mi concentro e stringo i pugni portandoli davanti. Tutti gli sguardi puntati addosso a me non fanno che aumentare la mia agitazione, così quando riapro le mani né esce solo una misera scintilla che mi demoralizza ancora di più.

Immediatamente Nicolò compie un movimento slanciato in avanti facendo accendere direttamente nelle mie mani una fiamma.

Rimango affascinata e la paura, l'ansia e la vergogna spariscono e, senza minimamente esitare, comincio a giocarci passandola da una mano all'altra, mettendoci una mano dentro ingrandendola e rimpicciolendola a mio piacimento. Alla fine, con un semplice movimento spontaneo delle mani, la spengo soffocandola tra di esse.

La faccia di Sebastian è allo stesso tempo affascinata e sconvolta, rimane fermo boccheggiando senza sapere cosa dire. Beh, l'ha presa meglio di come mi aspettavo.

«E quindi aspettate... io sarei quello della terra, giusto?» chiede il moro indicandosi ancora titubante.

«In realtà è più complicato di così...» afferma, per la prima volta, Luca sovrappensiero.

«Che intendi dire?» chiede allora Lorenzo confuso.

«Che lui non è il dominatore della terra...» prende la parola Nicolò, «Ma qualcuno di più... diciamo particolare».

«Spiegati meglio» lo incoraggio.

I quattro centenari si scambiano uno rapido sguardo complice.

Possibile che ogni volta ci sia qualcosa di nascosto che non siamo tenuti a sapere subito.

«Vedete è da secoli che si tramanda una breve filastrocca, che in realtà è una profezia. Ma mai nessuno è riuscito ad interpretarla, si sapeva solo che sarebbe comparso un quinto dominatore»

«Un quinto dominatore?» domanda Eleonora, stupita quanto noi.

I quattro annuiscono all'unisono.

«Una generazione di dominatori si troverà ad affrontare una pericolosa guerra...» comincia Kate.

«Che metterà in serio pericolo l'equilibrio della Terra...» continua Luca.

«Per questo nascerà un bambino, che diventerà il quinto dominatore...» segue Aurora.

«Dal potere di ristabilire l'equilibrio sul pianeta, di cui diventerà protettore.» conclude infine Nicolò.

Nessuno più fiata. Stiamo tutti riflettendo sulle parole nella nostra mente.

Quindi... la generazione siamo noi e il bambino protettore dovrebbe essere Sebastian. Ma che guerra dobbiamo affrontare e che pericoli incontreremo?

Ci sono ancora troppe cose che non tornano, la profezia non si è ancora avverata del tutto. E poi non siamo messi proprio benissimo, dobbiamo ancora trovare il dominatore della terra ed io devo imparare a evocare il fuoco. C'è ancora troppa strada da percorrere e troppe domande a cui rispondere.

In sostanza si prospetta una splendida avventura all'insegna dell'emozione e del pericolo. Ma io voglio veramente intraprenderla? Ne sono davvero in grado?

Se dovessi rispondere adesso sarebbe "No" di certo.

Così dopo aver spiegato al nuovo arrivato come funzionano gli allenamenti e come arrivare al quartier generale, i quattro dominatori ci salutano.

«Aspettate... ma io che potere ho?» chiede Sebastian.

«Lo scopriremo...» risponde Nicolò prima di voltarsi e allontanarsi senza aggiungere altro.

Così rimaniamo solo noi quattro in un silenzio tombale.

Dopo aver ricevuto la notizia di un imminente guerra, nessuno sembra aver voglia di tornare alla festa.

«Che dite torniamo a casa?» propone infine Eleonora e nessuno obbietta, perciò Sebastian accompagna la gemella a casa mentre io e Lorenzo ci incamminiamo verso casa mia.

Tra noi c'è un silenzio quasi imbarazzante mentre camminiamo tra le desolate strade di Castelgiulie, non sembra esserci anima viva. Ma in compenso sopra di noi c'è un meraviglioso cielo stellato che segue ogni nostro passo come un entità superiore.

Miliardi di stelle ascoltano il nostro silenzio da lassù, come tanti piccoli occhietti ma più brillanti di qualsiasi diamante su uno sfondo scuro.

Sento i nostri respiri nell'aria e i battiti frenetici dei nostri cuori come piccoli tamburi.

Ad un tratto Lorenzo si ferma e mi prende la mano.

«Non sei ancora riuscita ad evocare il fuoco?» mi domanda pensieroso.

Nonostante il buio riesco lo stesso ad incrociare il suo sguardo profondo quanto il cielo e luccicante quanto le stelle.

Subito mi rabbuio.

«No, non ci riesco. Nicolò dice che lo sto bloccando io stessa dentro di me. Devo riuscire a liberarlo, ma non so come. Con pazienza ha detto... Non credo di riuscirci.»

«Ti sbagli. Se il tuo allenatore ha fiducia in te sono certo che hai tutte le capacità per riuscirci. Dopotutto sei stata scelta, ci sarà un motivo...» mi incoraggia.

Sospiro amareggiata. Non sono del tutto convinta, non vedo nulla in me che possa lontanamente esprimere forza e potenza come un dominatore del fuoco, come Nicolò.

«Ascolta, Angy» dice fermandosi proprio davanti a casa mia, «Grazie di essere venuta insieme a me, mi hai regalato momenti bellissimi stasera» conclude avvicinandosi e abbracciandomi di getto.

Il suo profumo mi investe come una ventata fresca. Sì, sa di primavera, d'aria fresca, di fiori profumati, di rose appena sbocciate e di gemme non ancora maturate. Sa di Lui.

Il suo abbraccio mi tiene stretta e mi fa sentire sostenuta e appoggiata. Un abbraccio forte che vorrei durasse in eterno.

Ma che mi sta succedendo, non avevo mai provato una sensazione così forte. Che mi stia... No, impossibile. È solo un momento forte tutto qua.

Ad un tratto mi sento sussurrare all'orecchio parole strane, che in un primo momento non riesco a decifrare. Poi capisco: sono in un'altra lingua.

''On ne voit bien qu'avec le coeur. L'essentiel est invisible pour les yeux''

Quando Lorenzo decide di staccarsi rimango imbambolata a guardarlo.

«Lo so cosa stai pensando "Un italiano, nato in Germania, che parla francese". Lo so ma non posso farci niente, adoro la Francia e la sua lingua. È più forte di me»

E così mi saluta senza aggiungere altro, lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile.

Cosa sta cercando di dirmi con quella frase?

"L'essenziale è invisibile agli occhi"

Non capisco.

È una frase famosa del Piccolo Principe, ma non scorgo il collegamento.

Dovrei chiudere gli occhi e guardare con il cuore. Andare oltre le apparenze.

Penso che non avrò pace sta notte. I pensieri mi assaliranno e non riuscirò più a riposare.

Eppure è davvero strano. È incredibile come in pochissimo tempo Lorenzo sia riuscito a stravolgermi completamente l'esistenza. Da quando l'ho incontrato le cose sono precipitate come le montagne russe.

Quando sono con lui mi sento serena ed è proprio così che mi fa sentire.

Le ansie e le preoccupazioni sembrano sbiadire e il suo viso colorarsi.

Ho aspettato a lungo che qualcuno entrasse nella mia vita e la rendesse magnifica, forse nemmeno mi sono accorta di attendere qualcosa o qualcuno. Ma ora che sono a questo punto non sono sicura di voler andare avanti.

Decido finalmente di entrare in casa e trovo mia mamma ad attendermi in soggiorno.

«Com'è andata la serata? Ti sei divertita?» mi chiede ed io le rispondo con un timido sorriso.

«Sei sicura che vada tutto bene?» mi chiede lanciandomi uno sguardo indagatore.

"No, che non va tutto bene"

Ma non posso dirgli niente, anche se mi fa male mentirle.

Così scendo fino in taverna con il suo sguardo di fuoco ancora puntato sulle mie spalle.

La taverna è una piccola stanza appositamente insonorizzata per permettermi di suonare in tutta tranquillità e senza disturbare nessuno.

Mi siedo e comincio a suonare varie melodie perdendomi nel suono prodotto dalle corde, viaggiando con la mente da tutt'altra parte.

Amo suonare di sera, è il momento migliore. Mi rilassa e posso ragionare senza essere disturbata.

Così mentre rifletto su tutto quello che mi è capitato oggi, strimpello qualche canzone come Ordinary Love degli U2 o Radioactive degli Imagine Dragons. Vecchie canzoni, ma sempre belle da risuonare.

Continuo fino a notte fonda e poco prima che il sonno mi inghiotta riesco ad appoggiare la mia chitarra e ad accoccolarmi sul piccolo divanetto sprofondando poi in un sonno tranquillo. Finalmente un po' di tranquillità. Una strana calma prima della tempesta. 

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