I Bambini

Luna di Yavin 4 – Sistema di Gordian Rich – Territori dell'Orlo Esterno 12 ABY.

«Hai rimosso l'elmo. Non sei più un mandaloriano. Crescerai il bambino, gli farai da padre. Un clan di due.»

Ogni singolo fonema rimbomba nel cranio del cacciatore di taglie come il martello di un gong abbattuto sul beskar del suo casco, mentre spinge nell'iperspazio il caccia N-1: il gioiellino da viaggio appena messo a punto da Peli Motto, la meccanica più esperta di Mos Eisley nonché fedele alleata. La nave è degna sostituta della Razor Crest e, nonostante lo scetticismo iniziale, il mandaloriano ne è rimasto conquistato; al primo canto del pipistrello delle sabbie, ha avviato il giro di prova nel canyon di Beggar per poi spingere i propulsori intorno all'orbita di Tatooine.
Din è pronto per le nuove missioni che lo attendono. Un po' meno al fatto di portare una creaturina sempre con sé, esposta ai pericoli.

Un clan di due, ha detto l'Armaiola: lui e il bambino, che proprio non può permettersi di lasciare perché non c'è un posto sicuro per il piccolo, se non accanto a chi può proteggerlo.

Il jedi, il maestro Skywalker, ha insegnato a Grogu come difendersi. Egli padroneggia la Forza ormai. Din questo lo sa da quando la sorte ha incrociato le loro strade.

L'uomo dalla corazza di beskar, sotto le maglie di metallo che proteggono muscoli e organi vitali, tiene al riparo ciò che più necessita di cura: l'intreccio fitto dei sentimenti che lo legano a doppio filo all'esserino dai poteri straordinari. Ed è quello il tallone d'Achille per entrambi. Per lui e per Grogu. La paura e insieme la consapevolezza di non potere né volere separarsi. Gioia e condanna di un legame che non hanno chiesto, eppure, guidato dalla Forza, è un magnete in una galassia a ferro e fuoco, insidia di mille pericoli.

Dal visore a T, il mandaloriano osserva la creaturina che porta seco emettere piccoli gridolini di meraviglia mentre armeggia, al solito, sul pannello dei comandi. Il paesaggio che si dispiega dinanzi ai loro occhi è puro incanto.

Mentre la nave si abbassa alla ricerca della piattaforma d'attracco, una rigogliosa distesa verde riempie la visuale sotto cieli talmente limpidi che Din fa quasi fatica a mantenervi lo sguardo a fuoco, tanto è accecante il fulgore della luce diurna.

Da dove viene lui, dov'è cresciuto, dove presta i suoi servizi, l'aria è densa di terra e polvere da sparo. Non ci sono volte azzurre su Sundari, Nevarro o Tatooine. È un colore inconsueto per lui e nuovo per il piccolo; profuma di una libertà illusoria e di breve durata. Anche ora, dopo la caduta dell'Impero, tutt'intorno è un pullulare di cellule affiliate che vanno ricostituendosi. La galassia non conosce stabilità; la precarietà è l'unica certezza.

Appena fuori la nave gli stivali dell'uomo e le zampette paffute del bambino affondano nell'erba morbida intrisa di rugiada. Grogu, curioso, è attratto dalle miriadi di creature piccole e grandi che brulicano nel rigoglioso sottobosco. Adocchia immediatamente la sua prima preda: funghi di un granata brillante che sta per ingurgitare. È la prontezza di Din a contrastare la fame atavica del suo piccolo amico e a togliergli di mano quello che potrebbe provocargli un'intossicazione, o peggio allucinazioni.
Gli uccelli Sussurri fanno udire il loro canto di benvenuto dalle cortecce violacee dei secolari alberi Massassi mentre i due si incamminano verso la loro destinazione.

Il prossimo lavoro deve mantenere il riserbo più stretto. Ai piani alti della Nuova Repubblica qualcuno ha organizzato un incontro tra lui e uno dei capisaldi dell'Alleanza Ribelle.

Il mandaloriano e il bambino avanzano nella luce rossastra di una rotazione che sta per giungere al termine ormai, si dirigono verso una radura. Più avanti lo sguardo di Din riesce a cogliere i filari allineati di un campo coltivato. Mentre proseguono, Grogu, in posizione avanzata di qualche passo, ne approfitta per assaggiare alcuni germogli freschi già spuntati dalle piantine. Din lo lascia fare, non ci può essere pericolo tra distese di meiloorun e grano.

Poco distante, una casa semplice, in pietra, si palesa nel visore del mercenario. Un uomo dalla schiena ingobbita dalla fatica da bracciante attende sull'uscio. Avvistati i due nuovi arrivati, risale il pendio che dall'orto conduce alla sua dimora.

«Bene arrivati, vi aspettavo. Giusto in tempo per la cena.»
Il padrone di casa porge la mano al cacciatore di taglie; una stretta robusta cinge il guanto del mandaloriano, ponendo in evidenza le vene sull'avambraccio scoperto dalla manica della camicia in lino naturale, arrotolata al gomito. Con l'altra mano, l'uomo sposta una ciocca di capelli brizzolati dalla fronte sudata.

«Non disturbarti, possiamo entrare a discutere del motivo che mi manda qui. Io e il mio amico cercheremo una locanda per la notte», puntualizza l'uomo di beskar da sotto il modulatore vocale.

«Insisto, siete i benvenuti. Non ci capita spesso di avere compagnia.»

Un cenno dell'elmo sancisce l'accordo raggiunto. Din Djarin si guarda attorno con attenzione; la minuscola peste verde non perde occasione per fargliela sotto il naso, scomparendo dalla sua vista.

Gli stivali a passo di marcia, il mandaloriano, dopo una veloce ricognizione frontale, percorre il perimetro dell'abitazione fino sul retro. Un arboscello di Uneti fa capolino. Din, seguito dal padrone di casa, scorge Grogu levitare, in meditazione, sullo sfondo del cielo irraggiato delle pennellate viola del crepuscolo. Sul terreno sottostante spuntano piccole orchidee bioluminescenti che circondano il profilo dalle buffe orecchie di un'aura mistica.

«Hei,» una vocetta decisa interrompe l'idillio e l'esserino verde capitombola con un tonfo, zampette all'aria. Da sotto una chioma corvina e ingarbugliata sbuca un broncio incorniciato da sopracciglia corrugate. Un bimbetto, con le braccia conserte, avanza verso Grogu, che nel frattempo si è ricomposto. I due si fronteggiano in silenzio, studiandosi.

Ogni riccio un capriccio sbuffa vistosamente e siede con la schiena alla corteccia dell'arboscello, scalzando l'intruso verde.

Quell'altro non demorde. Scruta colui che avverte essere più o meno un coetaneo, girandogli attorno ed emettendo i versi tipici del suo linguaggio infantile. L'altro si finge indifferente, seguitando a fissare la punta dei propri stivaletti.

«Oh, perdona, è mio figlio», spiega il padrone di casa all'ospite venuto a trovarlo. «Poe, da bravo, presentati.»
Il ragazzino rimane indifferente alla sollecitazione paterna.

«Eh va bene, signori, è ora di cena. Accomodiamoci. E tu, signorino, sarà meglio che abbia apparecchiato.»

Qualche momento dopo una zuppa di cereali e verdure viene servita in modeste scodelle di legno.

«Non togli il casco almeno per mangiare?» chiede Kes Dameron al suo ospite, notando i movimenti farraginosi dell'uomo, nel prendere cibo con l'elmo indosso, sollevato a scoprire solo il mento.

Grogu invece ha già quasi terminato la sua porzione e subito dopo si sporge verso la ciotola del ragazzino, che la ritira gelosamente a sé.

Per il tempo restante, capelli d'ebano tiene lo sguardo nel piatto, rigirando il cibo con il cucchiaio. Di sfuggita lancia rapide occhiate all'armatura dell'ospite seduto alla sua tavola. Esse saltellano dal metallo lucente del beskar al casco.

Quasi come potesse sapere che Din lo sta osservando, distoglie rapido gli occhi che tornano sul piatto quasi intonso. Intanto Grogu cerca in tutti i modi di attirare la sua attenzione.

Deglutendo pesantemente la poca voglia di parlare, il ragazzetto prende la parola, vinto dalla curiosità.
«Sei un mandaloriano?» chiede.

- Bella domanda -, pensa Din. Un'apostata del Credo, un traditore sarebbero queste le risposte esatte. Din si sente in difficoltà, pertanto accenna appena col capo.
- Non lo so chi sono, piccoletto. È questo il punto. Un padre; forse è sufficiente.

«Non ne ho mai visto uno così da vicino. Da casa nostra passano tante persone importanti, come te.»

«Io non sono una persona importante, ragazzo» nonostante il timbro metallico il tono di quella frase arriva leggero accompagnato da un'inflessione ridente, mentre con una mano, l'uomo di beskar scompiglia le ciocche nerissime come gli occhi vispi e attenti che lo fissano e finalmente si piegano in un sorriso.

«La tua armatura è molto pregiata, devi essere ricco. E dunque per forza importante», seguita Poe. Grogu asserisce accompagnando la conversazione con una sinfonia di pigolii entusiasti.

Il cuore di Kes si allarga nel vedere suo figlio sorridere. Non ricorda l'ultima volta che l'ha visto farlo. Seppure a viso coperto, a Din non sfugge lo sguardo commosso del sergente Dameron nel vedere il ragazzino sciogliersi in qualche parola.

La mattina seguente, discussi i dettagli sugli affari per conto di Leia Organa in persona, i due uomini si recano all'esterno dell'abitazione e si fermano a osservare i bambini. «Sai» interviene Kes «Poe non parla quasi mai da quando sua madre... sono passati quattro anni» non riesce a finire la frase a cui fa eco il rispettoso silenzio di Din. Lui sa bene cosa voglia dire. È stato molti anni prima ma per lui non fu diverso. In tanti hanno perso la vita. È di conforto credere che il loro sacrificio non sia stato vano. Nella mente di un bambino non ci sono ragioni abbastanza valide, tuttavia.

Sotto il germoglio di Uneti, Grogu attira nel palmo del suo artiglio una farfalla blu. Intorno a lui e al piccolo Dameron ne arrivano altre. Anche Poe tende i palmi delle mani e le docili creature si posano fiduciose.
La luce che emana dalle farfalle si riflette nelle iridi sorridenti dei bambini.

Din prende commiato da Kes: «È stato un piacere incontrarvi, sergente.»

«Il piacere è stato nostro.» Kes richiama i ragazzi che nel frattempo hanno lasciato la loro postazione nei pressi dell'Uneti. Entrambi armeggiano nella cabina di pilotaggio del caccia N-1.

«Sarai un ottimo pilota, ragazzo, come i tuoi genitori», Din batte una pacca sulla spalla del ragazzino dagli occhi scuri e tondi.

«Quelli che vengono a trovarci dicono sempre una frase: Che la forza sia con te. Quindi, che la Forza sia con te.»

«I mandaloriani dicono Questa è la via, quindi: Questa è la via, Poe Dameron.»

Grogu allunga una zampetta verso il suo amico per salutarlo. Lascia fluttuare la sfera del pomello del cambio della Razor Crest - unico cimelio che tiene memoria del vecchio trasporto del mandaloriano - nelle mani del ragazzino sorridente. «Ciao, cosetto verde dai super poteri» lo saluta Poe.

Un'ultima occhiata lega tutti e quattro i presenti prima che Din Djarin si rimetta in marcia verso la sua nave.

Spazio Autrice:

Il riferimento iniziale del racconto è un richiamo a The Book of Boba Fett - Capitolo 5; il caccia N-1 commissionato dalla regina di Naboo è la nave che Peli Motto, meccanica di Mos Eisley, mette a punto per Din. Essa sostituisce la Razor Crest, la vecchia cannoniera ST-70 andata distrutta durante un attacco imperiale su Tython (The Mandalorian S2×14).
Il canyon di Beggar su Tatooine è quello reso famoso dalle corse degli sgusci vinte da Anakin in Ep.I La Minaccia Fantasma.

I funghi granata, gli alberi Massassi, gli uccelli sussurri e le orchidee bioluminescenti sono elementi tipici della flora e della fauna di Yavin 4, invece. In particolare i guerrieri Massassi erano l'antica popolazione indigena, originaria della luna che orbita intorno al gigante gassoso Yavin. Prima di estinguersi costruirono imponenti templi (con riferimento alla civiltà Maya).

La location dove furono girate le scene su Yavin 4, in Ep.IV Una Nuova Speranza, è Tikal: una vasta area archeologica Maya, in Guatemala, ove sono situate le imponenti piramidi del Mundo Perdido. Questo è il motivo per il quale Óscar Isaac, quando fu nominato per il ruolo di Poe Dameron, chiese espressamente che il suo personaggio fosse nativo di Yavin.

Il meiloorun sono un frutto pari ai meloni, secondo il canone e, sempre secondo le fonti, dopo la battaglia di Endor i Dameron si ritirarono su Yavin è coltivarono campi cercando una vita tranquilla; due anni dopo nacque Poe, loro figlio.

La fan art di Poe è Grogu è di ValentinaGaribaldi.

L'ispirazione per questa os è nata guardando il trailer di The Mandalorian 3 (NO SPOILER). Se siete curiosi come 🦭🦭 monache, correte a guardarlo. Del resto un omaggio con un incontro tra queste due space sisters era doveroso. Pedro, Oscar e la loro bromance. L'incontro non solo è possibile ma è diventato subito headcanon dal momento che, secondo la linea temporale di The Mandalorian, Poe ha circa dieci anni al momento nel quale si svolgono i fatti della serie.

Buona lettura e a presto. Che la Forza sia con voi 🧡.

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