Capitolo 9

Due anni dopo

Kageyama aprì gli occhi, infastidito dai primi raggi di sole che filtravano dalle tendine semiaperte. Francamente la sera prima non aveva minimamente pensato di chiuderle, aveva ben altro per la testa. Per "altro" intendeva soprattutto il proprietario della capigliatura rossiccia che spuntava dalle coperte, ancora profondamente addormentato con la testa sprofondata nel cuscino.

Maledetto Hinata! Kageyama si chiese se sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe smesso di farsi sempre coinvolgere e provocare da lui. Passavano gli anni ma quel deficiente continuava a non avere paletti o limitazioni e a trascinarlo sempre in qualunque cazzata grande o piccola che gli saltasse in mente.

La sera prima erano tornati a casa insieme e il più piccolo si era subito spalmato addosso a Kageyama, lamentandosi di quanto fare il capitano fosse più dura di quanto avesse creduto.

L'alzatore aveva subito capito dove Hinata volesse indirizzare la serata e lo aveva bloccato:

" Hai scassato il cazzo fin dall'inizio del secondo anno per diventare capitano, ora ne paghi le conseguenze. Comunque non farti venire strane idee per stasera, domani vengono a trovarci i senpai Sawamura e Sugawara, non ho voglia di alzarmi tardi o di rimanere intontito tutta la mattina perché non mi hai fatto dormire."

" Le altre sere non ti lamenti così tanto YamaYama-kun." rispose Hinata mettendogli il broncio " Guardiamoci un film allora."

Kageyama a quel punto avrebbe dovuto capire che era solo una trappola di quell'esserino malefico e che avrebbe dovuto defenestrarlo seduta stante se voleva passare la serata in pace, ma alla fine aveva accettato...per poi ritrovarsi la bocca di Hinata sul suo sesso dopo neanche dieci minuti dall'inizio del film. Aveva tentato di allontanarlo senza tanta convinzione, ma quelle labbra tese attorno attorno al suo cazzo, di cui Hinata ormai conosceva ogni particolare e ogni punto più sensibile e ricettivo, gli avevano dato alla testa e senza sapere come si era ritrovato a piegare il più piccolo sul bracciolo del divano e spingersi dentro di lui con ritmo forsennato, le dita affondate nei suoi fianchi per guidarli verso le spinte veloci del suo bacino, mentre l'altro invocava il suo nome con la sua voce acuta. Alla fine quel cretino pel di carota era pure crollato addormentato sul divano come una pera appena avevano finito, e gli era pure toccato portarlo a letto di peso sollevandolo tra le braccia, mentre gli sbavava sulla spalla.

Maledetto maledetto Hinata! Vaffanculo a lui e all'effetto obnubilante che aveva sempre sulle sue capacità razionali, sia dentro che fuori dal campo. Si chiedeva se un giorno sarebbe riuscito a resistergli ma sfortunatamente conosceva già la risposta.

Nonostante tutto, allungò una mano per accarezzarlo e gli posò un bacio sulla testa, tra quei capelli arancioni da idiota. Fu l'unica dolcezza che si concesse ( e che quell'imbecile si meritasse, almeno per quel giorno), prima di scuoterlo senza troppi riguardi per strapparlo dal sonno.

" Svegliati scemo, dobbiamo aprire la palestra e dobbiamo arrivare prima di tutti gli altri. Cerca di non fare figure di merda coi senpai."

" Mmmmh, Kageyamaaah...altri dieci minuti."

L'alzatore gli strappò le coperte di dosso e lo tirò per la gamba.

" Non ci pensare neanche per un secondo. Se non hai dormito abbastanza é solo colpa tua. In piedi, boge!"

Si diressero correndo verso la scuola e nonostante le "prestazioni" della sera prima, Hinata riuscì a strappare la vittoria per un soffio, spintonando via Kageyama un attimo prima che arrivasse al portone della palestra.

" Non vale spingere!" si lamentò il ragazzo più alto.

" Tu sei il primo a farlo ogni santa volta, stronzo-yama!" rispose Hinata tirando fuori la lingua. Estrasse le chiavi dalla tasca ed entrò in palestra, quella che ormai poteva definire la "loro" palestra.

" Sugawara-san!" Hinata corse incontro al loro senpai, che aveva fatto loro visita insieme a Daichi, per vedere come se la passava la sua vecchia squadra.

" Ormai dovrei chiamarti capitano." disse Suga felice, salutando anche Kageyama, Tsukishima e Yamaguchi.

" Allora, come sono queste matricole? Riuscite a gestirli?"

" Sicuramente sono molto meglio di come erano loro al primo anno." disse Tsukishima, alludendo ai suoi coetanei.

" Perché parli come se tu fossi escluso? Eri alla pari con tutti noi, se non peggio!" osservò Hinata piccato.

Yamaguchi, che da quando era vice-capitano aveva assunto il ruolo di mediatore, rise per stemperare la situazione, com'era ormai abituato, e spostò l'argomento della conversazione su altro:

" Suga-san, come vanno i corsi?"

Il suo senpai arricciò le labbra in una piccola smorfia " Beh, sono interessanti, ti danno una formazione a 360 gradi sul mondo esterno, molto più approfondita e pratica di quello che abbiamo fatto a scuola, e ti preparano alle materie o alla professione che vorrai intraprendere una volta fuori, ma allo stesso tempo sono troppo lunghi, a volte mi sembra di perdere tempo, vorrei tanto che quest'ultimo anno passasse in fretta."

" Avete già pensato a dove andare dopo?" chiese Hinata curioso.

" Pensavamo Tokyo." rispose Suga, voltandosi a cercare Daichi con lo sguardo " Ha delle ottime università ed é molto movimentata, di certo non ci si annoia."

" Tokyo...sarebbe davvero bello, vero Kageyama? "

L'alzatore annuì " Le squadre di quella prefettura sono molto forti e il campionato inter-universitario molto competitivo, é un bel posto per farsi le ossa."

" Come c'era da aspettarsi, il Re pensa solo agli aspetti 'pallavolistici'. Ma farsi una vita no?" lo schernì Tsukishima.

" Taci, megane!" rimbeccò Kageyama.

Suga scosse la testa rassegnato, ma comunque sorridendo. Sembravano passati pochi giorni da quando si erano qualificati per il mondiale Juniores, le dinamiche degli ex-primini non erano mutate poi molto, eppure sentiva che il tono con cui si provocavano a vicenda era diverso, non c'era più quell'antipatia reciproca degli albori ma più una complicità consolidata, quel cameratismo di chi si conosce talmente bene che può permettersi di sfottere l'altro senza temere conseguenze. Tsukishima continuò imperterrito col suo sarcasmo mordace:

" Povero Hinata, sono sicuro che lui alludesse a ben altro quando parlava di Tokyo, ma il Re non ha la testa per pensieri romantici."

I due arrossirono palesemente e Hinata farfugliò qualcosa, negando che stesse pensando a cose simili, ma di fatto sembrò confermare il contrario.

Tsukishima per risposta sbuffò spazientito:

" Cristo, siete inguardabili. Non avete più quindici anni, quando dovevate sfogare la tensione sessuale repressa urlandovi in faccia e mettendovi le mani addosso."

Prima che un fumante Kageyama potesse controbattere, Suga riportò la calma con la sua solita disinvoltura:

" Lo so che siete tutti impazienti e ansiosi per quello che vi aspetta là fuori, ma non forzate i tempi, ok? Godetevi quest'ultimo anno di liceo così come ce lo siamo goduto noi."

Hinata e Kageyama si lanciarono una breve occhiata furtiva prima di tornare a dirigere i loro sguardi altrove. Non era così, non come Tsukishima diceva, ed entrambi lo sapevano fin troppo bene.

Semplicemente, Kageyama era geloso. Non la stessa gelosia possessiva e un po' infantile di Hinata, quella che lo attirava irresistibilmente al suo alzatore, che lo portava ad avvolgere le sue braccia al busto del ragazzo più alto quando si ritrovavano da soli nei loro attimi d'intimità rubati al quotidiano, fremendo e alzandosi sulle punte per sussurrargli all'orecchio che quel giorno avrebbe avuto Kageyama tutto per sé, che sarebbe stato solo suo, gli occhi grandi e limpidi che diventavano all'improvviso quasi minacciosi contro ogni possibile disturbo.

Era diversa, la gelosia di Kageyama, più profonda, forse anche più totalizzante. Era talmente geloso di ogni momento che passava con Hinata, di ogni sentimento sussurrato, di ogni carezza accennata, che non voleva che qualcun altro vi assistesse, non ne sentiva alcun bisogno. Hinata si sarebbe arrampicato sulla cima del mondo e avrebbe urlato il suo amore, lo avrebbe difeso da ogni possibile persona o minaccia come la piccola belva che era. Kageyama invece era più un custode rigido e severo: ciò che succedeva tra di loro non riguardava nessun altro che loro due, erano i loro momenti da proteggere gelosamente dagli sguardi indiscreti. Kageyama era così, col suo modo bislacco di amare e Hinata sapeva e accettava. Per questo le provocazioni di Tsukishima non li toccavano.

Il piccolo capitano dai capelli rossi distolse lo sguardo dal suo alzatore per parlare di nuovo a Suga:

" Ho saputo che le trasferte nel mondo esterno sono diminuite, sempre per via di quegli attacchi..." disse con velo d'inquietudine nella voce.

Yamaguchi, che fino a quel momento era rimasto in silenzio accanto a Tsukishima, s'immobilizzò trattenendo il fiato. Gli attacchi di quel gruppo di mutanti estremisti erano aumentati e lui lo percepiva particolarmente bene, visto che nell'ultimo anno il suo sonno era stato più turbolento e tormentato del solito. Shimada aveva dovuto pregare Tsukishima di dormirgli accanto almeno una sera a settimana, sembrava l'unica cosa che riuscisse a tranquillizzarlo un minimo e il ragazzo più alto aveva acconsentito anche più volte di quanto richiesto. Tsukishima non lo avrebbe mai ammesso, ma dormire con Yamaguchi lo calmava a sua volta, quasi come se occuparsi di lui avesse un effetto catartico sulle sue ansie, su quella rabbia sorda dovuta a quel fratello che lo aveva dimenticato, messo da parte una volta che la vita nel mondo esterno gli si era aperta, ricca di possibilità e prospettive. Yamaguchi si ostinava a non voler credere che Akiteru potesse essersi comportato così meschinamente ma dopo tutti quegli anni di silenzio tombale, Tsukishima era ormai certo che il suo amico si rifiutasse di vedere la realtà dei fatti.

Stavolta fu il turno di Daichi e Suga di scambiarsi sguardi silenziosi ed eloquenti, poi l'ex vice-capitano annuì nervosamente:

" Si tratta sempre di un gruppo ristretto ma, non si sa come, negli ultimi anni sembra essersi allargato e aver raccolto altri adepti, tutti mutanti molto potenti. Non abbiamo ancora idea di quali siano le loro motivazioni ma..." sospirò stancamente " Miya-san continua a dire che non dobbiamo preoccuparci più di tanto, che ci sono sempre stati gruppi dissidenti anche negli anni passati e che questo non avrà effetti sulla nostra futura vita fuori. " sorrise lievemente, rassicurante " Io ci credo, anche voi non fatevi turbare da pensieri inutili..."

Tsukishima dovette ingoiare almeno un paio di osservazioni salaci che gli erano giunte a fior di labbra ma ebbe il buon senso di evitare discussioni con il suo senpai come ai vecchi tempi. Ammirava Sugawara-san, sul serio, era uno dei suoi preferiti all'epoca in cui era al primo anno, uno dei pochi che non fosse un imbecille totale e avesse un cervello funzionante e dei modi gradevoli, ma a volte non poteva fare a meno di pensare che vivesse in un mondo tutto suo di unicorni e chimere.

Hinata sembrò più tranquillo suo malgrado e gli regalò un sorriso luminoso.

" Adesso dobbiamo andare." intervenne Daichi sfiorando la spalla di Suga " Tanaka e Nishinoya vengono a trovarvi ogni tanto?"

" Quasi ogni mese." rise Hinata

" Dicono di annoiarsi e quindi vengono a darci una mano con le nuove leve, fosse per loro sarebbero qui ogni giorno." disse Yamaguchi.

" E' assolutamente da loro!" esclamò Suga a metà tra l'allegria e la rassegnazione.

I loro senpai li salutarono promettendo che si sarebbero rivisti prima della loro uscita ufficiale dal Distretto e gli ex primini della Karasuno sentirono una punta di commozione a quelle parole.

Hinata e Kageyama tornarono a casa insieme e il più piccolo sentì il ragazzo moro borbottare, come se fosse in ebollizione.

" Ma che hai?" chiese curioso.

" Mi piacerebbe.." accennò Kageyama "...con te...dopo che tutto sarà finito..." poi sembrò incepparsi e tacque imbarazzato.

Hinata scoppiò a ridere dopo aver compreso quei monosillabi sconnessi, poi lo abbracciò per far capire a quel testone che non aveva mai dubitato di lui, neanche per un istante.

Quella sera fecero l'amore lentamente, i corpi completamente aderenti l'uno all'altro, le bocche unite senza staccarsi neanche un momento. Non potevano più stare separati troppo a lungo, non quella sera, non più ormai.

Erano passate due settimane ed era da poco iniziato marzo. I ragazzi del terzo anno sostennero gli esami finali, gli ultimi della loro carriera liceale, per poi uscire da scuola lanciando i libri in aria.

Hinata e Kageyama avevano passato gli ultimi giorni tappati in casa a studiare e decisero di festeggiare con un appuntamento insieme, uno di quelli vecchio stile che non si concedevano da un po' di tempo. La sera non sarebbero potuti stare insieme perché Kageyama aveva in programma una lunga visita col dottor Miya Atsumu, perciò sfruttarono la giornata.

Andarono a pranzo nel locale vicino al palazzetto dello sport, ingozzandosi come dopo una partita faticosa. Fu proprio lì che incontrarono una loro vecchia conoscenza. Erano seduti al bancone insieme; Hinata, stordito dal pasto abbondante, si era appoggiato alla spalla di Kageyama, senza neppure parlare, ma godendosi solo la compagnia e il calore familiare dell'altro. D'un tratto udirono una voce squillante dietro di loro.

"Tobio-chan, chibi-chan, questa sì che é sfortuna!"

"Non ricominciare..." ammonì un'altra voce ruvida.

I due si girarono e riconobbero Oikawa, che sbuffò all'indirizzo di Iwaizumi. Quest'ultimo li salutò con cortesia, scusandosi per il tono del ragazzo accanto a lui. Kageyama arrossì e i suoi occhi divennero luminosi, ancora incapace dopo tanti anni di liberarsi dalla soggezione e dalla venerazione verso i suoi vecchi senpai. Purtroppo il sentimento non sembrava essere ricambiato da parte di Oikawa, che sotto la superficie sembrava nutrire ancora un po' di ostilità verso il suo rivale. Per fortuna la presenza di Iwaizumi mitigava la sua pessima indole e Hinata fu felicissimo di scambiare due chiacchiere con i loro vecchi avversari, anche se a parlare fu soprattutto Iwaizumi, Oikawa dal canto suo buttò qualche osservazione pungente quà e là senza contribuire più di tanto e beccandosi una gomitata da parte del compagno.

D'improvviso lo smartphone di Kageyama squillò, la sua tutrice sarebbe arrivata in meno di un'ora per accompagnarlo alla visita, perciò fu costretto ad andarsene. I due uscirono dal locale, fecero un po' di strada insieme poi Kageyama si guardò intorno e salutò timidamente Hinata con un bacio velocissimo a fior di labbra.

Il più piccolo sorrise, guardando l'altro allontanarsi.

"Allora le voci erano vere." sentì una voce sferzante alle sue spalle e voltandosi si trovò faccia a faccia con Oikawa.

"Oikawa-san! Dov'é Iwaizumi-san?" esclamò Hinata, ancora un po' intimorito dalla presenza di quel formidabile giocatore

"Non mi é difficile seminarlo quando voglio, sarà ancora nel locale a cercarmi e a chiedersi in chi mi sia trasformato. " disse ridacchiando.

Hinata sorrise a sua volta immaginando la scena.

"Tu e Tobio siete adorabili, sul serio. Era chiaro fin dall'inizio che sareste finiti così..."

Hinata faticava ancora a capire se i suoi complimenti fossero sinceri:

"Grazie, Oikawa-san."

"Sicuramente te l'avranno già detto, ma faresti meglio a goderti questi ultimi anni nel Distretto, il mondo esterno é tutt'altra cosa..."

"Sì, lo so, però ci hanno detto anche d'iniziare presto a progettare il nostro futuro fuori..." rispose ancora Hinata "..ed é quello che io e Kageyama stiamo facendo."

"Oh, davvero? Beh é un peccato allora, un vero peccato..."

"Perché ?" chiese Hinata, non sicuro di aver capito bene.

" Sto dicendo che é un peccato, visto che Tobio é un Omega. Praticamente ha il futuro segnato. Anzi, si farebbe prima a dire che un futuro non ce l'ha proprio..."

Hinata sentì il terreno farsi instabile sotto i suoi piedi, nell'udire quelle parole. Oikawa anticipò la sua domanda prima ancora che potesse spiccicare parola e proseguì impietoso:

" Naturalmente tu non lo sai, come potresti? Il destino che aspetta quegli individui viene tenuto segreto, neppure gli Omega stessi ne sono a conoscenza fino all'ultimo momento, quando ormai é troppo tardi. Nell'istante in cui lasciano il Distretto vengono catturati e rinchiusi per il resto delle loro vite in un edificio speciale creato apposta per loro. Che cosa accada loro di preciso lo ignoro anch'io, ma di sicuro nessuno di loro é destinato a vedere il mondo esterno."

Hinata spalancò gli occhi, addesso pieni di autentico orrore, ma la sua mente ancora faticava a razionalizzare quello che gli era stato detto:

"Ma...perché?" riuscì faticosamente a chiedere.

"Non ci arrivi, chibi-chan? Sai cosa significa esattamente essere degli Omega? Non é solo una semplice classifica dei poteri più forti o spettacolari. Essere degli Omega significa avere una potenza tale che esula dalla comprensione e dalla concezione umana, significa avere delle abilità potenzialmente in grado di modificare e devastare il mondo, la storia e la realtà così come li conosciamo. "

" Ma Kageyama....a lui non interessa nulla dei suoi poteri, non li utilizza quasi mai" insisté Hinata, una vena di panico nella voce " E comunque adesso sa controllarli perfettamente, il pensiero di usarli per distruggere o fare del male a qualcuno non lo sfiorerebbe neanche."

"Questo non ha importanza. Se ci pensi un attimo é abbastanza ovvio. Tobio può manipolare la materia con la sola forza del pensiero, muoverla, scomporla e ricomporla a piacimento con una facilità enorme, hai idea di cosa implichi una facoltà del genere? Potrebbe uccidere migliaia di persone semplicemente scomponendo i loro corpi a livello molecolare, oppure annichilire edifici e intere città, potrebbe perfino ridurre l'intero pianeta in polvere, se lo volesse. Ha il potenziale per provocare la fine del mondo con un battito di ciglia, e questo basta affinché venga imprigionato senza vedere mai più la luce del sole. So benissimo che quel sempliciotto di Tobio non farebbe mai nessuna di queste cose, ma per 'loro' é irrilevante." continuò Oikawa alzando le spalle " Preferiscono rinchiudere e staccare le zanne al cucciolo prima che diventi una bestia feroce e pericolosa, non posso dargli torto."

"Tu menti." disse allora Hinata, lo sguardo infuocato " La tua é solo una ripicca verso Kageyama, se la questione é davvero segreta, come fai tu ad esserne a conoscenza?"

"Questa é un'ottima domanda, non sei sprovveduto come sembri, chibi-chan." disse Oikawa " Diciamo che una persona molto vicina a me era un'Omega e grazie al suo potere é riuscita ad informarmi del suo destino, prima che questo si compisse."

" Una persona vicina? Chi é?"

" Mia sorella." rispose amaramente Oikawa " Lei..era stata categorizzata come Omega fin da subito, per la sua abilità di riuscire a manipolare lo spazio-tempo. Per farla breve, questo le permetteva di spostarsi nel tempo come e quando voleva, fin quando non le hanno imposto delle limitazioni. Una capacità del genere non é direttamente distruttiva, ma avrebbe il potenziale per riscrivere la storia dell'umanità e mettere in seria difficoltà i governi mondiali. Sai che divertimento! Comunque é stata lei a raccontarmi tutto, un attimo prima che la inibissero per sempre é riuscita a tornare indietro nel tempo a tre anni fa e a raccontarmi tutto. Se tu sei incredulo, immagina come mi sono sentito io. Ma quando ho perso ogni tipo di contatto con lei, ho capito che non mentiva."

" No..." disse Hinata, continuando a non volerlo accettare " no, non é vero, sono solo bugie."

" Se non ci credi, puoi chiedere al tuo compagno Tsukishima. Mia sorella é riuscita a fare altri nomi di suoi coetanei Omega che hanno subito il suo stesso destino e Tsukishima Akiteru era fra questi." guardò Hinata negli occhi " Dimmi, quando é stata l'ultima volta che il quattrocchi ha sentito suo fratello? E' mai riuscito a contattarlo una sola volta negli ultimi anni?"

La consapevolezza colpì Hinata come un carico di mattoni in testa. Tsukishima non aveva mai parlato col fratello una singola volta da quando questi aveva lasciato il Distretto quattro anni prima. Aveva sempre creduto che fosse a causa di vecchi rancori, ma Yamaguchi era sempre stato convintissimo che Akiteru non potesse aver davvero abbandonato il suo adorato fratello. Eppure, se fosse stato come Oikawa diceva, tutto si sarebbe spiegato alla perfezione.

" Ma il fratello di Tsukishima era un Alfa! Non c'é mai stato un Omega a Karasuno." obiettò Hinata

" Un Alfa con potenzialità da Omega. Le categorienon sono fisse, dovresti saperlo. Il suo potere consisteva nel mutare econtrollare le condizioni meteo. Deve essersi sviluppato poco prima di usciredal Distretto, portandolo ad un livello da Omega. Sicuramente l'avranno considerato un soggetto troppo pericoloso e devastante per poter circolare a piede libero."

Hinata adesso aveva gli occhi vitrei, sembrava non vedere più la persona di fronte a lui né niente di ciò che lo circondava.

"Che cosa accade a quelle persone una volta rinchiuse?" chiese ancora Hinata.

"Te l'ho già detto, non ne ho idea" sospirò Oikawa " Probabilmente vengono mantenuti in vita per fini scientifici o per fini meno nobili. Immagino che degli esseri del genere facciano gola a molti, soprattutto per fini militari e sicuramente sono una bella fonte di guadagno, utili per mandare avanti tutto questo sistema." concluse Oikawa con un gesto del braccio, indicando tutto ciò che li circondava.

"Kageyama...lui non ha fatto niente e non farà mai niente di male, se dimostriamo che..." disse ancora Hinata, ormai alla disperazione.

Oikawa ebbe un moto di pietà verso il ragazzo più piccolo vedendolo in quelle condizioni e forse iniziò a rimpiangere la sua decisione di parlargli.

"Purtroppo non c'é nulla che tu possa fare per cambiare questa situazione. Mia sorella é rimasta incinta giovane e nonostante fosse madre di un bambino piccolo, non le hanno fatto sconti. Per questo sono io a dovermi occupare di mio nipote. Mi dispiace, chibi-chan." sospirò tristemente " l'unica cosa che puoi fare é goderti questi ultimi anni insieme a Tobio, poi andare avanti con la tua vita e dimenticarlo. Noialtri siamo più fortunati, anche se non avremo mai una completa libertà. I nostri carcerieri sono bravi a venderci un'illusione, ci fanno credere di essere liberi e di avere il controllo sulle nostre vite, ma non é così. La condizione dei nostri fratelli Omega dovrebbe consolarci..."

Hinata si prese la testa tra le mani senza più ascoltare ciò che l'altro diceva, poi scappò via correndo come un forsennato. Oikawa lo guardò andarsene senza fare alcun tentativo per fermarlo, poi udì dei passi avvicinarsi da dietro di sé.

"Tu sai di essere una merda, vero?" la voce dura di Iwaizumi lo colpì.

Oikawa alzò le spalle "Avresti preferito che lo scoprissero all'ultimo momento, come tutti gli altri? Vivendo un'illusione di felicità che non si realizzerà mai? Almeno adesso si godranno gli ultimi momenti senza farsi castelli in aria."

"Era meglio non sapere..." disse Iwaizumi a metà tra la stizza e la malinconia " Molto meglio. Come pensi che si sentiranno adesso?"

"Forse hai ragione. Chibi-chan ci ha azzeccato, mi sono voluto prendere una rivincita su di loro. Sono così fastidiosamente perfetti quei due insieme, che mi é venuta voglia di rovinarli. Sono una brutta persona." guardò tristemente il ragazzo accanto a sé " Ma tu mi starai accanto, nonostante tutto, vero?"

"Non ho altra scelta." sbottò Iwaizumi.

"E poi chissà, magari quei due troveranno un modo per sfuggire al loro destino." concluse Oikawa, senza però sembrare crederci davvero.

Note autrice: e niente, ho sganciato una bella bomba, l'avevo detto di godersela finché sarebbe durata perché ora ci sarà angst a palate! Di nuovo grazie a chi legge e commenta e ci rivediamo al prossimo aggiornamento!

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