Capitolo 8


"Nishinoya no!"

Suga provò a fermarlo, ma prima che potesse anche solo percepire l'azione, il loro piccolo libero aveva già afferrato la bottiglia di Coca Cola, scuotendola forte per poi aprirla in un bagno di schiuma appiccicosa che travolse metà squadra. Stava ormai calando la sera ma ancora non avevano smesso di festeggiare la qualificazione conquistata.

"Chi se ne frega, Suga-san, abbiamo vinto! Mondo esterno, arriviamo!" esclamò il piccoletto dal ciuffo biondo prima di venire acchiappato da un irato Daichi.

Hinata era stato preso in pieno ma ciononostante scoppiò in un'allegra risata, troppo felice per preoccuparsi di simili inezie, mentre Kageyama accanto a lui si scuoteva come un cane inzuppato.

"Sarà meglio andare a cambiarsi. "gli disse Hinata con voce squillante prendendolo per il polso. Il ragazzo più alto si fece guidare docilmente verso i lavabi fuori dalla palestra, dove si tolsero le maglie delle uniformi e si dettero una sciacquata veloce.

"Per ora dovrebbe bastare, ma dovrò rifarmi la doccia a casa..." borbottò Hinata. Kageyama rimase in silenzio; per il resto del pomeriggio non aveva parlato molto, ma questo non stupì Hinata, ormai si era sintonizzato abbastanza bene sulle bizzarre frequenze della sua personalità. Fu solo quando sentì qualcosa sfiorargli la spalla che si voltò, trovandosi lo sguardo dell'altro addosso. Kageyama aveva cercato di attirare la sua attenzione tentando maldestramente una carezza.

"Stupido Kageyama!" disse Hinata prima di gettarsi addosso a lui, cingendogli il busto e appoggiando la guancia sul suo petto nudo, udendo il suo cuore che batteva " Non dovresti farti problemi se vuoi toccarmi, non a questo punto."

L'alzatore bofonchiò qualcosa d'incomprensibile ma ricambiò l'abbraccio del più piccolo, accarezzandogli piano i capelli umidicci, poi disse:

"Ce l'abbiamo fatta."

"Avevi dubbi?" rispose Hinata, poi si alzò in punta di piedi offrendogli le sue labbra, e Kageyama fu ben lieto di prenderle, assaporando le tracce dolci lasciate dalla bibita gassata, insieme alla consistenza delle labbra e della lingua di Hinata. Il ragazzo dalla testolina arancione si staccò dal bacio, ridacchiando sulla sua bocca:

"Sei tutto zuccheroso, YamaYama-kun. Non ti si addice!"

Per tutta risposta, Kageyama gli afferrò la guancia tra l'indice e il pollice, tirandola in un pizzicotto.

"Vedi di non addormentarti sugli allori adesso, dovremo farci onore al torneo là fuori."

Nonostante per i suoi compagni l'obiettivo più importante fosse stato raggiunto, per Kageyama quello era solo l'inizio. Il giovane alzatore aveva ben altri traguardi e li visualizzava per bene nella sua testa. Come aveva già detto e ribadito al suo allenatore, voleva diventare un professionista ed era conscio di quanto la competizione nel mondo esterno fosse una vetrina fondamentale per farsi conoscere dai reclutatori e magari ottenere ingaggi futuri, visto l'isolamento che erano costretti a subire. Avrebbero avuto tutti gli occhi puntati addosso ed era essenziale fare bella figura e brillare il più possibile.

"Stasera puoi venire a dormire da me." disse tranquillo Kageyama "Ci sarà la mia tutrice, ma spero sia una cosa veloce".

Quel giorno aveva piovuto e la strada era cosparsa di pozzanghere in cui Hinata saltava insozzandosi e ridendo, mentre Kageyama lo tirava via per il braccio inveendo, ma con occhi sereni. Una volta arrivati alla sua abitazione, trovarono la seriosa donna ad attenderli. Hinata la salutò con un cenno della testa e si recò in bagno a darsi una pulita mentre Kageyama si sedeva a quel tavolo ricoperto di fogli e cartelle. Difficilmente il ragazzo dai poteri telecinetici esprimeva pareri sulle altre persone, più che altro perché la maggior parte di loro gli era del tutto indifferente, ma quella donna gli suscitava un'istintiva avversione, per via del freddo distacco con cui lo trattava, i modi sbrigativi con cui toccava i suoi polsi e il suo viso, le poche parole concise che gli rivolgeva, come se lo volesse spersonalizzare. Alla lunga certi atteggiamenti gli risultavano alienanti, ma non era certo tipo da soffrirne troppo, soprattutto adesso che sapeva che Hinata lo aspettava nella camera accanto.

Una volta terminato il colloquio e aver salutato la sua tutrice con formale educazione, Kageyama si diresse in camera, dove Hinata era crollato dalla stanchezza e dormiva profondamente. Non che avesse grandi aspettative per quella serata, era anch'egli esausto per la partita lunga e sfiancante, quindi si stese avvolgendo il più piccolo tra le sue braccia. Non aveva dubbi che sarebbe riuscito a risplendere al torneo, soprattutto con Hinata al suo fianco. Si addormentò con quel pensiero, sognando il futuro come un immenso portale spalancato e colmo di luce.

***************************************

"Ti voglio" glielo disse così, in un soffio impercettibile, quasi colpevole.

Era una sera a cavallo delle feste. Qualche giorno prima avevano festeggiato il compleanno di Kageyama a casa Hinata. Natsu si era arrampicata sulle gambe di Tobio e gli aveva messo in testa una coroncina di fiori di carta crespa. L'alzatore era arrossito vistosamente, aveva borbottato un ringraziamento e Hinata si era sciolto guardandolo così impacciato con una bambina piccola. Poco dopo, quando fu certo che Natsu fosse addormentata, l'aveva schiacciato contro il muro baciandolo. Erano giorni di assoluta libertà, senza più il pensiero delle qualificazioni e col prossimo campionato ancora distante nel tempo, senza orari e limitazioni, senza essere costretti a reprimersi. Forse fu anche per quel motivo che quelle parole sfuggirono dalle labbra di Kageyama, prima che potesse frenarle.

Erano di nuovo a casa dell'alzatore, su quel letto che ormai conoscevano così bene, ed erano quasi completamente nudi. Kageyama aveva avvolto le mani attorno alle loro erezioni umide, facendole aderire mentre pompava con la mano ad un ritmo crescente. Hinata era sotto di lui, i polpastrelli di una mano piantati nel suo braccio, mentre con l'altra stringeva forte il cuscino, ansimando e lasciandosi sfuggire gemiti dapprima flebili poi sempre più forti, le gambe leggermente divaricate tra cui Kageyama si era accomodato come se quello fosse esattamente il suo posto, come se s'incastrassero alla perfezione e, sospeso sopra il ragazzo più piccolo, pensò ancora una volta che era uno spettacolo magnifico a vedersi: come inarcava leggermente la testa all'indietro ogni volta che toccava un punto più sensibile, quella voce già alta di suo che diventava ancora più acuta per il piacere, il modo in cui i capelli fulvi di Hinata ornavano il cuscino, rossi come rosso era quel viso accalorato che incorniciavano, perché tutto in quel piccolo corpo era passionale, vermiglio come il sangue e Kageyama pensò sempre di più che lo voleva, in ogni istante che passava, voleva sentire quell'ardore su di sé, voleva affondarvi dentro e trafugarne un po' per sé, avere un po' di quella luce riflessa. Hinata raggiunse l'orgasmo tra le sue mani, sollevando leggermente il busto per cercare le sue labbra e Kageyama gliele concesse, baciandolo avidamente mentre il suo piacere marchiava i loro ventri. Fu proprio allora che, in un attimo d'irrazionalità, sussurrò quelle parole indiscrete. Hinata non ebbe alcuna reazione sul momento, ancora frastoranto, così Kageyama si limitò a pulirli entrambi per poi scivolare via e sedersi sul bordo del letto.

"Ma che hai?" chiese Hinata.

"Quello che ho detto prima...dimenticalo, fai finta di non aver sentito." mormorò Kageyama monocorde, volendo liquidare in fretta la questione.

Eh? Ma perché? " domandò Hinata alzando la voce.

Kageyama tentò di nuovo di zittirlo in modo burbero, ma il più piccolo non era certo tipo da demordere facilmente, così gli montò addosso a cavalcioni, costringendolo a guardarlo in faccia.

"Perché fai così? Perché hai tanta paura di lasciarti andare persino adesso?"chiese Hinata " E soprattutto cosa ti fa pensare che non lo voglia anch'io?"

Kageyama girò il viso di lato, evitando lo sguardo dell'altro, poi disse:

"Tu sei un idiota, non sai quello che dici, ...tu non..." si bloccò di nuovo, come se cercare le parole giuste fosse per lui un enorme supplizio. "Tu non senti quello che sento io...tu hai sempre tutte quelle persone intorno, non puoi capirmi..."

Hinata taceva, cercando di trovare il filo di quel discorso. A pensarci bene era la prima volta che Kageyama gli parlava esplicitamente dei propri sentimenti, prima non l'aveva mai fatto e Hinata non l'aveva mai chiesto. Kageyama riprese a parlare dopo una pausa:

"Ho iniziato a sentirmi così molto prima...molto prima di te." poi ripeté di nuovo , stavolta guardandolo negli occhi " Tu non provi quello che provo io, quindi non dovresti fare passi azzardati di cui potresti pentirti e io non..." tacque di nuovo, evitando ancora il suo sguardo.

Hinata non poteva crederci, non riusciva a capacitarsi di come Kageyama, così orgoglioso e fiero sul campo, fosse così disperatamente fragile e insicuro quando si trattava di relazioni umane.

Senza pensarci due volte, afferrò una manciata di quei capelli neri tirandoli forte e costringendo l'altro a incontrare i suoi occhi furenti.

"Sei tu l'idiota, idiotiyama! Anzi peggio, non capisci nulla! E' vero, conosco molte persone, ho molti amici ma tu... tu sei tu... cazzo, perché non lo capisci?".

Kageyama si lamentò per il dolore e agguantò il suo polso per fargli mollare la presa, poi ribaltò le loro posizioni togliendosi Hinata di dosso, sovrastandolo e premendolo contro il materasso col proprio corpo. Il più piccolo cercò di divincolarsi ma l'altro lo tenne bloccato per polsi.

"Vedi, non sai quello che dici; é davvero questo quello che vuoi? Pensaci bene..."

Hinata fu preso alla sprovvista, ma solo per un istante. Il suo sguardo s'intenerì mentre guardava quegli occhi neri, così profondi, così colmi di dolcezza latente, così terribilmente impauriti.

"Ti ricordì cosa ti dissi all'inizio, durante la nostra prima partita d'allenamento a Karasuno?"

"Hai detto un sacco di fesserie, quella volta..." ribatté scorbutico l'altro.

"Kageyama...'sono qui'..." insisté Hinata, sperando che il ragazzo sopra di lui capisse, che rammentasse. "Sono qui'...ti ricordi?..."

E anche Kageyama sembrò rievocare quel momento, quell'attimo in cui il tempo sembrò congelarsi, sospeso in un limbo a parte, dove Hinata aveva saltato, colmando quel vuoto lasciato dalla sua precedente squadra, ribadendo la sua presenza, ingombrante certo, rumoroso senza dubbio, ma c'era, lui era lì, aspettandolo con fiducia cieca la sua alzata.

Non è vero, non eri solo tu a provare qualcosa." proseguì Hinata " Io ti ho inseguito per molto, molto tempo. Forse non me ne rendevo pienamente conto, ma tu eri sempre lì, in qualche angolo nascosto della mia mente, fin dall'inizio. Ti voglio anch'io, non c'é nessun altro con cui farei l'amore a parte te."

Ecco, era successo di nuovo. Hinata aveva afferrato le sue angosce e le aveva scacciate con una semplicità disarmante, dandogli il suo cuore e il suo corpo senza alcuna remora.

Kageyama lo scrutò ancora, senza riuscire a celare la sua sorpresa. Allentò la presa sui suoi polsi, iniziando a percepire un languore nel suo bassoventre. Avere Hinata sotto di lui che gli diceva quelle cose, i loro corpi a contatto...si spostò prima che la cosa degenerasse. Si sedette sulla sponda del letto e raccolse i vestiti di Hinata lanciandoglieli "Rivestiti o prenderai freddo."

Quella sera dormirono ancora abbracciati, ma con una consapevolezza nuova, diversa.

Accadde la sera del primo giorno dell'anno. Si erano trovati con gli altri della squadra per farsi gli auguri e per comprare qualche amuleto auspicando la buona riuscita del torneo di fine Gennaio. Si erano ritrovati nel cortile della scuola e nel giro di neanche mezz'ora, complice Nishinoya che aveva buttato una palla nella mischia, si erano ritrovati ad improvvisare una partitella, con Daichi che li sorvegliava minacciandoli di non esagerare. Hinata e Kageyama erano assolutamente a loro agio; anche in mezzo agli altri le loro mani di tanto in tanto si cercavano, si sfioravano, si stringevano per pochi effimeri momenti; anche i loro occhi si cercavano, incrociandosi casualmente e indugiando qualche istante di troppo. Era come se l'aria tra di loro fosse intrisa di una sorta di magnetismo che li portava a gravitare uno attorno all'altro. Approfittarono di un momento di quiete per allontanarsi dagli altri, in quel tardo pomeriggio che stava già iniziando ad imbrunire. Kageyama era appoggiato ad un albero del parco e Hinata lo raggiunse in fretta, appoggiando la guancia alla sua spalla. Senza dire nulla Kageyama si abbassò a baciarlo, lentamente e con dolcezza, spingendo il suo corpo contro il tronco dell'albero, poi lo guardò in quei grandi occhi dorati e Hinata di nuovo vi scorse quei sentimenti così rari, quella lussuria, quella brama che era anche la sua e che non riusciva più a contenere.

"Stasera vengo da te" sussurrò Hinata e fu come una sentenza.

Kageyama sembrò comprendere subito ciò che Hinata intendeva, seppe subito che non sarebbe stata una serata come le altre. Gli baciò la fronte con veemenza e strinse la sua testa al petto.

Si separarono dagli altri e camminarono verso l'abitazione dell'alzatore. Rimasero in silenzio per tutto il tempo, carichi di un'ansia e di un'aspettativa sconosciute, le luci verdi e rosse delle mura del Distretto palpitavano in lontananza, come osservatori silenti, ma al momento erano l'ultima cosa a cui pensavano.

Arrivati a casa si autenticarono come se fosse una serata qualsiasi, con tutti quei riti e abitudini consuete. Hinata gli dava le spalle e le luci esterne che filtravano da fuori gli davano una consistenza quasi eterea, come se fosse uno spettro dall'accecante bellezza. Tuttavia bastò un passo, bastò allungare la mano affinché quell'apparizione divenisse reale. Kageyama lo fece voltare con impeto e catturò le sue labbra senza indugio, assaporando quel sapore ormai familiare, godendosi il modo in cui la lingua di Hinata scivolava contro la propria, come il più piccolo gli mordicchiasse e succhiasse il labbro inferiore, in una sfida continua senza un vincitore.

Dio, Kageyama baciava così bene, questo pensò Hinata. Doveva essere per via della sua innata sensibilità per ogni attività fisica, riusciva a percepire ogni più piccolo segnale che scaturiva dai loro corpi e adattarsi di conseguenza; se Hinata inclinava la testa, Kageyama lo seguiva curvandosi un poco, portando una mano dietro a quella testa rossiccia per non perdere il contatto.

Ed era meravigliosa, quella chimica estrema che avevano trovato anche in quel frangente.

Arrivarono sul letto e si spogliarono poco a poco, con desiderio ma senza mai eccessiva foga o fretta. Kageyama sembrava volersi gustare ogni attimo, allo stesso modo in cui assaporava ogni parte del corpo dell'altro, man mano che la scopriva. Quando rimasero solo in intimo, il ragazzo più alto baciò il petto di Hinata, lambendone i capezzoli e alternando suzioni più lievi ad altre più forti, come un'onda incostante che lo fece impazzire. Hinata portò una mano sulla testa di Kageyama, accarezzandolo mentre questo scese a baciargli l'addome teso. Quando arrivò all'altezza dell'inguine, sfiorò il rigonfiamento con le labbra per poi sfilargli i boxer. Glieli sfilò con delicatezza, per poi baciargli l'inguine e le cosce. Si dedicò poi alla sua erezione, lasciando una scia di piccoli baci e suzioni prima di prenderlo in bocca e stringervi le labbra attorno. L'aveva già fatto altre volte prima e Hinata non poté evitare di ammettere quanto fosse diventato dannatamente bravo anche in quello, maledetto Kageyama!

Normalmente Hinata sarebbe stato molto più attivo e propositivo, ma quella sera era diverso, sapeva che il suo alzatore si stava impegnando per metterlo a suo agio e rilassarlo il più possibile e lui stesso non poteva negare di essere comunque ansioso e un tantino spaventato, a causa di quella sconosciuta novità, di quell'atto ignoto che stavano per compiere, perciò si abbandonò ben volentieri alle mani di Kageyama, fiducioso che i loro istinti li avrebbero guidati.

Il suo respiro si fece pesante e irregolare, godendosi quelle sensazioni meravigliose che l'altro gli stava donando con le sue labbra e la sua lingua, almeno finché non si arrestò.

Hinata socchiuse gli occhi alla mancanza di contatto e si ritrovò quelli penetranti color ebano dell'altro. Kageyama congiunse le loro fronti senza staccare gli occhi dai suoi, gli baciò la punta del naso poi lo abbracciò forte.

Era il momento, il punto di non ritorno. Hinata ricambiò l'abbraccio, circondando le sue spalle larghe con le sue braccia e affondando il viso nel suo collo, godendosi quel contatto.

"Sei sicuro di voler continuare? Se hai anche il minimo dubbio..."

"Sono più che sicuro." ribatté Hinata convinto.

"Allora...rilass-rilaff..." tentò di dire Kageyama prima di impappinarsi e mordersi la lingua.

Hinata sorrise "Non è da te essere così premuroso, sei inquietante, YamaYama-kun!" poi gli posò un bacio intenso sulle labbra e gli accarezzò una guancia, guardandolo con amore:

"Lo voglio tantissimo e voglio te. Non potrebbe essere nessun altro se non te, voglio dire, guardaci!" esclamò deciso "Siamo sempre noi due, non c'é niente di diverso dal solito. Siamo sempre noi."

Gli occhi scuri di Kageyama scintillarono per un istante. Si abbassò a baciare di nuovo il ragazzo sotto di sé, andando poi a stringergli una coscia. Hinata allacciò quella stessa gamba attorno al suo bacino, sentendo quanto l'altro fosse duro contro il suo corpo nonostante non l'avesse neppure toccato. Si chiese quanto Kageyama si fosse trattenuto, visto che che si eccitava così tanto solo guardandolo. A quel pensiero, Hinata allargò le gambe, accogliendo completamente Kageyma e facendogli chiaramente capire che era pronto a proseguire.

L'alzatore sembrò capire e si allungò verso il comodino, tirando fuori dal cassetto una piccola bottiglia di lubrificante. Ne mise una piccola quantità sulle dita, continuando a spargere baci sul petto e sulla pancia di Hinata, e andò poi a cerchiare la sua apertura. Hinata s'irrigidì un attimo per la sensazione fredda e per il contatto in una zona tanto intima, ma poi si rilassòsotto le carezze dell'altro. Kageyama iniziò a farsi spazio con una pressione delicata ma costante, muovendosi poi dentro e fuori; Hinata sentì le resistenze del proprio corpo allentarsi, mentre Kageyama aggiungeva un secondo dito e poi un terzo, muovendosi sempre più velocemente. Il piccolo centrale aprì ancora di più le gambe, la sensazione d'intrusione dell'inizio si era affievolita gradualmente e si sentiva sempre più stimolato, eccitandosi ancora di più all'idea che fosse a Kageyama procurargli quelle sensazioni contrastanti. Gli mise una mano sulla spalla per fermarlo:

"B-basta così." soffiò, quasi al limite.

Kageyama annuì. Allungò la mano verso il flacone di lubrificante ma Hinata fu più veloce, rubandoglielo da sotto il naso. Kageyama grugnì contrariato mentre Hinata gli sorrideva strafottente,

"Almeno questo voglio farlo io." disse il più piccolo.

Si versò il liquido dalla consistenza gelatinosa sul palmo della mano. Chissa dove l'aveva preso poi? Non riusciva ad immaginarsi Kageyama comprare una cosa del genere, non senza imbarazzarsi un sacco. Sorridendo mentalmente a quel pensiero, Hinata prese il pene già duro dell'altro tra entrambe le mani, facendole scorrere lungo tutta la lunghezza su quella pelle ruvida, finché non non fu ben lubirifcata e le sue mani scivolarono agevolmente. Kageyama sembrò gradire il trattamento, visto che lo sentì pulsare sotto le sue mani. Fu proprio l'alzatore a fermarlo e a farlo stendere, ormai incapace di contenere il suo desiderio. Prese una gamba del più piccolo e se la mise sulla spalla per avere miglior accesso, per poi bilanciarsi con entrambe le braccia. Kageyama lo baciò di nuovo sulla fronte e poi sulle labbra, poi afferrò la propria erezione direzionandola e iniziò a spingersi dentro di lui con una lentezza estenuante. Hinata afferrò il cuscino sotto la sua testa e schiuse le labbra ispirando forte mentre sentiva l'altro riempirlo, toccare i suoi punti più profondi e raggiungere l'intimità più grande, l'unica che non avevano ancora condiviso.

Quando fu completamente dentro di lui, Hinata si lasciò sfuggire una lacrima ma non per il dolore, fu un una sensazione così nuova, così completa che quasi si commosse. Kageyama iniziò a muoversi lentamente e Hinata sospirò, stupendosi di quanto potesse essere erogeno e stimolante quel movimento incostante dentro di sé. Si sentì precipitare, quasi perdersi in quel groviglio di percezioni nuove, così esposto e aperto, come se fosse solo carne viva, ma poi Kageyama lo riportò in sé baciandolo con foga, le loro lingue che s'intrecciavano lascivamente, senza più freni e Hinata sentì ancora di più che Kageyama era lì, insieme a lui e che non l'avrebbe lasciato cadere. Si aggrappò forte alle sue spalle in cerca di sostegno, mormorando parole sconnesse:

"Kageyama... io... nhn...ancora... ti prego."

Il ragazzo più alto non disse nulla ma obbedì col proprio corpo, muovendosi sempre più rapidamente. Hinata fu nuovamente travolto da un vortice di sensazioni nuove, sempre più intense, ancora e ancora. Era come una marea crescente, quando pensava di aver raggiunto l'apice, una nuova scarica di piacere attraversava la sua carne, facendolo diventare sempre più ricettivo. Sollevò ancora di più le gambe, incrociando i polpacci sulla schiena di Kageyama, in modo da dargli miglior accesso e permettergli di penetrarlo più a fondo, ormai senza più alcun pudore. L'alzatore gemette a sua volta, lasciandosi andare a poco a poco, e invocando il suo nome in una litania quasi disperata.

"Hinata...Hinata...Hina.."

Mosse il bacino in modo sempre più erratico, godendo di quel calore e di quella frizione attorno al suo membro, ma soprattutto osservando come Hinata fosse del tutto sconvolto sotto di sé. Ed era tutto merito suo, se riusciva a far godere Hinata così, allora significava che c'era qualcosa di buono, persino in qualcuno come lui. Angolò ancora di più il bacino e sembrò arrivare ancora più in profondità, perché sentì Hinata emettere un gemito particolarmente acuto e roteare gli occhi per il piacere. Continuò ad insistere, mentre il più piccolo gridava ormai senza trattenersi ad ogni spinta del suo bacino. Non si curavano neppure più del rumore, con la testiera del letto che sbatteva contro il muro, seguendo il loro ritmo frenetico. Sentendosi ormai al limite, Kageyama allungò la mano andando a toccare Hinata. Il più piccolo era ormai iperstimolato ed eccitatissimo e a quell'ulteriore contatto sentì il calore esplodere nel bassoventre, inarcandosi all'indietro mentre veniva tra i loro ventri sudati. Socchiuse gli occhi appena in tempo per assistere alla spettacolare vista di Kageyama, completamente spettinato e sconvolto, i capelli sudati e appiccicati alla fronte e al collo, mentre serrava gli occhi e si spingeva un'ultima volta nel suo corpo stretto e ardente, prima di lasciarsi andare con un gemito basso e gutturale, mormorando qualcosa di molto simile al suo nome. Gli ricadde addosso esausto, restando dentro di lui e affondando il viso nella sua chioma rossa e umida di sudore, riprendendo il fiato con respiri profondi. Hinata portò le mani sulla schiena dell'altro, percorrendola con carezze ampie e lente, mentre i loro corpi si raffreddavano poco a poco uno contro l'altro, godendosi quella nuova intimità appena scoperta. Kageyama poi gli baciò la tempia e gli passò impacciatamente una mano tra i capelli, ormai completamente disordinati e sparati in direzioni diverse, molto più del solito.

"Stai bene?" chiese semplicemente, senza un'inflessione precisa della voce.

"Ovviamente sì. Per chi mi hai preso?" ribatté Hinata col fiato corto.

Kageyama annuì e si spostò. Il piccolo centrale rimpianse subito quel contatto, anche se ormai la sensazione di sudore raffreddato sul suo corpo e lo sperma tra le gambe iniziavano ad essere sgradevoli.

Fecero il bagno insieme, insaponandosi i capelli a vicenda, con Kageyama che imprecava per lo shampoo negli occhi e Hinata che gli soffiava la schiuma in faccia ridendo. Quando si accoccolarono a letto, sdraiati di lato con le gambe incastrate, Kageyama prese a tessere i capelli fulvi di Hinata con le dita, senza pronunciare altre parole. Era così strano come il suo arcigno alzatore non avesse quasi pronunciato parola ma gli trasmettesse tanta cura e attenzione in quei piccoli gesti.

"Spero che... davvero... sia andato tutto... sai, bene..." insisté ancora Kageyama, sempre esitante.

Hinata ridacchiò felice, rinunciando a spiegargli quanto fosse stato bellissimo. Risalì invece all'altezza del viso di Kageyama e gli stampò un bacio sulle labbra, cogliendolo di sorpresa

"Lo sai vero? Che abbiamo altri due giorni di vacanza..."

Kageyama non rispose nulla, ma un sorriso complice si allargò sul suo viso.

Hinata era sempre stato un tipo iperattivo, adorava uscire e fare attività fisica all'aria aperta, eppure nei due giorni seguenti iniziò ad apprezzare anche certe attività al coperto. Probabilmente non era mai rimasto chiuso in casa tanto a lungo in vita sua e se poco tempo prima qualcuno gli avesse detto che avrebbe passato due giorni interi a letto ma senza esservi costretto perché malato, l'avrebbe guardato sconcertato e incredulo.

Eppure mentre si rotolava tra le lenzuola di quel letto, non rimpianse la luce del sole e le corse all'aria aperta, anzi quel giaciglio gli sembrò la culla d'infinite possibilità.

Insieme a Kageyama replicarono ancora quello che avevano scoperto in quella prima volta condivisa, il desiderio che non sembrava mai calare ma anzi alimentarsi di continuo. Scoprirono quanto fosse dolce farlo più lentamente, i fianchi che si muovevano all'unisono, assaporandosi con baci languidi, per poi farlo ancora con maggior impeto, lasciandosi andare ai propri istinti sapendo di avere l'altro a cui aggrapparsi, ancora e ancora, riconoscersi e riscoprirsi in modi sempre nuovi.

Hinata che dormiva a bocca socchiusa, che lasciava capelli rossi sul cuscino e sul piumone, che amava salire addosso al ragazzo più alto a cavalcioni, che adorava accarezzargli la schiena e tracciare coi polpastrelli la linea delle sue braccia. Kageyama e i suoi farfuglii strani mentre dormiva e aveva gli incubi, le smorfie col labbro inferiore quando era irritato, quegli occhi intensi e taglienti che si mitigavano quando erano annebbiati dal sonno, quelle dita che curava quasi maniacalmente per migliorare la sua sensibilità tattile quando giocava e con le quali, nelle pause di tenerezza tra i loro amplessi, tracciava i contorni delle labbra di Hinata, che ne prendeva in bocca le punte succhiandole leggermente, quasi a venerare quelle falangi artefici di tanti miracoli, almeno finché Kageyama non sostituiva la dita con le sue labbra e ricominciavano da capo. Hinata perse seriamente il conto di quante volte fecero l'amore in quei due giorni, ma comunque sembrarono sempre troppo poche, come se la loro voglia di congiungersi e diventare una cosa unica fosse troppo forte per poter essere arginata, tanto che non lasciarono mai il letto se non per brevi incursioni in cucina per arraffare qualcosa da mangiare, prima di tornare ad abbracciarsi a letto con qualche biscotto da sgranocchiare, le tapparelle abbassate, gli smartphone spenti. Per la prima volta non furono due mutanti, due casi umani. Niente scuola, niente visite mediche fastidiose e talvolta dolorose, niente tutori opprimenti, solo loro due, in un microcosmo che apparteneva solo a loro.


"In quella Macondo dimenticata perfino dagli uccelli, dove la polvere e il caldo si erano fatti così tenaci che si faceva fatica a respirare, reclusi dalla solitudine e dall'amore e dalla solitudine dell'amore in una casa dove era quasi impossibile dormire per il baccano delle formiche rosse, Aureliano e Amaranta erano gli unici esseri felici, e i più felici sulla terra."

Daichi smise di leggere e si rivolse a Suga, che si era sdraiato seminudo sulla sua schiena scoperta, la guancia posata tra le sue scapole, godendosi le vibrazioni che la percorrevano mentre l'altro leggeva con la sua voce baritonale.

"Ma non dovevi andare via alle 18.00?" chiese.

"No" ribatté pigramente Suga, girando la testa e aggrappandosi ancora di più al busto dell'altro.

"Ma avevi detto che..."

"Lei é in errore, signor. Capitano..."

Daichi sorrise e lasciò perdere, riprendendo la lettura ad alta voce di "Cent'anni di solitudine". Quando aveva consigliato quel mattone a Suga come lettura per le vacanze, il ragazzo dai capelli argentati aveva inacarcato le soppracciglia e gli aveva risposto che di tomi immensi ne avrebbe già avuti a sufficienza negli anni a venire, non ci teneva ad aggiungerne altri, però aveva proposto a Daichi di leggergli i suoi passaggi preferiti e così aveva fatto.

"Sai, c'é una cosa che mi chiedo da un po' di tempo.." s'interruppe di nuovo Daichi.

"Sentiamo."

"C'entri qualcosa nell'avvicinamento tra Hinata e Kageyama?" chiese il capitano.

Suga si trascinò accanto all'altro e lo fissò dritto in faccia, il piccolo neo sotto l'occhio che rendeva il suo sguardo ancora più sbarazzino.

"Può essere..."

"Lo sapevo."

"D'ora in poi chiamami Cupido quando mi scopi, amore..." sussurrò Suga sensuale.

"Solo tu puoi dire 'amore' e 'scopare' nella stessa frase con quel faccino angelico." rispose Daichi,

Suga rise e gli propose di provare, cosa che Daichi accettò ben volentieri.

Se tutti loro avessero dovuto descrivere quel periodo e i due anni a seguire, probabilmente li avrebbero definiti i più felici delle loro giovani vite. All'epoca erano ancora inconsapevoli di come la realtà sarebbe strisciata all'interno del Distretto, infiltrandosi come un fumo venefico e colpendoli nel modo più crudele possibile.

Note autrice:  capitolo più ciccioso e limonoso e fluffoso stavolta. Come anticipato nella storia, godetevi questi momenti felici perchè dal prossimo capitolo inizieranno i casini muahahaha e ci sarà tanto angst, io vi ho avvertito! Grazie di nuovo a chi legge, vota e commenta, mi fa molto piacere! Un bacione

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