Capitolo 6

Essere un adolescente nel Distretto 12 non era poi tanto male. Questo Hinata iniziò a pensarlo in quei giorni. Certo, pativa le limitazioni, i controlli frequenti, quel dannato microchip piantato nella pelle del polso, gli spazi asettici e impersonali; a scuola era poi costretto a seguire tediose lezioni tipo " Civiltà del mondo esterno" e " Norme di Cooperazione tra mutanti e umani normogenetici". Ma una volta messi da parte questi inconvenienti, non poteva decisamente lamentarsi; entro certi limiti potevano avere quasi tutto quello che desideravano, dagli abiti agli ultimi gadget tecnologici, ma soprattutto, una volta rispettate certe norme di comportamento basilari dettate dal buon senso, i ragazzi godevano di una notevole libertà per quel che riguardava la sfera personale: erano liberi di seguire le loro inclinazioni, di assecondare le proprie preferenze e talenti senza condizionamenti ma soprattutto non avevano grandi restrizioni sul piano sentimentale e privato. Naturalmente la scuola si premurava di fornire loro le nozioni di base e Hinata ricordava ancora le lezioni di educazione sessuale alle medie, dove alla fine si era ritrovato a fare palloncini coi preservativi assieme a Koji, Izumin e gli altri compagni, ridendo tutti sguaiatamente come cretini.

Per il resto, i tutori fondamentalmente si facevano gli affari loro; una volta assolti i loro compiti importava loro poco di chi s'infilava in camera di chi, e di certo erano ben lungi dal fare i genitori apprensivi. Il senpai Sugawara aveva sempre sottolineato come questo fosse un aspetto positivo, perchè li aiutava a responsabilizzarsi presto, inoltre non inquinava la loro mente con sciocchi retaggi morali e culturali.

In quella fredda sera di ottobre però, mentre si dirigeva a casa di Kageyama, con quest'ultimo che gli camminava silenziosamente accanto, Hinata non si perse in troppe elucubrazioni sulla loro situazione, semplicemente era felice di poter passare del tempo da solo con lui senza interferenze. La casa del piccolo centrale era ovviamente off-limits per via della sua sorellina e della presenza fissa della sua tutrice, ma l'abitazione dell'alzatore era completamente libera.

Kageyama non fece neppure in tempo ad aprire la porta che Hinata si fiondò subito dentro con entusiasmo, saltellando e strepitando.

" Ricorda di autenticarti, scemo." lo redarguì il ragazzo più alto scoprendosi il polso e passandolo sullo scan " O vuoi fare come l'ultima volta che vennero a cercarti in quattro?".

Poco più di un mese prima Hinata, forse preso dall'entusiasmo per i progressi negli allenamenti, si era del tutto scordato di passare il polso sul lettore all'entrata. La mattina dopo, ancora assonnato e in pigiama, si era ritrovato due tutori e due guardiani armati alla porta. A raccontarlo dopo poteva passare come un aneddoto divertente, ma sul momento se l'era quasi fatta nei pantaloni.

Hinata sbuffò dandogli del noioso e Kageyama lo acchiappò per il braccio e lo trascinò al piccolo scan. Il ragazzo dalla testolina arancione avvicinò il polso al lettore, che rispose con un "bip" e una lucina rossa, e ne approfittò per dare un veloce bacio sulle labbra a Kageyama mentre questo era distratto. Il ragazzo moro si passò il dorso della mano sulle labbra, più per imbarazzo che per altro, e arrossì adorabilmente.

" Idiota...andiamo." disse semplicemente, facendogli strada verso la cucina.

Hinata era già stato un paio di volte in quella casa, ma ciò non lo trattenne dal fare un giro esplorativo, soprattutto nella camera da letto, per vedere se c'era qualche nuova rivista o dvd sportivi. Stava giusto scartabellando qualche giornale quando Kageyama lo afferrò per il cappuccio della felpa, come se fosse un gatto.

" Non mettere le mani in giro e non fare casino con le mie cose." gli intimò brusco l'alzatore, prima di rimettere a posto i suoi magazine sullo scaffale in maniera ordinata con la sua telecinesi.

" Dimenticavo le tue manie da nevrotico. Nevrotiyama!" lo prese in giro Hinata. Quasi fin dall'inizio aveva avuto modo di sperimentare quanto Kageyama fosse eccessivamente metodico e come la minima alterazione di qualcosa di prestabilito lo facesse andare in bestia. Quando avevano iniziato quella stramba storia, Hinata aveva toccato con mano tutte le piccole e grandi manie di quel ragazzo. Kageyama gli spiegò che era dovuto ad una sindrome dal nome astruso, ed era anche per quello che non comprendeva sinceramente i sentimenti e gli stati d'animo di chi gli stava intorno e finiva per ferire o ignorare senza capire dove avesse sbagliato. Era per quello che non capiva se qualcuno ( soprattutto se più grande e smaliziato, come Oikawa-san) si faceva beffe di lui. Per quel motivo non si era reso conto della voragine che si era creata coi suoi ex compagni, finchè questa non si era spalancata di fronte ai suoi occhi. Hinata l'aveva squadrato da capo a piedi inclinando la testa con sguardo interrogativo:

" Non mi sembri malato."

" Non è qualcosa di fisico, è più qui..." s'indicò la testa, distogliendo lo sguardo a disagio.

" Ma scusa, se non vuoi comportarti in un certo modo non farlo" aveva insistito Hinata, come se fosse un'ovvietà, guardandolo ancora coi suoi grandi occhi.

" Non è così facile, io ci provo ma..." s'interruppe non sapendo come veicolare nel modo giusto quel garbuglio che erano i suoi pensieri.

Hinata la fissò ancora, poi allungò le braccia, gli afferrò la testa costringendolo ad incurvarsi e gli posò un sonoro bacio sulla fronte.

" Ora sei guarito." disse con un largo sorriso. Kageyama sapeva che non era vero, ma di sicuro in quel momento si era sentito un po' meglio.

Hinata continuò a gironzolare irrequieto per la cucina, continuando a toccare e spostare ogni piccolo oggetto che gli capitasse sottomano, facendo osservazioni entusiaste su ogni minima sciocchezza. Kageyama decise di frenarsi e di lasciarlo fare, mentre scaldava i pasti che qualcuno aveva già preparato per loro. Persino durante la cena, mentre Hinata rideva e gli lanciava il riso addosso e lui rispondeva dandogli calci alla sedia, riuscì ad essere stranamente rilassato.

Era Hinata. Se era con lui riusciva a mettere a tacere i demoni che vagavano nel dedalo della sua testa, perchè Hinata calamitava tutta la sua attenzione, e allora chi se ne fregava delle macchie sul tavolo, dei libri fuori posto, del compagno di classe che lo sfotteva perchè faceva battute che non capiva, dei rumori importuni nella sua testa.

Hinata era lì. Il resto poco importava.

Si alzò per lavare i piatti, ma si bloccò quando si sentì abbracciare da dietro. Il ragazzo più piccolo gli circondò il busto con le braccia e appoggiò la guancia sulla sua schiena. Non fece altro, si limitò a restare così mentre il ragazzo dai capelli scuri finiva le sue faccende. Kageyama all'inizio temeva l'intimità, lasciare che un'altra persona varcasse i confini della sua sfera personale, ma soprattutto lasciarsi andare, mostrare un lato di sé che non credeva neppure esistesse...dubitava che ci sarebbe riuscito con qualcuno che non fosse il suo piccolo pazzo centrale. Era Hinata che accendeva la miccia, che lo incendiava.

Quando entrarono in camera, era tutto come al solito, quasi come se fossero a un campo di allenamento. Si cambiarono tranquillamente e Kageyama si mise a letto per primo, ma quando Hinata si avvicinò, alzò la coperta come un chiaro invito e il più piccolo vi si tuffò. Spense le luci e si ritrovarono là, avvolti e protetti dall'oscurità e dalle lenzuola, per la prima volta solo e soltanto loro. Restarono per un po' immobili, finchè Kageyama non si ricordò di avere due braccia e le avvolse goffamente attorno a quel piccolo corpo. Hinata si avvicinò subito e affondò il viso nel suo petto, ricambiando l'abbraccio e appoggiando le mani sull'ampia schiena di Kageyama. Pensò per un attimo a quanto fosse più larga della sua ma, a differenza di quanto accadeva agli inizi, la cosa non lo indispettì, al contrario lo attraeva. Iniziò a far scorrere le mani in brevi carezze e sentì Kageyama rilasciare ogni tensione, quasi sciogliersi sotto i suoi palmi. L'alzatore invece infilò le mani tra i capelli di Hinata, lasciando scorrere le ciocche tra le dita e saggiandone la morbidezza. Rimasero per un po' così, in quell'intrico di tenerezza, di carezze morbide; nessuna frenesia, nessun contatto fugace consumato in fretta, nessuna disputa sciocca, erano isolati e custoditi da quella bolla effimera dove il mondo esterno non li avrebbe raggiunti.

Kageyama di norma non sarebbe mai riuscito ad addormentarsi in quella posizione, eppure pensò che forse ce l'avrebbe fatta, perché Hinata aderiva perfettamente al suo corpo, in un incastro perfetto.

Fu proprio lui, incoraggiato dalla sola presenza del ragazzo tra le sue braccia, a baciarlo per primo, con fermezza, sollevando delicatamente il suo viso sostenuto dal cuscino. Ormai forti della pratica dei giorni precedenti, il bacio fu subito intimo e profondo. Sapevano già che non sarebbe bastato, ma stavolta non erano a scuola né in palestra e la mancanza di limitazioni li inebriò, facendo diventare le loro mani sempre più ansiose e febbrili. Hinata infilò subito le mani sotto la sua maglietta, come aveva già fatto altre volte ma Kageyama voleva di più. Hinata poteva essere il più veemente tra i due, ma una volta l'alzatore prendeva il via, non era certo da meno. Mosse la sua mano verso il basso, sempre tenendo il più piccolo impegnato con la sua bocca con baci languidi ma intensi, gustandosi il modo in cui Hinata assecondasse ogni suo movimento, sia con le labbra che col corpo. Accarezzò tutto il suo profilo, passando dalle spalle fino ai fianchi spigolosi, da atleta, e passò a sfiorargli delicatamente il ventre, percependo un brivido percorrere il corpo del più piccolo. Indugiò per poco, pronto a cogliere il minimo segnale di fastidio, ma sentendo Hinata sempre più malleabile sotto le sue mani, insinuò con delicatezza la mano nei suoi boxer, là dove la pelle era umida e rovente. Il ragazzino dai capelli fulvi per la prima volta si staccò dalle sue labbra, gli occhi serrati, i polpastrelli che affondavano nei suoi pettorali, quasi cercasse qualcosa a cui aggrapparsi, mentre Kageyama avvolgeva la mano attorno al suo sesso, iniziando lentamente a muoverla con un'abilità che non si sarebbe aspettato. O forse sì, il talento di quelle mani Hinata ormai lo conosceva bene e anche in quella situazione...riusciva ad essere delicato ma con la giusta pressione. Hinata gemette:

" Maledetto...Kageya..ahnn."

Ma l'alzatore non lo ascoltava più, fissava incantato quelle labbra dischiuse e si beveva gli ansimi che ne uscivano. Andò a baciargli piano il collo, lentamente, in contrasto con la mano che per contro si muoveva sempre più veloce. La bocca di Hinata così era a pochi millimetri dal suo orecchio e fu ancora più eccitante sentire i suoi respriri ansanti così da vicino, il suo respiro tiepido contro la pelle. Ad un certo punto il ragazzo più piccolo s'irrigidì e venne nella mano del suo alzatore, con piccoli gemiti a stento trattenuti. Hinata appoggiò la fronte umida contro quella dell'altro, riprendendo fiato, ma non passò troppo tempo prima che tornasse a baciare Kageyama con foga, toccandolo a sua volta in basso, ansioso di ricambiare. Andò a tastarlo in basso, sentendo quanto fosse dura la sua erezione, già messa a dura prova dallo spettacolo che lo stesso Hinata gli aveva offerto poco prima. All'inizio si limitò a carezzarlo da sopra il tessuto dei pantaloni, quasi con curiosità, percependo le reazioni dell'altro a quel contatto.

Eccolo di nuovo, quel Kageyama senza veli, vulnerabile; Hinata ne voleva di più, voleva vederne ancora. Insinuò rapido la mano dentro l'intimo dell'altro ma si sentì bloccare il polso da una mano più grande.

" Kageyama...voglio farlo anch'io." sbottò quasi offeso.

"Sì..." sibilò l'altro contro il suo orecchio " ma fai piano.." Kageyama non aveva dubbi sulle sue buone intenzioni ma conosceva bene l'irruenza di Hinata e non ci teneva a finire scorticato. Fu lui stesso a guidare quella piccola mano sul suo membro e a mostrargli come muoverla col giusto ritmo, lento ma costante. Hinata capì ben presto e continuò a dargli piacere nel modo in cui il suo alzatore gradiva; l'aveva già fatto molte volte a se stesso, ma soddisfare un'altra persona...lo appagava in modo diverso, ma comunque splendido. Hinata notò anche come Kageyama quasi non emettesse suono, eppure riusciva a percepire il suo piacere dalle reazioni del suo corpo, dalle sue movenze involontarie. Kageyama strinse i capelli di Hinata e cercò la sua bocca mentre raggiungeva l'orgasmo, soffocando i gemiti contro le sue labbra, premute forte contro le proprie. Hinata avrebbe voluto guardare il suo viso, ma Kageyama se lo strinse al petto senza dire altro; dopo aver ripreso fiato, gli posò un bacio delicato, quasi impercettibile tra i capelli e pulì entrambi dai residui di quel desiderio appena consumato, continuando a restare in silenzio.

Hinata avrebbe voluto incalzarlo, urlare la sua gioia ma decise di rispettare i tempi e i silenzi dell'altro. Solo quando Kageyama si stese di nuovo al suo fianco cingendolo con le braccia parlò:

" Kageyama....voglio farlo ancora."

" Dormi" gli intimò l'altro.

" Eeeh?" si lamento il più piccolo.

" Domani abbiamo scuola e allenamenti." esitò un attimo " Puoi venire altre sere, puoi venire..." iniziò ad impappinarsi e tartagliare "c-cioè, se vu..se puoi...vieni quando t-ti pare."

Hinata iniziò a vibrare per le risate trattenute e Kageyama lo zittì, ordinandogli di dormire o lo avrebbe fatto addormentare lui con una botta in testa.

Note autrice: Capitolo che inizia ad andare più sul limonoso, spero di averli mantenuti IC anche in questo contesto, so che non sempre è facile! Da qui andrà sempre meglio. Grazie a chi ha letto e seguito fin qui e alla prossima.

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