Capitolo 5

La luce calda del tramonto penetrava dalla finestre della palestra, proiettando degli spicchi arancioni sulle pareti. Loro però giacevano nella penombra, al riparo da quei raggi di sole morente. Kageyama era sdraiato supino, le gambe e le braccia completamente stese e rilassate, e fissava un punto della parete tra quelle mezzelune aranciate. L'istituto scolastico doveva ormai essere vuoto, non sentiva nessun vociare in lontananza. Era come se si trovasse in un limbo riparato, un luogo ameno precluso al resto del mondo. Sarebbe dovuto essere stremato, ma invece era stranamente lucido e sereno. Chinò leggermente il capo e adocchiò una testa arancione, dai colori più accesi di quel tramonto. Non avrebbe saputo definire con certezza il momento esatto in cui aveva iniziato a cercare quei capelli inconfondibili tra la folla, a scuola, per strada, ovunque. Ad ogni modo mai si sarebbe aspettato di finire così. Adesso Hinata era lì, disteso di lato e aveva la guancia appoggiata sul petto di Kageyama. A prima vista sembrava sonnecchiasse, il respiro quieto e le palpebre abbassate, il volto beato a godersi quel momento; poi strofinò la guancia sulla t-shirt del ragazzo più alto, mugugnando qualcosa di sconnesso.

" Oi" Kageyama mosse il petto con un lieve scatto, ma Hinata non sembrò molto turbato. Aprì gli occhi appena appena e lo guardò con un lieve sorriso.

" Perché?" chiese Tobio a bruciapelo.

Hinata si sollevò a sedere, si grattò la testa esitante, una piccola smorfia a increspargli le labbra, poi sentenziò:

" Perché no?" con candidezza disarmante.

Kageyama annuì, non proprio persuaso. Lo capiva di più quando si esprimeva a "gwaaaaahhh" e "poooom". Però aveva afferrato il nocciolo. Non c'era un motivo univoco, eppure tutto portava a quello, a loro due insieme, in quel modo naturale e innato.

Anche Kageyama si mise a sedere. Tentò il suo primo impacciato contatto ( o perlomeno il primo vagamente affettuoso) accarezzando piano il dorso della mano di Hinata con il dito indice. Non osò di più in quel momento, quasi avesse paura di scottarsi. Ma poi quella mano, tanto più piccola della sua, si schiuse e lo accolse, intrecciando le dita con le sue. Rimasero per un po' così, appagati da quel contatto minimale, i polpastrelli a carezzarsi piano a vicenda. Fu Kageyama a rompere per primo il silenzio:

" E adesso?" chiese, con un tono che non lasciava trapelare emozioni, né timore né speranza..

Hinata, cosa insolita, restò zitto e chinò il viso. Arrossì suo malgrado, fu una delle poche volte in vita sua in cui si trovò a corto di parole da dire. Entrambi sapevano cosa sarebbe venuto dopo. Erano stupidi, ingenui, inesperti, eppure sapevano cosa accadeva in circostanze come quella.

Kageyama vacillò per un istante, chiedendosi se l'altro si stesse pentendo, se fosse stato uno dei suoi soliti colpi di testa. Eppure attese pazientemente.

D'improvviso Hinata si tirò due schiaffoni sulla faccia, alzò il viso e finalmente lo guardò. Di nuovo, non ci fu bisogno di parole. Si fissarono negli occhi ancora per un attimo e Kageyama capì che aveva il consenso di Hinata. Si avvicinò piano, sempre attento a captare qualsiasi minimo segnale di disagio da parte dell'altro. Non che lui avesse granché idea di cosa fare, erano entrambi impreparati e del tutto acerbi.

" Ascolta e fidati del tuo corpo, lui probabilmente sa meglio di te come muoversi."

Glielo aveva detto Ukai una volta, quando gli aveva chiesto come riprodurre un'alzata a parabola, cosa che all'epoca gli appariva ardua, quasi impossibile. Stavolta non era molto diverso, se non per il fatto che la pallavolo c'entrava assai poco. Ma confidò nel fatto che i loro corpi li avrebbero guidati.

Lo sguardò di Kageyama si ammorbidì, inspirò forte, poggiò una mano sulla guancia di Hinata, che gli venne incontro. Le loro labbra si sfiorarono e fu come una scossa elettrica. Ma il Gene X non c'entrava, erano loro, erano solo loro e i loro corpi che reagivano l'uno all'altro. Furono dapprima lenti e delicati, le labbra che si toccavano in piccoli baci intermittenti e umidi, attraverso i quali si assaggiarono, si conobbero intimamente per la prima volta, in un modo totalmente diverso da prima.

Era così...così strano. Questo pensò Hinata. Conosceva questa persona, la conosceva a fondo eppure...era come se adesso fosse quasi uno sconosciuto, un Kageyama che non aveva mai visto prima, che nessuno aveva mai visto, a dire il vero. E Hinata pensò con un certo piacere che solo a lui era dato il privilegio di poterlo guardare. Quel Kageyama che arrossiva, tenero, impacciato, maldestramente gentile, che lo baciava con tale dolcezza, era solo suo. Quella parte di lui gli apparteneva e l'avrebbe custodita gelosamente, senza mai mostrarla a nessuno.

Hinata divenne subito più impaziente, annullò la distanza tra di loro, circondando le spalle di Kageyama in un abbraccio stretto, quasi possessivo. L'alzatore dal canto suo sembrava ancora incerto, gli appoggiò le mani su un punto imprecisato della schiena, le dita che tremavano ancora impercettibilmente. Il bacio diventò poco a poco più impetuoso, le loro bocche che si univano con desiderio crescente, i loro respiri più veloci e affannosi.

Si staccarono brevemente, le fronti appoggiate l'una all'altra, i respiri profondi che carezzavano a vicenda i loro volti.

" Oi, tutto bene? Vuoi continuare? " chiese Kageyama sottovoce, visto che Hinata era porpora in viso e sembrava sul punto di fumare dalle orecchie.

" Cero che sì!" ribatté Hinata, quasi offeso. A momenti gli venne da ridere pensando che anche in una situazione del genere non riuscivano a mettere del tutto da parte l'agonismo che c'era tra loro.

Kageyama annuì e lo baciò di nuovo. Stavolta schiuse leggermente le labbra e Hinata lo assecondò. Di nuovo si lasciarono guidare dalle loro sensazioni, dai loro impulsi del momento. Del resto erano ciò che li aveva congiunti, non potevano sbagliare. Kageyama insinuò pianissimo la lingua nella bocca dell'altro, un tentativo timido di maggiore intimità. Hinata di primo acchito fu un po' confuso ma lo lasciò fare. Non c'era ragione di temere, si fidava ciecamente. La presa di Kageyama sui suoi fianchi si fece più stretta e Hinata rafforzò l'abbraccio, affondando le sue dita tra quei capelli neri e liscississimi. Le lingue si toccarono ancora lievemente, poi sempre con maggior confidenza. C'era di più, c'era molto di più una volta messo da parte il pudore e l'imbarazzo.

E così fecero, si lasciarono andare finalmente senza remore.

Hinata aprì di più la bocca e lasciò che Kageyama vi entrasse, quasi aggredendola, ma sempre con una punta di dolcezza. Di nuovo si assaporarono, stavolta più intensamente, con più passione, le lingue che si carezzavano, si muovevano l'una contro l'altra scoprendo nuove sensazioni, nuovi desideri. Hinata slacciò le braccia dal collo di Kageyama e le appoggiò sul suo petto, accarezzandolo con voluttà crescente, insinuando le dita sotto lo scollo della maglia per percepire la pelle, ma era ancora poco, troppo dannatamente poco. Andò quindi sotto, sollevando il lembo inferiore e infilando le mani, aprendole a ventaglio sul suo petto. Kageyama da parte sua fece lo stesso, insinuando le mani sotto la maglia di Hinata, toccando la sua schiena con carezze sempre più convulse. Ad un certo punto si spinse in avanti, facendo sdraiare il ragazzo più piccolo, una mano appoggiata al pavimento, l'altra a sostenergli la schiena. Il ragazzo dai capelli rossi quasi non se ne se accorse. Kageyama affondò di nuovo in quella bocca, ormai diventata caldissima, le labbra ormai rosse, le lingue che s'inseguivano senza ritegno, le mani che esploravano affamate di pelle, di calore.

Fu Hinata il primo a rendersi conto che stavano perdendo il controllo e non era né il luogo né il momento adatto. Spostò piano il viso per sottrarsi a quei baci prorompenti e Kageyama per contro scese a lambirgli il collo. Cercò d'ignorare il brivido che lo percorse e strinse forte la spalla dell'altro, cercando di fermarlo. Kageyama comprese subito e si bloccò, indugiando un secondo ancora su quella pelle sottile, carezzandola con le labbra, poi sollevò la testa controvoglia e guardò negli occhi il ragazzino sotto di sé.

" Dovremmo andare, mi aspettano a casa." sussurrò piano Hinata e Kageyama capì. Quel giorno si erano tuffati insieme tenendosi stretti per mano e l'impatto era stato sconvolgente. C'erano altri sentieri sconosciuti da scoprire, altre tappe da toccare, ma non oggi, non era quello il giorno.

Tornarono a casa mano nella mano, quietamente, senza spezzare il silenzio con parole futili. Quando dovettero separarsi Kageyama lo baciò velocememente all'angolo della bocca, arrossendo e borbottando un saluto. Hinata rise della sua goffaggine. Si allontanarono fiduciosi. In quel momento le possibilità erano infinite, le strade tutte aperte.


" Ti vedo esausto, Miya-san." proferì Suga, guardando preoccupato il medico di fronte a lui.

In effetti non si poteva dire che Miya Osamu avesse una bella cera. Il suo volto era esangue, gli occhi contornati da pesanti occhiaie che denotavano la mancanza di sonno. Inoltre era palesemente dimagrito.

" Non ti sfugge niente, vero? Non che ci voglia una mente prodigiosa per fare certe constatazioni..." rispose Miya con un'espressione amara, poi proseguì: " Immagino avrai sentito dei disordini creati da quel gruppo di estremisti..."

" Ho sentito la notizia ieri in tv, nonostante il vicepreside non volesse farcelo sapere..."

" Abbiamo proibito di mettere a tacere la cosa, non voglio che si pensi che censuriamo le notizie, anzi è giusto che sappiate." si strofinò stancamente gli occhi poi aggiunse: " Ad ogni modo, ti lascio immaginare gli attacchi che ci stanno piovendo addosso da tutte le parti. Purtroppo ci sono frange oltranziste anche tra gli umani non-mutati. Fortunatamente si tratta di una minoranza, ma certi eventi spiacevoli danno loro l'opportunità di dare fiato alla bocca e di stigmatizzare il progetto " Gene X". Si tratta di gentaglia abbastanza ignorante e bigotta, non è difficile confutare tutto ciò che dicono, ciononostante sono rumorosi e seccanti. E noi perdiamo il sonno e la sanità mentale a dover ribattere a tutte le loro invettive. Non possiamo permetterci di farci vedere incerti, l'opinione pubblica è troppo volubile e basta un niente per perderne il favore."

Malgrado il contesto, Sugawara fece una breve risata e l'altro lo guardò confuso .

" No scusa" si affrettò a chiarire il ragazzo più giovane " è solo che è la prima volta che ti sfoghi e parli così tanto, non ti avevo mai visto in questo stato."

Osamu sorrise nonostante tutto: " Beh, sono umano anch'io, incredibile a dirsi. Adesso puoi inserire questa scoperta eclatante negli annali della scienza!"

Suga rise di nuovo e disse:

" Ad ogni modo, se doveste aver bisogno di una mano, fate un fischio."

Miya lo fissò in volto pensieroso e rispose:

" Sicuramente...." poi aggiunse " Come sta....uhm...."

" Daichi?"

" Sì, lui...non lo vedo da un po'."

" Oh, sta bene, sempre il solito incorruttibile capitano, tranne quando litiga col club di basket..."

" Certo. Avrete dei progetti per il dopo, immagino."

Suga abbassò gli occhi discretamente:

" Vorremmo studiare alla stessa università, anche se in facoltà diverse. Lui è più un tipo da facoltà umanistiche, l'avresti mai detto?" scosse il capo arossendo leggermente " E poi vorremmo prenderci un posto per noi, anche un bilocale senza tante pretese, dove poter vivere insieme." Alzò gli occhi luminosi di sentimento e disse " Ma ora è un po' presto per pensarci, prima dobbiamo concludere gli studi e conoscere le nostre famiglie di origine."

" Beh, non è mai troppo presto per iniziare a programmare, anche perchè il mondo là fuori è spietato." disse Osamu finendo di compilare celermente le sue cartelle " In ogni caso, non vedo perchè dovresti avere problemi con le tue doti, dovrai solo trovare un ambiente in cui metterle a frutto al massimo."

Suga non era sicuro di aver compreso pienamente, ma annuì comunque. Una volta uscito dallo studio, vide in mezzo al corridoio Tanaka e Nishinoya, che puntavano la porta davanti a loro come due mastini. Ad un certo punto questa si aprì e ne uscì Shimizu. I due le furono subito intorno:

" Ti ha fatto qualcosa?" chiese concitato Noya " Se ti ha anche solo sfiorata più del dovuto..."

" No " tagliò corto lei.

Suga sospirò, dato che non era la prima volta che assisteva a scene simili, e si avvicinò ai suoi zelanti compagni.

" Ragazzi, lasciatela respirare."

" Kiyoko-san è sempre così fredda." disse Tanaka sognante, come se fosse una cosa meravigliosa, poi proseguì " però vorrei poter vedere i suoi occhi un giorno."

La ragazza si sistemò la visiera protettiva nera e si allontanò con un cenno di saluto.

Suga aspettò che fosse fuori portata di orecchio poi parlò a Tanaka:

" Io eviterei di parlare così, non è proprio una bella cosa essere costretti ad indossare quell'aggeggio per tutta la vita, come al solito hai la sensibilità di un bufalo! E comunque vuoi rischiare di finire disintegrato?"

" Io sarei disposto ad andare in mille pezzi pur di vedere per un solo istante gli occhi di Kiyoko-san!" affermò Tanaka più che convinto.

Suga si passò per un attimo la mano sul viso: era chiaro che quei due testoni non capivano, nonostante avesse intimato loro più volte di mostrare più tatto. Non che a Shimizu sembrasse importare molto, però Suga sapeva che la loro bella manager era diventata tale perchè era stata costretta ad abbandonare il club di atletica per via di quel potere così pericoloso e distruttivo. Inoltre rappresentava uno dei rari casi in cui la sua abilità non poteva essere in alcun modo inibita, ma solo contenuta. Questo faceva sì che Shimizu venisse considerata un soggetto di estremo interesse e venisse visitata più degli altri, scatendando ovviamente la gelosia garrula e cretina di quei due.

" Lasciamo perdere." esclamò desolato Suga " Riunione in spogliatoio fra poco, devo parlarvi di una cosa importante."

Una volta che tutta la squadra si fu riunita, Suga li informò di ciò che era avvenuto nel mondo di fuori, ben sapendo quanto molti dei suoi compagni di squadra non seguissero assiduamente le notizie del mondo esterno. Ma, come gli aveva detto Miya, era giusto che sapessero e a questo si attenne.

Quando finì di parlare, i membri della Karasuno in un primo momento tacquero. Il primo a rompere il silenzio fu Hinata, che sembrava particolarmente turbato:

" Perchè dovrebbero fare una cosa del genere? E' orrendo..." non riuscì a dire altro ma i compagni convenirono con lui, almeno finchè non si alzò una voce fuori dal coro, una voce non poco stonata:

" Sì è orribile..." commentò Tsukishima, il tono pungente e caustico "...ma forse perchè, a forza di essere segregati ed esaminati come capi di bestiame, qualcuno disturbato che dà di matto ogni tanto spunta."

Suga s'irrigidì e replicò: " Si può benissimo non condividere ogni aspetto del progetto " Gene X", come anche tu non manchi di esternare ad ogni occasione possibile, Tsukishima, ma attentare alla vita di persone innocenti non è il modo migliore o il più efficace per esprimere il proprio dissenso, non credi?"

L'atmosfera si fece tesa e densa di parole inespresse, ma Tsukishima aveva fatto propria l'arte di evitare i conflitti sterili e quelli in cui partiva svantaggiato. Sugawara non era Hinata o Kageyama e lui lo sapeva bene, in più era un senpai. Comunque sarebbe stata una discussione poco fruttuosa, perchè nessuno dei due intendeva cambiare opinione.

" Chiedo scusa, non era mia intenzione pronunciare parole pesanti." disse il ragazzo con gli occhiali con formalità e cortesia prima di andarsene.

Suga lo seguì con gli occhi e poi scosse la testa sconfortato. Non era la prima volta che si rimbeccavano su quell'argomento, ma avevano due visioni diametralmente opposte della faccenda che sovente collidevano. Tsukishima era lo scettico granitico, il cinico per antonomasia, mentre Suga era l'idealista, colui che più di tutti credeva ciecamente nella bontà del progetto " Gene X", tanto da desiderare di farne un giorno parte. Il resto della squadra sciamò fuori dallo spogliatoio, tutti tranneYamaguchi, che si affannò nel tentativo di metterci una pezza: " Mi dispiace infinitamente per quello che ha detto. Lui è..."

" Perchè ti scusi tu?" sorrise Suga " Non sei responsabile per quello che dice Tsukishima."

" Lo so, è che..." guardò tristemente nella direzione in cui si era defilato il compagno "...non sente suo fratello da più di un anno. Non erano in ottimi rapporti quando Akiteru è uscito dal distretto ma....non ha più avuto sue notizie e suo fratello non ha tentato di contattarlo in alcun modo. Tsukki sostiene sia meglio così, lo aveva allontanato apposta, per via di quella bugia, però...sono convinto che in fondo l'indifferenza di Akiteru lo abbia ferito più di quanto voglia ammettere. Dentro di sé è convinto che il Distretto abbia avuto degli effetti negativi sulla personalità di suo fratello..."

" O forse..." commentò Suga "...ha tirato troppo la corda e suo fratello sta cercando di dargli una lezione, a modo suo sta cercando d'insegnargli che anche la persona più docile e benevola del mondo ha una pazienza limitata, e che certi errori fatti in buona fede si possono perdonare. Vedrai che si farà sentire presto, non c'è da preoccuparsi."

Yamaguchi fu un po' rincuorato e si congedò per raggiungere Tsukishima.

Suga si voltò verso Daichi, che era rimasto alle sue spalle in silenzio tutto il tempo.

" Grazie per non essere intervenuto, l'ho apprezzato." gli disse sereno.

" Nessuno sa meglio di me che sei perfettamente in grado di tener testa a chiunque, specie a ragazzini petulanti e dalla lingua tagliente."

Suga sorrise di cuore, intrecciando le dita con le sue mentre uscivano nel cortile.

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" Ma quindi alla fine vi siete messi insieme?" un compagno di classe di Kageyama pose la domanda con leggero tono di scherno. Il duo strambo stava chiacchierando in corridoio durante l'intervallo ma fu costretto a troncare sentendosi diversi occhi puntati addosso. Da qualche giorno c'erano stati alcuni piccoli cambiamenti: Kageyama spesso approfittava del cambio d'ora per passare da Hinata e scambiare due parole, mentre il vivace ragazzino pel di carota aspettava il burbero alzatore fuori dalla classe alla fine della giornata per andare agli allenamenti insieme. Piccoli mutamenti quasi impercettibili in realtà, ma che non erano sfuggiti ai loro pettegoli compagni, nonostante l'atteggiamento dei due non fosse in sostanza mutato molto: niente smancerie, niente effusioni ostentate.

" Sì, è così." rispose Kageyama con tranquillità assoluta spiazzando tutti, mentre Hinata fingeva di guardarsi intorno facendo il vago. Cristo, Kageyama e il riserbo viaggiavano su due binari inconciliabili. A dispetto dello stupore iniziale però, nessuno fu troppo meravigliato, inclusi i loro compagni di squadra, ai quali Kageyama aveva comunicato la lieta novella con lo stesso elefantesco "tatto". Si limitarono a qualche pacca sulla spalla e delle congratulazioni sentite, mentre Tsukishima esclamò " Mio dio, ditemi che Hinata non sta davvero arrossendo, voglio un secchio per vomitare."

In sostanza nulla di troppo diverso dal solito.

Iniziarono i primi appuntamenti. Delle cose tranquille, anche in questo caso nessuna melensaggine, niente gelati in café leziosi o passeggiate romantiche al parco, si limitavano a vedere partite di pallavolo in tv sgranocchiando qualcosa. Era passata circa una settimana dal loro primo bacio e stavano giusto assistendo ad una semifinale dei mondiali a casa dell'alzatore. Hinata aveva la testa pigramente appoggiata alla spalla di Kageyama, quando lo udì borbottare tra sé e sé; poteva chiaramente intravedere le due rotelle che aveva in testa girare faticosamente nel tentativo di esprimere un pensiero coerente.

" Cosa c'é? Parla in una lingua comprensibile!" lo esortò Hinata.

Kageyama lo scrutò ombroso, poi parlò: " No, pensavo...il numero 12 ha una forza di braccio molto buona, è un peccato che sia impiegato solo come pinch server. Se migliorasse in ricezione potrebbe essere usato come schiacciatore in posto 4."

Hinata fissò un attimo lo schermo, poi annuì: " Sì è vero, il coach potrebbe farlo giocare comunque no? Così avrebbero più potenza in attacco e stravincerebbero."

" Sì, e poi chi riceve? Chi difende?" replicò scettico Kageyama " Serve equilibrio in una squadra. Il loro opposto-asso è fenomenale, ma anche lui è molto carente in ricezione. Se metti due giocatori con caratteristiche simili in campo gli altri dovranno smazzarsi il doppio per coprire anche le loro zone e il gioco ne risentirebbe."

" Chissenefrega, i punti subiti poi li recupererebbero con gli interessi! " esclamò convinto Hinata.

" Sei cretino? Ma ragioni quando parli così? Non c'è logica e nessun allenatore sarebbe così pazzo." ribatté Kageyama alzando i toni.

" Una squadra vincente deve avere anche il coraggio di rischiare e giocarsela, come abbiamo fatto noi alla Karasuno! Come hai fatto anche tu!" incalzò il piccolo centrale.

" Questi sono campionati di livello altissimo, non valgono le stesse strategie delle competizioni scolastiche, razza di scemo. Non basta volere intensamente qualcosa per poterlo fare, là gli avversari ti polverizzano come niente." insisté Kageyama accalorato.

" Quando andremo alle Olimpiadi col cazzo che ti voglio in squadra con me, mi rifiuto di avere un alzatore che ragiona così da sfigato!" replicò Hinata dandogli le spalle e scoppiando rabbiosamente un altro sacchetto di patatine.

" Ma come ti permetti, deficie..."

Un boato si levò dallo schermo, il telecronista alzò la voce per commentare il set point che aveva riportato le due squadre in parità. Hinata urlò una sfilza di suoni incomprensibili battendo le mani e allacciandosi poi al braccio del ragazzo accanto a lui:

" Uooohoah, hai visto che roba ha fatto? La palla non si è vista neppure!"

Kageyama era rosso in viso per la trepidazione e sembrava sul punto di esplodere, poi esclamò:

" L'alzatore ha nascosto la pipe fino all'ultimo, era difficilissima da prevedere..."

Hinata appallottolò una cartaccia lanciandola in un angolo:

" Ho bisogno di altri pop corn per il seguito....uooooh Kageyama, che partita!"

Decisamente poco era cambiato.

Le prime due settimane scorsero abbastanza rapidamente.

Ben presto Kageyama si rese conto che Hinata viveva l'amore nello stesso modo in cui trattava tutto il resto: intenso, sanguigno, senza mezze misure. Il suo spirito ipertrofico gli imponeva di buttarsi a capofitto, di afferrare tutto e divorarlo a grandi morsi. Così viveva anche quel sentimento nato tra loro e a Kageyama non dispiacque; era da sempre innamorato anche di quel suo lato eccessivo e vorace, di quell'incoscienza, di quella faccia di culo che aveva permesso a quel nanerottolo alto solo un metro e sessanta di andare da Ushiwaka e sibilargli in faccia che lo avrebbe abbattuto.

E Kageyama lo assecondava, si faceva trascinare di buon grado.

Una volta superato l'imbarazzo iniziale di quel primo pomeriggio in palestra e messa da parte ogni remora, i loro baci divennero sempre più frequenti, sempre più intimi, in quei momenti della giornata che si ritagliavano solo per loro.

Quel giorno si erano attardati di nuovo in palestra. Hinata era in piedi con la schiena a ridosso della parete, in punta di piedi e con le mani aggrappate alla t-shirt del ragazzo più alto di fronte a lui. Kageyama aveva una mano appoggiata a palmo aperto sul muro mentre l'altra era avvolta attorno al busto di Hinata, per portarselo più vicino. Si stavano scambiando baci profondi, con audacia sempre crescente. Come in tutte le loro attività fisiche, la pratica aveva portato ottimi frutti e adesso la confidenza con cui le loro labbra e le loro lingue s'incontravano era aumentata non poco.

Dalla parete scivolarono lentamente a terra, finchè non furono sdraiati. Si baciarono ancora, le mani che vagavano sotto le magliette in carezze dolci ma piene di voglia. Kageyama ad un certo punto si staccò e osservò Hinata in volto. Sicuramente non se ne rendeva conto ma era bellissimo: i capelli rossi scarmigliati che gli ornavano il viso, gli occhi color oro vecchio densi e velati, la bella bocca schiusa che esigeva altri baci. C'era qualcosa in Hinata, un curioso miscuglio d'innocenza e sensualità che avrebbe fatto impazzire chiunque. Se il vocabolario di Kageyama fosse stato un poco più ampio, l'avrebbe definito un ossimoro.

E fu proprio con quel candore fittizio e ambiguo che Hinata mosse le labbra e disse in un soffio: "Stanotte voglio dormire con te."

Note dell'autrice : Eccomi qua! L'aggiornamento era in programma per qualche giorno fa, ma purtroppo questa settimana sono stata poco bene, quindi è tutto slittato, chiedo scusa. Per il resto non ho molto da dire, capitolo più di approfondimento sui due corvetti. Diciamo che, a dispetto dei soliti cliché da Yaoi che vorrebbero Kageyama come il seme super possessivo e attivo e Hinata come l'uke passivo, io vedo la cosa un po' più equilibrata, anzi ho questa idea che sarebbe Hinata il più delle volte a trascinare l'altro e a coinvolgerlo ( e Kageyama accetterebbe ben volentieri uhuhuh XD). That's just my opinion!

Detto questo, vi saluto e vi rimando alla prossima.

Ciao ciao!

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