Capitolo 2
Una volta giunti nel cortile di fronte alla palestra, i quattro del primo anno si trovarono di fronte Tanaka e Nishinoya, platealmente disperati.
"Non riusciamo a trovare quelle stracazzo di chiavi, Suga-san e Daichi-san stavolta ci faranno la pelle per davvero"Lesordì Tanaka.
Nishinoya si mise le mani nei capelli "Ho fatto il giro del cortile cinque volte in trenta secondi ma non c'è traccia."
"Ehhhhhh? Quindi non possiamo entrare in palestra?" esclamò Hinata lamentoso, Kageyama subito dietro di lui, visibilmente immusonito per lo stesso motivo.
"No, no, no Ryu, dobbiamo trovarle, ci sarà un modo..." insisté Noya
"Non posso mica cagarle."
"Sempre la finezza fatta persona, Tanaka" la voce di Sugawara li congelò tutti sul posto, mentre arrivava con Daichi al suo fianco.
Tanaka si gettò ai loro piedi implorando pietà e Noya con lui.
Suga li guardò sconfortato poi sospirò, girandosi verso i kohai del primo anno.
"Tsukishima, scusa se te lo chiedo ma per favore, potresti...?"
Tsukishima restò in silenzio, si limitò a girarsi verso il prato, il braccio disteso, il palmo aperto rivolto verso il basso. L'atmosfera si fece improvvisamente tesa, quasi elettrica. Yamaguchi e Hinata fremettero e Kageyama si fece più attento. Una miriade di piccoli oggetti iniziarono a sollevarsi dal suolo: lattine, vecchi bulloni arrugginiti, lucchetti, chiavi di varie dimensioni. Tsukishima li scostò tutti con l'altra mano quando fluttuarono verso di lui, finché non afferrò un piccolo mazzo di chiavi, apparentemente giunto dal viale principale della scuola.
"Eccole, sono queste giusto?" disse passandole a Daichi, che confermò.
Yamaguchi era in brodo di giuggiole: " Fantastico come sempre, Tsukki!!" mentre Hinata lo scrutava con un misto d'invidia, rabbia e ammirazione, borbottando fra i denti "È stato davvero figo, maledetto Tsukishima!".
"Sono queste ma..." Daichi si girò minaccioso verso il duo del secondo anno. "Come accidenti hanno fatto a finire così lontano, me lo spiegate?"
Tanaka e Nishinoya cominciarono a sudare freddo, barbugliando qualche scusa incomprensibile.
Circa due ore prima, viale della Karasuno.
Tanaka e Nishinoya osservavano le ragazze passare, in apparenza senza grande interesse. Tanaka indicò una di loro con un cenno, dicendo a bassa voce "Nere".
Noya scosse la testa " Rosa, è sicuramente un tipo da rosa."
Si strinsero la mano, a suggellare la scommessa. Poi un istante, un lasso di tempo più breve di un secondo. Tanaka non lo percepì nemmeno, il suo amico era rimasto nello stesso identico posto. O almeno così sembrava.
"Ti confermo che sono rosa" disse Noya, tutto tronfio.
"Incredibile, come fai ad azzeccarci sempre?"
"Diciamo che ho un buon 90% di percentuale positiva, più o meno come le mie ricezioni. Ahaha" rise sguaiatamente inarcandosi all'indietro.
"Sei un vero figo, Noya-san. Il tuo secondo potere è la chiaroveggenza" disse porgendogli il pugno
"Assolutamente." disse l'altro unendo il pugno a quello dell'amico La chiaroveggenza della figa!"
In tutto questo Noya non si era ovviamente accorto che le chiavi della palestra gli erano schizzate via dalle tasche e giacevano in un angolo remoto del viale.
Tornati al presente, i due non seppero mai quanto di tutto quello Daichi avesse visto nelle loro teste. Lo videro però rabbuiarsi, come se una nuvola nera fosse appena comparsa sulla sua testa.
"La prossima volta che fate una roba simile vi beccate un provvedimento disciplinare, non scherzo ragazzi" poi aggiunse "Noya, tu sei già stato sospeso, dovresti davvero piantarla, è irrispettoso, spero che non lo abbiate fatto anche con Shimizu."
I due spalancarono gli occhi come se avesse appena detto una blasfemia:
"Assolutamente no" proferì Tanaka gonfiando il petto " Non potremmo mai profanare la nostra dea!" Noya annuì calorosamente.
Sugawara, che aveva osservato tutta la scena, si appuntò mentalmente di non lasciare mai più le chiavi in mano a loro. Si avviò alla porta della palestra, ma prima di rendersene conto sbatté contro qualcosa di grosso e finì per terra
"Ma che cosa..." poi l'illuminazione. "Asahi, dov'eri finito? Perché ti sei nascosto?"
Proprio davanti a lui, dove prima c'era il vuoto, si delineò la sagoma di un ragazzo dalla stazza imponente, eppure la sua postura ricurva non gli rendeva giustizia.
"Scusa Suga," proferì timidamente, "è che non sono in grado di gestire certe situazioni come fate tu e Daichi."
Suga si alzò e gli tirò un ceffone forte sulla spalla.
"A-ahio, perché?"
"Perché devi tirare fuori gli attributi, sii un vero senpai una volta ogni tanto, non puoi sempre sperare che io e Daichi ti pariamo il culo. Specialmente nel mondo esterno..."
"Non voglio pensare al mondo esterno." disse Asahi.
"Beh dovrai farlo prima o poi, fra meno di tre anni potremo lasciare il Distretto, tutti non vedono l'ora tranne te." gli rispose Suga mentre apriva la palestra con le chiavi che Daichi gli aveva passato.
Noya e Hinata si catapultarono subito dentro, seguiti dagli altri. Daichi batté le mani per attirare l'attenzione di tutti e disse " Tirate su la rete, sistemate e poi non dimenticate di mettervi in modalità Inibita prima di iniziare il riscaldamento."
Noya si lamentò "Perché non possiamo fare uno strappo durante gli allenamenti, Daichi-san? Nessuno ci controlla."
"Perché dovete allenarvi nelle stesse condizioni in cui affronterete le partite, ossia con i vostri poteri completamente bloccati. Dobbiamo giocare tutti alla pari altrimenti non ha senso. Sapete che basta un solo sgarro e tutta la squadra rischia di essere squalificata. Quindi niente idiozie oppure..." proseguì minaccioso "... mi arrabbierò molto."
La squadra ebbe un brivido, eppure non potevano dar torto al loro capitano. La due squadre del distretto che avessero raggiunto i primi due posti avrebbero poi potuto partecipare al mondiale juniores contro le squadre del mondo esterno, un'esperienza che nessuno di loro voleva perdersi.
"Questo è un discorso da vero capitano. Almeno sono sicuro che anche in mia assenza la squadra è in buone mani" sentenziò una voce roca, che tradiva il vizio del fumo.
Ukai Keishin entrò in palestra, seguito dal coordinatore del club Takeda Ittetsu. Come tutti i docenti e i tutori del Distretto 12, anche loro provenivano dal mondo di fuori, ed erano quindi sprovvisti del Gene x e di capacità particolari. Takeda era arrivato solo quell'anno e aveva faticato non poco ad abituarsi ai suoi bizzarri alunni. Il primo giorno di scuola aveva avuto un mezzo infarto quando ad uno dei suoi studenti era spuntata la pelliccia e si era trasformato in una bestia antropomorfa. Per questo motivo all'inizio era stato oggetto di scherno, ma poi la sua gentilezza e il suo buon cuore l'avevano reso uno degli insegnanti preferiti al liceo Karasuno, tanto che molti lo chiamavano affettuosamente "Take-chan".
Hinata urlò in preda all'entusiasmo, fletté le ginocchia e fece un salto poderoso.
"Non posso più aspettare, cominciamo!"
Quando l'allenamento terminò l'ora di pranzo era già passata da un po'. L'intera squadra si accomodò nel piccolo giardino davanti alla palestra, mangiando e riposandosi.
"Ehi, Yamaguchi!"urlò Noya gattonando verso il ragazzo lentigginoso e cercando di parlare nonostante la bocca piena. " Tu lo sai vero, chi vincerà il torneo? Lo puoi vedere nelle tue visioni."
Yamaguchi sospirò, chiedendosi quante volte avrebbe ancora dovuto ripeterlo "Nishinoya-san, non posso vedere gli eventi futuri a comando, mi capita di avere sogni premonitori solo a volte, e non decido io cosa vedere e quando."
Noya annuì un po' deluso, quindi si rivolse a Tanaka "Ehi Ryu, come se la passa Saeko nee-san?"
"Ah giusto," intervenne Ennoshita, che aveva incontrato spesso la sorella di Tanaka quando andavano a studiare a casa sua, "è uscita dal Distretto tre mesi fa se non sbaglio, quando ha compiuto ventun anni."
Tanaka annuì, poi disse "Ci siamo sentiti un paio di volte in videochat e qualche mail, non ci è permesso sentirci di più a quanto pare, hanno paura che possa istigarmi a scappare o cose simili..."
"Non mi sorprendo, non sei certo noto per essere un tipo tranquillo" lo interruppe Suga.
"Suga-san, non è carino..." borbottò l'impetuoso schiacciatore, poi riprese:" Comunque mia sorella sta bene, sta continuando gli studi, ha trovato un lavoretto e fa parte di una squadra di Taiko, che dovrebbero essere tipo... dei tamburi. Deve solo abituarsi a tante cose, tipo andare nei negozi e ricordarsi di pagare... coi soldi intendo".
Noya, che lo ascoltava con molto interesse, fece un cenno affermativo. Non c'erano negozi nel Distretto 12, tutto quello di cui avevano bisogno, dal cibo al vestiario, veniva loro fornito da inservienti o dagli stessi tutori.
"Quando sarò fuori dal Distretto, vorrei visitare una vera città, e vedere tutti quegli animali che vediamo solo in TV" esclamò Hinata "Yamaguchi, tu hai mai visto un elefante dal vivo?"
"No Hinata, non girano esattamente per strada" rispose l'altro.
Yamaguchi nel corso degli anni aveva acquisito una strana popolarità tra i suoi coetanei. Era uno dei pochissimi individui in cui la mutazione si era manifestata tardivamente, pertanto aveva vissuto alcuni anni nel mondo esterno come un bambino normale. Sicuramente il fatto di non avere un potere fisico aveva influito, perdipiù era stato molto difficile capire che quegli strani sogni che avevano come protagonisti estranei situati in varie parti del mondo fossero in realtà visioni del futuro. Quando però, all'età di circa otto anni, i suoi sogni iniziarono a riguardare persone a lui vicine, non fu complicato per gli adulti fare due più due. Se doveva essere del tutto sincero, un po' invidiava i suoi compagni, che non avevano vissuto il momento del distacco dai genitori. Per loro era stato naturale crescere senza una famiglia, non avevano idea di come avessero reagito le loro madri, se con freddezza o disperazione, nel momento in cui li avevano presi e portati via. Yamaguchi invece ricordava quel giorno con una nitidezza sgradevole, soprattutto ricordava il contrasto tra l'abbraccio strettissimo di sua madre, le guance umide e calde di lei contro le proprie e il gelo improvviso che aveva provato quando era passato in quelle mani estranee.
I primi mesi erano stati difficili, era stato come avere un mirino in fronte. I suoi compagni avevano supplito alla mancanza di affetti instaurando legami molto stretti tra di loro, legami da cui lui era inevitabilmente escluso, essendo arrivato troppo tardi. E poi c'era stata l'ansia, gli attacchi di panico, certi sogni particolarmente dolorosi di morte e violenza. Tutte cose che avevano solo amplificato la sua stigma sociale, portandolo ad essere preso di mira da alcuni coetanei.
Poi era arrivato Tsukki.
Tsukki a cui non interessava una cippa d'integrarsi e fare comunella con gli altri, a cui nessuno si sognava di dare fastidio, perché bastava un suo cenno per piegare una sbarra d'acciaio ad angolo retto e tirarla in testa a qualsiasi bulletto del cazzo. Non l'avrebbe mai fatto sul serio, s'intende. Usare i propri poteri per nuocere agli altri era assolutamente proibito e poteva essere punito con sospensione da scuola e proroga dell'uscita dal Distretto. Vedere le facce di quei mocciosi mentre minacciava di farlo era però infinitamente divertente, o almeno così Tsukki diceva.
Yamaguchi non aveva ancora capito per quale motivo quel ragazzino dalla statura di un adulto lo avesse preso sotto la sua ala protettiva. Forse per pietà. O più probabilmente perché suo fratello Akiteru lo aveva spronato a non stargli sempre appiccicato, ma a costruirsi altri rapporti, perché lui non ci sarebbe sempre stato, un giorno se ne sarebbe dovuto andare dal Distretto e sarebbero passati anni prima che Tsukki potesse raggiungerlo.
" Ora che ci penso" chiese Yamaguchi "come sta Akiteru? Se non sbaglio lui è uscito un anno fa."
Tsukki ingoiò l'ultimo boccone del suo magro pranzo, alzò le spalle e non rispose.
'Ah già. Yamaguchi rammentò. Avevano quasi del tutto tagliato i ponti.
Mannaggia a Tsukki e al suo amore iper selettivo! Amava poche persone, Tsukki, ma amava tanto, troppo, e una volta tradito non era facile al perdono.
Il suono improvviso di una sirena li mise tutti sull'attenti. Una voce acusmatica annunciò che stavano per iniziare le visite mediche al Karasuno. Hinata schizzò in aria eccitato e per poco non spiccò il volo.
" Ma è fantastico." disse Tsukishima con allegria simulata "un bel pomeriggio passato come cavie da laboratorio."
" Non dire così" lo rimproverò Suga "voi del primo anno avete la Tipizzazione oggi. Dovreste essere impazienti."
Noya andò da Hinata e gli tirò una sonora pacca sulla schiena " Vai Shouyo, il tuo senpai crede in te!"
" Farà male?" chiese preoccupata Yachi, che era tutta un tremito.
"Ma no" la rassicurò Suga " è un esame fatto con degli elettrodi, non sentirete nulla, e dopo saprete a che categoria appartenete. Inoltre oggi saranno presenti i Dottori Miya in persona."
Non accadeva spesso che i gemelli si occupassero personalmente delle visite, ma a quanto pare a Karasuno vi era "una concentrazione eccezionale di individui interessanti", a detta loro.
Si recarono nel grande asettico edificio scolastico, attendendo ognuno il proprio turno.
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"Buongiorno Sugawara-kun, prego accomodati."
Miya Osamu lo accolse con un lieve sorriso e Suga si sentì subito a suo agio.
Il giovane medico iniziò a preparare l'occorrente per la visita e il prelievo di sangue.
"Perdonami se oggi non potrò dedicarti molto tempo, come sai siamo molto impegnati" disse Miya, poi chiese "Come va con la scuola?"
"Tutto bene, non ci sono problemi" rispose Suga.
"Naturalmente, non che avessi dubbi. Scopri il braccio per favore."
Durante il prelievo e la visita continuarono a conversare tranquillamente. In realtà non era così comune che Miya desse tanta confidenza ad un suo paziente; non provava certo sentimenti ostili o timore nei confronti dei mutanti, tutt'al più semplice indifferenza, li trovava soggetti interessanti da studiare, erano l'oggetto della sua curiosità vorace, voleva scoprire ogni più piccolo dettaglio delle loro possibilità evolutive, si era battuto per proseguire il proposito del padre, ma a livello umano non si faceva mai coinvolgere. La voce derisoria del fratello gli risuonò in testa:
"Ah ma perchè, con gli altri esseri umani ti comporti diversamente? Sei apatico con tutti, fratellino, a prescindere dal loro DNA".
Ed era vero. Non si trattava di snobismo; nonostante fosse ben conscio del proprio intelletto superiore alla media, questo non era mai stato motivo per trattare il prossimo con sufficienza. Molto più semplicemente, non incontrava di frequente qualcuno che catturasse la sua attenzione.
La prima volta che aveva incontrato Sugawara Koushi era stato quattro anni prima. Come al solito nulla di speciale ai suoi occhi, uno dei tanti ragazzini imberbi dotati di poteri più grandi di loro. Riusciva a congelare qualsiasi cosa con un semplice tocco e creare neve e ghiaccio dal nulla. Poi il ragazzo aveva sorriso, aveva iniziato a parlare senza alcun imbarazzo, anzi a volte con eccessiva spudoratezza, vista la sua età. Osamu scoprì presto che dietro quell'apparenza insospettabile, quel viso dai lineamenti delicati, si celava una mente brillante, arguta e avidamente curiosa, proprio come la sua, oltre ad un carattere amabile e dolce ma non remissivo. E il freddo dottore si era aperto poco a poco.
"Stai ancora riflettendo sui tuoi progetti futuri? " chiese Miya, mentre finiva di riempire l'ultima provetta di sangue.
"Sì, non ho cambiato idea, vorrei fare la stessa cosa che fa lei, Miya-san" rispose Suga.
"Dammi pure del tu, non ho nemmeno 30 anni, non sono molto più grande di te."
"Sì certo, scusa." rise il ragazzo più giovane " comunque vorrei intraprendere gli studi medici e aiutare nel vostro progetto, sarebbe la mia massima ambizione."
"Non posso dire che sia frequente, molti quando lasciano il Distretto non vogliono più metterci piede, abbiamo solo avuto qualche caso di collaborazione saltuaria. Ma tu ne avresti tutte le capacità, Sugawara-kun, e sarei ben lieto di farti da garante. Appoggia la mano qui."
Tirò fuori una lastra di vetro e chiese a Suga di testare brevemente il suo potere. Il ragazzo pose la mano a palmo aperto sul vetro e subito le venature del ghiaccio vi comparirono sopra, finchè non fu del tutto congelato.
"Perfetto. Per oggi è tutto, vai pure dai tuoi compagni, ormai dovrebbero aver quasi finito."
Quando Suga tornò nel cortile, trovò tutta la sua squadra riunita e un gran trambusto.
"Omega? Sei un Omega, Kageyama? " Noya stava urlando senza curarsi di essere discreto.
Suga arrivò di corsa e lanciò un'occhiata interrogativa a Daichi, che annuì.
"Sì, a quanto pare è ufficiale. Beh, che dire," disse solenne il capitano della Karasuno, "congratulazioni Kageyama"
Suga fischiò colpito "Un fuori scala eh? Complimenti davvero. So che sono rarissimi, non ricordo che ne sia mai capitato uno qui al Karasuno."
Tsukishima roteò gli occhi "Come c'era da aspettarsi dal Re."
"Non lamentarti Tsukishima, tu sei comunque un Alfa, maledizione!" replicò Hinata abbacchiato "Maledetto Kageyama, perchè devi essere così perfetto in tutto?"
"Non preoccuparti Shouyo!" intervenne Noya solidale. " Anche io e Ryu siamo dei Beta come te, ma siamo fighi lo stesso, e poi non avrai nessuna limitazione al tuo potere, come invece succede agli Alfa."
"Uh, Tanaka-san è un Beta?" chiese Hinata incuriosito "ma perché? Non controlli il fuoco?"
Tanaka sospirò "Posso controllare solo il fuoco già esistente, non posso crearlo dal nulla, per questo sono di categoria media. Chi riesce a creare il fuoco ha grandissime potenzialità ed è un Alfa a tutti gli effetti; Kuroo del Nekoma può farlo, ad esempio."
"Uooohoho" si galvanizzò Hinata " e Ushiwaka? Anche lui è un Alfa? O anche di più?"
"A quanto ne so" intervenne Suga " è un normalissimo Beta. La categoria di potere non c'entra nulla con la potenza e la stazza fisica, basta guardare il barbuto qui presente" disse alludendo ad Asahi, che aveva anch'egli un'abilità di livello Beta.
Yamaguchi guardò gli altri avvilito. Non solo era l'unico del primo anno a fare panchina ma era pure l'unico ad essere un Delta. Persino Yachi-san era rientrata tra i Beta, anche se non se lo aspettava.
"È solo perchè non riesci ancora a controllare il tuo potere" aveva tentato maldestramente di consolarlo lei " hai comunque il potenziale per scalare di categoria, al contrario di me."
Effettivamente il Dottor. Miya Atsumu lo aveva definito interessante e col potenziale per diventare un giorno un Beta o anche di più, essendo il suo potere sempre in evoluzione, ma al momento si sentiva mediocre. Non che fosse una novità.
In tutto quel baccano, quello più disinteressato di tutti era proprio Kageyama, che stava palleggiando contro il muro, noncurante della grande rivelazione. Poi si rivolse a Takeda e Ukai.
"Avrò problemi per giocare a pallavolo?" chiese spiccio.
"No, non credo." rispose Ukai " ma sono questioni mediche di cui non sono granché esperto."
"Bisognerà monitorare come si svilupperanno i tuoi poteri in età adulta e se riuscirai a controllarli. Al momento però credo che non ci saranno impedimenti" intervenne il sensei Takeda.
Kageyama fece un cenno di assenso, con un velo di inquietudine nello sguardo disse:
"Voglio diventare un giocatore di pallavolo professionista, non m'interessa nessun'altra carriera, troverei un modo per frenare i miei poteri, se dovessero ostacolarmi."
Ukai rimase in silenzio mentre Takeda gli sorrise raggiante "Certo, con una determinazione del genere non avrai problemi, Kageyama-kun".
Hinata aveva osservato la scena e non mancò di sfottere il compagno, che gli disse di tacere.
"Comunque adesso sono curiosissimo." disse il ragazzino rivolgendosi ai suoi senpai" che poteri hanno tutti i tizi forti delle altre squadre? Tipo Oikawa-san? O Iwaizumi-san?"
A diversi chilometri di distanza, nella parte Nord del Distretto, Iwaizumi Hajime starnutì energicamente.
"Ma che diav...eppure è estate". Si raddrizzò e chiuse il suo armadietto. Stava per recarsi in palestra quando udì una voce flebile dietro di sé. Si girò e vide una ragazza minuta e di bassa statura.
"Ehm... ehm Iwaizumi-kun?" lo chiamò fissandolo con due grandi occhioni smarriti.
"Sì, sono io... uhm, hai bisogno di qualcosa?" chiese goffamente. Non era avvezzo ad avere ragazze che gli si rivolgevano in quel modo, eppure quel semestre gli era capitato più spesso del solito, essendo stato eletto come segretario del consiglio studentesco. Non che ci tenesse molto, non si era neppure candidato, ma quei coglioni dei suoi compagni di squadra lo avevano proposto e raccomandato contro la sua volontà.
Fanculo.
Fanculo a Matsukawa e Hanamaki, ma soprattutto fanculo a Oikawa, che si era esibito in una sviolinata nei suoi riguardi davanti a mezza scuola, convincendo tutti che Iwaizumi sarebbe stato il candidato migliore, mentre gli altri due stronzi si strozzavano dal ridere e lui voleva scavarsi la fossa e morirci dentro. Inutile dire che le parole di Oikawa avevano ammaliato tutti e si era ritrovato a vincere quelle stupide elezioni con maggioranza assoluta. Per fortuna non era una posizione molto impegnativa, Oikawa era un cretino, ma non gli avrebbe mai permesso di avere un incarico che ostacolasse gli allenamenti. Fatto sta che, quando gli studenti avevano un problema, potevano rivolgersi a un membro del consiglio, quindi anche a lui, con sommo divertimento dei suoi "compagni".
Fanculo, ancora tre mesi e quel supplizio sarebbe finito. Ad ogni modo, si concentrò sulla ragazza, notando tra l'altro che era molto carina.
"Iwaizumi-kun" continuò lei "ho perso il mio libretto studentesco, potresti aiutarmi a trovarlo?"
Iwaizumi lanciò un'occhiata veloce all'orologio, mancavano ancora quaranta minuti all'allenamento, si poteva fare.
" Certo... uhm... posso provare. Ti ricordi dove puoi averlo lasciato?"
Iniziarono un giro infinito per la scuola. La ragazza poteva anche essere graziosa, ma pareva del tutto svampita, non ricordava neppure dove fosse stata un'ora prima. Arrivarono dietro alla palestra e lui capì che era un caso disperato.
"Se non lo trovi dovrai andare alla segreteria e denunciare la perdita, ti rilasceranno un duplicato.."
Per poco non gli prese un colpo quando la ragazza lo abbracciò da dietro
"Mi piaci Iwaizumi-kun... erano mesi che volevo confessartelo."
Oh porca miseria. Questo non se lo aspettava proprio. Di solito le primine fighe facevano la spola da Oikawa, non certo da lui. La ragazza lo rigirò con un po' troppa forza e iniziò a tirargli la camicia cercando di farlo abbassare per baciarlo. Iwaizumi era indeciso se tirarsi indietro o lasciarla fare. Certo un bacio e qualche palpata non li avrebbe disdegnati, era pur sempre un aitante giovane di quasi diciott'anni però... c'era qualcosa che non quadrava.
Mentre formulava quel pensiero, la ragazzina sotto di lui si mise a ridere. Non con discrezione, ma scoppiò a ridergli fragorosamente in faccia. E allora capì.
"Razza di bastardo..." cercò di acchiapparla, ma la ragazza si sottrasse agilmente alla sua presa. Prillò con grazia e il suo corpo iniziò a cambiare forma e colore: divenne più alto, la pelle blu, i capelli rossi e gli occhi giallo intenso.
"Merda Oikawa... la devi smettere con questi scherzi idioti..."
L'altro ragazzo si stava rotolando dal ridere " Non ci credo...non puoi cascarci ogni volta Iwa-chan." continuò asciugandosi le lacrime dagli occhi per le troppe risate, poi aggiunse:
"Ma non mi sorprende, ovviamente l'uomo roccia ha la testa più dura del granito. Peccato perchè ti vedevo così speranzoso..." .
"Se vuoi ti faccio testare in prima persona quanto può essere dura la mia testa..." lo sfidò Iwaizumi. La sua pelle aveva iniziato a indurirsi, assumendo l'aspetto e la consistenza di una roccia.
"No grazie, non ci tengo" rispose Oikawa " ne ho già avuto prova quando mi hai tirato una craniata alle medie, e non eri neppure trasformato! Se lo facessi adesso mi ammazzeresti e ci tengo alla mia pellaccia blu. E poi ho un nipote a cui badare!" così dicendo si trasformò nuovamente, stavolta modificando solo il colore di pelle e capelli. Il suo era un metaforico dito medio ai consigli di psicologia spicciola della sua tutrice, una sedicente "life-coach" che aveva cercato di convincerlo ad "accettarsi per quello che era, a non nascondere il suo aspetto e blablabla".
Oikawa annuiva ma poi faceva come gli pareva. Di sicuro preferiva attrarre sguardi ammirati per il suo bell'aspetto piuttosto che occhiate stranite.
Anche Iwaizumi tornò al suo aspetto originario, una volta sbollita la rabbia.
"Basta cazzate, Kusoiwaka. Ti ricordo che il torneo inizierà tra pochi mesi, vedi di concentrarti."
"Stavo per dirlo io!" sbuffò Oikawa, prima di correre in palestra seguito dal suo compagno.
Note dell'autrice: aaaah che bella cosa le ferie! Ho potuto aggiornare prima del previsto. Con questo capitolo ho finito più o meno la parte introduttiva di quest' AU, anche se continuerò a svelare altri particolari gradualmente, evitando magari troppi spiegoni, ma il grosso più o meno è fatto. Dal prossimo capitolo si entra nel vivo e soprattutto potrò concentrarmi sulla KageHina *.* (ammetto che era una vita che volevo scrivere su questi due come si deve, finora l'ho fatto solo marginalmente).
Vorrei chiarire il discorso della tipizzazione e delle categorie, che non c'entrano nulla con l'omegaverse, ma sono ispirate a grandi linee a quelle degli X-men, in base alla potenza. Per farla breve questa è la scala di potere:
Omega > Alfa > Beta > Delta
In realtà ce ne sarebbero altre nel fumetto originale, ma ho preferito semplificare.
Infine, ho voluto far fare una fugace apparizione anche a Oikawa e Iwa-chan ( ancora rido per Oikawa-Mistica e poi ovviamente Iwa-chan come La Cosa, l'uomo roccia, ahahaha ma chi l'avrebbe mai detto?), anche se in questa fanfic non avranno un grandissimo ruolo, ma riappariranno comunque più avanti
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