Capitolo 11

"Guardi ancora quella roba?"

Yamaguchi mosse pigramente la testa appoggiata sul bracciolo del divano su cui era sdraiato e rivolse i suoi occhi verso Tsukishima, che lo aveva appena apostrofato col suo solito tono strascicato. Il ragazzo lentigginoso stava guardando in tv un programma sulle persone scomparse, uno dei tanti che seguiva regolarmente, oltre a quelli sulla cronaca nera. Tsukki spesso lo scherniva chiedendogli che gusto ci trovasse a seguire le vicende più trucide. Yamaguchi covava sempre la speranza di poter individuare nei suoi sogni qualche particolare che potesse aiutare a risolvere certi casi o a ritrovare certe persone, speranza che era stata vana fino a quel momento.

"Te lo dico da secoli, se ti angosci per tutte le disgrazie che succedono nel mondo non farai mai vita." tentò di nuovo il ragazzo più alto, ma l'altro lo ignorò. Tsukishima sospirò, ormai Yamaguchi non pendeva dalle sue labbra come quando erano bambini; non che in fondo gli dispiacesse. Decise di lasciarlo nel suo brodo andandosene in camera.

Yamaguchi continuò a fissare lo schermo, il caso che stava per essere presentato sembrava essere interessante, forse perché si sentiva come se lo riguardasse da vicino. Una donna era seduta sulla poltroncina dello studio, si vedeva che non era più giovanissima, ma conservava comunque un aspetto piacente, aveva un sorriso tirato e malinconico. Si trattava della madre di un figlio mutante che stava denunciando la sua scomparsa.

Yamaguchi ripensò ai suoi genitori e ingoiò a vuoto. La conduttrice mise su l'espressione più affranta che potesse simulare, mentre ascoltava l'altra donna raccontare di come non riuscisse più a trovare il figlio da anni, sarebbe dovuto uscire dal Distretto dopo aver completato la sua istruzione a ventuno anni, ma non ne aveva più saputo nulla e le autorità non si erano dimostrate molto collaborative. Si era quindi mobilitata con altri genitori nelle sue stesse condizioni per cercare di scoprire cosa fosse accaduto ai loro figli. Seguirono i servizi con le varie testimonianze, poi la linea tornò allo studio e la madre fece un appello accorato.

"Come si chiama suo figlio?" chiese la presentatrice. La donna rispose e Yamaguchi strabuzzò gli occhi. D'improvviso capì perché quel viso, quei capelli biondi all'altezza delle spalle e quel sorriso gli erano sembrati familiari . Si alzò dal divano e corse in camera gridando:

"TSUKKI !!"

Kageyama stava tornando a casa. Guardò lo schermo dello smartphone. Niente.

 Ancora nessuna chiamata né messaggio da parte di Hinata. In realtà non sapeva bene cosa si aspettasse, ormai conosceva quell'idiota fin troppo bene e aveva imparato quanto fosse cocciuto; ciò che però gli sfuggiva era il motivo che lo aveva portato a comportarsi in quel modo. Hinata era sempre stato limpido per lui, difficilmente riusciva a nascondergli per troppo tempo ciò che provava, eppure in quel momento Kageyama per la prima volta lo sentì davvero distante; si chiese se avesse fatto qualcosa per allontanarlo così, ma di solito il piccoletto non si faceva problemi a ringhiargli in faccia quando lo faceva incazzare. Percepì di nuovo il panico allargarsi nel petto e il respiro farsi veloce all'idea che cercava di rifuggire, ossia che Hinata semplicemente si fosse stufato di lui, del suo carattere di merda, del suo modo strambo e maldestro di amare. Però la sua fiducia in lui era ancora lì, inamovibile. Anche quella volta si sarebbe fidato di lui, lo avrebbe atteso.

Preso com'era dalle sue afflizioni non si accorse neppure dei due individui fermi sul ciglio della strada. Li oltrepassò senza neppure guardarli, ma poi uno dei due gli rivolse la parola:

"Kageyama Tobio?"

L'interpellato si fermò e guardò chi lo aveva chiamato come se fosse un ectoplasma comparso all'improvviso.

"Scusa, ci conosciamo?" chiese Kageyama. L'alzatore non poteva dire di essere un fenomeno quando si trattava di ricordare nomi e visi, eppure non rammentava di aver mai visto quei due, né sul campo di pallavolo né fuori.

"Non ancora." rispose di nuovo il ragazzo sconosciuto; tra i due era il più basso, ma era comunque abbastanza alto, quasi quanto lui. Aveva un'aria gioviale, tipica delle persone estroverse e sicure di sé, che spiccava a confronto con l'espressione ombrosa del compagno, il quale aveva metà viso nascosto da una mascherina e lo guardava con occhi scurissimi e penetranti, come se lo stesse esaminando, non senza un certo scetticismo.

"Lascia che ci presentiamo. Mi chiamo Komori e questo é Sakusa-san, facciamo parte della Confraternita di Exodus."

Kageyama lo guardò interrogativo e il ragazzo rise "Dalla tua espressione neutra deduco che non guardi i notiziari. "

"Sì, ma non sono bravo a ricordare i nomi." Kageyama si guardò intorno un po' spazientito "Adesso scusate ma avrei fretta.." fece per rincamminarsi ma si trovò i due di nuovo davanti in meno di un secondo. Non si era neppure accorto che si fossero mossi, sempre se l'avevano fatto.

"Temo che invece dovrai ascoltarci..." disse Komori, sempre sorridendo conciliante.

"Ma che cosa....?"

"Ma che diavolo...?" Tsukishima fissò lo schermo sconvolto, mentre Yamaguchi accanto a lui fremeva sull'orlo delle lacrime.

"Lo sapevo!" esclamò afferrando l'altro per la maglia " Lo sapevo che ci doveva essere qualcosa! Non poteva averti abbandonato così!"

Se fossero stati in una situazione normale, Tsukishima gli avrebbe detto di darsi una calmata e di levargli le mani di dosso, ma stavolta era come paralizzato, continuando a fissare quella donna, riprodotta fedelmente sul monitor HD, che sembrava quasi una copia carbone di lui e Akiteru, era innegabile.

"Ma allora lui dov'è?" disse poi in un soffio.

Yamaguchi lo guardò e l'entusiasmo nei suoi occhi si spense così com'era nato.

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"Che cosa mi accadrà?" aveva chiesto con voce appena udibile.

Il ragazzo che si era presentato come Komori aveva scrollato le spalle.

"Persino le nostre fonti sono scarse, la Cupola è probabilmente il luogo più blindato al mondo." poi aggiunse sorridendo "sicuramente se ci fosse un attentato alla Casa Bianca e alla Cupola in contemporanea, le forze armate darebbero la precedenza a quest'ultima." buttò lì cercando di fare il simpatico, ma nessuno rise. Poi proseguì:

"Sei un soggetto estremamente prezioso, con ogni probabilità cercheranno di tenerti in vita il più a lungo possibile, sempre se quella può chiamarsi vita: cercheranno di mantenerti cosciente ma non ti lasceranno muovere un muscolo, probabilmente ti terranno in una sorta di coma indotto farmacologicamente, per poi svegliarti di tanto in tanto quando farà loro comodo." Komori vide il raccapriccio farsi strada sul volto di Kageyama e sorrise " Non mi pare una prospettiva molto allettante e sarebbe uno spreco, vero Tobio? Posso chiamarti Tobio? "

Per tutto il tempo era stato solo lui a parlare; aveva presentato se stesso e il suo compagno, spiegandogli chi erano e cosa facessero e a Kageyama tornarono in mente le notizie saltuarie che ascoltava distrattamente in Tv su quel gruppo di dissidenti che aveva seminato il terrore negli ultimi anni.

Quindi erano loro. O perlomeno due di loro.

Il ragazzo dalla parlantina sciolta gli aveva fatto i complimenti per le sue abilità e gli aveva mostrato ciò che sapeva fare:

"Il mio potere è molto simile al tuo, riesco a scomporre e ricomporre la materia a mio piacimento" aveva preso in mano un sasso e lo aveva sgretolato a livello molecolare tanto da renderlo invisibile per poi farlo tornare come nuovo in un attimo " Riesco anche a farlo col mio stesso corpo, bello eh? Questo mi ha fatto classificare come Alfa e poi in seguito come Omega ' a rischio '. Purtroppo non posso fare altro, non riesco a spostare e dislocare la materia come voglio, per questo mi serve Sakusa-san." accennò all'altro che se ne stava quieto e che sembrava volesse tenerli entrambi a distanza " Lui è come te, voi telecineti completi fate paura, siete praticamente degli Dei in terra, non mi stupisco che gli umani senza mutazione vi temano tanto. Sei un pezzo da novanta, Tobio!"

Sakusa aveva parlato solo alla fine, con la sua voce rauca per la tosse e attutita dalla mascherina che indossava, aveva sbottato di fare in fretta a valutare la loro proposta e prendere una decisione, perchè non sarebbero potuti rimanere a lungo nel Distretto.

La loro proposta.

"Vieni con noi." aveva detto Komori " Sarà la tua unica possibilità di scappare, di evitare il tuo destino. Il guinzaglio si farà sempre più stretto in futuro, scommetto che hanno già iniziato, vero?"

Kageyama ricordò gli ultimi periodi, le visite invadenti, dolorose, la sorveglianza pressante. Aveva sopportato tutto pensando che sarebbe presto finita, invece a quanto pareva era solo il principio di una sorte raccapricciante. Di norma avrebbe esitato prima di credere ciecamente a degli estranei, ma non poteva dire che quel Komori non fosse un conversatore abile e persuasivo, e poi tutto tornava con precisione cinica :

"Noi siamo simili a te, ti capiamo meglio di chiunque altro." aveva detto, e sembrava crederci davvero.

Gli avevano dato una notte per dormirci sopra, sarebbero ripassati il giorno dopo per avere una risposta.

Kageyama tornò a casa. Solo, in preda a una sorta di torpore che gli appesantiva il petto e gli arti mentre ancora realizzava la gravità di ciò che gli era stato svelato, assorbendo quella pesante consapevolezza poco a poco. Riusciva solo a immaginare se stesso, bloccato su un letto, uno scafandro immobile per il resto dei suoi giorni, un caso clinico da vivisezionare. Si accorse solo in quel momento che non aveva pensato a Hinata neppure per un istante.

Era il buio più totale.

Note autrice: eccoci qua con un nuovo aggiornamento. Komori per chi non se lo ricordasse è il libero dell'Itachiyama, mi pare sia comparso anche nell'anime, comunque in generale non ha un ruolo enorme quindi andatelo a googlare se non lo ricordate.

E insomma, cosa deciderà di fare Kageyama? Andrà con loro? Non anticipo nulla ahahah

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