Capitolo 23.
POV. Bilal
Mi sono svegliato stamattina, ed in silenzio mi sono preparato insieme agli altri.
Ho notato che Momo è un po' pallida e più silenziosa del solito, benché continui a starnazzare come suo solito.
《Io vado in cucina e vi aspetto li.》
E mi avvio senza attendere risposta, avendo fatto prima degli altri.
Arrivo sulla soglia della semplice stanza dove mangiamo, che convenzionalmente chiamiamo cucina ma sarebbe la sala da pranzo della nostra ala, e mi blocco con un sussulto.
Mi stropiccia gli occhi, pensando che quel che vedo sia solo un allucinazione da stress, ma le tre figure sedute a tavola e quella sul lampadario non svaniscono.
L'ultima nominata mi vede, e riconosco nuovamente Valentina, molto smagrita e diversa, ma sempre con gli stessi occhi.
《Guardate un po' chi si vede!》afferma allegramente lei, mentre gli altri tre-Pyro, Ginevra, e Poli- si girano annoiati.
《Ah.》
《Mh》
《Cià》
No ma, non sforzatevi.
《Perché siete fuori dalle celle, e perché tu sei sul lampadario?》
Domando a Valentina inarcando un sopracciglio.
《Siamo qui perché ci annoiavamo in cella.》Ginevra potrebbe tranquillamente far nevicare col suo tono.
《Ed io sono sul lampadario perché non ci sono alberi》afferma Valentina allegra, come se la cosa fosse normale.
《Perché sei impalato sulla soglia》mi spinge via Morena, che lincio con lo sguardo.
POV. Rachele.
Ridacchio vedendo Momo e Bilal battibeccare come al solito, e li sorpasso.
《Ciao Vale, ciao Simo, ciao Ginny, ciao Pyro》
Avanzo verso le brioche
《3》《2》《1》...
Mi blocco.
《RAGAZZIIIIIIII!》Mi fiondo addosso il primo che capita, caso volle sia Pyro, e lo stritolo.
《Ha realizzato》ride Valentina terminando il conto alla rovescia.
Ma che accidenti ci fa sul lampadario?
Mollo Pyro e stritolo Ginny ignorando le sue proteste, e pongo la domanda a vale, la cui risposta-medesima a quella data a Bilal- mi lascia perplessa, ma decido di non commentare.
Analoga reazione da parte di tutti gli altri, tranne Bilal che resta in disparte a guardare.
È inquietante... ricorda molto Galahad ultimamente, uno dei suoi personaggi cattivi -apatico, totalmente privo di emozioni, ossessionato dal potere e dalla detenzione di questo.-
Lo ignoro, e durante la colazione riusciamo a ricostruire più o meno come sono usciti dalle celle, e una vaga impressione di come sono sopravvissuti.
Sono estremamente reticenti sull'argomento... Mi chiedo perché.
《LO SAPEVO! LO SAPEVO CHE SAREBBE SERVITO!》Saltella felice Momo raccontandoci della sua "avventura notturna".
POV. Valentina
Guardo con un lieve sorriso tutti che ridono a scherzano, dalla visuale sopraelevata che mi permette il lampadario, isolandomi in questa mia altolocata bolla.
E proprio grazie ad essa, mi accorgo che qualcuno non partecipa al tripudio generale.
Balzo giù con un silenzio che farebbe invidia al Gatto con gli Stivali di Shrek, e mi avvicino non notata a Bilal, che guarda tutti tranne me.
《Ehy》esordisco, abbozzando un sorriso.
Lui semplicemente si gira e mi scruta con occhi che, noto solo ora, sono dello stesso colore del caffè.
《Ciao Valentina. 》
《Beh; scusa se ti ho fatto troppo male ieri》Dritta al sodo.
Lui sorride -il primo sorriso che gli vedo fare.-
《Tranquilla, non mi si abbatte così facilmente; avrei potuto batterti facilmente, ma ero solo sorpreso dì vederti.》si pavoneggia, narcisista come sempre.
Sogghigno appena, un po' amaramente.
So cosa si aspetta.
La ragazza asmatica, che non riesce a fare cinquanta metri di corsa senza avere il fiatone.
La ragazza limpida, facile da abbattere in uno scontro.
Quello che non sa, che nessuno di loro sa... È il modo in cui ci siamo allenati noi.
Sotto il peso della costrizione.
Sotto le percosse, lo scherno degli altri stronzi della banda.
Non avevo medicine, nulla.
Ma la malattia restava lí.
Non volevo soccombere; ho imparato ad ignorare il dolore, a farmi bastare il poco ossigeno che riuscivo ad immagazzinare in quei momenti, a non fermarmi mai.
Perché fermarsi equivaleva ad un dolore ben peggiore.
Nonostante i miei pensieri, gli rispondo con una frase semplice, quasi banale.
《Lo vedremo presto. 》
《Non credo che picchiarciin corridoio sia un opzione considerabile.》
Ridacchio, e lo guardo di sbieco.
《Oggi stesso iniziano gli allenamenti comuni, Narciso. Ci faranno scontrare fra noi sicuramente, per vedere il nostro livello di base.
E sarà lì che vedremo chi è il migliore Bilal, non con le chiacchiere. 》
Gli do una pacca sulla spalla, notando il suo sguardo pensoso.
《Adesso raggiungiamo gli altri, avanti》lo sprono gentilmente, e lui annuisce brevemente, seguendomi.
POV. Simone.
Rido e scherzo con gli altri, ma ho occhio e pensiero fissi su Valentina, che parla con "Bilal Al Kebab".
L'ho osservato nel poco tempo che siamo rimasti insieme, è cambiato.
Come tutti noi del resto... ma non mi fido ugualmente.
La vedo mettergli una mano sulla spalla, e sento il sangue pulsare nelle tempie; stringo i pugni per mantenere un aspetto calmo, e proprio mentre venivano da noi -finalmente- qualcuno irrompe spalancando la porta con la grazia di un bufalo africano.
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