Capitolo 12.

POV. Valentina.
Mi tremano le mani. Ho paura di quello che dobbiamo fare, tantissima... ma mi impongo di non mostrarne nemmeno un briciolo.
Stiamo camminando dietro quel figlio di puttana. Guardo Pyro e Simone, ma non mi stanno guardando.
Sono persi nelle loro conversazioni mute, fatte di occhiate e sguardi.
Guardo un basso, e nel mentre arriviamo.
È un bel parchetto, solitario, l'ideale per stare dieci minuti soli e tranquilli.
Al centro di questo parchetto, c'èun uomo, solo, che si mangia un panino sull'erba, indifeso.
Ho un groppo in gola.
"N-non può essere lui il bersaglio..."
Le parole di Gaalb distruggono la mia speranza, che già sapevo essere vana.
《Ecco a voi. Prego, iniziare.》Ride sotto i baffi la nostra presunta guida.
Simone, Pyro lo fissano inorriditi.
Ginevra è indifferente a tutto.
Io... io non lo so. Sento un vuoto, una morsa nel petto.
《C-come...》Faccio appena in tempo a dire, che mi arriva un violento manrovescio.
Non grido; non avrà la soddisfazione.

POV. Simone.
Fermo di rabbia. Come osa colpirla così...
La guardo, ha gli occhi lucidi di rabbia, e il labbro spaccato, ma non proferisce suono, che sia di dolore o un insulto. Non so come faccia...
Io non sono così controllato.
Salto addosso a quel figlio di puttana, con l'intento di fargli male, tanto quanto ne ha fatto a noi.
Ma è fortissimo, cazzo...
Vedo Pyro che si avvicina e mi da manforte.
In due, riusciamo a malapena a tenerlo a bada, e ride...
Considerato il posto, sarà un mezzovampiro o simili.
Merda.
Sento il dolore dei colpi, ma è un dolore sordo, attutito dall'adrenalina che mi scorre nelle vene, la rabbia che ho nel corpo, la rabbia di chi ha sopportato troppo.
Insieme, riusciamo ad assestare qualche colpo, ma non so come è riuscito a prendermi il collo, e mi solleva mentre impotente cerco di respirare e graffiargli il braccio.
Improvvisamente lo sento smettere di stringere, e contemporaneamente uno sparo mi ferisce le orecchie.

POV. Valentina
Ho il respiro affannoso, lo sento, e ho la gola secca. Guardo le mie braccia... impugno la mia arma, e il tizio e a terra, immobile.
Fortunatamente era caricata a sonniferi...
Sposto lentamente lo sguardo e la canna verso il nostro aguzzino.
《Ho fatto quello che volevi. Ora, mollalo, o giuro su quanto ho di più caro che TI FACCIO FARE LA STESSA FINE!》 Urlo con la voce spezzata.
Lentamente, lo vedo mettere a terra il mio amico, e provo un fiotto di caldo sollievo.

POV. Pyro.
Guardo Valentina, sbalordito. Capelli scompigliati, sguardo stravolto, ma a dispetto del tono, rotto ed isterico, la canna della pistola è perfettamente immobile, puntata al bersaglio.
Fa paura a guardarla, fisso lei, poi il bersaglio, deglutisco.
Gaalb; anche lui evidentemente spiazzato, e se non fosse impossibile avrei giurato di vedere della paura nel suo sguardo.
Appena giù, Simone si avvicina a me, e lo stringo forte. Ci conosciamo da anni... ma questi pochi giorni, sono valsi almeno tre volte tanto..
《Non avete finito.》prosegue freddo Gaalb.
《Dovete estorcergli informazioni sulle abitudini imperiali.》lo guardo, sul punto di tentare di picchiarlo di nuovo, ma vengo bloccato dalla voce argentina di Ginny.
Mi ero scordato fosse presente...
《Lo faccio io.》

POV. Ginevra.
Quante energie sprecate... emozioni inutili... odio. Dolore. Rassegnazione.
Io sto qui, ferma, aspetto la mia occasione.
Ed essa, arriva. Parlo disinvolta, e mi avvicino al tizio: con un ceffone lo faccio svegliare. Sono consapevole degli sguardi degli altri fissi su di me, ma hanno un'importanza relativa al momento.
L'uomo si sveglia, intontito dalla droga, e mi fissa stravolto, terrorizzato.
Io mi pulisco le unghie con la lama di un coltello.
《Dunque. Possiamo collaborare, o mi costringerai a sporcarmi i vestiti.》affermo con tutta la calma del mondo.
Mh... mi piace.
L'uomo balbetta qualcosa, ma io gli poso l'indice sulle labbra.
《Qui le domande le faccio io...》Sorrido, e so che non è un sorriso normale quello sul mio viso...

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