Capitolo 31
Lasciarono il padre di Ben un una città vicina, intimandogli di non tornare mai e poi mai. A giudicare dalla sua faccia sconvolta, non doveva averne l'intenzione.
- E non farne parola con nessuno - aggiunse Emy, continuando a guardare storto l'uomo.
Lui aveva gli occhi sbarrati ed un'aria parecchio sconvolta. Annuì, e la macchina di Nate ripartì.
Il silenzio è la tensione erano tra i tre. Emy si affacciò fuori dal finestrino, vedendo l'uomo restare fermo sul marciapiede, con lo sguardo vuoto davanti a sé.
- Ed ora? - chiese Susan - Che cosa dobbiamo fare? Non abbiamo idea di dove sia Ben. Potrebbe essere davvero ovunque. Anche fuori città per quanto ci riguarda.
- E poi cosa ne faremo, se è impazzito in questo modo?
Tutti e due si voltarono verso Emy. Come poteva dare lei una risposta? Erano loro quelli grandi, ma del resto era lei che sapeva di più su Ben e sulle sue abilità.
La ragazza sospirò, e Nate tornò a guardare la strada, mentre Susan la guardava con fare materno.
- È tutto ok? - chiese lei, mentre Emy teneva lo sguardo basso.
Annuì, cercando di sorridere.
- Proviamo a pensare come se fossimo Ben - propose Nate, una volta che tutti loro furono arrivati di nuovo in città - Tu lo conosci bene, Emy. Dove andrebbe secondo te?
La corvina pensò, passandosi una mano sul viso. Non sapeva cosa pensare.
- Forse tornerebbe a casa, per aggredirci e chiederci dove abbiamo portato suo padre... - suppose la ragazza.
Un attimo dopo, Nate iniziò a guidare in modo fin troppo spericolato verso la casa.
Arrivati al di sotto del condominio, i tre si fermarono. Emy allongò l'orecchio, e spalancò leggermente gli occhi. Le sembrava di udire una lieve melodia, lontana è disturbante. La canzone della guarigione si ripeteva al contrario.
- La sento solo io? - chiese Emy, ed in quel momento anche gli altri due sembrarono rendersi conto dello strano rumore.
I tre si fermarono, organizzandosi.
- Io andrò davanti - disse Nate - Del resto tra noi tre sono il più forte.
Emy annuì, ma continuava a pensare, in qualche modo istigata dal suono della musica.
Tutto in Majora's Mask aveva un significato ben preciso, anche per Ben doveva essere così. La canzone della guarigione dava pace agli animi. La canzone che avvolgeva Ben era il suo esatto contrario. Manteneva disturbato Ben e chi gli stava attorno, non gli permetteva di trovare la pace.
Ma se quella canzone davvero poteva fare quell'effetto, era possibile che la canzone della guarigione potesse farlo stare meglio?
Ed Emy si illuminarono gli occhi - Ho avuto un'idea! - esclamò - Ma dovrò suonare un'ocarina.
- Emy, che diamine stai dicendo? - chiese Nate, alzando un sopracciglio - Ti si è fuso il cervello?
- Assolutamente no! - rispose lei - Che aspettiamo? Andiamo! Dobbiamo prendere a Ben la sua Ocarina del tempo!
Detto questo la ragazza entrò, il cuore colmo di speranza. Salì le scale, ancora zoppicante, venendo presto raggiunta dal fratello e dall'altra ragazza.
Nate aprì la porta, ed entrò per primo.
Ci volle solo un secondo, e una figura verde si lanciò contro il corvino. Come un gatto, Ben iniziò a dimenarsi mentre Nate tentava di tenerlo fermo.
- Dov'è? - urlava Ben - Voglio vederlo! Voglio sentire il suo sangue bagnare la mia pelle, voglio che il suo cuore batta tra le mie mani!
Emy spalancò gli occhi, colpita da quella frase.
Nel frattempo il biondo si dimenava come non mai, contorcendosi in posizioni praticamente impossibili, cercando di artigliare Nate. Il ragazzo fece un passo indietro, mentre Ben non faceva altro che urlare e strepitare, il volto rigato dalle lacrime di sangue ed un grande sorriso stampato in viso.
Non sembrava nemmeno lontanamente il vecchio Ben, era stato sostituito da quello che aveva tutta l'aria di essere un piccolo demone per nulla benevolo.
Anche la sua voce era strana, alcune volte sembrava quasi sdoppiarsi.
Emy non aveva visto, mai in tutta la sua vita, qualcuno con un'aria così fuori di testa.
La canzone della guarigione al contrario era sempre più forte, e premeva con insistenza sulle orecchie di Emy, facendole quasi venire male di testa.
Nate si riempì di graffi, e Ben iniziò anche a scalciare, iniziando a colpirlo sempre più forte. Nate si trattenne dal gridare, mentre cercava di immobilizzare il ragazzino.
In quello stesso momento Emy riuscì a sfilare a Ben l'ocarina che teneva sempre appesa alla cintura, e la impugnò con una certa incertezza.
Aveva provato a suonarla insieme a Ben, ma solo alcune volte.
Portò lo strumento alla bocca, tentando di abbozzare qualche suono.
Nate venne spinto contro la ringhiera delle scale, se Ben l'avesse fatto indietreggiare ancora sarebbe finita male.
Emy guardò lo strumento. Ci poteva riuscire.
Dopo qualche secondo, dopo una certa incertezza, riuscì ad azzeccare le note.
Si, la, fa... si, la, fa...
Le sue dita sembrarono muoversi da sole, dopo un po'. Non aveva idea del come, ma sapeva esattamente dove mettere le dita, e quali suoni sarebbero usciti dal piccolo e prezioso strumento.
Emy si ritrovò sola con sé stessa, attorno a lei non c'era nulla, se non quella dolce melodia che lentamente usciva dallo strumento, e che come una ninna nanna sembrava essere in grado di scacciare qualsiasi incubo.
Maschere su maschere iniziarono a vorticare attorno ad Emy, volti strani, rabbiosi o felici, tristi o euforici, tante facce diverse che la circondavano.
Emy sentì il suo cuore sollevarsi in alto, e la sua anima trovare la tanto agongnata pace. Tutto sarebbe andato bene.
Un'alta figura vestita di viola le sorrise, facendo dondolare piano il pesante zaino pieno di maschere che aveva sulle spalle.
- Hai trovato il lato luminoso del tuo destino crudele, Emy. Ti augurò tutta la felicità che il fato ti possa riservare.
L'uomo sorrise un'ultima volta, per poi sparire nel nulla, evanescente come fumo.
Emy sbatté le palpebre, il cuore invaso da un'infinità tranquillità, e smise di suonare, trovandosi di nuovo davanti alla porta di casa, con il fratello e Ben che combattevano.
Ben si bloccò mentre, ancora aggrappato a Nate, era esattamente sull'orlo di farlo cadere giù. Si fermò, sbattendo le palpebre.
Il suo sorriso scomparve, ed il ragazzo si afflosciò tra le braccia di Nate, come una bambola di pezza.
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