Capitolo 25

Quando Emy si svegliò era parecchio intorpidita, e sentiva lo stomaco brontolare prepotentemente. Gettò uno sguardo sulla sveglia dai numeri rossi e luminosi. Le undici del mattino.

Emy aveva dormito più di dodici ore.

Si mise a sedere, sfregandosi pigramente un occhio e stiracchiandosi.

Subito si chiese se Nate avesse parlato con Susan, e si diresse piano alla porta. Pensò subito che se Nate non l'aveva ancora svegliata doveva andare tutto bene.

Sentì alcune voci provenire da fuori, e appoggiò l'orecchio, cercando di ascoltare.

- Sei davvero in grado di farlo? - era una voce femminile, doveva essere quella dell'amica di Nate.

- Certo! - rispose quello che era evidentemente Ben, Emy conosceva fin troppo bene la sua voce - Potrei portarti lì in qualunque momento, e se ci fossero ospiti potrei nascondermi! Non recherò nessun disturbo!

La corvina sorrise, per poi aprire la porta. Il piccolo salotto, su cui si affacciavano le altre tre stanze della casa, era occupato dalle persone che stavano parlando fino a due secondi prima e da Nate, che cercava di fare un sorriso convincente.

Tutti e tre si voltarono verso Emy, che cercò di rivolgere un sorriso alle persone davanti a cui stava tra uno sbadiglio e l'altro.

Susan, con sollievo della corvina, non sembrava arrabbiata o in panico.

- Le ho spiegato tutto - disse Nate, facendo un cenno verso la rossa. Il fratello di Emy aveva un'aria serena.

- È stato strano, ma ci ho pensato e... Credo potrebbe andare bene - commentò lei, sorridendo. Aveva un sorriso ampio, lei, ma che restava grazioso.

Emy avrebbe voluto abbracciarla e urlarle un "GRAZIE" che si sarebbe potuto sentire anche dall'altra parte della città.

Ma decise che forse non era il caso.

Si limitò a ringraziarla brevemente, sapendo che non sarebbe stata in grado di esprimere tutta la sua riconoscenza con cisì poche parole. Sperò solo si capisse quanto fosse felice in quel momento.

Emy si appoggiò allo schienale del divano, rivolgendo un'occhiata a Susan - Quindi tu vorresti tenere una ragazzina ed un fantasma in casa tua solo perché te l'ha chiesto mio fratello?

- Beh, sì. Perché? - chiese la rossa - Del resto io e Nate siamo grandi amici. E poi Ben sembra a posto, non mi darete fastidio... Insomma, credo sia la cosa giusta da fare, no?

Emy e Ben si lanciarono un'occhiata complice.

- Ben, c'è qualcosa sotto.

- È palese - rispose il biondo.

Dopodiché Emy andò verso la parte della stanza dove stavano i fornelli, ridacchiando - Ammetterete il tutto un giorno o l'altro!

In tutta risposta le arrivò un cuscino in testa da parte di suo fratello.

- Grazie! Grazie mille! - disse la ragazza - Ehi Susan, c'è qualcosa in frigo?

I quattro passarono il resto della mattinata a pianificare il "ritorno in scena" di Emy, e a pensare esattamente ad ogni singola scusa da dire ai poliziotti durante gli interrogatori.

Del resto, magari, la sua poteva essere semplicemente una fuga giovanile, fatta dopo un brutto periodo.

Il pomeriggio stesso Nate ed Emy uscirono di casa, lasciando Ben e Susan dentro.

- Davvero non capisco - commentò la minore, scendendo le scale - Come fa Susan a comportarsi in modo così normale? Le abbiamo sconvolto la vita!

Nate rise - Tu non l'hai vista subito dopo che siete scappati! Comunque possiamo dire che lei si può abituare a tutto. Ma davvero a tutto. È incredibile.

Emy sorrise maliziosamente al fratello, dandogli un pugnetto sulla spalla - È davvero fantastica, vero?

I due si guardarono negli occhi, Nate con aria scocciata e la sorella incredibilmente divertita.

Avevano una casa, una sorta di nuova famiglia. Tutto sembrava andare bene.

Effettivamente, le settimane successive, ogni cosa migliorò.

Emy diventò una grande amica di Susan, Nate aveva ripreso l'aspetto più sano di un tempo e Ben se la spassava, passando tutta la mattina ad oziare, mentre ogni tanto, travestendosi, riusciva anche ad uscire nel pomeriggio.

Tutti sembravano avere una nuova serenità, un peso più leggero al petto.

Quella sera Ben ed Emy erano sul poggiolo, la ragazza cercava di non guardare di sotto, ma al buio le vertigini si facevano sentire di meno.

- Tutto va bene... - disse il ragazzo, guardando verso il basso.

- Credo che sia una cosa abbastanza strana - rispose Emy, con un sorriso.

I due stavano guardando insieme le stelle, gomito contro gomito, sereni.

- Ti è mai capitato di pensare che il mio essere un fantasma mi rendesse pericoloso? - chiese il ragazzo, socchiudendo gli occhi - Quando ero morto da poco... Non ero in me, capisci?

Emy sospirò, voltandosi verso il biondo - Ben, eri il mio migliore amico, ed ora sei il mio ragazzo. Come diamine farei ad avere paura di te?

Detto questo gli lasciò un bacio sulla guancia, tornando dentro casa.

Emy non sapeva il perché di quella domanda, ma era sicura al cento per cento di ciò che aveva detto.

Mai avrebbe potuto avere paura di lui.

Non di Ben, non importava che fosse morto o meno.



Oggi Tetra non sapeva che cavolo fare durante l'ora di storia dell'arte, quindi, ovviamente, si è messa a disegnare Emy sul suo diario.

Sempre i momenti deprimenti disegno. Non sia mai che io faccia qualcosa di troppo allegro e felice!

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