Capitolo 23

- Mi scusi - disse Emy, andando verso un poliziotto, che stava scrivendo chissà che cosa su un block notes, con aria concentrata - Che cosa sta succedendo qua?

L'uomo si voltò, leggermente sorpreso di essere stato interrotto.

- In che senso?

- Perché c'è la polizia? Cosa è successo?

L'uomo, mettendosi il block notes in tasca, voltò lo sguardo verso la casa - Credevo che ormai lo sapessero tutti. C'è stata una grande tragedia in questa casa. Qui abitava una famiglia, in cui la figlia minore è scomparsa da quasi un mese senza lasciare tracce. La madre, che aveva già perso suo marito in passato, è caduta in depressione.

Emy sentì un groppo in gola. Temeva il peggio, tanto da avere paura a chiedere all'uomo di continuare - E... E poi?

- Ha iniziato a mostrare segni di schizofrenia. Sai... Era distrutta. Quando si perde qualcuno di importante è spesso così. Si cerca un rifugio. Quella donna l'ha trovato nella pazzia. Ha anche provato a suicidarsi. Ora si trova in un ospedale psichiatrico - l'uomo disse il tutto con una punta di dispiacere nella voce, senza rivolgere lo sguardo alla ragazza. Era probabile che fosse in qualche modo in pena per la donna, anche se cercava di non darlo a vedere.

La ragazza vide poi un poliziotto portare portare fuori dalla casa una busta, con all'interno un vecchio coltello da cucina, e voltò di scatto lo sguardo. Sua madre aveva davvero provato a pugnalarsi?

Emy sentiva la gola secca, mentre cercava di realizzare quello che l'uomo aveva detto. Sua madre era ammattita, era finita fuori di testa per colpa sua. Colpa sua, che non aveva compreso cosa volesse dire vedere la propria famiglia essere fatta in mille pezzi.

Aveva assistito alla morte dell'uomo che amava, cercando di crescere due figli da sola, e poi aveva perso anche sua figlia. Di certo il suo non era un destino felice.

Due lutti del genere potevano davvero far impazzire una persona.

- Io... Io... Grazie - disse la ragazza, con la voce spezzata.

Immaginava già sua madre, forse stretta in una camicia di forza, dentro una stanza dalle pareti imbottite, a blaterare cose senza senso. E anche solo immaginare così la donna che anni prima le cantava qualche ninna nanna per farla addormentare, che ogni giorno quasi la cacciava di casa per farla andare a scuola e la sgridava spesso e volentieri ma che dopotutto era sempre pronta a consolarla e ad accoglierla con un sorriso, le faceva spezzare il cuore.

Emy si incamminò rapidamente lungo la strada, lasciandosi alle spalle la casa. Si mise il cappuccio, non volendo far vedere i suoi occhi che si stavano gonfiando di lacrime. Pezzo per pezzo, la sua famiglia si stava lentamente sgretolando.

- Ehi! Aspetta! - la voce di Ben le arrivò prepotentemente alle orecchie.

Lei non voleva parlare. Non voleva neanche piangere. Voleva... Voleva... Che cosa voleva?

- Emy, torna qua!

" Voglio stare sola"

- Fermati!

- Non voglio parlarne. Voglio restare a crogiolarmi nel dolore fino a quando non mi sarò autodistrutta. Tanto, a che serve cercare di sperare? Ogni destino è terribile, come ha detto il venditore di maschere.

- Ora basta! - Emy si sentì afferrare per un braccio, e fu costretta a voltarsi.

Ben si era tolto gli occhiali, e la stava fissando con un'espressione seria - Emy.

Lei assottigliò gli occhi con aria scocciata - Mollami.

- No, prima tu mi ascolti. Cosa vorresti fare adesso? Camminare senza meta fino a quando non crollerai a terra? E se proprio sei così disperata... Ricordati che hai ancora qualcuno. Non sarai mai del tutto sola.

La ragazza abbassò lo sguardo, senza sapere cosa rispondere.

- Tu mi hai sostenuto nei momenti peggiori, sempre con un sorriso sulle labbra. Quindi ora non pensare assolutamente che io possa lasciare che tu ti autodistrugga - sorrise - Non permetterò che ti accada nulla, per quanto io sia solo uno stupido fantasma.

Mi gettai su di lui, circondandogli il collo con le braccia e affondando il viso nella sua felpa. Forse non era altro che uno spirito, ma era pur sempre la persona migliore che conoscesse.

- Ed ora? Ora cosa facciamo? - chiese lui, ancora attaccato alla ragazza - Sei sempre stata tu quella che prendeva iniziative.

Emy rimase zitta per un paio di secondi, per poi pronunciare tre semplici parole - Da mio fratello.

Fu così che i due tornarono al condominio da cui erano usciti poco prima. Suonarono a tre campanelli in contemporanea, e qualcuno aprì la porta.

I due andarono fino alla porta della casa dove stavano Nate e la ragazza dai capelli rossi.

" Cosa gli dico? Come mi spiego? Capirà la faccenda di Ben? Gli andrà bene che io stia con lui? Come reagirà? "

Tutte quelle domande sparirono quando Emy si decise a suonare il campanello.

Un piccolo sorriso apparve infatti sul suo volto pallido.

Almeno aveva ancora una parte della sua famiglia. Lui c'era ancora.

Non tutto si era distrutto.

Pensò soltanto che finalmente l'avrebbe riabbracciato, che sarebbe tornata a litigare con lui e a fargli scherzi. Che lo avrebbe abbracciato e che, forse, potevano ripartire da zero.

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