capitolo 19
Jane's pov
Il post rissa è sempre abbastanza doloroso.
I tagli e le ferite che ti rimangono addosso.
il sangue secco e la smorfia di disgusto quando ti guardi allo specchio.
Mi stiracchio la schiena, dopodiché mi metto seduta sul letto guardandomi intorno.
La prima cosa che noto, è Scott affianco a me.
Ieri sera abbiamo passato un'ora a litigare su chi dovesse dormire per terra, ma alla fine mi sono arresa, permettendogli di dormire nel mio stesso letto.
Ha dei capelli inguardabili, il viso assonnato e la bocca semiaperta.
Chissà se sta sognando, come sta?
Mi alzo diringendomi verso la tenda, la sposto preparandomi alla luce del sole, ma poi mi rendo conto che non ho nessun fastidio agli occhi.
È notte, non è ancora giorno. Ma che ore sono?
Mi avvicino al comodino, accendendo il cellulare. Oltre a notare che sono le 4:26 del mattino, guardo i diversi messaggi e chiamate da Jacob.
Mi passo una mano nei capelli esasperata e prendo un sospiro, che cosa devo dirgli?
Quando siamo partiti l'ho chiamato dicendo che avrei fatto una mini vacanza con James prima di natale, ma da lì non mi sono fatta più sentire.
Ed è solo il 2 giorno che siamo qui, dio.
Vado verso il bagno, pronta a disinfettarmi le ferite, ma appena apro la porta una mano si posa sulla mia spalla.
Scatto sulla difensiva girandomi con la mano destra chiusa in un pugno.
I miei occhi, per la millesima volta in 3 mesi, incontrano quelli di Scott «Lo sai, sbavi mentre dormi»
«Ciao anche a te Jane»
«Che ci fai sveglio a quest'ora?»
«Potrei farti la stessa domanda»
«Potresti avvertire la prossima volta? A meno che tu non voglia essere preso a pugni»
«Mi permetti di espellere la mia urina notturna o devi farmi qualche altra domanda?»
È assonnato, stanco e..ha qualcosa di strano.
I suoi occhi sembrano brillare nel buio come quelli di un gatto.
Alzo gli occhi al cielo e lui si avvicina per entrare al bagno, ma io senza nessun motivo preciso, non mi sposto.
Mi posa le mani sui fianchi spostandomi delicatamente, per poi entrare e chiudersi dietro la porta subito dopo.
Rimango immobile, mi appoggio di poco alla parete come se avessi bisogno di ritornare a respirare.
Quel contatto mi ha scosso, come una fitta al cuore, ma piacevole.
Che mi sta succedendo?
Non provano queste sensazioni da anni.
Eppure con lui sembra tutto così..semplice.
Sento la chiave girare nella serratura e subito corro rimettendomi sotto le coperte per non farmi ritrovare nella stessa posizione di prima.
Lui fortunatamente non se ne accorge e si limita e tornare nel letto.
Si gira su un fianco, dandomi le spalle.
Non so che mi succede, ho voglia di parlare, di dirgli qualcosa.
«Scott» le mie labbra si muovono da sole
«Si?»
«Sei mai stato innamorato?»
Si gira verso di me, scrutandomi in volto, come per rendersi conto se l'ho detto davvero.
«No, mai»
«Ma nella scuola sei abbastanza popolare o sbaglio?»
«Si, ma nessuna ragazza è stata seria, per anni sono stato come tuo fratello, se così si può dire»
Annuisco sistemandomi sul fianco, e sussulto quando la mia testa sfiora il cuscino, dato il dolore delle ferite.
La sua mano si avvicina al mio volto, accarezzando di poco il taglio sulla guancia.
Rimango ferma per una frazione di secondo, dopodiché afferro di colpo il suo polso e lui ritira la mano.
«Perchè ogni tanto ti chiudi più del solito?»
«In che senso?»
«Ora non sei la solita Jane, sei la vera Jane. Sei te stessa, eppure è come se avessi paura di esserlo»
«Non provo paura, è la mancanza di fiducia nelle persone» dico distogliendo lo sguardo
«Perché non ti fidi?»
«La gente è pronta a farti a pezzi. Fai prima ad essere la stronza di turno e a piazzare muri davanti agli altri»
«Io non voglio farti a pezzi»
I miei occhi ritornano su di lui dopo la sua affermazione, e alzo di poco un sopracciglio.
Mi distruggerai, Scott?
«Beh, fin'ora posso dire di crederci»
«E perché alzi questa barriera con me? La vedi, è qui anche ora» dice accennando un sorriso
Alzo una mano in aria, come se la stessi appoggiando sulla barriera in mezzo a noi.
Sento il cuore battere un po' più forte.
Non può succedermi davvero.
Lui, inaspettatamente, alza anche lui la mano, appoggiandola alla mia.
Entrambi passiamo lo sguardo dalle nostre mani ai nostri occhi, sorridendo contemporaneamente.
Che mi stai facendo Scott Cooper?
***
James's pov
Londra è sempre stata piena di gente, turisti e quant'altro.
Di conseguenza anche nei locali e nei bar l'abbiamo sempre trovata piena.
Dopo aver aspettato trenta minuti per sederci in un bar, finalmente riusciamo a trovare posto.
«Allora, parliamone» apro il discorso, mentre Jane e Scott aprono il menù
«Tutto questo è una missione suicida» dice Scott
«Non per me» afferma Jane.
La morte per lei è insignificante.
Non era la prima volta che si trovava con una pistola puntata alla testa, per questo ero abbastanza tranquillo.
Sa sempre cosa dire, cosa fare e soprattutto sa sempre come far cedere l'altra persona.
Dio, le assomiglia davvero tanto in questo.
«Jane, cosa hai trovato nel fascicolo?»
«Era il verbale della polizia di quella notte, suppongo reale, che conferma quello che già sappiamo, però..»
«Però cosa?»
«C'è qualcosa che non mi quadrava» dice con un espressione pensierosa
Prende il suo blocco degli appunti, tira fuori una matita dal suo cappotto nero e inizia a disegnare.
Fa questo ogni volta che è nervosa o deve calmarsi psicologicamente, come se dovesse sfogarsi sul foglio per placare tutti i suoi pensieri.
«C'era scritto che papà è stato sparato da una calibro 9»
«Si, la pistola è la stessa anche nel verbale di mio padre» afferma Scott
«Si ma..l'arma non era quella»
«In che senso?» chiedo
«Non era una calibro 9, era una pistola diversa, il problema è che non ricordo quale»
«Come facciamo a provare che non combacia con il caso reale?» chiede Scott
C'è un modo, ma non so quanto possa funzionare.
A questo punto vale la pena rischiare tutto.
«Dovremmo chiederle di farci dare i referti dell'autopsia»
«Ma solo lei può accederci»
«Lo so Jane, dobbiamo chiederglielo, hai alternative?»
«Effettivamente..ma come potremmo mai convincerla?» chiede legandosi i capelli in una coda alta.
«Ti ricordo che per quanto sia una stronza psicopatica, averla come madre ha i suoi vantaggi. Non direbbe mai di no alle sue piccole spie» le faccio l'occhiolino e lei alza gli occhi al cielo.
Da quando Jane aveva 13 anni e io 16 siamo considerati come "i figli scappati dal castello."
Mia madre è sempre stata una donna molto ricca, con quelle grandi case che si vedono nei film.
La classica donna che compra tutto con i soldi, anche le persone.
«Vai, facciamolo» dice Scott e io mi metto subito all'opera.
Prendo il telefono dalla tasca, cerco il suo contatto e immediatamente clicco il pulsante "chiama".
«Ciao mamma»
«James caro, cosa c'è? Siete andati a quel centro che vi avevo detto?»
«Devi farmi un favore»
«Sarebbe?»
«È possibile avere i referti di un autopsia?»
«Autopsia? Su chi? Non dirmi che volete-» dice, ma mentre la ascolto Jane mi strappa il telefono dalle mani mettendo il viva voce.
Ecco quello che fa quando le cose stanno andando a puttane: prende il controllo.
Mette in salvo tutti e trova una soluzione.
Lo fa sempre.
«Devi farci accedere ai documenti dell'autopsia di papà, immediatamente»
«Ciao Jane, io sto bene, tu?»
«Fai poco la simpatica e aiutaci»
«Potrei farlo..ma ad una condizione»
«Ovvero?»
Scott mi guarda in modo confuso, e gli faccio capire che è normale questo scambio di battutine tra di loro.
Hanno sempre fatto così, mia madre in modo scherzoso, mentre Jane ha lo scopo di distruggerla davvero.
«Per avere i risultati di quell'autopsia, dovete venire qui»
Jane sgrana gli occhi, mi guarda in segno di disapprovazione e io le faccio un cenno con la testa per dirle di accettare.
Dobbiamo farlo, non abbiamo scelta.
«Va bene, siamo molto contenti di venire» dice grattandosi un sopracciglio
Tiro un sospiro di sollievo
«Ne sono grata»
«Richiama quando ti consentono l'accesso» dice, per poi chiudere la chiamata.
Rivedere nostra madre è come trascinarci in un buco oscuro, eppure non abbiamo via di scampo.
Siamo in un labirinto, e purtroppo per arrivare all'uscita dobbiamo per forza attraversare questa via.
Scott's pov
«Perché ti metti nei casini?»
«Andrà tutto bene»
«Dici sempre così, Scott»
«Fidati di me, ci sentiamo»
Clicco il pulsante rosso per chiudere la chiamata, dopodiché mi stendo sul letto osservando il soffitto.
Prendo i miei auricolari, li infilo nelle orecchie e faccio partire "teen romance" di Lil peep dalla mia playlist.
Chiudo gli occhi, lasciandomi alla mia mente e alla mia immaginazione.
È tutto un casino.
Questa missione, gli uomini di quel centro di organizzazione, come potremmo mai noi tre riuscire a farli arrestare e a risolvere questo macello?
Non siamo dei detective.
Il mio corpo si alza per un secondo dal materasso, giro lo sguardo e trovo Jane al mio fianco.
Accenno un sorriso e le passo un auricolare.
È empatica, non so come, visto che ha il vizio di dare pareri in continuazione.
Eppure quando sei con lei ti senti capito, come se lei sapesse già tutto.
Non hai bisogno di spiegarle niente, lei sa già, e conosce già la soluzione.
«Lil peep? Ma scherziamo?»
«Oh andiamo, come se tu avessi dei gusti migliori»
«Scott Cooper, tu e la tua musica siete preoccupanti»
«Ma levati» dico spingendola scherzosamente
Lei mi fa una linguaccia, e cerca di prendermi il telefono per cambiare canzone, ma fallendo.
La ritrovo sopra di me, inizia a farmi il solletico, mentre io le do degli schiaffi leggeri sulle braccia per farla spostare, fin quando non mi fa cadere l'auricolare dall'orecchio.
E io detesto quando qualcuno mi toglie la musica dalla testa, anche se indirettamente.
Di colpo le blocco le braccia in aria, capovolgendo la situazione.
Mi ritrovo sopra di lei, con i suoi polsi sopra la sua testa intrappolati dalle mie mani.
La sua risata si ferma nell'aria, e rimane abbastanza sorpresa dal mio gesto.
Nessuno dei due si muove e ho paura di come potrebbe reagire.
Più che altro ho paura di ritrovarmi senza genitali visto com'è lei.
«La senti anche tu questa sensazione?» mi chiede
Il sentirsi completo?
Le farfalle nello stomaco?
I brividi?
Ci sono tante sensazioni possibili, Jane Stinson.
«Quale?»
«Quando siamo vicini, come se tutto-»
«Come se tutto attorno a noi scomparisse» dico completando la sua frase, e lei annuisce
L'aria tra noi è diversa dal solito.
Lei non è chiusa come sempre, in questo momento non mi sorprenderei se mi abbracciasse.
Avvicino lentamente il mio viso al suo, e non batte ciglio, non si muove di un muscolo, sembra quasi aspettare che io mi avvicini di più.
Sono sempre più vicino alle sue labbra.
Che cosa sta succedendo?
Sto per baciare mrs. la più stronza del mondo?
Sento il suo fiato caldo sulle labbra, i suoi occhi che sembrano volermi leggere dentro e le sue labbra rosate leggermente schiuse.
Chiudo gli occhi, ormai a un millimetro da lei, ma poco dopo mi ritrovo con la schiena a terra «Ma che cazzo..»
«Cappuccetto nero, mi sembra che tu stia perdendo al gioco»
Si alza piazzandosi difronte a me, guardandomi con grande superiorità, fin quando non mi rialzo in piedi e lei è costretta ad alzare lo sguardo per guardarmi negli occhi.
È assurdo come sia così minuta e piccola ma maledettamente stronza al tempo stesso.
Scuoto la testa esasperato, ma senza darle una risposta.
E se stessi perdendo al nostro gioco? Lei come reagirebbe?
E se scappasse via da me?
Non posso rischiare.
La guardo un'ultima volta, dopodiché a passo veloce prendo il giubino ed esco correndo fuori dalla stanza.
Vorrà risposte, a un certo punto le dovrà sapere per forza, e io che cosa le dirò?
Provo qualcosa per Jane?
Certo che no.
Eppure..mi fa sentire come se fossi in cima ad una montagna.
Mi fa sentire leggero, spensierato, nonostante spesso mi faccia imbestialire.
Mi ritrovo a correre per Londra, col cuore al mille e una sola ragazza per la testa.
Attraverso vari vicoli, giro l'angolo ma qualcosa me lo impedisce.
Qualcuno mi tira per il cappuccio della felpa in un vicolo, mi mette un fazzoletto davanti la bocca e nonostante cerco di usare tutta la forza che ho per liberarmi, mi sento sempre più debole.
Non so che mi sta succedendo, morirò?
Morire o meno non importa, prima o poi dovrò parlarne con lei, dovrà sapere la verità.
Ma Jane non è una partita a carte, Jane è uno di quei giochi in cui devi usare tutta la pazienza e la forza che hai per vincere.
Perchè io voglio vincere.
E niente di ciò che desideri arriverà da te se tu non lotti per averlo.
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