capitolo 18
Anonymous's pov
«Allora? Dov'è?» chiede impaziente.
Guardo i miei colleghi che annuiscono, dopodiché guardo la ragazza, dovrebbe chiamarsi Jane.
Ha uno sguardo che sembra passarti in mezzo come un fantasma.
Mi mangerebbe vivo se potesse, ma infondo non la biasimo.
«Si capo, è qui» rispondo al telefono.
«Bene, sai già quello che devi fare» dice per poi chiudere la chiamata.
Mi avvicino verso di lei abbassandomi alla sua altezza da seduta, ignorando il ragazzo legato anch'esso alla sedia «Ciao Jane»
«Che volete? Ditemelo!»
«Abbassa i toni ragazzina, vogliamo solo parlare»
«Lasciateci subito andare»
«Altrimenti?» chiedo alzando un sopracciglio.
Un calcio mi arriva dritto nelle parti basse e la vedo fare un sorriso divertito mentre faccio una smorfia di dolore.
È odiosa, non c'è molto da dire.
Ma è anche astuta, molto astuta.
Una volpe.
«Dov'è Scott?» chiede
Perché le interessa di lui?
«Non potrà essere con voi per ora, tu invece, perché non hai ancora detto niente?» domando al fratello, James.
«Cosa vuoi che ti dica?»
«Mi aspettavo di più, però avete avuto un bel piano, davvero»
«Dimmi che volete, non ho tempo da perdere con tutti voi» dice Jane, agitandosi cercando di liberare le mani legate al dietro della sedia.
«Che cosa stavate cercando?»
«Niente»
«Perché hai preso quel fascicolo?»
«Niente»
«Voglio una cazzo di risposta!»
«E io non ti risponderò» si sporge di poco verso di me con la testa, guardandomi dritto negli occhi.
Sarà più difficile del previsto.
Jane's pov
La gente crede di essere superiore.
Va per strada vantandosi, indossando cose firmate e trattando tutti come schiavi convinta di essere migliore di tutti.
Crede sempre di essere un passo avanti, di avere il diritto di puntare il dito e di dire tutto quello che passa per la loro testa, non pensando se sia giusto o sbagliato.
Vogliono farti paura, per essere rispettati come se fossimo i loro schiavi.
Ma l'unica cosa che riescono a fare è sembrare totalmente ridicoli e bisognosi di attenzioni.
Ecco perché nel mondo c'è una grande massa di coglioni.
«Jane, devi dirmi che cosa ci facevi in quella stanza, in questo preciso istante»
Sto per rispondere, ma poi la porta di questa stanza buia si apre, e vedo entrare Scott accompagnato da altri due uomini, ma con delle divise nere.
«Ma guarda un po' chi si vede» dico
Aspetto che lo leghino ad un'altra sedia vicino a me, ma poi vedo che non fanno nulla, lasciandolo libero.
Ma che succede?
«Jane..io..» sussurra Scott
«Che succede?» domando spostando freneticamente lo sguardo da un uomo all'altro.
Sono tutti neutri, indifferenti, sembrano morti.
Sono come dei soldati addestrati.
Guardo gli uomini dalla divisa nera che escono dalla stanza, ma appena si girano mi salta il cuore in petto quando guardo il retro della loro divisa.
«Chi sono?»
«Perché?» domanda l'uomo di prima
«Voglio sapere chi sono!»
«Non posso dirtelo»
«E perché ha il suo stesso simbolo?»
«Quale simbolo?» domanda
«Il simbolo di Scott, la sua felpa!» urlo rischiando di cadere dalla sedia.
Mio fratello non dice una parola e non capisco per quale assurdo motivo, da logorroico a muto è un attimo.
Sposto lo sguardo su Scott, visibilmente agitato. Che sta succedendo qui? Che significa?
«Non hai ancora risposto alla mia domanda» dice l'uomo cambiando argomento.
Mi sono stufata. Adesso ci divertiamo.
«Stavo esaminando la vernice delle pareti, dovreste ridipingerle, il colore si stava staccando» faccio un mezzo sorriso, mentre vedo l'uomo irrigidirsi
«Abbiamo l'ordine di spararvi, attenta a quello che dici» si avvicina a me e sento gli altri uomini mettere le mani sulle loro pistole nelle tasche.
Mi credono davvero così pericolosa? Nemmeno avessi i super poteri.
«Sennò che succede?» ridacchio e nel giro di pochi secondi mi ritrovo con una pistola puntata alla tempia.
Sento la pressione della pistola sulla mia testa, eppure non ho paura.
Infondo non ho niente da perdere.
«Metti giù le mani da mia sorella!» grida James
«Ecco che cosa succede» mi sussurra l'uomo all'orecchio. Se solo sapesse quanto sono brava a far incazzare gli altri.
«Cosa spara? Le palle che non hai?» faccio un sorriso e vedo gli uomini sgranare gli occhi
«Jane ma che cosa dici?!» grida Scott e sento aumentare la pressione della pistola sulla mia tempia.
Scott di avvicina di colpo a me, ma a quanto pare l'uomo gli intima di non avvicinarsi.
La vita può finire in un soffio.
È insignificante, non ha importanza.
Puoi vivere al massimo delle tue possibilità per poi morire un secondo dopo.
Basta poco per esserci strappata via.
Per questo dobbiamo vivere ogni attimo della nostra vita come se fosse l'ultimo.
«Parla prima che premo il grilletto»
«Perché avete ucciso mio padre?» domando
«Perché noi avremmo dovuto uccidere tuo padre?»
«Non fate i finti tonti, le conosco bene le vostre divise» dico a denti stretti.
Sono loro. Il colore è esattamente quello.
Non potrò mai dimenticarmelo.
«Il nostro capo ci ha dato l'ordine, prima di allora non sapevamo nemmeno chi fosse quell'uomo»
«Chi è il vostro capo?»
«Davvero pensi che te lo dirò come se niente fosse?»
«E tu davvero pensi che parlerò ad un imbecille?»
Sento la mia vita appesa ad un filo, ma proprio quando penso che stia per spararmi dritto in testa, non lo fa.
Si piazza davanti a me, facendo un cenno con la testa ad uno degli altri uomini, che collega una macchina ad una presa.
«Sai cosa sono questi? Mi basta collegarli a voi da qualsiasi parte e posso decidere di darvi una scossa a qualsiasi intensità io voglia»
Non possono farlo.
Non è come quelle scene di rapimento che si vedono nei film.
Io ne uscirei morta.
Il mio cuore non reggerebbe.
«James..» sussurro
«Lo so, respira, non lo permetterò»
L'uomo fa segno agli altri di uscire dalla stanza, per poi sussurrare qualcosa all'orecchio di Scott e uscire.
Eccoci qui, da soli col più grande bugiardo che esista.
E allora perché sono sollevata che lui sia qui?
Scott's pov
Come glielo spiego?
Non vorrà mai capire.
Mi guarda con una delusione in volto che mi arriva fino al cuore.
Ha i capelli scompigliati, la coda alta che aveva è mezza sfatta.
I suoi occhi sono stanchi e ha diversi tagli sul volto a causa del combattimento con quegli uomini.
È stanca, lo percepisco.
Vorrei abbracciarla in questo momento, ma non capisco perché.
Infondo lei mi odia e io la odio abbastanza.
È un casino.
Lei è un casino.
Ha sempre lo sguardo freddo, capace di paralizzarti con uno sguardo, non si fa mai gli affari degli altri e non dice mai una parola riguardo qualcosa a meno che non le venga chiesto.
Eppure ascolta, ascolta in silenzio per poi usare quello che ha sentito come arma.
Come un arciere che prende una freccia e ti colpisce in pieno.
E lei non sbaglia mai la mira.
«Voglio sapere tutto Scott, ora!»
«Non è come pensi, non li ho aiutati nel rapirvi»
«Dammi delle spiegazioni, o ti faccio dormire per strada»
«Perché eri con loro?» mi domanda James.
In un attimo Jane si alza dalla sedia, massaggiandosi i polsi.
Come diavolo ha fatto a liberarsi?
Giusto, è addestrata.
«Gli uomini con le divise nere che avete visto prima sono dell'FBI»
«E tu perché eri con loro?» chiede Jane mantenendo le distanze da me.
Ogni volta che la fiducia prova ad aprire la porta per arrivare da lei, in tutta risposta gliela sbatte in faccia.
Anche quando sembra che si sta fidando, non si lascia mai completamente a qualcuno.
E in questo momento lo sta facendo con me.
Perché hai ricambiato quell'abbraccio?
Gli spiego come è andata.
L'FBI che è entrata di nascosto in casa mia, chiedendomi un accordo in cui io avrei dato loro notizie e informazioni sulla famiglia Stinson e loro mi avrebbero aiutato a scoprire chi ha ucciso mio padre, dando anche dei soldi a mia madre, visto che per dei problemi economici non stiamo messi proprio alla grande.
Spiego anche della chiamata che mi hanno fatto e del fatto che volevo annullare l'accordo.
«Non te l'hanno annullato?» mi chiede James, che nel frattempo si è slegato le mani, ma rimanendo seduto sulla sedia ad ascoltare
«No, avrei dovuto rinunciare a tutto, ma io ho bisogno di quei soldi»
«Ma noi possiamo darti una mano, se ti importa davvero non ci fai questo» dice lui.
Annuisco in senso di approvazione, dopodiché sposto lo sguardo su Jane, intenta ad osservare la finestra.
Non ha detto una parola, nemmeno per insultarmi.
Sta studiando come andarsene da questa stanza, lo percepisco.
«Jane, puoi dire qualcosa?» chiedo
«Cosa vuoi che ti dica? Ho sentito»
«Non hai commentato niente»
«Non devo per forza dare un parere, ho sentito, non sono sorda» dice, senza guardarmi negli occhi.
Mi fa imbestialire.
Mi fa imbestialire non sentirla parlare, anche solo per insultarmi o le solite battute sarcastiche che fa in continuazione.
«Parlami, forza! Voglio che dici qualcosa in questo istante» grido e lei sembra sobbalzare per un secondo. Non si aspettava questa mia reazione.
Mi viene in mente la prima volta che ci siamo incontrati.
Il primo scambio di sguardi.
La prima rissa.
Il suo modo di comportarsi e di essere vicina agli altri anche se in modo invisibile.
Quando smette di fidarsi si allontana, sia fisicamente che mentalmente, chiudendosi.
E ora mi ha piazzato una barriera davanti.
«Non ho niente da dire»
Mi viene in mente quando ha ascoltato il mio tema su mio padre.
Quando l'ho abbracciata e lei ha ricambiato.
La più grande stronza del mondo, ha ricambiato il mio abbraccio.
«Per una volta butta giù quella cazzo di maschera!» grido e lei, finalmente, si gira a guardarmi.
Sento il suo sguardo fermare ogni mio muscolo mentre la vedo venire a passo svelto verso di me.
La sua mano afferra il mio collo, facendomi indietreggiare fino a sbattere la schiena contro la parete.
James si alza, ma non viene nella mia direzione, ma a cercare di aprire la porta sul retro.
Non è sorpreso, non è la prima volta che la vede in questo stato contro qualcuno.
Che è successo nel loro passato?
Ritorno a guardare Jane, che non lascia la presa.
I miei occhi si incastrano ai suoi e sento il suo respiro farsi pensante.
Nemmeno lei vorrebbe essere così vicina a me, eppure si è avvicinata lo stesso.
«Mi hai deluso, Cooper»
«Ho notato»
«Ma dall'altra parte possiamo capirti» aggiunge, allentando di poco la presa sul mio collo.
«Stai bene?»
«Come posso stare bene Scott!» mi grida contro, avvicinando il suo viso al mio.
Siamo a pochi centimetri di distanza e per un attimo il suo corpo è entrato in contatto con il mio.
Ho sentito una specie di scossa, una scossa lungo la schiena.
E se l'avesse sentita anche lei?
«Tu non mi parli nemmeno!»
«Mi stavano per piantare una pallottola in testa, tu che dici?» mi dice indifferente.
Non aveva paura, non le sarebbe importato se le avessero sparato.
Quando quell'uomo le ha puntato la pistola alla tempia, ho sentito una fitta nello stomaco.
Non poteva lasciarmi così, non può.
Abbiamo quella scommessa in gioco.
«Non l'avrei permesso»
«E perché? Sentiamo. A te che importa?»
In un attimo capovolgo la situazione, e stavolta è la sua schiena ad entrare in contatto con la parete.
Non si oppone e so benissimo che volesse potrebbe farlo.
Sento James aprire finalmente la porta, ed uscire fuori.
Dovremmo trovarci sul retro dell'edificio.
«A me importa Jane, per quanto ti sembri una stronzata, a me importa»
Per un attimo il suo sguardo si addolcisce e sembra scavare dentro i miei occhi verdi.
Che vuoi sapere Jane?
«Bene cappuccetto nero, ora andiamo» dice spingendomi via e dirigendosi fuori dalla porta.
Accenno un sorriso senza farmi notare e mi giro uscendo anch'io dall'edificio.
È molto probabile che mi uccideranno quando verranno a scoprire che li ho fatti scappare, ma infondo a me va bene così.
Fin quando lei sarà viva, dentro sarò vivo anch'io.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top