capitolo 15
Jane's pov
Inizio flashback
Sabato mattina
«Allora? Con la scuola come va?» mi domanda il dottor. Davis mentre mi fa i soliti esami.
Le pareti sono sempre di un bianco lucido che quasi mi acceca quando entro in questa stanza.
«Come pensa che vada? Le solite cose»
Mi infila un ago nell'avambraccio per prelevarmi del sangue e aspetto che mi dica quello che voglio sentire.
Una volta riempita la provetta la mette da parte, mi lascia sistemarmi sulla sedia e sospira osservandomi.
«La tua pressione aumenta molto facillmente e anche lo stress, lo sai che non gli fa bene»
«Sono sempre stata stressata»
«A quanto pare in questo periodo di più, è successo qualcosa?»
«Niente di importante» mento grattandomi il sopracciglio.
«Cosa fai quando devi sfogarti Jane?»
«Corro»
«E io ti avevo detto di non correre»
«Morirò? Quanto mi resta?»
Rimane sorpreso dalla mia domanda, e io lo guardo aspettando una risposta.
È qualcosa che mi chiedo da tempo, e ad ogni visita di controllo ho sempre timore di fargli questa domanda.
Da qualche anno ho dovuto iniziare a venire da sola perchè James ogni volta iniziava a piangere. Mi faceva sentire come se stessi per abbandonarlo.
E io non abbandono mio fratello.
«Non essere tragica, non sei a questo punto. Ma più lo sforzi più potrai avere problemi, hai il colesterolo alto, ciò significa che hai anche più possibilità di avere un infarto. Il tuo cuore non reggerebbe, non ti salveresti»
Mi sento gli occhi spenti.
Mi sento assente, fuori dal mondo.
Mi sento vuota dentro.
Le sue parole che girano nella mia mente e il mio corpo che sembra fluttuare.
La morte.
5 lettere che formano un insieme di negatività: dolore, tristezza, lacrime e solitudine.
Ma se io queste cose le ho già, allora cosa mi porterà la morte?
Mi porterà da papà?
Non ho mai creduto a quella stupida favoletta dell'inferno e del paradiso.
Della pace che avrai se finirai nella parte buona e dell'eterna sofferenza dei tuoi peccati se finirai nella parte cattiva.
Credo nella reincarnazione, nella nuova vita.
Credo in quell'ultimo secondo in cui la tua vita si spegne, e che ti collega al primo secondo di una nuova vita, ricominciando da capo.
Senza la memoria, senza un minimo ricordo.
Rivivendo tutto, passo dopo passo.
Ma infondo la risposta nessuno la sa, il mondo è bello perché è vario.
Fine flashback
Sabato sera
Non ho mai trovato una soluzione al mio dolore.
All'affrontare tutta la merda che mi è capitata nella vita.
Ho reagito facendo cose come risse o andando da uno psicologo come le persone civili.
Eppure non mi bastava, non era abbastanza e non mi sentivo soddisfatta, perché alla fine non era il modo giusto per aiutarmi.
E allora ho incominciato a bere.
Bere per dimenticare.
Bere per sentirmi leggera, libera.
Bere per abbassare la guardia.
Poi ci sono le sere come questa, in cui il dolore diventa così forte da essere più difficile da mandar via, e quindi finisco con l'ubriacarmi.
«Un altro!» sbatto leggermente il bicchiere sul bancone, richiamando l'attenzione di Sam.
Viene verso di me e sorprendendomi mi prende il bicchiere da mano «Per stasera basta, hai bevuto fin troppo»
Mi alzo di colpo in piedi, sporgendomi con la testa verso di lui e gli metto un dito sulle labbra per fargli segno di non parlare «Shh, che sarà mai»
«Jane..avrai bevuto qualcosa come dieci bicchieri se non di più, ora basta, torna a casa» mi toglie lentamente il dito dalle sue labbra, quasi come se avesse paura della mia reazione.
Quando sono ubriaca non ragiono.
Non vedo più cos'è giusto e cos'è sbagliato, non m'importa più di chi ho intorno.
Abbasso la guardia e penso solo a divertirmi.
Faccio una mezza risata «Va bene va bene, allora questo bicchiere sai dove va? -glielo agito davanti- va proprio lì!» urlo lanciando il bicchiere contro il muro e tutto il locale si gira verso di me.
Rido istericamente guardando i pezzi di vetro per terra.
Mi ricordano un po' me, io sono così, sono distrutta e a pezzi.
Sono impossibile da assemblare nuovamente.
Sono un totale casino sparso qua e là, e nessuno ha il coraggio di provare a ricompormi.
Ma infondo nessuno scotch che ho usato ha mai funzionato.
«Jane torna a casa, per piacere» dice Sam venendomi in contro.
Mi mette una mano sulla spalla e mi guarda come a chiedermi di andarmene.
Mi sorprende come non mi abbia mai mandato a quel paese nonostante tutto ciò che ho combinato qui dentro.
«Lo sai..io sono un bicchiere» lo guardo tristemente negli occhi con un leggero sorriso sul volto e lui alza un sopracciglio.
«Che significa?»
«Sono un bicchiere, sono quel bicchiere» indico i pezzi di vetro per terra ridacchiando.
«Vuoi che ti accompagni a casa? Lascio prima il turno al ragazzo che deve venire dopo e-» mi dice ma qualcuno lo interrompe.
«Ci penso io» è una voce maschile.
Sento delle mani sui miei fianchi e mi giro, ondeggiandoli a tempo della musica di sottofondo nel bar, verso il ragazzo che si trova dietro di me.
I miei occhi verdi incrociano degli occhi marrone scuro e un sorriso smagliante.
«Ma guarda un po' chi c'è qui» dico sorridendo.
Ha i capelli biondi, formati in un ciuffo che si è sistemato in continuazione. L'ho visto entrare circa 20 minuti fa.
E avevo già notato che non mi toglieva gli occhi da dosso.
«Ciao ciao Sam, torno a casa con Mr. capelli perfetti» agito la mano in aria e il ragazzo mi trascina con sè fuori dal bar.
Non so che cosa sto facendo con questo ragazzo che nemmeno conosco, eppure non mi dispiace.
Mi sento libera e spensierata.
«Bel fustacchione, dove mi porti di bello?» rido saltellando affianco a lui.
Mi sento osservata, e mentre cammino mi giro guardandomi attorno, ma non vedo nessuno.
Alzo lo sguardo al cielo e faccio una smorfia alle stelle.
Sono loro che mi fissano, birichine.
«Andiamo a divertirci» dice con un ghigno.
Sono così disperata che questo ragazzo mi sembra una bella valvola di sfogo da utilizzare.
Non ricordo nemmeno perchè sono andata nel bar.
Arriviamo vicino al lago dove di solito vado a correre, anche se in questa zona mi sembra non esserci mai stata.
È praticamente nella parte più isolata e buia del sentiero attorno al lago.
Il ragazzo dal ciuffo biondo si gira verso di me guardandomi da testa ai piedi, per poi leccarsi le labbra. Mi ricorda un piccolo adolescente in preda agli ormoni.
Si avvicina a me facendomi indietreggiare, fin quando la mia schiena non si scontra contro il tronco di un albero, e senza darmi il tempo di dire una parola le sue labbra si fiondano sulle mie.
La Jane sobria lo avrebbe già scaraventato a terra, eppure ora non ci riesco.
Voglio solo liberare la mente.
Le sue mani passano dal mio viso, ai fianchi per poi arrivare al mio sedere.
E già qui sento qualcosa smuoversi dentro di me. In senso negativo.
Il bacio è disperato, dato con foga.
Chissà qual è la sua storia.
Gli metto le braccia al collo e il suo corpo aderisce al mio.
Era da anni che non lasciavo qualcuno avvicinarsi così tanto.
Ma che cazzo sto facendo?
«Ehi..» cerco di dire ma mi interrompe mettendomi un dito sulle labbra
«Tranquilla, lasciati andare»
Le sue mani arrivano al bottone dei miei jeans, e abbassa la cerniera.
Sta per invadere la mia zona.
Se lo scorda.
Adesso basta.
Metto le mani sul suo petto e lo spingo via
«Levati di torno bocconcino» sbotto e lui si riavvicina
«Oh no, vieni a casa con me..dai» mi sussurra all'orecchio.
Mi è capitato davvero tutto nella vita, ma essere abusata non entrerà nella lista.
Mi giro iniziando a correre, ma a quanto pare mi raggiunge poco dopo.
Mi mette una mano davanti la bocca e senza darmi il tempo di liberarmi mi avvolge con un braccio attorno al punto vita, stringendo con forza.
«Ora vieni con me» dice con tono duro trascinandomi non so dove.
Posso reagire, so di poterlo fare, ma sono ubriaca e non riesco a fare appello al mio sesto senso del controllo.
Jane sobria dove sei?
Cerco di urlare per farmi sentire ma la sua mano sulla mia bocca mi impedisce di parlare.
Mi inizia a mancare l'aria, il mio battito accelera e il mio pensiero va subito al cuore.
Vuoi abbandonarmi così? Non esiste proprio.
Più andiamo avanti, più faccio fatica a respirare e sento quasi le palpebre chiudersi.
Riprovo un'ultima volta a riprendere fiato e stranamente riesco nell'intento.
Mi lascio cadere sulle ginocchia mentre riprendo aria e subito dopo mi giro di scatto.
Il ragazzo dal ciuffo biondo o ormai chiamato "uomo abusivo" è steso per terra mentre si tiene lo stomaco dolorante, mi guardo intorno e i miei occhi si incastrano subito nei suoi.
«Stai bene?»
«Pasticcino, sei venuto a salvarmi?» rido alzandomi in piedi e barcollando verso la sua direzione.
«Dio, sei proprio ubriaca marcia, che è successo?»
«Mh nulla, me la stavo spassando con quest'uomo abusivo» dico facendo una piroetta su me stessa e Scott mi guarda stranito.
Devo ammettere che vedermi in questo stato deve essere molto particolare.
Si avvicina a me, mi prende un polso e mi trascina con sè.
Ma stasera mi usano tutti come oggetto da portare in giro?
«Andiamo a prenderci un altro bicchierino?» dico in modo sensuale.
Anche se più che sensuale è disgustoso.
«Ti riporto a casa»
Mi fermo sul colpo, facendo fare lo stesso a lui «Non posso tornare a casa»
«Perché? Paura del buio?»
«Se James mi vede ridotta così mi uccide»
«Allora vieni a casa mia» e riprende a trascinarmi, cambiando direzione.
Dormire a casa sua?
Nella sua casa?
La casa di Scott Cooper?
«Sarò pure ubriaca ma questo è sfruttamento» mi fermo iniziando a ridere come un'isterica.
«Jane muoviti, prima che vomiti in mezzo alla strada»
«Che pensieri sexy fai su di me, Cooper» dico facendo finta di ringhiare come una tigre.
Mi riprende il polso e continuiamo a camminare, fino a quando non arriviamo ad una macchina nera.
«Oh mio dio, non dirmi che hai pure una macchina» faccio la finta faccia sorpresa, e lui mi apre lo sportello.
«Sali, forza» scuote la testa visibilmente esausto.
Ma sono così stressante?
Scott's pov
Convincere Jane a dormire nel mio letto mentre io dormo per terra è stato più facile del previsto.
La sua risposta è stata un "Sono l'ospite, devo avere il posto migliore".
O almeno così l'alcool le fa dire, ma è così schietta che lo direbbe benissimo anche da sobria.
Vederla ubriaca è un'esperienza strana.
Non è la Jane chiusa, fredda e stronza anche con le formiche, è una Jane spensierata e estroversa ed è quasi assurdo per chi la conosce normalmente.
Sto per girarmi dalla parte opposta alla sua per dormire, ma la sua voce mi blocca «Perché mi hai aiutata con quel ragazzo? E perché mi hai permesso di dormire qui?» chiede con evidente curiosità.
Perchè mi fai fare cose assurde e non so nemmeno io la motivazione.
«Evidentemente non sono perfido come credi. Con quel ragazzo ti ho aiutata perché dubito che tu volessi essere stuprata e tra l'altro avevi un espressione in volto strana, quasi come se, anche se ti avesse fatto qualcosa, non te ne sarebbe importato più di tanto, e non dirmi che è per l'alcool.» le dico e lei si sporge dal letto guardandomi.
I suoi occhi verdi brillano nel buio della stanza.
«Quando avevo quattordici anni ho avuto una relazione tossica con un ragazzo di diciassette anni. Era bello, divertente e popolare, ed io per quanto possa sembrarti irreale ero ingenua e gentile. Siamo stati insieme 1 anno, un anno in cui lui si è rivelato l'opposto di quello che mostrava di essere, era solo una maschera. Quando litigavamo mi prendeva a pugni, avevo livdi su tutto il corpo, mi diceva cose che ti lascio immaginare -sospira accennandomi un sorriso triste- e non ho mai trovato il coraggio di parlarne, fin quando non mi mandò in ospedale con una costola rotta e li si sbloccò qualcosa in me.
Decisi di parlarne e da lì diventai quella che sono ora, mi sfogai facendo corsi di karatè o sport in cui si lottava a corpo libero.
E ora beh..ecco quella che sono»
Ne ho sentite davvero tante di queste storie, visto che purtroppo al giorno d'oggi queste cose accadono spesso.
Si sente spesso della ragazza abusata, maltrattata, violentata fisicamente e psicologicamente.
Ma essendo che viviamo in una società di merda, viene fatto poco e niente a riguardo.
Eppure sentirlo raccontare da Jane è strano.
Più che altro è strano sentir parlare di una lei fragile, visto che lei e la parola "fragile" nella stessa frase sembrano due cose molto distanti fra loro.
«È per questo che odi il contatto fisico, vero?» e lei annuisce.
«È per questo che quando ti ho abbracciato hai fatto fatica a ricambiare, vero?» e lei annuisce.
«È per questo che non sai come amare?» lei mi guarda come a cercare di capire se io l'ho detto davvero, e poi dopo lentamente annuisce.
Non sa come amare.
Del resto non lo so nemmeno io.
La guardo negli occhi e dopo un po' mi rendo conto che non riesco a distogliere lo sguardo.
Quando la guardo c'è una profondità immensa nel suo sguardo, come se potessi vagarci dentro ore e ore.
«Lo stiamo facendo di nuovo» sussurra
«Cosa?»
«Ci guadiamo senza odio, senza dire niente»
«Beh immagino che nessuno dei due sappia cosa dire»
"È magica" penso guardandola.
"È misteriosa" penso guardandola.
"È bella"
«In realtà io ce l'avrei qualcosa da dire»
«Dilla allora» dice non distogliendo gli occhi dai miei.
«Non lo dirò e lo sai, ma..»
«Ma?»
«Ma ogni volta è come se ti stessi parlando con gli occhi.»
Lei accenna un sorriso.
I lineamenti del suo viso sembrano disegnati con una matita.
«Io propongo una cosa»
Chi l'ha detto?
Un secondo..l'ho detto io, senza nemmeno pensarci.
«Cosa?» mi guarda curiosa
«Facciamo una sfida»
«Sono molto competitiva Cooper, attento a quello che proponi» mi guarda male.
Le parole mi escono di bocca da sole, quasi come se fosse il cuore a parlare.
O forse è lei che fa parlare il mio cuore.
Dio, smettiamola, stiamo parlando di Jane infondo.
«Il primo che si innamora perde, ci stai?»
L'ho detto davvero.
Ma da dove mi è uscito? Che totale idiota.
Lei alza un sopracciglio, e poi scoppia a ridere «Attento Cooper, perché non perdo mai le sfide»
«Affare fatto?» le porgo una mano, e lei la guarda con una faccia schifata.
Giusto, è distante anche dalla parola "contatto fisico".
***
James's pov
«Perchè mi hai chiamato?» sbotto attivando il cronometro.
«Tesoro, visto che so che non vuoi parlare con me, faccio prima a dirti le novità che ho» vedo il suo sorriso falso anche tramite un telefono.
Prendo carta e penna e mi preparo a scrivere quello che sta per dire. Mi auguro solo che sia utile a qualcosa stavolta.
Non possiamo perdere tutto di nuovo, Jane andrebbe fuori di testa.
Tra l'altro mi chiedo anche dove sia in questo momento, non mi ha detto nemmeno dove andava.
«Sbrigati»
«Non so molto su come potreste scoprire chi ha ucciso vostro padre, ma ho fatto delle ricerche e ho scoperto che a Londra si trova un centro di organizzazione dove Jane andò a prendere dei documenti per me per una missione. È tutta una falsa, fanno finta di essere un centro di studi per l'FBI e per avvocati, ma in realtà organizzano solo malefatte.
Ti scrivo l'indirizzo in chat»
Vorrei chiederle come ne è a conoscenza, dove l'ha scoperto e perchè mi ha voluto così tanto richiamare per dirmelo, ma perderei solo tempo ed è il suo scopo.
«Va bene, grazie» e le attacco senza darle il tempo di rispondermi.
53 secondi.
Sistemo tutti gli appunti su quello che ha detto e li trascrivo sul computer.
Vorrei vedere già i biglietti per il volo ma voglio prima parlarne con Jane.
Ritornare a Londra sarà uno shock per lei e non immagino quanto sarà complicato convincerla, ma devo.
Papà, la tua morte non sarà stata invana.
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