#3 SFIDA: TARGARYEN
▪️ In questa sfida, le redini saranno in mano solo e unicamente all'Esercito del Re della Notte, che nell'ultima sfida ha ottenute delle nuove e fresche reclute, e anche per questa sfida non avrà alcun eliminato ufficiale. Avrete un compito più importante e più "doloroso" da svolgere: decidere le sorti dei vostri ex compagni.
Ebbene sì, solo per questa sfida noi tre admins vedremo la guerra dall'alto, non muoveremo un dito, il tutto si disputerà fra voi, come nella serie tv. Avrete il compito di leggere TUTTE le one-shot, quindi di ciascuna casata, e commentare con un commento in linea "➡️" il vostro pensiero (esaustivo). Dato che voi non sapete come sono caratterialmente i personaggi delle altre squadre, dovrete valutare secondo questi tre canoni:
- Creatività nell'inserimento delle parole chiave
- Grammatica/lessico
- Originalità della one-shot in sé.
▪️ Avrete tempo cinque giorni, ossia fino a sabato 13, alle h. 14.30
▪️ Chi manderà le valutazioni oltre l'orario verrà eliminato dal gioco.
▪️ Non riducetevi all'ultimo e, cosa più importante, che non siano commenti generici di quattro righe.
▪️ Mandateci via messaggio privato le valutazioni che andranno da 0 a 5 (valgono anche i mezzi voti) per ciascuno.
Es.
*nome personaggio*
Creatività = 4
Grammatica/Lessico = 3.5
Originalità = 2
▪️ Frostales - Elinor➡️
«Sapete, ser Mormont, non riesco a liberarmi dall’idea che a voi sia toccato il compito più semplice.»
Da quando era stata venduta a un mercante e poi regalata alla famiglia Targaryen in virtù delle sue abilità nel combattimento, Jorah Mormont era l’unica persona che avesse sentito pronunciare a Elinor più di cinque parole di fila.
I due avevano legato tra una birra e l’altra mentre la protetta di lui, Daenerys, e quello di lei, Viserys, si aggiravano per l’accampamento dothraki.
«A cosa vi riferite?» domandò Jorah, lo sguardo che non abbandonava un attimo la figura della giovane Khaleesi.
«Solo al fatto che Daenerys non è un pericolo per sé stessa ogni volta che apre la bocca» rispose Elinor, lo sguardo che non abbandonava un attimo la pinta di birra.
Poteva sentirlo, come un mal di testa che non andava mai via, il salire e scendere irregolare della voce di Viserys mentre, oltre il falò, berciava riguardo alle fatiche del viaggio, alle promesse non mantenute, qualcosa riguardo i draghi - c’era sempre qualcosa riguardo ai draghi! - e poi fuoco di qua e sangue di là e l’immancabile trono di spade, quel maledetto ammasso di ferraglia.
Rassegnata, Elinor sospirò nel boccale. Il sapore aspro che le restava in bocca dopo ogni sorso era come un’ironica metafora della sua vita, fatta di fanciullezza rubata da durissimi allenamenti e dall’eterna insoddisfazione di sua madre.
Non lontano la voce di Viserys crebbe di volume, attirando parecchi sguardi irritati. Il giovane erede della casata non aveva amici nel khalasar e non si stava certo impegnando per trovarne.
«Credete sia il caso di intervenire?» la voce di Jorah accanto a lei suonava tesa. Solo allora Elinor alzò lo sguardo dalla sua bevanda per esaminare la situazione.
Quella sera Viserys aveva deciso di far irritare cinque dothraki al punto che tre di loro stavano spostando le mani verso l’arakh che portavano alla cinta, il tutto sotto lo sguardo ansioso di Daenerys e quello severo di Khal Drogo.
«Non ancora» sentenziò, bevendo un altro sorso di birra. Lo sguardo stupito di ser Mormont si velò di panico quando uno dei dothraki estrasse la sua arma. Solo allora Elinor si mosse.
Scattò così veloce da trovarsi davanti al Re Mendicante prima che il suo boccale toccasse terra accanto a Jorah, terrorizzando con la sua semplice presenza i dothraki, i quali, complici le tenebre, ebbero l’impressione di vederla apparire dal nulla. A causa della sua pelle nera e degli occhi rossi il khalasar era spaventato da lei, ed Elinor amava sfruttare trucchetti simili per rafforzare quel sentimento.
«Sparite» intimo in dothraki, trattenendo a stento un sorriso quando i guerrieri dai lunghi capelli si affrettarono ad obbedire. Quindi si preparò ad affrontare Viserys.
Si girò lenta verso di lui, già pronto a riprendere le sue lamentele.
«Nella tua tenda.» ordinò, zittendolo. «Subito.»
Costretto a obbedire il giovane si allontanò. Lo aveva salvato di nuovo, ma per quanto ancora sarebbe riuscita a tenerlo in vita? Con quel suo atteggiamento, dirlo era impossibile.
▪️ DomenicoNigro5 - La Bestia➡️
Il sicario era appollaiato sulla finestra della camera da letto della Bestia.
Attraverso la maschera dorata fissava,
soddisfatto, il corpo del nemico contorcersi tra spasmi paurosi.
Notò che la Bestia aveva ancora tra i denti un pezzo di pane intinto nella crema di rane delle Acque Grigie, quella stessa crema da lui personalmente preparata, nella quale aveva versato una grande quantità di veleno Strangolatore.
Si avvicinò al corpo agonizzante della Bestia, togliendosi la maschera in modo che quell'animale, prima di morire, potesse guardare bene la faccia del suo assassino, il suo fedele cuoco Craki Uhlez, appartenente a
una delle più antiche famiglie schiaviste dei Grandi Padroni, i primi governatori della gloriosa Meereen, nemico giurato di Daenerys e, sin dalla fanciullezza, membro
dei Figli dell'Arpia, la setta che l'avrebbe destituita e avrebbe riportato la città nelle
mani dei suoi legittimi proprietari.
«La cena non è stata di tuo gradimento, mio signore? Che peccato! Pensa che era la tua ultima cena, Ser Bestia... ahahahahah!"
La Bestia lo fissò con occhi di fuoco.
Il Figlio dell'Arpia si avvicinò per osservarlo meglio mentre moriva, spalancò la bocca e proruppe in una risata agghiacciante, e fu in quel momento che la Bestia si tirò su con uno scatto fulmineo e gli sputò il boccone di pane imbevuto di veleno direttamente nella gola.
Uhlez cercò di tossire, ma la Bestia lo afferrò per il collo e glielo spinse giù per l'esofago.
Il Figlio dell'Arpia crollò a terra. Il veleno, a contatto con le sue mucose interne, aveva già cominciato ad agire.
"La cena era ottima, cuoco! Talmente buona che ho pensato che fosse un vero peccato non farla assaggiare anche a te. Solo che io, dopo cena, ho bevuto un ottimo digestivo!"
La Bestia gli mostrò una fiala vuota che aveva contenuto latte di papavero e carbone in polvere, un potente antidoto contro gli effetti dello Strangolatore.
"La cosa più stupida che tu potessi fare, Figlio dell'Arpia, era cercare di ammazzare un uomo di medicina, uno che conosce ogni singolo veleno e ogni suo antidoto, in questo modo! E ora magari lo gradiresti anche tu un
digestivo, vero?"
"Ti prego... pietà..." supplicò Uhlez tra gli spasmi.
"Dimmi solo una cosa e ti darò l'antidoto: oltre ad ammazzare me, quali erano i piani dei Figli dell'Arpia per questa notte?"
"Uccidere Daenerys nel suo letto... I miei compagni mi stanno aspettando davanti alla Grande Piramide..."
La Bestia gli diede l'antidoto, e Craki Uhlez stette subito meglio.
Si alzò da terra e si inginocchiò ai suoi piedi, ma lui lo fece alzare.
"Vai dai tuoi compagni! Quello che volete voi è quello che desidero anch'io!"
Incredulo, l'assassino mascherato si dileguò nella notte.
Dopo poco, con un ghigno infernale, la Bestia lo seguì.
Nell'antidoto aveva messo anche del Sangue di Basilisco, un potente allucinogeno che trasformava in un folle massacratore chi lo assumeva. Per niente al mondo si sarebbe perso lo spettacolo dei Figli dell'Arpia che si
sbranavano tra loro! E se qualcuno fosse sopravvissuto, allora ci avrebbe pensato lui...
▪️ @RandomBK - Embris Fireblood➡️
E’ il ritratto stesso della fanciullezza perduta: queste furono le prime parole ad attraversare la mente di Embris mentre guardava sua cugina, la potente Daenerys Targaryen, nel frattempo che le sue guardie venivano sopraffatte, una ad una, dalle temibili Arpie dalla maschera dorata; il ragazzo passò distrattamente una mano sul collo di Ravaran, il suo drago dalle scaglie magenta che chiacchierava amabilmente con il fratello albino in una serie di ruggiti e schiamazzi. In teoria il suo obiettivo era eseguire un attacco a sorpresa per annientare gli aggressori della sua consanguinea, ma se quei due avessero continuato a borbottare…
Un altro ruggito spezzò la tranquillità del cielo, il sangue di Embris che ribolliva nel vedere una parete di fiamme anticipare l’ingresso di Drogon: il drago nero era accorso nel sentire la madre in pericolo, pronto a difenderla a costo della vita, ed aveva deciso abbastanza intelligentemente di entrare in scena solo nel momento del bisogno, spiazzando gli aggressori. Embris posò una mano sul collo di Ravaran per far sì che non intervenisse nel vedere un suo simile, il fratello Seth che richiudeva tranquillamente le ali aspettando gli ordini di chi lo cavalcava fin dalla sua nascita:
“Non ancora!”
La prima lancia si conficcò nel fianco di Drogon ed il giovane Targaryen gemette insieme a lui, sentendo il dolore del cucciolo come fosse il suo; poi a volare furono tre, quattro, cinque, le Arpie che finalmente iniziavano a reagire e Drogon che piangeva, ruggiva, cercando disperatamente di proteggere con il proprio corpo la madre in pericolo. Embris digrignò i denti:
“Cosa stai aspettando Dany? Scappa!”
Fu come se la ragazza lo avesse sentito, siccome si avviò verso suo figlio e gli si sedette in groppa, lo sguardo preoccupato fisso sulle ferite e sull’ala strappata del cucciolo. Drogon si alzò in volo, titubante, pronto a lasciare l’arena, mentre Embris ruggiva finalmente l’ordine che stavano aspettando i suoi due draghi:
“ORA!”
Ravaran balzò in aria e gli sguardi dei due Targaryen si incrociarono, gli occhi azzurri di lei fissi in quelli verdi di lui: Embris sentì il filo di sangue che li legava attorcigliarsi intorno al loro destino, tendersi, legandoli in un nodo così stretto da sembrare quasi soffocante. Il ragazzo le fece un occhiolino proprio mentre Seth scendeva in picchiata ruggendo, gli artigli ricurvi che afferravano e laceravano la carne dei nemici dalle maschere dorate; Ravaran lanciò un urlo stridulo in direzione di Drogon come a schernirlo e si buttò a sua volta nella mischia, una fiammata rovente per consumare quelle anime le quali erano state plagiate dalla corruzione. Quando Embris vide le lance arrivare sorrise, alzando una mano come a fermarle: due cotte maglie di fuoco si materializzarono intorno ai suoi piccoli, proteggendoli, le armi dei comuni mortali che bruciavano ancora prima di toccare le squame dei due cuccioli. I nemici non ebbero scampo: li annientarono uno ad uno, strappando la loro carne e bruciandone i cadaveri, finché degli aggressori impuri non rimasero che le ceneri: tale era la sentenza dei Targaryen.
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