𝔹𝕚𝕡𝕠𝕝𝕒𝕣 𝔸𝕥𝕥𝕚𝕥𝕦𝕕𝕖
Premessa:
In questo capitolo sono state descritte scene splutter, non sono comunque niente di troppo impressionante!
Ian's pov:
Aprii gli occhi di colpo, venni svegliato da un gran trambusto, come una tromba o qualcosa del genere, mi misi a sedere e subito mi sentii in piene forze, come se potessi sollevare il mondo con un dito. Sfoggiai uno dei miei migliori sorrisi e cercando di contenere tutta questa energia, camminai di soppiatto fino alla porta.
<perchè cammini a rallentatore?> Mickey si rigirò nella coperta, pronunciando quella frase con la bocca ancora impastata.
Mi voltai e la visione di mio marito mi era perfetta: lui a petto nudo sul letto che mi guadava con i suoi occhi azzurri, aveva le braccia dietro il capo come per sorregersi la testa.
<scusa...ti ho svegliato>
<no,ero già sveglio>
<ottimo allora, vado a preparare la colazione> feci per uscire
<ma sono ancora le 6!> mi urlò, sgranai gli occhi e mi girai verso l'orologio sul comodino che segnava le "6:03 a.m.". Cazzo, pensavo fossero le 8!
<dai vieni qua a letto...> picchettò il materasso con la punta delle dita
<...usa tutta questa energia che hai con me> un sorriso perverso prese vita sul suo volto, sorriso che io ricambiai e mi buttai sul letto accanto a lui.
In poco tempo mi ritrovai nudo dietro di lui, era messo a quattro zampe sul letto e io cercavo di allineare il mio cazzo con la sua entrata. Diedi una spinta ed entrai subito, fece un verso, non so se di dolore o piacere ma non me ne preoccupai molto, ormai ci era abituato.
Si piegò ancora fino a poggiare la testa sul materasso mantenendo il bacino proiettato verso l'alto permettendomi una profondità maggiore. Diedi altre spinte e più le davo più lui stringeva le lenzuola
<oh cazzo...si> gemette ancora e ancora e di conseguenza anche io.
<oh...oh si...non fermarti> diedi un'altra spinta, la sua pelle inglobava il mio sesso, del tutto, piegai la testa all'indietro con gli occhi che mi si chiusero da soli dal piacere. Dopo qualche altra spinta, il suo corpo iniziò a tremare ininterrottamente, gli accarezzai il volto come per calmarlo ma la sua pelle continuò a fremere, un piacere indescrivibile attreversò tutto il mio bacino e non resistendo urlai venendo dentro di lui e poco dopo anche lui mi raggiunse. Mi accascai di lato col fiatone
<hai...da...fare oggi?> chiesi ad un certo punto
<si...il mio piano è rimanere a letto tutto il giorno> si girò dal lato opposto coprendosi col cosciuno
<io devo lavorare, non è che tu mi potresti andare a comprare le medicine, mi sono finite> mi alzai indossando i jeans sgualciti
<Mick!>
<mh mh> mugulò, la presi come un'affermazione e mi avviai verso la porta
<mangio qualcosa fuori, tu svegliati!> gli urlai prima di scendere di sotto con l'intenzione di andare a lavoro.
Mickey's pov:
Mi svegliai poco dopo, o almeno pensavo di essermi svegliato poco dopo, infatti quando schiusi gli occhi la sveglia segnava le 12:30 a.m.
Cazzo.
Mi alzai di fretta e mi rivestì con i primi indumenti che trovai, non sono neanche sicuro che i jeans fossero miei o di Ian, sorvolai questo dettaglio e mi buttai sul divano scucito.
Passai circa un'altra ora a mangiare patatine e bere birra davanti alla T.V guardando uno di quei programmi scadenti. Il telefono squillo ed ecco che con fatica mi alzai per rispondere
<pronto?>
<salve, sto cercando...ehm...Mickey Milkovich (?)> una voce femminile mi rispose dall'altro capo del telefono
<sono io...>
< oh salve, Ian Gallagher é suo marito?>
<si...>
<sono Moreka, una collega di Ian, c'è stato un incidente con l'autoambulanza, suo marito era il conducente e dopo la botta lo abbiamo portato in ospedale, anche se le condizioni non sono gravissime...>
Non le feci finire che risposi:
<arrivo subito>.
Poco dopo ero davanti all'ospedale dove una donna di colore e dai capelli ricci e gonfi fumava una sigaretta, le passai accanto e lei sembrò riconoscermi
<sei Mickey?> chiese
<si...>
<Moreka> mi sorrise porgendomi la mano che non strinsi
<come sta Ian...che è successo?> mi toccai la punta del naso col pollice, lei ritirò la mano leggermente offesa e mi fece segno di seguirla.
Entrammo in ospedale e attraversammo qualche corridoio, mentre Moreka mi spiegò, l'accaduto:
<non so bene neanche io cosa è successo, ma stavamo tornando in stazione come di consueto e Ian ha voluto guidare, ad un certo punto, non so perchè, ha iniziato ad aumentare la velocità fino a superare il limite su strada urbana e chiaramente...bhè a perso il controllo del veicolo.>
La guardai per qualche secondo, neanche io capivo il gesto di Ian
<per fortuna non avevamo pazienti con noi e io stavo sistemando delle cose dietro, solo Ian si è ferito> continuò.
Arrivammo davanti alla stanza 74
<si grazie> dissi prima di entrare e chiudermi la porta alle spalle.
Ian era disteso nel lettino e sembrava star bene
<hey fenomeno, non sei su Fast&Furios lo sai vero> gli diedi una pacca sulla schiena, cercai di sorreggere quel muro che ero solito a crearmi per nascondere la mia preoccupazione per lui, quel muro che più volte Ian era sempre riuscito a distruggere con un solo battito di ciglia.
Mi sorrise ed ecco che il muro crollò e sarò costretto a ricostruirlo da capo
<già...bhè, comunque sto bene, adesso torniamo a casa> si staccò via dal braccio dei tubi trasparenti
<aspetta, prima chiediamo ai medici se puoi> cercai di fermarlo
<loro non sanno come mi sento, io mi sento alla grande> fece un sorriso a 32 denti
<Ian...perchè l'hai fatto?>
<volevo solo divertirmi>
<accellarando su strada urbana?>
La sua espressione mutò velocemente e divenne di colpo serio
<ho solo perso il controllo del furgone e quel muretto e apparso dal nulla!>.
Lo guardai non riconoscendolo più, ma che cazzo aveva
<signor Gallagher> ci interruppe il medico
<non abbiamo riscontrato fratture o lesioni, solo un livido sulla spalla destra, per motivi di sovraffolamento le dobbiamo chiedere, date le condizioni poco gravi, di lasciare la struttura> incrociò le mani all'altezza del bacino tenendo una cartella tra di esse.
Guardai Ian un'ultima volta prima che mi superasse e uscisse dalla stanza.
Ian's pov:
Mi appoggiai col braccio al finestrino della macchina vedendo le luci e i palazzi scorrere a velocità accanto a noi
<vuoi la pizza stasera?> mi chiese Mickey
<no>
<giapponese?>
<no>
<c'è della carne di ieri>
<non ho fame>
sentii i suoi occhi addosso, decisi di ignorarli, mi sentivo di colpo fiacco e stanco, in contrapposizione a come mi sentii stamattina.
La sera stessa Mickey cenò da solo e poco dopo mi raggiunse in camera
<ti fa male?> mi chiese
<la spalla? Un pò> me la toccai leggermente.
Inaspettato, si mise dietro di me circondandomi con le gambe e iniziò a massaggiarmi la spalla.
Rimanemmo accoccolati per un pò
<potevi morire...>iniziò
<sta zitto cazzo, non rovinare questo momento> sorrisi leggermente godendomi le sue mani su di me
<ho la sensazione di essermi scordato qualcosa> disse.
Non risposi, chiusi gli occhi leggermente prima di cadere nel sonno.
Mickey's pov:
Cercai di rigirarmi tra le coperte, ma qualcosa bloccava i miei movimenti e quando aprì gli occhi la mia vista era totalmente occupata dal viso di Ian. La sua espressione, però, era diversa: aveva gli occhi sgranati e rossi, un sorriso che andava da un orecchio all'altro ed era letteralmente sopra di me con un vassoio in mano. Chissà da quanto mi stava fissando in quel modo.
<VUOI UN BISCOTTO?> mi urlò come se fossi sordo
<cazzo...> mi misi a sedere spingendolo lentamente
<che cazzo Ian...> guardai l'orologio
<...sono le 8 Dio Santo>
<allora, lo vuoi un biscotto?> mi porse il vassoio pieno di biscotti
<no cazzo, non lo voglio il tuo fottuto biscotto>lo spinsi e qualcosa al piano di sotto suonò
<che cos'è?> chiesi
<oh è la torta! È pronta> si buttò giù dal letto precipitandosi giù in cucina.
Ma che cazzo gli prendeva a quel deficente, mi guardai in giro cercando i jeans da indossare per scendere al piano di sotto e notai il vassoio di biscotti che aveva lasciato sul suo comodino, lo presi con l'intenzione di portarlo giù ma mi bloccai alla vista dei due barattoli delle medicine completamente vuoti
<CAZZO!> mi portai la mano tra i capelli, ora si spiegavano i comportamenti anomali. Un giro di domande mi invase la testa: "da quanto non prendeva le medicine? Quando è diventato bipolare, come è possibile che non me ne sia accorto", rigettai le domande, non c'era tempo per piagnucolare su ciò. Ian me lo aveva chiesto, mi aveva chiesto di andargli a comparere le medicine, ecco cosa mi ero dimenticato ieri! Cazzo ma come minchia è possibile che io non l'abbia capito. In preda al panico presi il telefono e telefonai a Lip.
Mi rispose dopo qualche squillo
<si?> neanche un ciao o un come stai, ma in fondo si tratta di quello stronzo di Lip
< Ian...credo stia male, sta avendo un attacco di bipolarismo>
<cosa? Come fai a dirlo? Che ha fatto?> sentii la sua voce tremare leggermente
<un incidente, ieri...> successivamente gli spiegai l'atteggiamento del fratello in questi ultimi 3 giorni.
Ian's pov:
Mi piegai e tirai fuori la torta, cazzo sarà buonissima, stavo bene, non mi sentivo così spensierato e felice da molto tempo, avevo proprio bisogno di questo. Presi la teglia a mani nude, una calore piacevole mi invase i palmi e molto lentamente godendomi il doloroso bruciore, la poggiai sul tavolo di legno, andai verso i cassetti e presi delle posate iniziando a tagliare questa magnifica torta, sembrava deliziosa, a Mickey sarebbe piaciuta, chissà che ha oggi, si è svegliata incazzato con me? Che gli ho fatto?
Tagliai la torta a metà, osservai il cioccolato sciogliersi mentre la squartavo lentamente, allontani il coltello macchiato e me lo conficcai nella mano, con forza, mi trapassai la carne tra le nocche e rimasi a fissare il cioccolato fondersi col mio sangue. Schiusi leggermente la bocca, il dolore mi pervase tutto il braccio e d'improvviso il fastidio alla spalla svanì, non sentivo altro che dolore, dolore, dolore; era fantastico, mi faceva così male che non riuscivo a pensare ad altro, i miei occhi fissi sul coltello che trapassava la mano, un dolore atroce, lancinante, ma soprattutto piacevole.
Mickey scese le scale, non notai la sua espressione ma solo i suoi passi veloci verso di me che presero un fazzoletto avvolgendomelo nella mano senza sfilare il coltello, non distinsi le sue parole, ma so per certo che chiamò l'ambulanza.
Mickey's pov:
Le luci rosse e blu dell'ambulanza illuminarono il volto di Lip che corse verso di me, allontanai la sigaretta accesa dalla bocca, feci cadere della cenere sul prato e non risposi a nessuna delle domande di Lip, mi riempì i polmoni di fumo. Lip mi fece il dito medio e corse dentro. Non so cosa vide, ma io avevo già visto abbastanza, Ian con la mano trafitta dal coltello, il sangue che shizzava fuori dalla mano come una fontana, il cioccalo che sostitiva le sue vene, solo a pensarci mi veniva da vomitare, avevo lasciato Ian sotto la cura dei medici. Rimasi a fissare il prato, inespressivo. Buttai la sigaretta, anche se l'avevo appena iniziata, corsi fino alla farmacia più vicina e chiesi educatamente alla cassiera "stabilizzanti dell'umore" e "anti-despressivi", la conversazione iniziò pacificamente, poi la donna iniziò a chiedere cose strane come, certificazione e ricetta del dottore o cose del genere.
Mi guardai intorno, la farmacia era vuota, colsi l'occasione per tirare fuori la pistola e puntargliela alla pancia, non avrei mai sparato, ma cazzo mio marito rischia di suicidarsi.
<Quello che ho chiesto...ora> la fissai nei suoi occhi terrorizzati e con le mani tremanti eseguì; presi le medicine e nonostante avessi una pistola le lasciai comunque qualche dollaro, non era una rapina. Corsi a casa e notai che i medici stavano caricando Ian in barella.
<Gli hanno bloccato la fuoriuscita di sangue, ma ha ancora il coltello dentro, dicono che se provassero a tirarlo fuori il sangue uscirebbe a litri, potrebbe morire dissanguato, glielo toglieranno arrivati in ospedale, ho già avvertio Debbie, Carl e Liam, Fiona non mi risponde...> il biondo incrociò le braccia al petto
<Fiona non è a Chicago> specificai.
Un medico ci guardò chiedendoci con gli occhi chi di noi volesse salire in autoambulanza per accompagnare Ian
<vai tu?> Lip mi guardò, per la prima volta gli scambiai uno sguardo di ringraziamento e salì, sedendomi accanto ad Ian, lui mi guardo sorridendo borfocchiando parole scomposte
<l'hai sentito? Che bello> sorrise tenendosi la mano, gli scese una lacrima, non riuscì a capire se fosse felice o triste. Chiusero le porte del veicolo, era il mio momento, tirai fuori le medicine e con forza gliene feci ingurgitare due, una "anti-depressivi" e l'altra "stabilizzanti dell'umore". Inizò a tossire sputando la saliva, mi sedetti soddisfatto mentre un dottore mi urlava contro e l'ambulanza sfrecciava per la strada, correvamo in ospedale.
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