III parte
III Parte
Quando Zayn alza il pugno con l'intento di bussare alla porta dell'amico Harry, non ha idea di aver fatto un così tale rumore con il suo passo lento, anche perché non peserà nemmeno sessantacinque chili, eppure si ritrova con una mano alzata in aria per nulla e una porta spalancata con irriverenza, che quasi lo spaventa. Sgrana gli occhi e prova a dire qualcosa e si domanda se sia un caso che Harry gli abbia aperto ancor prima del suo annuncio, ma l'aria affannata e gli occhi attenti e folli dell'amico gli destano il sospetto che ci sia qualcosa che non va. E non va, davvero. Harry dice «Ah, sei tu» e lo lascia entrare esasperato.
«Grazie, non ti entusiasmare troppo, dovessi pisciarti addosso per la contentezza...!» ribatte lui, entrando con un sorrisetto molesto, guardandosi subito attorno. La casa ha tutta l'apparenza di essere a posto. «Chi doveva essere, che non hai aspettato nemmeno che bussassi alla porta?» domanda, voltandosi a guardarlo mentre afferra dal pacchetto di sigarette una marlboro che subito raggiunge la sua bocca. Harry lo guarda in cagnesco e subito gli indica la finestra, dove lo accompagna per cortesia. Odia la puzza di fumo e molesterebbe l'amico sui mille motivi per cui dovrebbe smettere, ma ad un certo punto della sua vita si è reso conto di essere un rompicoglioni con questo atteggiamento e quindi si limita solo ad occhiatacce e a invitare le persone a fumare all'aperto.
Appoggiati al cornicione del modesto balcone, Harry guarda un punto indecifrabile in lontananza mentre Zayn guarda lui. È preoccupato.
Il loro rapporto è qualcosa di indescrivibilmente complicato. Sono amici ma non se lo sono mai detto. Lo sanno. Quando si sono conosciuti hanno provato ad uscire insieme, rivelandosi troppo belli per poter effettivamente funzionare. In realtà, erano troppo simili nelle cose giuste e troppo diversi in quelle sbagliate. E, si sa, in amore questo non funziona mai. Però si son trovati e d'istinto non hanno voluto perdersi, perciò si son legati l'uno all'altro a tal punto che in ogni momento difficile di uno è quasi raro che l'altro non sia presente.
Zayn è incline a comprenderlo meglio di chiunque altro, dopo così tanti anni al suo fianco, e capisce che in quel momento Harry sta affrontando qualcosa che lo sta radicalmente cambiando, e le opzioni sono o in meglio o in peggio.
«Testone, vuoi dirmi che ti sta accadendo?» insiste. Harry ritrova i suoi occhi caldi e rassicuranti e gli sorride. «Stavo pensando che se sei venuto senza nemmeno avvisare, vuol dire che la situazione è grave...» premette il ragazzo, con aria affranta. Sospira e si guarda le mani intrecciate davanti a lui che poggiano sul davanzale.
«Che cosa è successo?» domanda Zayn preoccupato. Quando si tratta di Harry, la questione grave può avere dei parametri veramente irregolari che vanno dalla morte di un criceto, al fallimento del proprio negozio. Eppure Zayn sa che c'è di mezzo l'amore. Perché è sempre colpa dell'amore, se si ha una faccia così affranta.
«Ho baciato l'uomo della mia vita e probabilmente non accadrà più perché gli faccio schifo...» si lamenta tristemente.
Zayn lo guarda per qualche secondo con sconcerto. Sono parole forti dette con un tono bambinesco che sfiorano l'assurdo. Gli scapperebbe perfino da ridere e un mezzo sorriso di tenerezza lo fa pure, ma si trattiene e buttando la sigaretta a metà, dopo aver tirato un ultimo tiro, abbraccia l'amico quasi con prepotenza, mentre Harry resta rigido con le mani incrociate al petto e l'espressione disperata in volto.
«Se lo hai baciato, perché dovresti pensare che gli fai schifo?» gli domanda, allora. Non è tanto per curiosità, né per tentare di camuffare la verità con stupide deduzioni tipicamente femminili. Un uomo sa quando non piace ad un altro uomo. Ecco, sì, ciò nonostante Harry potrebbe aver dedotto in modo errato a causa della sua inclinazione alla contemplazione viscerale delle sue paranoie a tempo indeterminato, ma Zayn lo lascia parlare anche solo per permettergli di sfogarsi. Così, Harry gli racconta tutto, evitando, ovviamente, il particolare che una volta Louis fosse Louise.
«Scusami, Harry, lo sai che non sono il genere di persona, ma fino a quello che mi hai raccontato ora, questo Louis sembrerebbe messo peggio di te» lo interrompe quando finalmente arrivano al famoso bacio. Harry annuisce e sospira sommessamente. «È dopo il bacio che ho capito che gli faccio schifo! Praticamente, una settimana fa ho chiesto gentilmente a Danielle-»
«La tipa di Louis» precisa.
«Sì, lei» ribatte celere Harry, mordendosi la lingua per quella fastidiosa precisazione. «Le ho chiesto se avesse potuto ritirarmi lei un pacco al mio posto perché invece di farlo recapitare in negozio, l'ho fatto inviare a casa. E, niente, lei mi dice di sì e quando alla sera sento bussare alla porta penso subito sia lei. Lo sai che io sto sempre comodo a casa, quindi mentre chiedo chi è, mi sto già infilando una maglietta... ma invece sento dall'altra parte chiamare il mio nome con quella voce affilata e in un modo così dolce, che... mi gela sul posto. Perché era lui, Zayn. Finalmente era lui. Per due notti non era riuscito ad addormentarmi, tormentato dal ricordo del suo odore in bagno, dal suo sapore nella mia bocca, che c'era anche se era solo parvenza... Insomma, ci eravamo baciati due giorni prima, io stavo già crollando nella follia per quel silenzio che era susseguito, ma finalmente potevo rivederlo e magari parlarne, discuterne, continuare... Così gli dico di aspettare e in tutta fretta mi infilo la prima cosa che trovo, in modo quasi convulso da aver attentato alla mia vita un paio di volte. Poi... quando vado ad aprire: nessuno. Trovo il pacco a terra e il rumore della porta dei vicini che riecheggia sbattendo assordante nei timpani. Perciò... Ti rendi conto? È scappato perché gli fa schifo anche solo guardarmi in faccia...»
Dopo la famosa fuga dal sexy shop di proprietà del suo vicino di casa, Louis si era tacitamente ripromesso che con quella roba non avrebbe mai più avuto a che fare. Questo è quello che ha creduto fino a quando, di ritorno dal lavoro, ha trovato appiccicato con un magnete, contro al frigorifero, un messaggio da parte di Danielle:
Lo scatolone sul tavolo è per Harry, stamattina prima che scappasse via mi ha chiesto di ritirarlo per lui e visto che rientro tardi potresti portarglielo tu?
Louis è rimasto a fissare quel foglio per Dio solo sa quanto tempo, saettando poi lo sguardo da esso allo scatolo sul tavolo. Inutile dire che il sangue gli si è riscaldato immediatamente nelle vene, appiccando piccoli fuochi sulla pelle che si è accesa di strane chiazze rosate, soprattutto sulle gote e sul collo. Chiaramente subito ha capito di non poter fingere indifferenza dinnanzi alla presenza maestosa di quello scatolo dal contenuto misterioso e per questo gli si è avvicinato come un animale selvatico che annusa il pericolo nell'aria. I suoi sensi si sono subito attivati e quando ha fatto per sollevare la scatola ha immediatamente notato quanto fosse pesante. Che diavolo ci sarà mai qui dentro si è ritrovato a pensare, appena un attimo prima che gli occhi gli si incollassero sul fianco dello scatolo. Un'etichetta adesiva ha subito parlato chiaro sul contenuto di quel cartone apparentemente innocuo:
Dildi (cm. 18-25) pz. 17
Vibratori (materiale vario) pz. 39
Butt plugs (rosso/blu/argento) pz. 15
Sull'ultima voce citata, Louis, come se i primi due non fossero stati anch'essi oggetti sessuali, è balzato sul posto coprendosi gli occhi con una spanna. Ha deglutito saliva e non ha potuto proprio far nulla per ignorare il battere inaspettatamente esasperato del suo cuore. Tuttavia si è dato forza e sebbene non vedesse Harry da due interi giorni, dopo quel bacio (che non è stato poi solo quello) ha deciso che fosse il momento di affrontare di petto la situazione.
Quando ha bussato a quella porta, scalzo se non per i calzini ai piedi, ha pregato ogni divinità o entità benevola di infondergli coraggio e forza d'animo. E ci è pure riuscito, per un breve istante, ad autoconvincersi che tutto sarebbe andato bene ma quando dall'interno dell'appartamento è giunta la voce di Harry che «Chi è?!» ha urlato, il sangue gli è andato dritto al cervello per poi riscendere in picchiata, proprio in quel punto.
«Harreh» ha detto, strascicando quel nome tanto da renderlo quasi irriconoscibile. «Sono Louis, ho da darti un pacco» il mio, avrebbe voluto aggiungere perché lo ha pensato davvero ma si è limitato a sbattere la fronte contro alla porta, per zittirsi.
Il ragazzo dopo averlo sentito ha subito risposto: «Oh, sì, sì, vengo subito!»
Ma magari, è stato ciò che ha pensato di nuovo lui - i suoi pensieri in modalità "ho bisogno di essere scopato da qualcuno ma non mi va di ammetterlo" - gli occhi ancora chiusi e il respiro intrappolato nella gola. Poi, però, quando Harry con la sua voce consumata ha aggiunto «Il tempo di rendermi presentabile e arrivo!», Louis ha quasi rischiato di perdere gli occhi vista la violenza con cui li ha spalancati; ok che si è convinto a dissipare l'imbarazzante indifferenza con cui ancora crede di poter salvarsi da quella situazione ma rivedere Harry, e farlo quando questo è completamente nudo, non è mai stato nei suoi piani. Quindi ci è mancato poco gli sfuggisse pure un urlo perché, davvero, le immagini del suo vicino completamente nudo a girare per casa gli si sono piazzate nella mente con una tale prepotenza che non ha potuto fare a meno di fuggire, di nuovo. Ha abbandonato lo scatolo sullo zerbino e si è fiondato in casa, come un topolino che cerca di sfuggire alle grinfie del gatto famelico.
«Ah, per questo motivo mi hai aperto come un cane da guardia pronto a sbranare il proprio visitatore» prende in considerazione Zayn, guardandolo di sottecchi. Harry si fa piccolo piccolo e annuisce. «È da una settimana che vado avanti così... una parte di me dice di smetterla ma l'altra non fa altro che torturarsi con quel bacio. Sono un caso disperato» si lagna Harry.
Rincasano quando Zayn «Ma tu lo sai che non significa nulla questa sua fuga? Anzi, potrebbe averlo fatto perché non sa come comportarsi dopo quello che vi è successo!» replica saggiamente, sedendosi sul divano.
Harry va al frigorifero e prende due birre. «Potrei essere d'accordo con te, se non fosse accaduto altro. Mi evita e io sono un coglione perché quando mi è di fronte o, beh, piegato a novanta, non riesco a pensare o dire nulla se non al suo nome e alla voglia che ho di baciargli la labbra e tutto il corpo-»
«A novanta? Cioè, ti si è messo a pecorina e tu ancora dubiti di fargli schifo?» lo interrompe Zayn, sbottando e guardandolo maliziosamente. Harry avvampa un po', sorride impacciato e smaliziato e «Non hai capito, ti spiego».
You and I get sick, yeah, I know that we can't do this no more
But baby there you go again, there you go again, making me love you
And I stop using my head, using my head, let it all go
Per poco non ha fatto cadere il vaso che Danielle ha piazzato sul tavolino in salotto quando, qualche giorno dopo l'ennesima fuga da Harry, Louis si è letteralmente tuffato sul divano per sfuggire proprio da suddetto ragazzo. Da quel punto ha pensato che l'altro non riuscisse a notarlo, nascosto dallo schienale alto del divano.
«Ciao, Harry!»
La voce di Danielle - che ha salutato la sua più profonda ossessione, paura, destino (Louis si è convinto ormai che Harry faccia parte del folle piano che il fato ha in serbo per lui) - gli è arrivata dritto allo stomaco come un pugno.
In risposta, dalle labbra di Harry si è librato un leggero risolino, è sembrato impacciato e Louis a quel suono ha stretto le cosce sbattendo, letteralmente, la testa contro al bracciolo del divano.
«Danielle, scusa il disturbo ma volevo chiederti se per caso avete una chiave inglese, perché...»
Per cercare di sfuggire al suono di quella voce, quella dannatissima voce, si è pure schiacciato due cuscinetti ai lati della testa, mentre ha iniziato a canticchiare mentalmente qualcosa di insensato affinché potesse estraniarsi totalmente da quella realtà. Per un attimo Louis ha davvero ponderato l'idea di stare impazzendo perché chi si sarebbe mai comportato a quel modo? Solo un matto. A riportarlo con i piedi per terra è stata proprio la mano di Danielle che gli ha picchiettato tra le scapole. Un brivido lo ha raggelato sul posto, da dove se n'è stato sdraiato per tutto quel tempo, prono, con la testa affondata sotto ai cuscini e il sedere a mezz'aria come un bambino capriccioso che non vuole ascoltare la propria madre. Non a caso ha sbuffato, grugnito qualcosa a cui la ragazza ha risposto strappandogli con la forza i cuscini dalle mani.
«Louis...» il tono con cui gli ha parlato è stato un misto tra incredulità e tenerezza. Quando Louis si è voltato cautamente per incrociare lo sguardo di Danielle, il suo cuore gli è schizzato con tale velocità in gola da fargli emettere un suono strozzato, qualcosa di simile a quando si sta per vomitare via pure l'anima.
«Ciao, Louis». Harry lo ha salutato con gli occhi che senza pudore si son fatti subito spazio sul suo corpo, facendolo imbarazzare a tal punto che le sue guance (di nuovo graffiate da un accenno di barba) si sono illuminate appena.
«Ehi, amico!» gli ha risposto lui e, ostentando una tranquillità così falsa da farlo scattare su come una molla, si è ritrovato a fronteggiarlo alla stessa altezza, o quasi.
Danielle lo ha osservato con la fronte corrucciata, uno strano sorriso divertito che è riuscito a raggelarlo sul posto; quel sorriso è parso dire "mi stai nascondendo qualcosa" e il fatto che sembrasse stranamente divertita ha inquietato ancor più Louis.
«Lou, Harry diceva di avere un problema con il tubo del lavandino, perché non glielo sistemi tu che ci sai fare?!»
In quel momento ha pregato così intensamente che il lampadario precipitasse giù colpendolo in pieno che è stato per miracolo se ciò non è accaduto.
«Non lo so...» ha mormorato, le dita a grattare istintivamente una guancia. Non penso sia il caso ritrovarmi di nuovo solo con lui, ha pensato, evitando accuratamente lo sguardo del ragazzo di fronte. Louis in quell'istante ha provato per la prima volta in vita sua il folle desiderio di sparire.
«Posso cavarmela da solo, non preoccuparti...» ha provato a dire Harry ma Danielle, ancora con quella strana luce negli occhi, ha insistito e «Dai, Lou, il suo appartamento potrebbe allagarsi e inondare anche il nostro!» ha detto, facendolo urlare internamente mentre l'altro ha riso dandole della catastrofista. E come dargli torto!
Per questo motivo dopo pochi attimi si è ritrovato a quattro zampe, sul pavimento della cucina di Harry, con la testa infilata nel mobile sottostante al lavello; i pantaloni della tuta bagnati sulle ginocchia e il sudore a colargli dalla nuca fino alle braccia, a scivolare nel solco delle scapole lasciate scoperte dallo scollo ampio della canottiera nera che ad un certo punto ha desiderato strapparsi di dosso, pur di lenire il calore nelle ossa.
«Ho... ecco sì, ho quasi fatto». Con la lingua tra i denti, d'un tratto, ha messo al corrente l'altro ragazzo in piedi, dietro di lui, che il suo lavoro fosse giunto al termine. Louis ha sentito lo sguardo di Harry su di sé per tutto quel stramaledettissimo tempo e quella forte sensazione non ha fatto altro che farlo sentire insofferente.
Quando poi si è alzato, spazzando via dalla propria fronte il sudore accumulato passandovi un avambraccio, Harry lo ha guardato e «Mi dispiace averti fatto faticare» ha detto, sembrando sincero.
«Tieni, asciugati il sudore» ha aggiunto, allungandogli un piccolo asciugamano rosa confetto che ha fatto apparire un piglio curioso sul suo viso. Louis ha annuito, ringraziandolo e afferrato l'asciugamano ha tamponato il sudore, la lingua sul labbro perché ha scoperto avere la bocca completamente asciutta. È stato solo quando ha smesso di asciugarsi alla bell'e meglio che ha scorto gli occhi di Harry guardarlo così intensamente da fargli perdere il fiato. In quel contatto visivo di tacite richieste, silenziosi desideri e disperati bisogni (almeno da parte sua), si sono entrambi avvicinati inconsciamente. Sono rimasti a fissarsi in quel modo, con una marea di parole ad inondare il poco spazio tra i loro corpi, per così tanto tempo che la voce inaspettata di Danielle è risuonata nell'entrata dell'appartamento come un tuono. Louis è balzato su come se sotto ai suoi piedi fossero spuntate delle molle e indietreggiando di scatto si è allontanato, sotto agli occhi dell'altro che non ha mai smesso di guardarlo.
«Allora, avete risolto?!» ha chiesto la ragazza con tono entusiasta. Louis senza dir nulla si è precipitato fuori dalla cucina, lasciando l'asciugamano sul tavolo. Con un saluto neutro, mentre il proprio corpo ha preso a picchiarlo dall'interno per ribellarsi al suo comportamento assurdo, si è congedato dal vicino di casa e da Danielle stessa, dicendo di dover scappare a farsi una doccia. Neppure la doccia fredda durata un'ora è riuscita ad estinguere l'incendio doloso appiccatogli dentro dagli occhi di Harry.
«Ha passato una mezzora a sistemarmi quel fottuto tubo e io non sono riuscito a tirar fuori nemmeno una parola. Ha un culo troppo... TROPPO! E la mia mente fa, insomma, io- non ci capisco più nulla. E quando mi guarda negli occhi? Peggio, non ne parliamo. Chiappe e occhi, una doppia coppia che manda a farsi fottere tutto quanto» esclama dopo il racconto del loro secondo incontro.
Zayn è sconcertato, non ha mai visto il suo amico in quello stato, anche se immaginava fosse esattamente così nel momento in cui avesse perso la testa per qualcuno. Harry è sempre stato un romantico, uno dei pochi rimasti, e anche se nel suo discorso c'è di mezzo un culo, la poesia del suo innamoramento è così palese da intenerirlo.
Sorride e «Harry, sono solo tue paranoie! È scappato via perché è arrivata Danielle, ma ti si è messo a novanta, ripeto, più invito di così!» esclama ironico a braccia aperte.
Ma Harry nega e fa una smorfia. «È successo ieri! Ieri ho capito che gli faccio schifo! Ci siamo incrociati davanti all'ascensore e l'ho invitato a prenderlo assieme a me perché era pieno di buste della spesa e... siamo arrivati al quinto piano che credevo... che ne so, che puzzassi a tal punto da averlo stomacato. Era bianco, e pallido... sul punto di svenire. Sai quando uno ha la nausea? Ecco, quindi gli faccio schifo, Zayne».
You and I go on at each other like we're going to war
You and I go rough, we keep throwing things and slamming the door
You and I get so damn dysfunctional we start keeping score
«E che cazzo» ha imprecato, all'ennesima confezione di pelati rotolata via dal sacchetto della spesa. Louis è ritornato carico di buste, tre per mano e un sacchetto che ha stretto chissà come con un braccio dopo aver quasi svaligiato l'intero supermercato. Ha piovuto per tutto il pomeriggio e si è pure fatto una doccia, praticamente, poiché ha scordato l'ombrello a casa (come suo solito). Quindi è entrato nel condominio districandosi abilmente, con i pesi tra le braccia attraverso il cancelletto, e non appena il calore lo ha avvolto è riuscito a tirare un sospiro di sollievo. Non ha più incontrato Harry dall'ultima volta che è stato a casa sua per riparargli il danno al tubo, non lo ha neppure mai visto e, di conseguenza, non ha avuto modo di parlargli. Sa che il suo comportamento non è maturo ma quando Louis si sente ossessionato e tanto preso da una situazione, il suo modo per difendersi è scappare e ignorare la causa del suo turbamento. Per questa ragione, rincasando alle sei, del tardo pomeriggio, ha pensato che incrociare Harry fosse praticamente impossibile conoscendo i suoi orari di lavoro; perciò quando si è avviato verso le scale - pregustando la lunghissima scalata fino al quinto piano - si è sentito rincuorato dal fatto che anche quel giorno, dopo circa tre, sarebbe riuscito di nuovo ad evitare il suo vicino di casa.
Ovviamente il destino, almeno per quel giorno, ha avuto la brillante idea di complicargli un po' la vita.
«Louis».
Per lo spavento è saltato su e «Ma porca p...» quasi ha imprecato, mordendosi la lingua per zittirsi. Come diavolo ha potuto non accorgersi della presenza di Harry proprio dietro alle grate dell'ascensore?
«Non ti avevo visto» è ciò che ha detto lui, in saluto. Il ragazzo con addosso dei jeans neri tanto aderenti da sembrare collant e una camicia blu navy con motivi nautici, a quelle parole ha sorriso felice, così profondamente da rilevare piccole fessure nella carne delle guance, ai lati della bocca rossissima. A Louis ha dato come l'impressione di essere felice di rivederlo e, soprattutto di potergli parlare, a differenza sua che si è sentito destabilizzato dal loro incontro. Perciò ha percepito subito, come al solito, la sua volontà scindersi: da una parte la forte voglia di saltargli letteralmente addosso e fargli e farsi fare di tutto tra quelle quattro asfissianti mura e dall'altra, il bisogno di scappare via il prima possibile. Ed è stato proprio quello che ha provato a fare: salire di fretta e furia per evitare la sua vicinanza così da rintanarsi a casa. Ci ha provato ma quando ha messo il piede sul primo gradino, il sacchetto, come se il corpo si fosse ribellato - o il destino gli avesse lanciato un segnale - gli è sfuggito via spargendo tutto il suo contenuto in terra.
Harry è balzato fuori dalla piccola cabina e «Lascia che ti aiuti» ha detto premuroso, per poi piegarsi sulle ginocchia per aiutarlo a raccogliere la spesa. Louis è rimasto inebetito a fissare i muscoli delle braccia tendersi sotto alla stoffa della camicia, le vene degli avambracci spiccare in rilievo ad ogni piegamento. Si è scoperto incapace di dire e fare qualsiasi cosa, una pelata in una mano e una confezione di cereali nell'altra, la bocca schiusa.
Di nuovo entrambi in piedi, la spesa al suo posto, Harry lo ha guardato da capo a piedi con quel suo mezzo sorriso capace di destabilizzarlo tutte le volte e gli ha detto: «Non dirmi che avevi intenzione di salire a piedi con tutta questa roba!»
E oddio, Louis è claustrofobico, detesta gli spazi chiusi e stretti specialmente se deve condividerli con qualcuno. Specialmente se questo qualcuno è un certo Harry Styles, un metro e un chilometro di gambe spettacolari e due spalle che sembrano andare da una parte all'altra dell'equatore. Louis sul serio e stato sul punto di gettarsi per terra e implorare misericordia.
«No, certo che no» ha risposto, invece, dando piena conferma a se stesso di quanto il cervello sia in conflitto con la sua volontà.
Si è immediatamente maledetto mentalmente e «Tanto dobbiamo arrivare allo stesso piano, andiamo» ha aggiunto, la faccia già livida come non mai. Il punto, però, è che non gli è proprio andato di farsi vedere intimidito dalla sua presenza e neppure passare per un ragazzino idiota che non sa gestire la vita e gli eventi lo entusiasma particolarmente. Per questo dopo una manciata di secondi si è ritrovato nell'ascensore, per la prima volta da quando vive in quel condominio maledetto, schiacciato ad una parete con le buste ai piedi e il sacchetto stretto al petto manco fosse stato uno scudo per proteggersi chissà da che cosa.
Harry lo ha scrutato di sottecchi per tutto il tempo e per i primi due piani Louis ha fatto lo stesso, però fissandone il riflesso nel vetro alle loro spalle. L'odore dell'altro, così intenso e unico, inoltre ha saturato tutta l'aria della cabina procurandogli una lenta e dolce assuefazione. Ad un certo punto, poi, gli occhi sono caduti sulla patta degli skinny del ragazzo e per lui è stato l'inizio della fine; la mente gli ha offerto immagini di lui inginocchiato lì per terra, circondato dalle buste e dalla spesa, la bocca premuta sul ventre di Harry ed entrambe le mani a stringere, toccare e carezzare il suo sesso di cui, solo attraverso quel sfioramento avvenuto ormai una settimana prima, ha potuto constatare la grandezza. Si è sentito annaspare a tal punto che gli è sfuggito un suono strozzato dalla gola ed è stato così male, credendo di non riuscire più a controllare il suo corpo e il suo folle desiderio di sentire Harry ovunque, che il panico per la claustrofobia è passato in secondo piano, sostituito dal terrore di compiere gesti avventati di cui poi non avrebbe risposto. Harry si è voltato nella sua direzione e «Va tutto bene?» gli ha chiesto, intensificando se possibile il suo panico.
No, non va niente bene ma potrebbe sistemarsi tutto se bloccassimo l'ascensore e scopassimo in questo metro cubo, un pensiero il suo, certo, che ha trovato sfogo in un secondo rantolo accompagnato da un colorito pallido in viso. Non gli ha risposto nulla, si è limitato a voltarsi dall'altra parte e poggiare la fronte sulla superficie fresca del vetro, ha socchiuso gli occhi e provato a regolarizzare il respiro. In quel momento la sua fobia non era lo spazio chiuso e ristretto, piuttosto l'individuo a sovrastarlo con la sua sola esistenza e avvistata la lucina a segnalare il quinto piano, Louis ha iniziato a raccogliere le sue cose in fretta e furia; non appena il cancelletto è scattato e la porta si è aperta, si è catapultato fuori da quell'ascensore come un tornado rischiando persino di inciampare nel piccolo gradino fuori la cabina. Rientrato in casa, poi, quando Danielle vedendolo gli ha domandato se avesse visto un fantasma tanto sembrava spaurito e provato, si è lasciato andare ad una risata liberatoria, tanto isterica da intimorire se stesso. Sto impazzendo, ha pensato, sto impazzendo e finirò dritto al manicomio.
«Ti ripeto» premette quando Harry finisce di raccontargli dal suo punto di vista come sono andate le cose durante quel terzo incontro. «Secondo me giudichi guardando da una prospettiva pessimista nonché sbagliata. E fattelo dire, prima o poi dovrai parlarci, quindi fatti passare questo disturbo da cerebroleso quando vedi un paio di occhi e un culo, anche se dovessero essere la fine del mondo... ma francamente dubito» parla, sbattendo infine gli occhi con fare languido. Harry lo guarda imbronciato senza saper cosa dire. Non crede mai alle parole di un amico, ma non perché non cede al loro buon cuore, piuttosto perché è troppo accecato dalla sua visione negativa per accettarne una che gli dia un po' di speranza. Sospira e «Tanto non ho speranze, devo mettermi l'anima in pace e farmela passare. In fondo erano andate così le cose prima del bacio, me la sono cercata e ho rovinato tutto. È solo che... è il mio vicino di casa, anche se ho sofferto la sua mancanza e il fatto di non poterci parlare e affrontare l'argomento, in questa settimana, so che è dall'altra parte del muro e... la vicinanza non mi permette di pensare ad altro. Non faccio altro che pensare a lui... te l'ho già detto che è mostruosamente bello? Quando ride ha un modo tutto suo di farlo, impacciato e ironico, come se prendesse in giro il mondo ma lo facesse con una dolcezza disarmante. E poi... è così sincero, spontaneo. Mi sorprende sempre. In un momento ti può far credere che nulla lo smuovi e quello dopo sta già provando a far girare dentro di te un baraonda di schizofreniche emozioni...»
Zayn alza gli occhi e sorseggia la sua birra ormai quasi finita. Harry sta diventando... «Patetico» bofonchia ad alta voce, prendendosi in risposta uno schiaffo sulla spalla.
«Parli come se non avessi mai deragliato per qualcuno» lo rimprovera.
Zayn si alza, da sbruffone, e voltandosi con aria tranquilla e controllata risponde: «Mi è successo, ma l'ho fatto con stile».
Ridacchiano entrambi e si rilassano aiutati dalla freschezza alcolica della birra che hanno finito entrambi. Ordinano da mangiare e sembra che l'argomento "Louis" abbia lasciato la sua fine su quel divano, a tal punto che dopo la pizza, quasi come ogni volta che stanno assieme, si addormentano a notte fonda con la televisione ancora accesa.
Zayn lo sveglia scompigliandogli i capelli e avanzandogli una tazza di caffè.
«Ma lo sai che le pareti di questi appartamenti sono veramente sottili?» gli dice quando Harry si mette a sedere, con l'aria confusa e il solo desiderio di bere il suo caffè e svegliarsi per trovare la voglia di affrontare un altro giorno di merda. Guarda corrucciato l'amico e attende che questo continui, ma Zayn sorride compiaciuto e si infila la giacca. «Devo andar via, mi accompagni alla porta, cupcake?» gli chiede. Harry, innocentemente, già più addolcito dall'aroma del caffè nella sua bocca, e giù per la gola, si alza e lo accompagna. Nella notte deve essersi sfilato i pantaloni. Non se ne rende nemmeno conto, quando accade, un po' come se agisse da sonnambulo ma se li sfila per gli stessi motivi per cui gironzola per casa mezzo nudo: lo infastidiscono perché lo fanno sentire prigioniero.
Di fronte alla porta di casa, Zayn si volta a guardarlo, o meglio, a esaminarlo. Con una mano sul mento, sembra decidere che la maglietta sia un accessorio superfluo e, quindi, senza nemmeno avanzargli una motivazione, gliela sfila. Harry non fa nemmeno in tempo a domandarglielo, Zayn lo guarda fiero e soddisfatto, sorride spavaldo e apre la porta. Compie due passi e con l'aria confusa e di nuovo la tazza di caffè in mano, Harry lo segue fermandosi sullo stipite.
«Allora, grazie per la serata» Zayn ha un tono di voce più alto del solito, segno che lo insospettisce ancora di più. Ma i motivi gli vengono svelati quando alla porta affianco sta accadendo più o meno lo stesso spettacolino: Louis sulla porta saluta Danielle che ha un paio di valige in mano. Harry si gela come un pupazzo di neve e sposta lo sguardo sul viso tronfio dell'amico che, in un sussurro «Vuoi la prova definitiva che tu non gli faccia veramente schifo?» gli dice, ammiccando, mentre con entrambe le mani abbandonate nei suoi capelli, gli si avvicina come il peggiore dei gatti ruffiani che vogliono il cibo e lo esigono facendo le fusa.
«E grazie per la nottata, cupcake» ricomincia ad alta voce, con voce roca e lasciva. Harry lo guarda, sconcertato e paonazzo, e si morde un labbro. «Sii più convincente...» gli dice a denti stretti l'amico, ridacchiando ora come una gatta morta. Harry sgrana gli occhi e sta per cercare aiuto nell'unica direzione in cui non dovrebbe guardare ma Zayn, capendo le sue incertezze e le sue paure, capisce che purtroppo deve fare tutto da solo, altrimenti quell'idiota del suo amico è capace di mandare al diavolo il suo fantastico piano per un paio di chiappe o, peggio, semplicemente due occhi troppo azzurri.
Così gli si avvicina per baciarlo e, assicurandosi di non lasciare nulla al caso, si assicura di infilargli nella bocca mezzo metro di lingua.
Harry, d'altro canto, lo lascia fare, ma non tanto perché crede che in quel modo Louis dimostrerà il contrario di ciò che lui pensa dopo una settimana di incontri imbarazzanti, piuttosto perché quando Zayn bacia qualcuno, non si ha prerogativa di scelta: lo fa talmente bene che ti disarma.
Quando si divide dalle sue labbra, lascia andare per ultimo il suo labbro inferiore che ha stretto tra i denti, mordendolo teneramente. Harry lo guarda inebetito mentre l'amico si lecca le labbra, pregustando ancora un po' del sapore di caffè che Harry sta bevendo.
«Ci sentiamo presto» dice ad alta voce, mentre d'un fiato «tre, due, uno...» Zayn fa il conto alla rovescia, aspettandosi allo zero la reazione del vicino di casa che, sicuramente, non si è lasciato sfuggire quelle dimostrazioni di affetto così poco caste.
I don't like the way he's looking at you,
I'm starting to think you want him too.
E no, Louis non si è lasciato sfuggire neppure un dettaglio di ciò che è appena accaduto perché è stato talmente rapito da quella scena da scordarsi il motivo per cui si trova lì, sul pianerottolo a piedi scalzi. Danielle si solleva sulle punte e in uno slancio gli lascia un bacio sulle labbra, prima che si volti a salutare il loro vicino di casa. Il bacio che si sono scambiati lui e Danielle, in confronto a quello che ha dato quel tipo a Harry, è stato un qualcosa di talmente pudico da strappargli quasi una fragorosa risata isterica dalla gola. Louis ha ancora il sangue che gli sta ribollendo nelle vene, un potente e micidiale mix di fastidio, eccitazione e gelosia. Perché sì, Louis si scopre essere inaspettatamente geloso, come se qualcuno avesse appena osato rubargli da sotto al naso qualcosa di suo e di prezioso. Non gli frega più di di niente, è una macchina di puro e folle istinto, non bada neppure all'occhiata curiosa di Danielle puntata su di lui che, saturo di tutte le emozioni contrastanti che sta provando, non si accorge di stare fissando Harry dritto negli occhi, con uno sguardo che rasenta l'omicidio o lo stupro, dipende da come si vuole interpretare il tutto. Lo fissa con le labbra serrate e la mascella contratta, la tempia a pulsargli visibilmente. Se i suoi occhi sapessero parlare in quel preciso istante urlerebbero maledizioni contro il moro e insulti indecenti contro Harry stesso.
La ragazza d'un tratto si schiarisce la voce, tossicchiando, riuscendo a richiamare la sua attenzione; quando Louis si volta a fissarla, infastidito quasi, «Ti chiamo non appena atterro, stai tranquillo e non dare fuoco alla casa quando proverai a metterti ai fornelli!» le sente dire, mente gli sorride in maniera strana. Louis non sa perché reagisce in quel modo ma afferra Danielle per la vita, facendole scappare la borsa di mano e stringendola forte a sé, gli occhi innaturalmente chiusi come se volesse impedire anche alla mente di vedere la realtà delle sue intenzioni, la bacia. Lo fa per davvero, niente a che vedere con il contatto casto di poco prima. Le lecca un labbro, poi lo bacia e senza aggiungere altri preamboli le viola la bocca con la lingua. Lo fa senza alcuna dolcezza, come se stesse stringendo tra le braccia un corpo più duro e forte, meno fragile, che può maltrattare senza temere di rovinarlo. Quando Danielle gli posa una mano sopra alla sua, stretta ad un fianco, Louis allenta piano piano la presa, risvegliandosi da quella trance in cui si è rifugiato. E davvero, cosa ha voluto dimostrare? Ha fatto la figura del ragazzino che ha agito con una scontata ripicca che avrebbe potuto evitare.
Gli occhi di Danielle, quando si stacca da lui, brillano di una nuova consapevolezza che le dipinge un sorriso appena rassegnato sulle labbra arrossate. Gli lancia pure un occhiolino, la sua ragazza, a cui lui risponde con un sorriso percependo le mani iniziare a prudergli incredibilmente, come se d'un tratto sentisse il bisogno di colpire qualcosa. Magari la faccia di bronzo di quel tipo. Quando saluta Danielle per un'ultima volta e questa sparisce nell'ascensore, resta a fissarne le grate riuscendo a percepire alla sua sinistra la presenza incombente del suo vicino di casa ancora affiancato da quel tizio dalla carnagione olivastra e gli occhi più neri del catrame. Senza degnare di un saluto né di uno sguardo in più il ragazzo dagli occhi verdi, i capelli scarmigliati come non mai, fa per rientrare sbattendo la porta di casa con più energia del dovuto.
Cause you're too sexy, beautiful,
And everybody wants a taste.
That's why
I still get jealous.
Il taxi giallo sparisce subito in fondo alla strada, così come la figura del ragazzo moro che si incammina dall'altra parte della via. Louis lascia andare la tenda che ritorna a coprire il vetro della finestra da cui ha sbirciato e, passandosi una mano tra i capelli, inizia a misurare la stanza a grandi passi. Sa che prima o poi dovrà dire tutto a Danielle, del bacio che c'è stato tra lui e Harry e sa che è giunto il momento di prendere una decisione. Accetta la consapevolezza di non poter andare più avanti in quel modo perché quel ragazzo per lui rappresenta l'incarnazione della sua più profonda ossessione e che ignorarlo in quella settimana è stato puerile ed inutile perché gli è bastato vederlo quel mattino per perdere letteralmente la testa. Perciò sbuffa e senza pensarci oltre si precipita di nuovo fuori dal suo appartamento. Bussa alla porta di Harry, senza neanche tintinnare un istante, aspettando che l'altro gli apra la porta. È calmo, davvero, se è davanti a quella porta non è perché vuole aggredirlo o rinfacciargli quello che ha visto pochi attimi prima; sa di non avere alcun diritto di arrabbiarsi o, peggio, sentirsi geloso nei confronti di quello sconosciuto dalla bellezza mozzafiato che lo ha baciato. Louis deve persino ammettere di aver trovato la scena eccitante perché mai nella sua vita ha provato piacere nel guardare due uomini, entrambi tanto belli, baciarsi in quel modo. Con un pizzico di fastidio ha riconosciuto a se stesso di avere addirittura provato una sorta di adrenalina pura nell'osservare la bocca di quel tipo fare lo stesso che pochi giorni prima lui ha fatto, magari con più fame e desiderio. Perché sì, quel ragazzo potrà pure d'are a Harry quello che lui ancora non ha avuto il coraggio di offrirgli (non che non lo voglia, Dio solo sa quanto lo desideri) ma mai riuscirà a compensare ciò che lui potrebbe fargli provare se solo riuscisse a fare pace con se stesso. Per questo quando Harry gli apre la porta, Louis è così tranquillo che riesce perfettamente ad ignorare la fitta che gli prende in pieno il basso ventre, alla vista del corpo dell'altro ancora mezzo nudo.
«Posso entrare?» gli domanda, ostentando un tono calmo che pare solo anticipare una sfuriata. Harry pare annuire e farsi da parte, per lasciarlo entrare. Non dice niente Louis, mentre resta in piedi, ancora scalzo, al centro del salotto a guardare ovunque meno che in direzione del proprietario di casa. Quest'ultimo neppure sembra intenzionato a voler dissipare quel silenzio come se, in un certo senso, si sentisse protetto da esso, cullato dalla sua apparente calma. E Louis e talmente silenzioso, pacifico, da sembrare proprio un cielo d'estate prima di un temporale improvviso quanto inaspettato. Si volta di scatto verso Harry, come se il suo magnete fosse stato inevitabilmente attratto dal suo polo opposto e lo studia, da capo a piedi. I capelli disordinati come non li ha mai visti, le spalle, le braccia, la pelle nivea se non per i tatuaggi. Le gambe toniche e lunghe, i piedi grossi e le ossa iliache sporgenti, l'elastico dei boxer incredibilmente basso che Louis non lo immagina, lo sa che quello che sta fissando è un accenno di peluria pubica. Chiude gli occhi e deglutisce, sbiancando, ne è certo, ma si fa subito forza e gli si avvicina come un gatto curioso. Fissa lo sguardo sulla pelle del collo, scendendo piano piano lungo lo sterno e ciò che sta cercando, è evidente, sono possibili segni di sesso che quello sconosciuto potrebbe aver disseminato sul suo corpo.
«Puoi...» mormora ad un certo punto, la gola maledettamente secca.
«Cosa, Louis?» fa Harry, la sua voce è dannatamente sporca di sonno che arriva a Louis sotto forma di sanguinolenti artigliate sulla pelle.
Lui annuisce e tutta la forza sparisce, si sente infinitamente debole quando sussurra «Vestiti, per favore», voltando lo sguardo dalla parte opposta per smettere di fissarlo mentre è ancora tanto esposto. Harry esegue subito, sparendo oltre la porta di quella che ricorda essere la camera da letto. Louis non sa cosa gli accade in quel lasso di tempo che impiega l'altro a vestirsi, ma quando il ragazzo torna sente solo il bisogno impellente di parlare e tirare fuori tutto.
«Senti, tu sei libero di fare quello che ti pare» inizia, gesticolando forse un po' troppo, «ma se hai già qualcuno con cui divertirti e sfogare i tuoi istinti primordiali, ti pregherei di smetterla di farmi impazzire con i tuoi giochetti mentali, va bene?!» Louis parla tutto d'un fiato, non sa neanche se l'altro abbia afferrato le sue parole ma ora è troppo carico di adrenalina perché è riuscito a sbloccarsi, quindi non ha alcuna intenzione di fermarsi, non ora che è partito tanto spedito. Prende fiato e gli si avvicina, stavolta gli parla fronteggiandolo negli occhi senza provare a scappare.
«Mi dici che vuoi essere mio amico poi mi baci, mi tocchi, mi fai provare cose che per me sono nuove pur sapendo quanto sia ancora in crisi con me stesso. Mi dici di avere una cotta per me, che non ti passerà mai, poi però ti basta una settimana in cui ti ignoro e subito trovi un escamotage con cui fatti passare la tua fottutissima cotta. Perché ti diverte così tanto mettermi in crisi?»
Gli pone quella domanda spingendolo appena all'indietro, schiacciandogli il palmo della mano sullo sterno. Ha il fiatone per aver parlato tanto e così in fretta e la vena sul collo pulsa orribilmente, tanto da dargli l'impressione che possa esplodere da un momento all'altro.
Okay, forse non ha senso pensare che lo abbia pregato di vestirsi perché prova ribrezzo a guardarlo, anche perché sarebbe stato un coglione ad averlo fatto con quella consapevolezza. Venendo lì, Louis ha dato un po' di speranza a Harry, cullato dalle sicurezze delle parole di Zayn. E un po' si crogiolerebbe in quel riverbero di accuse, se non fosse fottutamente spaventato dall'imprevedibilità di Louis. Quando la sua mano, poi, lo tocca spingendolo minaccioso, Harry non può fare a meno di sentirsi chiuso nella gabbia di una tigre che non viene cibata da una settimana ma al tempo stesso anche emozionato, perché finalmente torna a percepirlo. Il cuore impazza e per far perdurare quel momento, agisce veloce afferrando quella piccola mano fra le sue, calde e accoglienti.
Lo guarda dritto negli occhi e sorride appena, mentre preme quella mano sul suo petto: «Non mi diverte affatto, Louis... ma ne avevo bisogno. Non sei il solo che in questa settimana è andato in crisi e i tuoi messaggi subliminali non sono stati, ehm, sempre troppo chiari. Ho creduto che dopo il bacio, fossi schifato dalla mia presenza e questo mi mandava ai pazzi, perché quel bacio, invece, ha fatto vedere a me cosa c'è dopo l'Universo... Hai ragione a dire che sono libero di fare ciò che voglio e se solo potessi saresti tu il centro delle mie attenzioni, ma sei impegnato in una relazione e io non posso saltarti addosso ogni volta che voglio o posso, anche se istintivamente lo farei, ma non posso, non se tu poi decidi di sfuggirmi per una settimana senza affrontare il problema. Quindi se ora sei qui per quel bacio che hai visto poco fa, ti prego vattene... ma se sei qui per parlare del bacio di una settimana fa, del nostro bacio, Louis, allora rimani, e parliamone» dice tranquillamente. Non sa neppure come ci riesce, forse aveva solo bisogno di un briciolo di certezza che in quella settimana non ha avuto, ma parla e lo fa col cuore. Studia gli occhi di Louis con un'attenzione maniacale e pacata che farebbe cedere chiunque ma non Louis, e lo tiene fermo vicino a lui, con quell'intreccio di mani da cui divampa un fuoco che ha atteso di accendersi per sette lunghi giorni. «Non so nemmeno io perché sono qui, sinceramente» mugugna Louis, senza però ritrarsi dal contatto con Harry.
«Non capisco come tu riesca a far sembrare semplice anche la cosa più complicata, sei insopportabile». Termina quel pensiero imbronciandosi come un bambino e con un lieve strattone, evade dalla vicinanza con il corpo dell'altro.
«Vedi? Lo stai facendo anche adesso, mi stai mettendo in crisi». Se Louis potesse uscire dal suo corpo, come in una sorta di proiezione astrale istantanea, probabilmente non esiterebbe a picchiarsi forte. L'insofferenza principalmente nasce dalla sua testa ma accusa Harry perché così crede di potersi sentire in pace con se stesso. Infila le mani nelle tasche, come per impedire all'altro di poterlo afferrare di nuovo e fa qualche passo intorno, manco fosse a casa sua. Quando adocchia da lontano il bagno, laddove una settimana prima è accaduto quello per cui non è riuscito più a chiudere occhio la notte, le parole di Harry gli balzano di nuovo addosso come belve feroci.
"Se sei qui per parlare del nostro bacio, Louis, allora romani". Inconsapevolmente, anche se non gli ha ancora dato una risposta concreta, lui è rimasto proprio per quello. Si morde forte un labbro rievocando la sensazione della lingua di Harry nella sua bocca, il suo sapore dolce che sapeva di cioccolato e «Di che cosa dovremmo parlare, precisamente? Non dirmi che quel bacio è stato qualcosa di speciale per te perché sennò non mi avresti permesso di tenerti alla larga, idiota!»
Louis non è arrabbiato, almeno non con Harry, il tono della sua voce infatti più che accusatorio appare insofferente; non a caso si sente solamente frustrato e per questo incrocia le braccia al petto e sfoggiando la sua volubilità esasperante, si volta di nuovo verso l'altro.
«Harry per me sei come un dildo, te lo giuro, qualcosa che non avrei mai pensato di poter desiderare nella mia vita e che ora, invece, non solo mi incuriosisce ma mi terrorizza anche, perciò reagisco in questo modo». Lo ha appena paragonato ad un pene finto e non sa neppure se ciò che ha detto riuscirà ad avere un senso, alle orecchie dell'interessato, fatto sta che è così saturo di sensazioni che spera solo di non essere mai più frainteso da Harry.
Silenzio. Quel silenzio imbarazzante che solletica le guance di Harry, come dopo l'ascolto di una di quelle freddure che ama tanto. Ci prova a non ridere per quella similitudine di Louis ma non ce la fa: orgoglioso del fatto che Louis sia influenzato dalla merce che vende e divertito dalla consapevolezza che è appena stato associato a un fallo di plastica, Harry si porta una mano davanti alla bocca e scoppia in una risata. «Scusami» dice, continuando a ridere. «È che mi hai appena dato poeticamente della testa di cazzo e... ne- ne- sono onorato» continua a ridere. «Scusami» si fa serio. Ha sempre quel sollecito avviso nella testa di non azzardare troppo la mano con Louis o altrimenti l'unico fallo che si ritroverà addosso, per l'appunto, è quello in testa. «Ti giuro che non voglio spaventarti, il mio intento non lo è mai stato. Sono stato avventato e se per una settimana ho fallito nel tentativo di approcciarmi a te è per-» torna a ridere.
«Scusami, continuo a pensare a quella metafora» si schiarisce la voce con un pugno davanti alla bocca e fa un passo in avanti. Gli afferra le braccia e lo guarda in viso, serio. «Guardarti, osservarti mi manda in confusione. Guardarti dopo averti baciato e non sapere cosa avessi dedotto da quel bacio mi ha fatto perdere e più tentavo di capire e più mi perdevo a guardare i tuoi occhi» e il tuo culo. «Avrei dovuto parlarti ma avevo bisogno di chiarezza e in questo momento me l'hai data tu, venendo qui, dicendomi tutto ciò che non mi hai detto, associandomi a un dildo» sorride.
«Se ti senti confuso, ora posso essere io quello in grado di aiutarti» parla ed è tutto così semplice che la soluzione gli balza nella mente come se fosse stata sempre lì. Ha sentito Louis irrigidirsi alla sua prepotenza nell'agguantarlo e glielo legge in volto la paura che possa avventarsi su di lui e baciarlo di nuovo, perciò Harry chiarisce subito i suoi intenti cercando di calmarlo meglio che può: «Non ti bacerò più finché non sarò certo che lo vorrai veramente, tranquillo. Non è questo che ho in mente. Se ti fidi di me, vorrei portarti in un posto che potrebbe aiutare a schiarirti le idee».
La risata di Harry, se Louis non fosse un tantino psicolabile nell'ultimo periodo della sua vita, avrebbe dovuto irritarlo, invece gli ha smosso qualcosa dentro... qualcosa di indecifrabile che si è resa visibile attraverso la pelle d'oca lungo le braccia. All'attrazione fisica, indiscussa, Louis percepisce aggiungersi qualcosa di astratto, di etereo. «Be' sai com'è, dopo l'ultima volta non so se posso fidarmi ancora» ma non di te, piuttosto di me da solo con te, aggiunge mentalmente preferendo tenere per sé quel pensiero contorto. Annuisce, poi, grattandosi una caviglia con un piede e storcendo la bocca in una smorfia buffa. È domenica mattina, Danielle è partita per un viaggio di ricerca dell'anima (così lo ha chiamato la ragazza) e lui non ha di meglio da fare quindi perché no; magari accettare alla cieca quell'invito potrebbe essere un passo in avanti verso la guarigione (oramai si è convinto di essere matto e l'accettazione fa parte del processo di salvezza).
«Spero per te che sia un posto tranquillo, voglio dire, ben lontano da luci soffuse e oggetti ambigui e di dubbio gusto». Louis si sente per la prima volta, da quando ha messe piedi in quella casa, appena un po' sereno e per questo ridacchia della sua stessa premessa prima di avviarsi verso la porta.
«Prometto che non ha nulla di ambiguo e, se può rassicurarti, saremo in luogo pubblico, dove mi sarà impossibile approfittare di te» replica, velocemente seguendolo verso la porta. Ridacchia anche lui abbassando lo sguardo verso il pavimento e rilassandosi. Non sa come può riuscirci ma ha l'impressione che buttarsi dentro una bufera con Louis non sia così tanto terrificante come l'idea stessa. Come se Louis fosse un codice cifrato con una bomba a orologeria prossima a scoppiare, ma Harry avesse il cifrario per leggerlo dentro, interrompere il ticchettio disturbante e calmarlo in una serenità che accoglie i loro due mondi, così diversi ma ormai entrati in collisione fra loro.
«Ehm, Louis, forse prima di andare dovresti indossare un paio di scarpe».
Yeah you can start over you can run free
You can find other fish in the sea
You can pretend it's meant to be
But you can't stay away from me~
Se chiedessero a Louis qual è l'aspetto caratteriale di Harry che più gli piace, facendolo quasi impazzire il più delle volte, risponderebbe la gentilezza: il fatto che riesca tutte le volte ad essere premuroso e disponibile nei suoi riguardi. È stato proprio quando gli ha offerto il suo aiuto, pur sapendo quanto sarebbe stato difficile stargli accanto solo da amico, che si è sentito capitolare come non gli accadeva da anni. Harry a differenza sua ha dimostrato tutto il suo essere altruista poiché - anziché agire in maniera egoista, scegliendo di allontanarlo per dimenticarsi della sua cotta - ha messo al primo posto lui anziché se stesso. Lui invece cosa ha fatto? Lo ha tenuto alla larga, convincendosi che così facendo avrebbe potuto fingere che la sua vita fosse quella di sempre; lo ha allontanato e si è a sua volta allontanato, finendo pure con l'accusarlo solo perché a volte è più facile puntare il dito verso gli altri che trovare l'errore in se stessi. Quando entrano nel posto che gli aveva accennato Harry, suddetto lo accompagna all'interno posando una mano gentile sulla sua schiena. Louis sospira piano e socchiudendo appena gli occhi si promette che da quel momento in poi metterà ogni pensiero di troppo da parte, per godersi quello che gli è capitato senza ingabbiarsi in stupide paure. Tra l'altro Danielle è partita di punto in bianco, lo ha avvertito della partenza due giorni prima dicendogli che sarebbe andato via per una settimana, alla ricerca del suo vero Io. Il modo in cui glielo ha detto, con sorrisi furbi, frasi lanciate con l'aspetto di frecciatine e accennando alla presenza di Harry accanto, in caso avesse avuto bisogno di aiuto, ha dato modo a Louis di capire che Danielle, in fondo, non è poi così poco perspicace. Anzi, le occhiate che gli ha rivolto quella stessa mattina hanno accentuato la sua intuizione, rendendola ancor più concreta.
Non appena il calore del locale lo avvolge, l'odore di caffè e pancakes ad accarezzargli la gola e lo stomaco, una voce risuona sovrastando il vociare diffuso nella sala. Un ragazzo alto almeno quanto lui, un sorriso enorme sulle labbra, si sta sbracciando dall'altra parte del locale proprio nella loro direzione.
«Harry, ciao! È da un po' che non ti facevi vivo da queste!»
Il tono del ragazzo dietro al bancone suona, senza alcun dubbio, malizioso e felice. Mentre Harry gli si avvicina specchiando quel sorriso, rispondendo al saluto, Louis solleva un sopracciglio non potendo fare a meno di notare quanta familiarità ci sia tra i due. Non sa bene perché, è alquanto irrazionale da parte sua, ma prova un pizzico di fastidio, non intenso quanto quello provato quella stessa mattina (guardando Harry farsi divorare la faccia da quella pantera nera) ma abbastanza per fargli voltare il capo verso la parte opposta della sala. Per niente interessato a scoprire cosa hanno da dirsi i due, e anche parecchio irritato, inizia a vagare nella sala del bar dando un'occhiata in giro. Ci mette precisamente due secondi per notare che quel posto ha un qualcosa di stupefacente che subito gli fa luccicare gli occhi. Le pareti, tutte, sono ricoperte da scritte che sembrano avere ognuna una calligrafia diversa. Questo dettaglio gli fa pensare che siano state realizzate da diverse mani e che, improvvisamente, anche lui vuole contribuire sebbene non sappia se possa veramente farlo. Con le mani infilate nelle tasche posteriori dei jeans e la bocca schiusa per la sorpresa, si avvicina ad una parete per poter leggere quelle parole che come motivi astratti decorano le mura di quel posto. Si tratta perlopiù di pensieri originali, di qualche citazione famosa ma pur sempre accompagnata da un parere personale. Tra tutte le frasi è solo una che, forse per ciò che lui stesso sta vivendo in quel periodo, riesce a catalizzare totalmente la sua attenzione.
"NO alle masturbazioni mentali, SÌ alle seghe. Vivo la vita godendo giorno dopo giorno".
Louis resta a fissare quelle parole scritte con una calligrafia elegante e ordinata, a tratti femminile, con il capo piegato e gli occhi socchiusi. Si passa la lingua su un labbro screpolato e allora ci pensa, riflette sulla schiettezza che trapela da quell'inchiostro nero a formulare lettere che a loro volta originano parole tanto vere. Annuisce e dimentico di tutto, di qualsiasi cosa, pensa di aver appena capito quale strada intraprendere.
Quando si volta per raggiungerlo, Harry ha una sorta di momento contemplativo che gli fa sembrare di vivere a rallentatore, perfino la sua camminata, che solitamente è già fin troppo cadenzata e lenta di suo.
Ricorda il primo episodio in cui ha incontrato Louis, di spalle come adesso e già capace di attrarre la sua attenzione. Harry si sente bene quando è in sua compagnia, si sente vivo. A tal punto da volerlo coinvolgere nella sua vita, nei suoi spazi. Come la prima volta, che lo ha portato nel suo negozio. E ora sono in quel bar, che non è importante perché si è scopato il barista, ma perché lì dentro, per la prima volta, dopo diversi anni, ha potuto esprimere se stesso: scrivere a penna un monito per vivere bene gli è servito ma gli ha ricordato anche cosa della sua persona non cambierà mai. Sorride quando gli arriva al fianco e spera che la sua idea sia funzionale per la confusione di Louis, perché a prescindere dei suoi sentimenti, si sente legato a lui nel modo più genuino, che gli fa desiderare che quel ragazzo sia sereno, non importa come o con chi. «Tieni» dice, quindi, avanzandogli il pennarello. «È la politica del locale, quando entri devi lasciare i tuoi pensieri sulla parete, altrimenti niente colazione» continua con un sorriso ampio sul suo volto.
Louis sussulta visibilmente, preso in contropiede dalla voce inaspettata di Harry e «Non ti hanno insegnato a bussare prima di entrare in una stanza?» domanda, voltandosi a fissarlo. Il suo sguardo rimane sul volto del ragazzo, tuttavia, ben poco prima che i suoi occhi tornino a fissare la parete dinnanzi a lui. Harry gli ha davvero offerto la possibilità di contribuire a quel modo tanto strano di decorare le pareti del bar? Non dice nulla, non subito, indispettito com'è (ancora per la faccenda del barista decisamente troppo espansivo) preferisce lasciare che l'indifferenza momentanea tranquillizzi l'insofferenza irrazionale che sta provando.
Harry inarca un sopracciglio e lo guarda sbigottito. Spontaneità. A volte pensa a quanto sfumature siano simili alla pazzia. Ridacchia e giocando con il pennarello, che Louis non ha preso, tra le mani, inizia a guardare la parete anche lui adocchiando le frasi nuove. «La prossima volta avviserò del mio arrivo con un gesto più delicato» soffia malizioso, alludendo a chissà cosa ma lasciando all'altro il beneficio del dubbio. Non lo tocca, nemmeno sfiorandolo con la punta delle spalle, e lascia che siano le parole a raggiungerlo carezzandolo con consapevolezze che forse solo il silenzio sa tradurgli. Solo dopo qualche altro secondo di silenzio, riprende parola «Sei in trance, posso sapere per cosa in particolare?»
«Penso» è ciò che Louis dice in risposta, prima di mordicchiarsi un labbro e aggiungere: «al fatto che sono d'accordo, la vita va vissuta davvero giorno per giorno». Intanto continua a non guardarlo ma internamente sta morendo per ciò che gli ha detto Harry, confermando quanto lui abbia pensato di lui e della sua indole gentile e premurosa sebbene il tono smaliziato con cui ha parlato è riuscito a strappargli dei piccoli brividi. Louis inumidisce le labbra con la punta della lingua e si volta, finalmente a guardarlo. La bocca di Harry appare così morbida e delicata che prova, per un istante, il folle desiderio di baciarla solo per rovinarla un po', come le sue labbra corrose dal vento. Restano ancora in silenzio e non c'è imbarazzo tra di loro perché in quella pausa di voci i loro occhi non smettono di rincorrersi. Quelli di Louis sul viso di Harry, a prender fiato soltanto sui dettagli che più lo fanno vibrare dentro, nel profondo. E non se ne accorge neanche, della sua bocca che si lascia sfuggire un arcano sorriso, quando allunga una mano e con tutta l'intenzione di sentirselo vicino sfiora le proprie dita con quelle di Harry, per afferrare il pennarello.
Harry sorride al suo sorriso mentre si gusta quel contatto di dita che Louis gli concede quando prende il pennarello. «Tra tante frasi, proprio quella, interessante» bofonchia con fare sagace e baldanzoso. «Be' ti lascio un po' con i tuoi pensieri, ti aspetto al tavol» gli dice, con le mani che gli formicolano invitandolo a toccarlo di nuovo, stavolta più prepotentemente. Indietreggia prima che sia troppo tardi, guardandolo un altro po' e sospirando prima di dargli le spalle.
Louis resta come solo un idiota riuscirebbe, lì impalato, con sguardo sognante a fissare Harry allontanarsi da lui. Le spalle ampie avvolte in una delle sue solite camicie dalle fantasie psichedeliche e quelle due autostrade tutte curve spericolate che si ritrova come gambe. Se dimentica di respirare è solo colpa di quella visione, di nient'altro. Sinceramente quando ruota il capo per poter tornare a fronteggiare la parete su cui lascerà andar via il suo pensiero, non lo sa perché lancia un'occhiata verso il bancone lì vicino. Lo fa però e vede il tipo che si è illuminato quando Harry ha messo piede lì dentro, osservarlo con una strana espressione, una sorta di piglio in viso che Louis interpreta come indagatore. È proprio in quel momento che decide cosa deve fare, perché se c'è una caratteristica in lui che predomina più delle altre, quella è proprio la perspicacia. Sensazioni a pelle, forse, ma Louis è piuttosto propenso a pensare che il barista conosca di vista Harry e che già da un bel po' ci sbava dietro. L'idea di avere una possibile concorrenza, oltre a quella del moro di cui dovrà chiedere ulteriori chiarimenti - lui non dimentica nulla, è un asso ad appuntare post-it mentali - non gli va affatto a genio, non ora che ha deciso di lanciarsi nel vuoto. Perciò alza le spalle e si infila il pennarello nella tasca posteriore dei jeans, facendo dietrofront e raggiungendo Harry seduto al tavolo. Gli si siede di fronte e in un gesto del tutto spontaneo, realmente sentito, porta una mano verso quella dell'altro ragazzo e gliela stringe intrecciando le loro dita. Resta a guardarlo, in quei due occhi verdi da capogiro, che contarne le sfumature potrebbe far perdere il senno, e piegandosi in avanti sul tavolo mormora: «Prometto di contribuire alla decorazione delle pareti, però prima possiamo fare colazione?»
Lo domanda con un sorriso leggero, fresco, con un pizzico di speranza nel tono della voce. Speranza indirizzata al desiderio che il ragazzo dietro al bancone, quello che a pelle gli sta già sulle palle (che bello poterlo dire possedendone un paio vero!) possa capire che non ha alcun tipo di speranza con lo splendido ragazzo seduto lì, davanti a lui.
It's not your fault that they hover,
I mean no disrespect.
It's my right to be hellish,
I still get jealous.
Harry ha trattenuto il respiro e spostato lo sguardo dalla mano intrecciata agli occhi di Louis che lo guardano meticolosi, come se lo studiassero in ogni minima reazione e in ogni minima mossa che egli possa fare. Non gli sfugge il particolare, poi, di quando Louis si siede di fronte a lui e dello sguardo che lancia verso il barista che li sta osservando. Lo guarda anche lui, per poi tornare a quell'intreccio di mani e se la ride di grosso.
Si crogiola nell'idea di essere un'area riservata da delineare e quel pensiero non gli è mai piaciuto tanto come in quel momento. Sorride e quasi fischietta, poi «Credo che abbia capito, lo ricordo un tipo abbastanza sveglio» afferma, indicandogli col capo verso il bancone, lasciando andare di malavoglia la piccola mano di Louis per tuffarsi dietro il menù, dove finge di decidere cosa prendere e invece se la ride adulato come un idiota.
Louis spalanca appena gli occhi e sposta immediatamente gli occhi verso la finestra lì accanto, per sfuggire allo sguardo di Harry. Spera solo le guance non gli stiano andando visibilmente a fuoco perché potrebbe sul serio alzarsi e iniziare a scavarsi un fosso, per l'imbarazzo che sta provando in seguito all'affermazione. Quando il ragazzo sparisce dietro al menù, si morde un labbro e si dà dello stupido da solo sebbene non riesca a pentirsi di ciò che ha fatto. È solo dopo aver ordinato entrambi la loro colazione che Louis sente l'impellente bisogno di porgli una domanda a cui sta pensando da troppo tempo. Affonda la forchetta nella fetta di torta al cacao che ha nel piccolo piatto davanti e «Posso farti una domanda?» chiede, gli occhi fissi sul pezzetto di dolce che parere urlargli di mangiarlo il prima possibile.
Harry sta per sorseggiare il suo caffè ma attratto dalla curiosità che Louis sa gettargli addosso anche solo con una richiesta così semplice, lascia la tazza a metà aria e risponde: «Pensavo non ci fosse più bisogno che me lo chiedessi, Louis. Chiedimi tutto ciò che vuoi, in cambio da te vorrò solo un pezzetto di quel dolce delizioso». Si lecca le labbra, ma non quando fissa il dolce, bensì quando i suoi occhi raggiungono rapidi le labbra di Louis. Avrebbe in mente un modo per assaggiare quella squisitezza e, nuovamente, sembrerebbe esplicitarlo a Louis con il dono del silenzio.
Una ridda di brividi gli trottola impazzita lungo la schiena, scendendo in picchiata verso tutti quei punti che Louis, quando è in compagnia di Harry, non può evitare di percepire con prepotenza. Annuisce, specchiando lo sguardo dell'altro e, quindi, puntando gli occhi sulle sue labbra e ciò a cui pensa è a come l'altro riesca ad accendergli il corpo in ogni terminazione nervosa. Si tratta di un tremolio che non ha modo di placarsi in alcun modo e perciò, come folgorato da una consapevolezza struggente, si alza in piedi. Resta a fissare Harry dall'alto al basso, sondando il suo volto in ogni piccolissimo particolare - adorando i suoi piccoli nei in maniera incondizionata - e senza dir nulla si avvia verso la famosa parete. Nel tragitto, ancheggiando come neppure quando era donna faceva, cerca di modulare il respiro e caccia via dalla tasta dei jeans il pennarello nero. Di fronte a quel groviglio indistinto di parole cerca un'alcova candida dove far riposare il suo sfogo. Si sente forte, ad ogni lettera che lascia fluire fuori, determinato, più sicuro di ciò che da lì in poi chiederà in cambio alla sua nuova vita. Per questo quando ha terminato non riesce a frenarsi e disegna una piccola stellina, in basso a destra, come fosse la sua firma e con un mezzo sorriso si volta verso il tavolo per ritornare al suo posto.
«Quella nel tuo negozio è solo merce da offrire al pubblico o qualcosa di cui ti servi anche tu?»
Se si lecca sfacciatamente il labbro superiore, indugiando più del dovuto sull'angolo della bocca, è solo per ripulirsi per bene dai residui di crema che gli sporcano quella porzione di pelle.
Dio se sa mandarlo in manicomio. Lui è un provocatore nato, ma Louis sa giocare ogni sua contromossa come il migliore degli scacchisti. Quella domanda arriva dopo una pausa che lo ha visto alzarsi e andare alla parete per scrivere finalmente il suo pensiero e liberarsi la mente, e Harry non può fare a meno di credere che sia un segno. Si è liberato della confusione e finalmente ha potuto domandargli qualcosa che non ha nulla di lasciato al caso. Quella domanda riguarda lui, la sua intimità a letto. E il modo in cui aspetta una risposta, gli fa credere che Louis non veda l'ora di scoprirla. Ma lui è un tentatore, e nuovamente gioca la sua carta.
«Potrebbe, come no. Solitamente lo lascio scoprire ai miei partner sessuali, sei forse interessato?» domanda e ridacchia, mentre finisce il suo caffè. Poi si allunga verso il piatto di Louis e gli afferra la mano che ha in mano la forchetta, taglia un pezzo di dolce cremoso e se lo porta alla bocca. Avviluppa con le labbra la posata e se la sfila il più lentamente possibile. Si sente una gran puttana, ma per quanto tenti di desistere col contenersi, arriva ad un punto con Louis che proprio non riesce. Agisce, lasciandogli la mano e gustando il dolce, sotto lo sguardo imbambolato dell'altro al quale risponde con una smorfia impunita stampata in faccia, mentre mugugna di piacere. «È deliziosa, grazie».
I love your lies I'll eat 'em up
But don't deny the animal
That comes alive when I'm inside you
Osservando Harry compiere quel gesto, Louis ha desiderato solamente una cosa: che la sua lingua potesse prendere il posto di quella insulsa forchetta. La consapevolezza di avere, ora, entrambi la bocca sporca di cioccolata gli fa venir voglia di assaggiarlo di nuovo, di perdersi attorno alla sua lingua, nella morbidezza della sua bocca che ad ogni secondo crede sia stata disegnata direttamente dalla mano di uno di quei pittori del rinascimento, innamorati delle curve e forme morbide. È stanco di tremolare come perseidi nel cielo, lui vuole esplodere e bruciare, precipitare giù dal cielo e colpire il mondo, soprattutto se stesso.
«Forse... sì, potrei esserlo». È alla ricerca di un momento di spregiudicata audacia per far capire, una volta per tutte, che se si presentasse l'occasione lui non scapperebbe più via, né si tirerebbe indietro. Perciò affonda la forchetta in un nuovo pezzo di torta e subito lo porta alla bocca, ricercando con un bisogno capriccioso il sapore di Harry.
«Tra tutte quelle strane cose che hai al negozio, ce n'è qualcuna che secondo te potrebbe conquistare la mia fiducia tanto da decidere di volerla provare?»
"Forse... sì, potrei esserlo".
Harry non urla ma ci manca veramente poco alla botta di adrenalina che lo porterebbe a danzare su quel tavolo con poca decenza. Resiste crollando sullo schienale della poltrona e guardando Louis con aria sbalordita. «Le anal beads» dice in un sussurro. Non pensa molto a ciò che dice, impegnato a trovare un modo per tornare sull'argomento che più gli interessa. «La prima volta che ci siamo visti mi hai detto che ti fa schifo pensare a un intruso in quelle parti del tuo corpo, beh, questo giocattolo toccherebbe dei punti che per l'uomo sono, mh, come il punto G delle donne» sillaba gesticolando. «Ma ora non pensare che io perda l'occasione di tornare un passo indietro. Louis, per avanzarti una proposta, devo avere più di un forse, mi capisci?» domanda avvicinandosi di nuovo e parlando in un sussurro famelico. Guarda Louis negli occhi mentre giocherella con un pezzo del tovagliolo che ha tra le mani.
Baby, I'm preying on you tonight
Hunt you down eat you alive
Just like animals
Maybe you think that you can hide
I can smell your scent from miles
Just like animals
Se queste cose che ha nominato Harry sono in grado, per davvero, di toccare zone del suo corpo che equivalgono al punto G, be'... Louis lascia che la curiosità lo saturi dalla testa ai piedi. Tuttavia l'altro gli ha appena detto, seppur non esplicitamente, che teme un qualche ripensamento da parte sua e persino lui, in effetti, a quell'idea si ritrova ad assestarsi un ceffone sulla faccia perché in fondo ha così tanta ragione. Harry a volte gli dà la sensazione di conoscerlo da una vita.
Così, senza temere l'improvvisa vicinanza dell'altro e lasciando che i brividi corrano sulla pelle per quel sussurro erotico, Louis dice: «Si arriva ad un punto di non ritorno dove non ti sono più concessi passi indietro» inizia a dire, la voce inaspettatamente roca come se il cioccolato avesse graffiato la gola con la sua dolcezza.
Si solleva dalla piccola sedia e piegandosi in avanti, sul tavolo, sfiora la guancia con quella di Harry per giungere a parlargli dritto all'orecchio. «Puoi decidere di restare fermo, bloccato, però la vita non è fatta di seghe mentali ma di giorni che devono essere goduti». Louis enfatizza l'ultima parola senza neppure accorgersene, con la voce che gli si spezza appena. Quando si mette dritto, di nuovo in piedi di fronte all'altro, lo guarda negli occhi e lo fa in maniera seria, testarda, come qualcuno che è pronto ad ottenere qualcosa per cui spasima ormai da troppo. E lo sa di aver citato la frase che ha letto su quella parete ma non fa nulla, perché in fondo ringrazia quell'anonimo per avergli dato la giusta chiave di lettura della sua nuova esistenza.
«Ora però vado un attimo al bagno. Dopo, se ti va di restare ancora in mia compagnia, possiamo andare dove meglio credi». Il sottinteso in quell'ultima frase tintinna nel silenzio delle loro intenzioni come una monetina d'argento sfuggita dalle dita di un fato a cui piace azzardare.
Harry lo guarda alzarsi e andare via verso il bagno con in tasca il suo cuore. Ha la pelle d'oca e non è tanto certo di essere ancora fatto di carne e ossa, perché il modo in cui Louis gli si è avvicinato e gli ha parlato ha provocato in lui un processo avanzato di sublimazione. Ne è certo. È aria che contempla, quelle chiappe sode che si muovono in lontananza, gli viene quasi un infarto se pensa che a breve... Stop. Deve sopravvivere.
Rimasto solo si guarda attorno, vede la parete e fa per alzarsi e andare a sbirciare. Ma poi nota il pennarello lasciato sul tavolo e sorride all'arrivo di un'idea. Prende il fazzoletto con cui ha giocato fino ad allora e scrive velocemente.
Infine va a pagare il conto e raggiunge la parete. Sotto la sua scritta ce ne sono tante, ma trova quella di Louis che ha adocchiato senza distinguerne le parole mentre il ragazzo la scriveva.
Con le mani tocca la piccola stella disegnata mentre legge: "Un tremolio intenso e incessante durato quanto quella che credevo fosse la vita. Ora è tempo di precipitare. Luce e potenza, come una stella".
E mentre esce dal locale, Harry canticchia sorridendo e ringraziando il cielo per avergli concesso la possibilità di precipitare. Con Louis.
Non si sta pentendo di aver osato tanto, semplicemente Louis sta cercando di ritrovare un minimo di lucidità per affrontare di nuovo Harry, quando sarà ritornato da lui. Resta in quel cesso per un tempo che davvero gli pare infinito, qualcosa di improponibile e se l'altro se n'è già andato, senza di lui, be' la colpa è solo sua. Resta per così tanto in quello stretto cubicolo, a provare di riordinare i pensieri e calmare il suo cuore che è ormai scimunito, che quando ritorna in sala non può fare a meno di affossare la testa tra le spalle. Harry se n'è andato davvero e lui pensa che la sua lunga assenza, evidentemente, gli deve essere valsa come una risposta definitiva. Il ragazzo avrà sicuramente pensato che è scappato di nuovo, per l'ennesima volta e che non vuole più avere nulla a che fare con lui. Louis sospira, si tortura le dita intrecciandole in maniera convulsa e quando si avvicina a testa bassa al tavolo, il cuore ha un nuovo motivo per impazzire, la rabbia verso se stesso e le sue folli indecisioni non c'entra nulla.
Sul tavolo, accanto al piattino sporco del dolce al cioccolato che ha mangiato, giace un tovagliolo di carta che oltre all'inchiostro del pennarello ha assorbito anche la sua razionalità cosicché quando legge quelle parole, ammattisce completamente.
"Tale è la conferma scritta che Louis vuole godere assieme a Harry: SÌ o NO. Firma".
And I stop using my head, using my head, let it all go
Now you're stuck on my body, on my body, like a tattoo
And now I'm feeling stupid, feeling stupid, coming back to you
Per questo motivo Louis corre. Si precipita a perdifiato fuori dal bar, col cuore che gli si è appigliato alla gola e un vuoto allo stomaco come quando si sta per decollare; e un po' sta per farlo davvero, sta per lasciarsi indietro tutte le paure e salire in alto, verso tutto ciò di cui ora ha bisogno per sentirsi davvero padrone della sua vita, anche se solo per l'illusione di un'ora. È così esaltato e fuori di sé, posseduto dalle emozioni che lo stanno praticamente scuotendo come fosse un pezzo di carta nel vento, che per cercare di raggiungerlo il prima possibile finisce col dare una spallata ad un tipo. Non si scusa nemmeno, va troppo di fretta per cercare di essere educato e pur di non rallentare la sua corsa, per evitare di percorrere il lato lungo della strada, si ritrova a scavalcare un muretto con un salto che non avrebbe neanche mai pensato fosse capace di fare. In un assurdo attimo di lucidità si ritrova a pensare a quanto le emozioni possano essere in grado di far compiere alle persone gesti sconsiderati o comunque azioni che non si penserebbe mai di poter attuare. Sa dove deve andare, e anche se razionalmente non ha alcun motivo per esserne tanto certo, sa che lo troverà. Lo troverà perché ce lo ha sempre avuto davanti agli occhi, a portata di mano e di cuore; ma la vita è matta, è birichina, il destino da migliore amico le dà corda con la sua follia e perciò col fiato inesistente ad accartocciare i polmoni, Louis arresta la sua corta davanti all'appartamento di Harry. È volato su per le scale, ha pure rischiato di spaccarsi la faccia inciampando nell'ultimo gradino ma eccolo lì, piegato letteralmente a novanta, le mani sulle ginocchia a provare di riprendere fiato. Non bussa, non ha alcun motivo per farlo perché la porta di quella casa è aperta per lui. Il suo proprietario sta aspettandolo.
Scivola dentro, un sorriso delirante sulla bocca e quel pezzo di carta stretto tra le dita di una mano. Harry è seduto sul divano, nella stanza adiacente all'ingresso e quando si richiude la porta alle spalle, Louis lo osserva immediatamente alzare lo sguardo su di lui. Tutto dentro e fuori di Louis sta andando in escandescenza, ogni fibra del suo corpo, ogni piccolo millimetro della sua carne è una stella disposta a precipitare, pronta ad esaudire tutti i desideri che Harry vorrà esprimere guardandolo negli occhi e sfiorando il suo cielo.
Sente un click della porta e mentre alza lo sguardo, Harry finalmente lo vede. Nel viaggio verso casa più volte ha fatto dietro front, per l'incertezza che Louis non capisse le sue azioni o che, da solo e abbandonato alle sue paure, gli sfuggisse nuovamente evitando quello che, stando assieme, è ormai evidentemente inevitabile che accada. Però è arrivato. E tutto quel tempo in agonia a pensare di aver agito come un coglione ha fatto in modo che si preparasse all'eventualità di vederselo apparire davanti agli occhi. Sorride, quando lo vede annaspare. Ha corso per raggiungerlo? Si alza e «Avevo pensato di farmi trovare nudo sul letto, ma se non fossi venuto l'avrei vissuto come un trauma e, quindi, forse per la prima volta che entri in questa casa, mi trovi completamente vestito» farfuglia. Sono fermi, l'uno di fronte all'altro in una distanza che mette in sicurezza quegli attimi di pace prima della caduta l'uno nell'altro, e sull'altro, e per l'altro, e con l'altro.
Harry si ritrova a voler piangere, commosso. Ma anche a voler urlare, furibondo di eccitazione. Vorrebbe avventarsi su di lui, avvinghiarlo a sé e farci l'amore anche sul pavimento, ma si calma da sé al pensiero che la prima volta con un uomo non è mai facile, indipendentemente da chi sei, maschio o femmina. Si sente un carico di responsabilità addosso che, ora, non gli è più indifferente. E non perché ha paura di fare brutta figura, ma perché ha paura di spaventarlo, di fargli male, di non sapersi gestire. Respira. Profondamente.
È la prima volta, per Louis. E Harry deve amarlo. Dolcemente. Teneramente. Profondamente.
Ricorda la sua, di prima volta, in un attimo più fulminante di un flash e si agita: ricorda il fascio di nervi e come non riusciva a distendersi ma, anzi, come sembrava facile contrarre i muscoli più del dovuto. Si calma, quando ripensa alla sua seconda volta. Sa come deve comportarsi. Deve amarlo con la pazienza che ce ne sarà una seconda, più naturale e più bella. Deve amarlo, facendolo sentire al sicuro, protetto. Deve farlo piano, dolcemente.
Non se ne pentirà, nessuno dei due lo farà. Sono stati messi lì, per volere che accada, che precipitassero. Insieme. Facendo l'amore.
Gli si avvicina e «lo hai firmato?» gli domanda, carezzando le nocche della mano di Louis che stringe il foglietto. Lo osserva e fa una smorfia. «Sei qui, me lo farò bastare. Sei sicuro, Louis?» lo guarda dritto negli occhi, mentre con le dita gli carezza sofficemente una guancia. Il ragazzo trema sotto il suo tocco come un uccellino con un'ala rotta intrappolato nelle mani del suo salvatore. Quando Harry lo vede annuire agitato, si morde un labbro e sorride mentre con un dito continua a carezzargli docilmente il viso. «Non aver paura di me, voglio solo amarti, okay?» gli soffia, baciandolo con cautela sulle labbra. Si allontana subito, l'intenzione era lasciargli un bacio leggero sulle labbra per dargli un anticipo di come agirà con lui, d'ora in avanti. Poi gli sorride ancora e lo prende per mano. «Il letto è meglio, andiamo» dice e lo guida verso la stanza.
Quando entrano, lascia andare Louis che cammina lentamente nella stanza avvicinandosi al letto. Tornano a guardarsi e la paura potrebbe prendere il loro posto e diventare protagonista, ma Harry gli sorride, quasi ride, ed è subito seguito dall'altro.
La prima cosa che fa Louis, subito dopo aver riso ad e con Harry, è togliersi le scarpe. Lo fissa negli occhi e senza abbassarsi se le sfila aiutandosi con i piedi per poi calciarle piano e metterla da parte. Si disfa anche dei calzini e quando i suoi piedi entrano in contatto con la freschezza del pavimento, immediatamente, socchiude gli occhi. Il contatto con il pavimento lo fa sentire al sicuro, come se potesse ricordare a se stesso di non essersi ancora lasciato andare in balia di quelle onde verdi che può vedersi agitarsi di bisogno e di desiderio nello sguardo del ragazzo di fronte a lui.
I don't wanna brag, but i'll be
The best you ever had
I don't wanna brag, but i'll be
The best you ever had
I hit you with the best flow,
Freestlying in the restroom
Riaccende il sorriso che ha tremolato appena e «Mi ero immaginato una camera da letto allestita come il tuo negozio, non...» ammette, guardandosi intorno.
«...oppure hai solo nascosto tutto appena sei arrivato, per non spaventarmi». Louis stavolta ride, lo fa di pancia sebbene sia palpabile la sua agitazione. Abbassa gli occhi sulla punta dei propri piedi scalzi e ridacchia sommessamente. Le parole di Harry (quella premura dimostrata ancora una volta) riecheggiano nel suo petto come note di un tamburo e il suo odore ha già saturato ogni cosa lo circondi, persino la sua anima e se lo sente addosso, ovunque, come l'aria calda in estate. Ha il bisogno fisico di liberarsi da ogni cosa che indossa e perciò, senza dare il tempo all'altro di parlare, si porta di fronte a lui per fronteggiarlo negli occhi a distanza ravvicinata.
«Non ho ancora firmato» gli dice, alzando il piccolo pezzo di carta.
«Non credo lo farò» mormora con tono sibillino, per provocarlo, alzando appena gli occhi al cielo e apparendo come un bambino dispettoso. Passa la lingua sulla propria bocca fissando quella di Harry e con le mani che sfiorano languidamente il petto, poi le spalle fino ad avvolgere le proprie braccia al collo del ragazzo, piega il capo di lato e sussurra con la sua voce cristallina e tagliente come un coccio di specchio: «Ti chiedo solo di non farmi sentire come se avessi un corpo delicato, perché non lo è più». Sorride e in un impeto di pura follia si avventa sulla bocca di Harry, stringendolo tra le braccia con una forza da fare male. Schiaccia i palmi delle mani tra le scapole possenti, le preme sentendo sotto di essa ogni muscolo, ogni ossa di quel corpo e con audacia lambisce con la lingua quelle labbra scarlatte, inumidendole in maniera oscena. Non aspetta che Harry risponda al suo tacito invito di schiudere la bocca per mischiare i loro sapori, dopo quella che è parsa un'eternità; si allontana, affamato come un lupo che non si ciba da troppo tempo e lo fissa, gli occhi lucidi, le iridi che sa essere vivide come non mai proprio come quelle smeraldine che sta osservando. «Fammi sentire tutto, anche se dovesse farmi male, voglio provare la forza delle tue mani, la potenza del tuo corpo» lo dice stringendogli le mani sui fianchi appena morbidi e spingendo inconsapevolmente i loro bacini a scontrarsi.
«Fammi sentire uomo, Harry».
Quest'ultimo vorrebbe staccare i suoi occhi da quelli di Louis che lo guarda bramando a chissà quali pensieri. Vorrebbe spaziare su quel corpo così vicino che gli si sta strusciando addosso e ruggire come il leone che sta fremendo dentro, affilando le unghie. C'è una guerra in lui, calma e irruenza, che lo stanno portando dritto nel paese delle eresie dove fare l'amore può essere sia piano che forte. «I miei giocattoli sono chiusi in uno dei cassetti dell'armadio, di solito lascio che vengano scoperti come una caccia al tesoro, ma non ne avremo bisogno ora...» spiega, indicandogli l'armadio alle sue spalle che copre tutte una parete.
"Fammi sentire uomo, Harry" gli rimbomba nelle orecchie che stanno fischiando come un treno pronto a deragliare sulla sua rotta preferita.
«Non voglio farti male, ma giuro che questo non mi impedirà di farti provare e sentire tutto ciò che di meraviglioso c'è nel fare l'amore con un altro uomo» gli dice ad un orecchio, inclinandosi un po', mentre con le mani gli alza la felpa per sfilargliela. Quando finalmente può ammirare la pelle candida del suo costato, Harry carezza piano viaggiando su quel corpo, e sorride. Si lascia sfilare la camicia e, finalmente liberi dei primi indumenti, Harry lo investe baciandolo prepotentemente. Lo afferra per le guance con le sue mani grandi e lo bacia come se volesse fargli male, ma sorride ingannando le sue intenzioni. Ridacchiano mentre uno schiocco dopo l'altro si baciano come bimbi. Harry si sfila gli stivaletti con la sola forza delle caviglie e indietreggia di qualche passo verso il letto. «Non-» inizia ma non ce la fa a stargli lontano e lo bacia di nuovo. Si divide quando sa che non può fare ciò che vuole se prima non continua ciò che ha in testa: «Non prendermi per un maniaco ma è da quando ti conosco che le mie mani bramano di farlo» e senza aspettare altro tempo, lo bacia ancora più appassionatamente per confonderlo mentre, celere, scende giù con le mani a stringere con ardore i glutei sodi di Louis, che mugugna sorpreso nonostante la premessa e tenta di sorridere, tra la foga di quel bacio che cerca soltanto di mascherare l'imbarazzo del riccio.
«Il tuo armadio deve essere un luogo fantastico, altro che Narnia» ansima Louis, in una pausa tra un bacio e l'altro. Non vede l'ora di addentarsi nei meandri di quell'armadio e scoprire le fantasie del ragazzo che sta baciando come se sapesse di non avere un domani per farlo ancora e ancora. Non vede l'ora di provare tutto quello che Harry gli ha promesso e non gli importa come accadrà, Louis vuole solamente morire e rinascere in quel letto, in quelle lenzuola che sa già profumeranno dell'essenza di quel ragazzo in ogni angolo candido. Quando le mani di Harry scendono a prendergli i glutei in una sola mossa, repentina quanto inaspettata, trattiene il fiato inspirando bruscamente dalla bocca aperta per lo stupore. L'altro gli ha detto che desiderava stringergli il sedere in quel modo da una vita e Louis a quel punto neppure si trattiene, esplode in una risata arrochita che soffoca affondando le labbra nella piccola fossa sotto al suo collo, quella appena sopra allo sterno.
Ridacchia e si gusta quel tocco prepotente e dopo aver leccato e lambito con le labbra quel lembo di pelle, sussurra con la bocca premuta in quel punto: «Penso di aver desiderato le tue mani sul mio culo da sempre solo che, insomma, avevo priorità diverse allora». Quando i talloni di Harry, sbattendo contro la base del letto, avvertendo entrambi di essere ormai pronti per precipitare, Louis fa ruotare entrambi sul posto per scambiare le loro posizioni; gli avviluppa il labbro superiore con la lingua, lo racchiude in un bacio umido e caldo, mordendone un angolo e quando si stacca appena da lui, Louis lo fa per guardarlo in visto e dirgli: «Io invece muoio dalla voglia di fare questo». Senza aggiungere altro si lascia cadere di spalle sul letto e premendogli le mani sulle scapole se lo trascina dietro, sentendo immediatamente il peso del suo corpo su di sé. È una sensazione che lo fa tremare appena, gli occhi troppo grandi, troppo verdi e troppo vicini di Harry circondati da quei capelli leonini che gli solleticano la pelle del volto.
Harry lo guarda un po' ora che lo sovrasta, dirigendo lo spettacolo, e gli carezza i capelli lisci e distesi sulle coperte che li accoglie. Bello e suo. Non può immaginare che due aggettivi come quelli siano così orgogliosamente facili da pronunciare nella sua mente senza cadere in errore. Lo ammira come fosse il proprio pigmalione da modellare, definire e contemplare con pacata calma, ma invece agguanta quel tempo che ha iniziando a baciarlo e spaziando su quell'addome magro e tornito che si alza e si abbassa irregolarmente, frastornato probabilmente dai suoi modi famelici di venerarlo. Gli bacia una clavicola e lecca quella fossetta come se dentro ci fosse l'eterna giovinezza e lui il mortale che, dopo tante ricerche, finalmente ha trovato il tesoro. Scende sul petto e stuzzica un'aureola con la lingua, mordendo poi ghiotto un capezzolo. E lo sente gemere e muoversi schiacciato sotto il suo corpo. Le mani di Louis gli invadono i capelli come se volessero guidarlo in quella avventura, ma è Harry che ha le redini di quella giostra e prosegue verso il basso. Giunge piano, sinuoso verso l'ombelico e lo bacia soffiandoci teneramente. Solleticato dall'accenno di peluria, come fosse il cartello che preannuncia l'arrivo a meta, si innalza con espressione vispa e un sorriso beffardo per concentrarsi a sfilare repentino i pantaloni di Louis. Il ragazzo lo aiuta calciandoli via quando questi sono arrivati alle caviglie e, poi, allargando appena le gambe, permette a Harry di tuffarglisi in mezzo, appropriandosi subito della bocca che tanto gli è mancata per tutto quel tempo di reciproca distanza. Lo bacia mentre con le mani segue la scia che ha lasciato sul quel corpo e quando arriva alle mutande, agguanta il membro di Louis come se lo conoscesse già da una vita, con quella possessione che vuole ricordargli di come la prima volta che ci ha provato, il tatto di quell'erezione non gli è stato concesso. Friziona come se fosse di sua proprietà e sotto il suo controllo, e la soddisfazione lo appaga nuovamente quando Louis gli ansima sulle labbra. «Questo è per la scorsa volta quando non mi hai permesso di toccarti» gli sussurra guardandolo prepotente mentre trema condizionato dal suo massaggio lento e decisivo. Lo fa sopra il tessuto e lo percepisce il calore bollente di quel tocco che vuole farsi più invasivo. Eppure resta lì, così, a guardarlo mentre lo carica di febbricitante eccitazione. Sorride. Bello e suo.
You're like a drug that's killing me
I cut you out entirely
But I get so high when I'm inside you
Ha le labbra che gli bruciano, Louis, già consumate da quei baci insaziabili e dalla ingordigia con cui Harry lo prende, ogni volta. Scoprire quanto gli procuri piacere la bocca del ragazzo attorno al suo petto è una sensazione splendida perché non pensava di poter ancora provare eccitazione attraverso dei baci proprio in quel punto. Come un ingenuo ha pensato che il suo nuovo corpo fosse completamente diverso, ora, che le zone in cui tremava al solo tocco non fossero più erogene come un tempo, e invece.
«Mi piace» mormora in un soffice e sincero sussurro, «vorrei sentire la tua mano completamente avvolta intorno a me, però, senza...» solleva il bacino e senza alcun preambolo fa spostare appena Harry per potersi liberare delle mutande. Il ragazzo si lecca le labbra e lo aiuta a disfarsi dell'indumento intimo; Louis nota subito come le sue iridi verdi diventino una pozza di libidine e impazienza liquide, che creano piccole onde nel suo sguardo ammirato, quando si ritrova faccia a faccia con il suo sesso. «Voglio sentirti per davvero, ora» gli comunica e avvolgendo la propria mano attorno al polso di Harry, lo incita a riprende da dove avevano interrotto. Louis chiude gli occhi e la schiena gli si curva in maniera spontanea, avvolto com'è dalla mano ampia e calda di Harry, gli anelli freddi che impattano contro alla vena già grossa e pulsante che percorre la sua lunghezza. È bello quello che sta provando, le sensazioni fisiche si tramutano istantaneamente in emozioni che, a loro volta, si imprimono nella sua anima come fossero tante piccole polaroid appiccicate ad una parete e pronte ad essere rimirate ogni volta che ne sentirà la voglia e il bisogno. Harry sembra sopraffatto almeno quanto lui e quando lui lascia scivolare le mani sulle sue spalle, per poi scendere lungo le scapole e la schiena premendo le unghie nella carne, fino a giungere il bordo dei boxer, il ragazzo si china a baciarlo di nuovo. Le loro lingue si muovono attorno all'altra in maniera spregiudicata, bagnandosi, assaggiandosi, macchiando labbra e pelle lì vicino, rendendo tutto più autentico e primordiale. A Louis piace da impazzire.
«Sai...» mormora d'un tratto, la mano di Harry che dopo essersi fermata perché sopraffatto dal loro ultimo bacio, riprende a toccare la sua erezione costringendolo ad ansimare tra una parola e l'altra. «È da un sacco che non... questa è, paradossalmente, la mia prima volta e anche la fine della mia astinenza». Segue uno strano silenzio dopo quella rivelazione, Harry rallenta i movimenti della mano sino a fermarsi del tutto e lo scruta apparendo appena pensieroso. Louis capisce che la sua affermazione deve essere suonata alquanto assurda e perciò ride, lo sguardo inebriato, gli occhi puntati sulla bocca di Harry che contagiato dalle sue risa ridacchia appresso a lui, per l'assurdità di ciò che ha detto. Però è vero: quella non è solamente la prima volta che fa sesso dopo essere stato esaudito da quella stella ma anche la fine dell'astinenza che lo ha reso insofferente come non mai, poiché incapace di spingersi oltre a dei baci, con Danielle.
«Paradossalmente» dice, giocando con le sillabe e la lingua in un modo che lo fa sentire sporco dentro. Sorride, ha voglia di confessarglielo da quando Zayn lo ha baciato, ma non ha mai trovato il modo né il tempo, e quest'ultimo perché lo ha occupato in maniera decisamente più appropriata. Con un dito ha iniziato a carezzare tutta l'altezza, pensando già a nuovi modi per dedicargli attenzione. Gli si mette di lato e lo guarda attentamente. Confessa: «Non faccio sesso anche io da diverso tempo...»
Lo vede alzare un sopracciglio, incredulo delle sue parole e Harry sorride bonariamente. «Con Zayn, il ragazzo di stamattina, il mio migliore amico, non-» farfuglia. Preferisce perfino guardare l'erezione riversa verso l'inguine che guardarlo in viso. «Il bacio è stata una sua idea, voleva dimostrarmi che io non ti fossi indifferente, ecco» bofonchia. Poi si ridesta, prima che Louis possa parlare e strappargli un'altra confessione, come ad esempio che facesse yoga perché da tempo il nervosismo non gli faceva vivere il sesso come una volta o che si è reso conto fin dai primi baci che con Louis non si sarebbe trattato di semplice coinvolgimento fisico. E lo guarda sorridendo birichino. «Dobbiamo festeggiare» esclama facendosi carponi su di lui e scendendo sul suo corpo senza strappargli gli occhi di dosso nemmeno per sbaglio. «Vediamo, come...» soffia sulla sua pelle senza toccarlo, solleticandolo in un modo che lo porta a ritrarre il bacino all'indietro e a inarcarlo verso di lui, in un controsenso naturale. Vede l'erezione vibrare quando passando con il naso tuffa fuori un po' di anidride carbonica e una scintilla gli attraversa gli occhi, riflettendosi per un'ultima volta in quelli azzurri, profondi e curiosi di Louis che lo guardano in beatitudine mentre si rendono conto di ciò che stanno per vedere.
Harry abbassa lo sguardo laddove è arrivato e si inumidisce le labbra. Con una mano elevata sulla pancia di Louis, si strofina lascivo fino a raggiungere il membro per toccarlo e innalzarlo verso di lui. Stimola il glande con due dita, cercando di lubrificarlo, ma quando capisce che ha bisogno di un aiuto, usa la lingua bagnando la punta con un passaggio circolare. Lo sente maledire qualcuno e riderebbe se non fosse concentrato in altre azioni. In un primo momento usa la mano, muovendosi su e giù per tutta l'altezza fino a quando, di sorpresa, non la sostituisce avviluppandolo con la bocca. Sente la carne bagnata, tesa e venosa tra le sue labbra e verrebbe di già alla consapevolezza che quello è il suo paradiso. Se non ci fosse l'emozione più grande di essergli dentro e spaziare in lui, Harry procederebbe a succhiarglielo lento e profondamente per tutta la giornata.
I feel the love and I feel it burn
Down this river, every turn
Hope is a four-letter word
Louis trattiene il fiato nella gola e spalanca gli occhi al soffitto, percependo uno sciame impazzito di farfalle svolazzargli nello stomaco quando le labbra di Harry avvolgono inaspettatamente il suo... «Cazzo». È poco più di un gemito, un'imprecazione, un modo per placare la tempesta sensoriale che ha rapito ogni angolo del suo corpo. Si piega in avanti, una posizione scomoda ma non gli importa, per poter seguire con gli occhi le azioni di Harry e un gemito profondo riverbera nelle pareti della gola quando scopre la lingua del ragazzo bagnare il suo sesso eretto, vorticandogli intorno con quei capelli selvaggi a circondargli il volto.
In un attimo di puro delirio poi pensa alla rivelazione di Harry e al fatto che il tizio misterioso, Zayn, quello a cui ha dato buca per rimanere a casa con lui quella famosa sera, non è altro he il suo migliore amico. Louis se non fosse totalmente estatico per i movimenti del ragazzo e per le sue occhiate languide, riderebbe per essere stato tanto stupido e precipitoso ad aver creduto chissà che cosa e urlerebbe di euforia, per quella piccola scoperta. Sa che è stupido da parte sua ma non può fare a meno di sentirsi contento per quella piccola scoperta.
«Harry» lo richiama d'improvviso, le ossa molli per quelle sensazioni fisiche troppo coinvolgenti. Il ragazzo si ferma lentamente come se interrompersi gli costasse un'immensa fatica e solleva lo sguardo. Quando Louis si imbatte in quelle iridi che ora paiono notti tappezzate da stelle di smsraldo, «Puoi...» mormora, «puoi, non lo so, piano, potresti con un... dito?» Non sa in che modo spiegarsi, o meglio, per lui è tutto così nuovo e forte che le parole faticano più del normale a trovare un nesso logico nella sua mente. Se potesse esprimersi a gesti, forse, sarebbe meglio e infatti ciò che fa è spalancare le gambe e farsi più avanti verso Harry, aiutandosi con i gomiti puntellati nel materasso. Non c'è imbarazzo mentre fa la sua richiesta ma l'esasperata necessità di percepirlo ovunque, in ogni piccolo antro della sua carne in fiamme. Si rende conto, tuttavia, solo dopo di ciò che gli ha effettivamente richiesto e per questo, sollevandosi tanto da mettersi quasi seduto e richiudendo le gambe, inaspettatamente spaventato precisa: «Ti prego però, fallo piano, voglio solo...» non fa in tempo a spiegarsi poiché la sua voce sfuma in un gemito sensuale; Harry gli riapre di nuovo le gambe, posandogli i palmi delle mani sulle ginocchia e schiudendolo con premura e in un movimento gentile, quanto determinato, poggia un polpastrello del dito sulla sua apertura, tirandogli via dalla bocca respiri rotti ed estatici. In quell'istante Louis si lascia precipitare di nuovo, la schiena collide con le lenzuola già bollenti mentre le dita si stringono attorno ad esse. «Non penso riuscirò a superarla questa cosa».
Harry ridacchia, restando fermo come una statua di marmo. Lo guarda, nelle miriadi di sfaccettature che gli mostra di sé, con un dito poggiato sul piccolo orifizio. «Louis» lo chiama per condurlo a guardarlo con un sorriso spavaldo. «Quando eri una donna, eri la parte attiva della coppia?» domanda, ma lo fa retoricamente, perché dal modo paradossale con cui gli sta donando se stesso cercando comunque di padroneggiare la situazione, è piuttosto evidente che fosse stato così. Così continua: «Perché ora sei un uomo, Louis, e sei sotto il mio controllo» specifica, solleticando quell'apertura senza però invaderlo. Per il puro gusto di torturarlo psicologicamente, ponendolo di fronte a un baratro dove riesce a vedere il fondo ma non a percepirlo totalmente. «No, non la supererai questa cosa, perché io ho tutta l'intenzione di farti impazzire. E non tanto perché sono bravo col sesso, ma perché almeno capisci come mi hai ridotto in questi giorni» si burla di lui, mentre continua a solleticarlo in modo atrocemente delicato.
«Per esempio» dice e lasciandolo andare un momento si sistema in modo tale da riuscire a voltarlo, con irruenza, posizionandolo a pancia in giù sul letto. Quando torna a parlare, Harry è di nuovo sopra di lui, con la bocca a un centimetro da l'orecchio sinistro nel quale sussurra a voce roca: «Preferisco prima il piacere, al dovere». Non c'è bisogno di specificare che per dovere si intende il fatto di prepararlo penetrandolo con le dita. «Respira, non andare nel panico, e adoperiamoci a cambiare i tuoi pensieri riguardo alle intrusioni di tipo anale» ironizza ancora al suo orecchio, strusciandosi di proposito sul suo corpo, per indurlo a percepire l'erezione concitata, stretta ancora nei suoi pantaloni. Avviluppa il lobo dell'orecchio mordendolo fastidioso e poi inizia a scendere, baciandolo dalla nuca fino alle fossette di venere. Si prende un po' di tempo nella contemplazione di quei glutei che, sicuramente, sono stati il dono speciale di Madre Natura e, agguantandolo vigorosamente per i fianchi, inizia a baciarli e a morderli senza condizione di causa, un po' ovunque, prima a destra e poi a sinistra. Senza perdere troppo tempo si alza per recuperare del lubrificante e un condom e quando ritorna, stringe di nuovo i glutei dell'altro e li massaggia forte, sotto il suono dei gemiti di protesta di Louis che forse è più spaventato per ciò che gli ha detto che per le sue azioni sul suo corpo. Quando con le mani si fa spazio tra le natiche e si addentra con il muso verso il piccolo orifizio, però, non c'è più spazio all'incomprensibilità. È chiaro cosa gli sta facendo. Lecca appena il piccolo foro e subito si ritrae, sentendolo tremare al suo cospetto, ridacchia prima di affondare prepotentemente e iniziare a baciarlo in un modo tanto minuzioso che non lascia nessun luogo insoddisfatto. Soltanto quando si sente sazio di gemiti, Harry si allontana appena per fare il proprio dovere, e quindi lasciando a malincuore la consistenza piena di un gluteo, torna con un polpastrello a solleticare laddove l'umidità della sua saliva ha lasciato il ricordo del suo operato.
«Ricordati di respirare» lo ammonisce ironicamente e, senza aspettare che Louis prenda coscienza di doverlo fare, lo penetra agevolato dalla lubrificazione della sua saliva. Solletica veloce quegli spazi che sa per esperienza essere sensibili al piacere maschile e subito ne addentra un secondo dito. «Quanto sei stretto, Louis...» mugugna estasiato, con voce gutturale come se stesse già pregustando l'estasi di quando diventerà un tutt'uno con lui, in quello spazio caldo e avvolgente che è come un dolce prelibato per un diabetico, mentre continua a stuzzicarlo lentamente e profondamente. «Va tutto bene?»
Louis sta ancora annaspando per essersi ritrovato, senza manco accorgersene, prono e come potrebbe dargli una risposta lucida? Deve per forza dirlo verbalmente che sì, va tutto bene e forse pure troppo? Annuisce, quindi, e si inebria del profumo di Harry che gli sta violentano l'anima ora che ha il naso schiacciato alle lenzuola. «Appena ti ho visto quella mattina, sul pianerottolo, ho subito pensato a quanto mi sarebbe piaciuto lasciarmi fare di tutto da te». Lo ha detto, sì, ma con la lingua di Harry a strappargli il fiato dai polmoni e a rendere gelatina molle ogni muscolo, non ha saputo proprio trattenersi. E poi come abbia fatto l'altro a capire che quando era donna fosse attivo, sinceramente non riesce a capirlo; nel dubbio continua ad ansimare e a lasciarsi sfuggire gemiti perché l'ebbrezza che sta provando è mille volte meglio di qualsiasi altra cosa mai fatta prima (e che Saffo non gliene voglia!). Forse ha provato solo un pizzico di fastidio all'inizio, quando ha sentito farsi spazio dentro alla carne le due dita di Harry. Non saprebbe come descrivere quel bruciore ma è stato più o meno come sentire la pelle squarciarsi e tendersi allo spasmo per poi rilassarsi dopo qualche istante. «Prima di...» mormora, «...insomma, Harry, prima di iniziare il processo di stravolgimento di ogni mia convinzione, vorrei vederti» vorrei vedere il tuo cazzo e accertarmi quanto mi distruggerà, pensa, ma non lo dice perché sa che ci farebbe una tremenda figura se solo lo facesse. Tuttavia si ritrova a soffocare nel cuscino un ansito più acuto del solito quando il dito di Harry, che ormai scivola fluidamente dentro di lui, sfiora qualcosa che riesce a farlo intirizzire da capo a piedi. Sta impazzendo, lo sente nelle vene e nel suo sesso schiacciato tra sé e il letto: Harry è stato profetico, sta davvero impazzendo e il suo piano sta funzionando.
La bocca aperta in un tacito urlo, il petto a tremare sulle lenzuola ed è solo quando ritrova il fiato che dice: «Cosa mi stai facendo?»
Una domanda retorica, dal suono spezzato, prima che sfugga dalla presa dell'altro per mettersi a carponi e «Sono certo non fosse la clitoride ma cazzo se mi ha fatto sentire gli angeli cantare» dire, spingendosi di sua spontanea volontà verso la mano del ragazzo. Gli si spinge in maniera inaspettata tanto da impalarsi, praticamente, da solo e ritrovando quella sensazione solo in maniera più vivida, forse perché lui ci ha messo più forza a intenzione. L'emozione, però, è tale che Louis prova paura. Si spaventa, si sente in balia di qualcosa di più grande di lui quanto sconosciuto e sfugge di nuovo, allontanandosi appena per mettersi a sedere di fronte all'altro che lo sta guardando in maniera confusa. Louis sa di avere un'espressione folle sul volto, contraddittoria, di colui che si ribella al corpo per saziare i capricci della mente. «Voglio vederti» ripete, stavolta è deciso perché mentre sente il fuoco ribollire nella pozza in basso alla schiena, fino a poco prima colmata dalle dita di Harry, gli apre i jeans e li abbassa quanto basta per calare anche le mutande. Il sesso del ragazzo è letteralmente uno schiaffo in faccia. Louis ne è sopraffatto quando gli colpisce in un leggero tonfo una guancia, poiché non si è neppure accorto di essersi avvicinato tanto ad essa. Harry è spesso, duro come marmo e caldo come roccia dell'Inferno e se Louis non parla è perché questa volta non sa davvero cosa dire.
Come si sia ridotto ad avere i pantaloni calati e la faccia sbalordita di Louis a un palmo dal suo membro, Harry non sa metterlo in ordine cronologico. In un momento stava ancora volteggiando con le dita dentro di Louis e quello dopo in piedi, senza nemmeno una parola da dire. E sa di chi è la colpa, o meglio, quali sono state le parole che lo hanno mandato in tilt. "Appena ti ho visto quella mattina, sul pianerottolo, ho subito pensato a quanto mi sarebbe piaciuto lasciarmi fare di tutto da te". E niente, la mente gli è andata a puttane. Non vuol dire nulla, eppure per Harry significa tutto. Significa che il cielo ha cantato, a modo suo, anche per Louis, e che quello che ha provato fin da subito non è stata un'onda che ha travolto solo lui, ma un turbine che ha girato attorno ad entrambi. Significa tutto, ed è per questo che è rimasto senza mutande.
Sospira e fa mente locale: c'è un problema. Prevedibile, che deve risolvere.
Ha delle premesse da fare, prima di tentare si calmare i pensieri che vorticano nella mente troppo limpida di Louis. «Non hai un clitoride, si chiama prostata ed è per questo che gli uomini hanno un trauma quando devono farsela controllare da un medico: perché in realtà gli piace un sacco» spiega, ma Louis non sembra ascoltarlo veramente. Lo afferra con le mani per il viso e lo obbliga a fissarlo negli occhi. «Mi hai visto, ebbene? Non terrorizzarti per le dimensioni, è vero che non contano: conta che so usarlo, ci convivo da una vita, e l'ultima cosa che voglio farti è del male» lo bacia ed è una carezza sulla bocca dell'altro. «Sarà fastidioso, come questo» e quando lo bacia nuovamente, gli avviluppa il labbro inferiore, stirandolo verso di sé. «Un dolore che sarà più bruciore intenso, che altro, e simile a questo morso: estremamente eccitante e atrocemente appagante» gli sussurra. Lo bacia di nuovo, stavolta insinuando la lingua che si scontra con le labbra dell'altro, prima, e con i denti, poi. Lo induce a dischiuderle e quando incontra la lingua dell'altro, apertamente, la solletica e si tira indietro. «Quando penserai che ti stai abituando, inizierai a percepire la mia intrusione, a sentire come il tuo essere mi avvolge, stretto, caldo, in profondità. E anche se la tua mente ti dirà di smetterla, il tuo corpo ne vorrà di più». Lo bacia questa volta senza dover chiedere permessi. Appassionatamente. Travolgendogli la bocca con l'ingordigia tale di un lussurioso. «E da quel momento in poi, Louis, non farai altro che godere» esclama col fiato corto e ad occhi socchiusi, sorridendo mentre il respiro dell'altro gli investe il viso. «E fidati se ti dico che certe cose son meglio a farle che a parlarne...» continua. «Se un po' di te ha provato piacere, con solo due dita, immagina la consapevolezza di sentire tutto me stesso, dentro di te. Ti voglio così tanto...»
Harry con le sue parole fa sembrare tutto così coinvolgente e semplice che Louis un po' si ritrova persino ad invidiarlo quando lo ascolta e si limita ad annuire, fissandogli indecentemente la bocca arrossata, lucida, piena e così buona. E trema, lo fa impercettibilmente ma il suo corpo viene scosso dal suono di quella genuina confessione in cui lui stesso si rispecchia perché sebbene non gli dica che lo desidera anche lui, così tanto, il modo in cui annuisce e lo scruta negli occhi con la serietà sul volto a rendere indiscutibile ogni sua scelta, deve far comprendere a Harry di essere ricambiato e che si sente finalmente pronto a tutto.
Per questo distoglie lo sguardo da quello dell'altro e si mette in ginocchio, specchiando le loro posizioni.
«Non ho paura del dolore» ammette d'un tratto, avvolgendo le braccia alla schiena del ragazzo. «Ho solo il timore di non poterne fare più a meno». Louis è un estremista in tutto ciò che fa e che prova: se sperimenta qualcosa che lo fa stare bene e lo fa sentire vivo, ne diventa subito dipendente. «Potrei non riuscire a starti più lontano, ne sei consapevole?» domanda con un mezzo sorriso storto. È una domanda che non richiede alcuna risposta, i suoi sono solo pensieri sfuggiti dalla sua mente che si diverte a pensare ad alta voce.
Avvicina il volto al collo di Harry, quindi, ne annusa l'odore all'altezza di un orecchio, in quel lembo di pelle delicato che conduce dritto al collo e lo bacia delicato; vuole assaggiarlo, ora che è nudo davanti a lui, così esposto e incredibilmente a suo agio, vuole viverlo e perciò tira fuori la lingua e con la punta, in maniera lasciva ma spontanea come non mai, disegna una lunga linea che percorre il lato del collo fino allo sterno. Lì respira di nuovo il suo adore come se cercasse di studiarne ad occhi chiusi la chimica e imprime un sorriso attraverso un bacio ad occhi chiusi, per poi vibrare di emozione quando lambisce con piccoli morsi il petto del ragazzo. Quando solleva il capo, sentendo il cuore battergli nel petto in maniera diversa a come ha fatto sinora, lascia che lo sguardo vaghi sulla pelle del torace ampio di Harry, percorrendo le linee astratte disegnate dai nei, le mani a toccare ogni zona che prima si premura di sfiorare con gli occhi. Infine cede e fa quello che ha desiderato con troppo ardore dalla sera in cui si sono baciati per la prima volta. Ha ancora il labbro inferiore dolorante per il bacio che si sono scambiati pochi istanti prima, quando Harry lo ha martoriato donandogli una scarica di adrenalina, ma Louis non ci pensa quando lo lecca con la propria lingua e mordendolo per la concentrazione stringe entrambe le mani attorno al suo sesso. Non si muove, almeno non con consapevolezza, si accontenta di saggiarne col tatto la consistenza, il calore, lo spessore per rivendicare, in un certo senso, la sua proprietà perché tra poco quel prolungamento del corpo splendido di Harry sarà dentro di lui, unirà entrambi e li condurrà verso un universo nuovo fatto da Dio solo sa che cosa e lui vuole adorarlo in precedenza, ringraziarlo con i gesti accorti delle sue dita.
Una mano stringe la base tenera, grossa, appena appesantita dall'eccitazione mentre l'altra sfiora la lunghezza per poi lasciare che il pollice giochi con un accenno di liquido perlaceo che si è depositato sulla punta.
«Voglio precipitare, Harry» dice in un fioco mormorio che paradossalmente suona forte e sicuro. «Mi fido di te, anche se so che hai un arsenale nell'armadio non importa, mi voglio lasciare cadere». Gli regala un sorriso, scherzando, prima di baciargli la bocca con quello che è poco più di uno sfioramento di labbra e gli carezza il profilo con un dito. Ha lo sguardo assorto, Louis, mentre sente le labbra di Harry tendersi in un sorriso simile al suo, sotto alle sue dita che stanno carezzando la pienezza di quella bocca.
«Rendimi luce e potenza. Fammi sentire una stella». Si volta dandogli le spalle e docile, permissivo come non lo è mai stato nella sua vita di coppia, si stende sul materasso a pancia sotto, di nuovo. Alza le braccia sulla testa offrendogli con quel gesto la sua completamente devozione e fiducia, e piegando il capo di lato con la guancia sul cuscino, sorride ad occhi chiusi. Sorride a se stesso e alla sua nuova vita.
But baby, I've been, I've been praying hard,
Said, no more counting dollars
We'll be counting stars, yeah we'll be counting stars
Harry lo guarda come fosse un'opera d'arte e con una mano davanti al viso sorride con gli occhi umidi. Gli capita, a volte, così, di emozionarsi. Era da tempo che non capitava, ma non si stupisce affatto che sia accaduto con Louis.
Louis, che si è ceduto a lui così teneramente. Ha come la sensazione che non si abituerà mai ai cambiamenti repentini del suo carattere e, Dio, spera di non farlo mai perché è così bello essere travolto dalle sue emozioni sincere e spiazzanti.
Lo guarda ancora, mentre pensa che si tufferebbe a delfino come se Louis fosse un oceano intrigante nel quale disperdersi. Invece ragiona, e si sfila i pantaloni dalle caviglie. Quando è finalmente libero, indossa il preservativo già cosparso di lubrificante e con dell'altro liquido carezza velocemente, con due dita, l'apertura di Louis per poi mettersi carponi su di lui che lo ha spiazzato fremente per quegli attimi, aspettandolo. Gli bacia una spalla massaggiandola con una mano per assicurarlo della sua presenza e continua a baciarlo, mentre con il proprio membro si addentra nelle sue natiche. Disteso su di lui e facendosi leva con un braccio, friziona la propria erezione tra le natiche del ragazzo e mugugna di piacere. Si maledice, perché dovrà seriamente farsi passare quell'ossessione per quel culo, ma dubita fortemente che ci riuscirà quando gli sarà finalmente dentro. Ridacchia, camuffando un po' di tensione e «Okay, se qualcosa non va, Louis, non esitare a fermarmi». Louis annuisce velocemente, e Harry sorride, intenerito. Torna a baciarlo sulla nuca, spettinandogli i capelli, inebriandosi del suo odore e finalmente inizia il viaggio, insinuando il glande. Freme perché le prime scosse vibranti lo incitano a spingere tutto in un colpo, ma desiste, torturandosi un labbro. Aspetta e conta. Uno. Due. Tre.
Deve comprare il latte. E il caffè. Oh, dannazione. Al diavolo!
Spinge, mentre si inumidisce le labbra e mugugna mentre si sente risucchiare dalla profondità stretta di Louis. Stringe forte le spalle del ragazzo e lo guarda, cercando una reazione da parte sua che lo faccia fermare, ma Louis ha gli occhi chiusi, evidentemente contratto e teso, ma non cede. Il suo piccolo gioiello. Si ritrova ad essere orgoglioso e in uno slancio di contentezza, si insinua ancora, giungendo fino alla fine.
Deve ricordarsi anche lui che deve respirare e lo fa. Si avvicina al viso dell'altro e «Louis, ti prego, dimmi qualcosa» esclama dopo averlo baciato su una guancia.
Quando Harry si è fatto spazio in lui, Louis ha sentito l'anima spaccarsi in due parti precise. Ha ansimato e imprecato mentalmente e non è proprio riuscito ad ignorare il dolore conficcato dritto nella sua carne. È prorpio come Harry gli ha detto poco prima: la mente lo sta implorando di ribellarsi ma il suo corpo, masochista forse, sta traendo quasi piacere da quella sensazione forte. «Posso chiederti di fare una cosa per me, Harry?» domanda, in risposta alla domanda dell'altro. Il ragazzo annuisce e gli sussurra di sì all'orecchio, restando dentro di lui e colmandolo di ogni vuoto. Sono entrambi sopraffatti e Louis sorride estatico, cerca di mascherare la nuova smorfia di dolore che gli appare in viso e che lo costringe ad arricciare il naso. «Ce la fai a non muoverti, voglio dire...» mormora, avvolgendo una mano dietro al suo collo e incitandolo ad avvicinarsi. «Mi piace la consapevolezza di averti dentro, mi riempie ed è tutto così nuovo, solo che...» Il ragazzo gli si fa più vicino, il torace adagiato alla sua schiena ma Louis lo sente ancora teso come se stesse provando, oltre a frenarsi dal cedere all'istinto di muoversi dentro di lui, a non schiacciarlo con il suo peso. Prova dolore ma ciò che dice è: «Solo che ho bisogno di adattarmi a te, di abituarmi ad averti dentro poi sarò io a chiederti di muoverti». Parla con quello che pare essere solo un sussurro arrochito, gli occhi umidi per le sensazioni troppo forti che lo stanno riempiendo. Harry lo ascolta e si adagia piano sopra di lui chiedendogli se gli dà fastidio avercelo addosso ma Louis lo rassicura subito dicendo che invece è quello di cui ora ha più bisogno. Restano in quella posizione per una manciata di minuti: Harry con il volto nella conca della spalla di Louis e lui che lo tiene premuto a sé avvolgendogli, per quanto gli è possibile, un braccio attorno al collo.
In quella posizione si scambiando un bacio lungo, intenso, che se fosse una tela rappresenterebbe incendi a sfidare i colori stessi di un tramonto sanguinolento. Un bacio che fa da cielo a tanti altri piccoli baci che come stelle scintillano e riverberano la loro luce dietro alle palpebre calate di entrambi. È proprio baciandosi in quel modo tanto agitato e bisognoso che Harry, inconsapevolmente, si sposta appena dentro di lui facendolo tremare di un piacere mischiato all'ombra vaga di un dolore ormai già antico. «Credo di essere pronto ma vai piano» comunica Louis, in un impeto di bisogno e Harry sorride mordicchiandogli la bocca per un'ultima volta, per poi fare come gli ha detto. Non attraversa subito a ritroso la sua intimità ma si muove come a ridisegnare piccoli cerchi immaginari, rotazioni che fanno gemere e stringere i denti a Louis che percepisce le ossa del bacino di Harry premere nella carne del suo fondoschiena. Quando il ragazzo si solleva, per iniziare a muoversi davvero dentro e fuori di lui, lo segue staccando il bacino dal materasso. Così facendo è come se l'altro non si fosse mai mosso per uscire fuori di lui perché Louis gli è andato appresso; per questa ragione si sente afferrare i fianchi nelle mani di Harry e quando si accorge di non poter più muoversi, quasi soccombe alla sensazione che lo travolge. Harry lo ha tenuto fermo ed ora ha davvero percepito l'erezione muoversi in lui per uscire quasi del tutto. La punta grossa di Harry gli sfiora l'apertura mentre gli tiene i glutei aperti e quando si sente penetrare da quella, finisce col cadere di nuovo in avanti sentendo la proprio erezione sbattere contro al letto. Ciò che succede dopo è un susseguirsi di fitte dolorose che ogni volta lo istigano a chiedere a Harry di fermarsi ma si tratta di un dolore che da paradosso incredibile qual è gli fa provare anche un subdolo piacere. Perciò deglutisce e con gli occhi chiusi permette all'altro di trovare la sua cadenza, senza influenzarlo in alcun modo.
Ammetterebbe a gran voce che quella è la sua posizione preferita e che continuerebbe per il solo gusto di cibare il suo ego, ma mentre si muove dentro di Louis spaziando sinuosamente con movimenti arcuati di bacino - ed è testimone il cielo dove stanno esplodendo più stelle benché sia ancora giorno perché divenire un tutt'uno con Louis è stata davvero come una collisione tra meteore - sente che deve lasciarlo libero. Come la madre dei pulcini che comprende quando i suoi pargoli possono balzare in un salto in volo, sa che è giunto il momento che Louis capisca quanti tipi di sfumature esistano quando si appartiene ad un uomo. Così esce da lui, sbrigativo, e lo sente ricacciare un sospiro di sorpresa. E lo sa che si sente vuoto, perché non è il solo a provarla quella sensazione. Sa anche che Louis ha avuto ragione a dire che difficilmente sapranno vivere l'uno senza l'altro dopo tutto ciò e spera soltanto che sia così, perché fosse per Harry la sua vita continuerebbe anche in quella stanza. Ha tutto. Ha Louis.
Lo gira con veemenza e Louis lo guarda turbato. Harry si morde un labbro mentre in ginocchio lo aiuta a mettersi sopra di lui. Lo tiene per i fianchi, lo alza senza mostrare segni di fatica e Louis rimane in equilibrio quasi instabile quando Harry guida la propria erezione di nuovo in lui. Ma tutto riprende da dove avevano interrotto e Harry può finalmente guardarlo in viso, specchiarsi nella totalità dell'espressioni di meraviglia, stupore, dolore ed eccitazione che quel volto aristocratico sa esprimere. Lo afferra per il mento e lo bacia avidamente, leccandogli le labbra, mentre col bacino si alza e abbassa spingendosi dentro di Louis, con una maestria che non dà segni di difficoltà alcuna. E Louis è spiazzato perché quella posizione è davvero complicata perché gli è in braccio ma non compie chissà quali movimenti, anche se potrebbe. Harry gli geme sulla bocca e poi lo stringe a sé per la vita con il braccio, semplicemente per il gusto di sentirselo addosso. Gli bacia il collo e gli succhia il pomo d'adamo imperlato come il suo corpo già di sudore, mentre il sesso di Louis gli sbatte sul petto, strofinandosi su e giù a seguito dei loro movimenti ormai regolarizzati. Ed è in quel momento che lo lascia volare. Liberandolo dalla presa possessiva e rallentando il suo andamento di bacino. Lo guarda, mentre piano si ferma, ed è meraviglioso. Come un piccolo uccellino Louis ci impiega un po' a capire le dinamiche e inizialmente sembra precipitare al suolo, velocemente, titubante. Ma, poi, ecco il miracolo. E mentre Harry lo vede spiccare audace il volo, il cuore gli scoppia orgoglioso nel petto. Sta ammirando ciò a cui non ha mai creduto. L'esplosione di una stella. E la sta ascoltando, una melodia che gli resterà in mente di lì a per sempre.
Louis gli stringe le cosce attorno alla vita, incrociando le caviglie dietro alla sua schiena e aiutandosi con le braccia premute contro alle sue spalle si muove al posto suo, alzando il bacino per poi lasciarlo di nuovo andare verso il basso. E geme, nel sentirsi padrone di quell'istante, posseduto da Harry ma possessore del suo respiro sempre più irregolare. Lo bacia a bocca spalancata, il gusto di respirargli tra le labbra, di mischiare saliva e fondere i suoni dei loro gemiti, prima acuti e poi bassi, silenziosi quanto segreti.
Un istante e tutto precipita, questa volta per davvero: luci, colori, suoni.
Sta ancora trepidando, Louis, quando si ritrova disteso sul letto ma stavolta con gli occhi rivolti al soffitto e l'incapacità di pensare a qualsiasi cosa che non sia l'orgasmo appena provato. Le ossa gli tremano e il petto si muove con una tale rapidità da fargli pensare di avere quasi una crisi di panico, se non fosse per il formicolio ai muscoli che si contraggono spontaneamente ricordandogli cosa è appena successo. Harry gli si stende subito accanto e lui può vederlo con la coda dell'occhio che si è messo su di un fianco per guardarlo. Se Louis non si volta a ricambiare il suo sguardo è solo perché ogni volta dopo il sesso ha bisogno di ritrovare se stesso, come se il fatto di essersi annullato per qualcuno fino a divenire un'esplosione di sensazioni gli chiedesse di ricominciare di nuovo, ma da solo. Perciò resta ad osservare l'alto con il membro ormai rilassato, l'addome macchiato del suo stesso seme che con la punta delle dita sfiora solo perché sentirne la consistenza sotto alla pelle riesce a tenere accesa la sua eccitazione. Non saprebbe in che modo descrivere a parole quello che Harry gli ha fatto provare, è stato tutto così nuovo e senza eguali che per un attimo Louis ha dovuto trattenere le lacrime. C'è stato un istante in cui, con il braccio di Harry a stringerselo forte addosso mentre lui gli teneva le gambe legate attorno alla vita, ha sentito il dolore accendergli l'anima ed illuminarlo in un immenso riverbero di piacere. Quella sensazione tanto struggente, di puro paradosso, ha concepito piccole lacrime che si sono raccolte negli occhi della sua anima, quelli con cui ha guardato Harry scoprendo una persona completamente diversa da quello che aveva creduto essere per tutto quel tempo.
«Sei gentilezza e impertinenza» dice, dando inaspettatamente voce ai suoi pensieri perché Louis non correggerà mai quel suo piccolo difetto. Resta ad osservare ovunque meno che gli occhi del ragazzo a cui sta parlando e aggiunge: «Sei stupore e certezza».
Sospira e il soffio che sfugge alle sue labbra gli percorre la pelle facendolo rabbrividire, tanto da convincerlo ad afferrare un angolo delle lenzuola, increspate ai loro piedi come la schiuma bianca a decorare una battigia, e tirarlo su verso di sé. Il tessuto candido si solleva ad avvolgerlo e in un gesto spontaneo Louis si volta, mettendosi su di un lato e specchiando la posizione dell'altro ragazzo, per poi coprire anche lui fino alla vita. Gli si avvicina spostando il bacino e con una guancia poggiata su di un braccio resta in silenzio, crogiolandosi nel suono dei loro respiri che ad ogni secondo vanno fondendosi sino a creare un'unica melodia. Lo osserva, Louis, con gli occhi appena socchiusi per le endorfine a scorrazzare nel suo sangue che gli danno un lieve torpore, facendogli desiderare di lasciarsi andare ad un breve sonno.
Certo, quando ha pensato di non volersi mai abituare all'emozione di stupore che prova quando è con Louis forse ha esagerato un po', perché come minimo gli servirà un cuore – se non due – di riserva. È colmo di emozione quando lo sente farneticare dei... complimenti? Quando Louis, dolcemente, mettendosi di fronte, d'un fianco come lui, li copre, avvicinandosi in un gesto così complice e intimo, si sente nuovamente emozionato a tal punto da sentire gli occhi pizzicare come se le lacrime non aspettassero altro per venire fuori. E le lascerebbe scendere, perché son di gioia, ma la paura di spaventare l'altro lo fa desistere. Di solito ha trattenuto quel bisogno intrinseco in lui di fare le coccole, dopo il sesso, con tutte quelle persone che sono entrate nella sua vita per una botta e via, ed è per questo che sente come una valigia piena di tenerezze spingerlo verso Louis, più vicino di quanto già non siano. Ma stavolta cede, perché non è un estraneo. È Louis.
È appagato e quel senso di libertà disinibita subito dopo aver raggiunto l'orgasmo ora ha sciolto tutto il nervosismo che aveva addosso e si sente sollevato tanto quanto rilassato. Sente gli occhi pesanti ma si sforzerebbe solo per restarlo a guardare. Muove un braccio per raggiungere la vita dell'uomo che tace affianco a lui e che parla in silenzio, e inizia ad accarezzarlo con i polpastrelli all'altezza del fondoschiena, in un gesto delicato, che si percepisce appena. Sorride, piegando il capo e facendo collidere alcune ciocche di capelli con quelli di Louis, fino a raggiungere la sua fronte sulla quale si appoggia con la propria. «Il tuo è un modo originale per dirmi che ho fatto bene l'amore?» gli sussurra. «Se mi impegno, so fare di meglio» scherza. «Sai ero un po' agitato per... il fatto che fossi la tua prima volta con un uomo e da uomo. Posso fare senz'altro meglio, con una seconda volta» mormora lentamente, con voce roca. Non se la schiarisce nemmeno, perché non ne ha la forza. «E una terza...» continua, mentre con le mani procede con i grattini sulla pelle liscia e candida di Louis. «E una quarta» aggiunge, mentre sposta le sue chilometriche gambe per intrufolarsi tra quelle di Louis, che lo lascia fare più per inerzia che per altro, intrecciandole in un modo tanto spontaneo che per un momento Harry si domanda in quale altra vita gli sia stato concesso il privilegio di stare in quella stessa posizione, accoccolato con quella creatura meravigliosa. «Insomma, ho bisogno di tempo. E tu hai detto che non ti saresti mai più separato da me, quindi, ti prendo in parola: facciamo che sei mio e ti dimostro tutto ciò che sono capace di darti fino alla fine del mondo e?»
E sti gran cazzi, esclama a se stesso, se ancora una volta ha dimostrato, senza peli sulla lingua, di essere totalmente capitombolato per quell'uomo. Perché ormai è chiaro a tutti: Harry Styles è innamorato.
Louis si copre il viso con entrambe le mani e acquattato dietro le sue dita sorride e lo fa in maniera tanto ampia che quel sorriso fa capolino dai lati delle mani piccole ed eleganti. Succede che quando qualcuno gli fa notare di aver pensato ad alta voce, d'improvviso se ne renda conto con puerile sorpresa e allora si imbarazza a tal punto da agire proprio come un bambino; resta nascosto dietro quello scudo di dita, le gambe intrappolate tra quelle di Harry, anche quando fa per rispondere: «Sei troppo sicuro di te stesso». Lo dice più per sviare l'attenzione da sé, che per provocare l'altro. A Louis, Harry è piaciuto sin da subito proprio per questo suo lato sicuro, da leone che non vede l'ora di scuotere la propria chioma per ammaliare gli altri animali della savana. Al momento lui si sente più come una gazzella: piccolo, inesperto, in trappola e soprattutto inconsapevole del fascino semplice e spiazzante che riesce ad esercitare sull'altro senza che faccia niente di particolare. Harry alle sue parole ridacchia sommessamente, quel risolino reso estremamente sexy dalla stanchezza post sesso e lui le sente per davvero le farfalle svolazzare e solleticargli le pareti interne dello stomaco, una di quelle sensazioni che sta riscoprendo di nuovo, grazie a quell'uomo. Muove piano le sue gambe e nel farlo non si accorge di far combaciare, sotto a quelle lenzuola che da lì in poi ne vedranno delle belle, i loro sessi che si allineano in un movimento fluido e spontaneo. È forse proprio quella sensazione a farlo sussultare internamente, costringendolo a liberare il suo sguardo dalle mani che lo hanno celato sino a quell'istante. «Tieni fermo il tuo ego, non vorrei impazzisse per ciò che sto per dire» comunica, le mani ora adagiate ai lati del collo di Harry e gli occhi ben puntanti in quelli verdi dell'altro. «Prima, quando mi hai scopato tenendomi stretto senza lasciarmi cadere, ti ho sentito così forte da aver desiderato per un attimo, nonostante il dolore, che ti ci potessi incastrare dentro di me così da non farti mai più uscire». Louis lascia scivolare gli occhi sulle labbra dell'uomo splendido, che lo ascolta con adorazione, sentendosi davvero una stella, l'unica per cui valga la pena di alzare il naso al cielo e soffia una soffice risata sulla sua bocca, inumidendo la propria con la lingua. «Ora che so cosa significa essere riempito da te, non penso riuscirei ad accontentarmi di un qualsiasi dildo».
A Harry piace sentirsi dire certe cose, Louis non ci ha messo troppo a capirlo e chissà per quale ragione, non gli dispiace affatto accontentarlo.
I'll be waking up in the morning, probably hating myself
I'll be waking up inner satisfied, guilty as hell
But baby there you go again, there you go again, making me love you
And I stop using my head, using my head, let it all go
Now you're stuck on my body, on my body, like a tatoo
Note finali: NO MA CE LA STATE FACENDO? Perché io e Lorella, sinceramente, non penso la supereremo mai questa ultima parte del capitolo. Ci tengo a dire che questo capitolo, forse più dei precedenti, lo abbiamo praticamente scritto su wa e spero arrivi anche a voi la spontaneità dei loro dialoghi, delle battute di Harry e Louis che sono state scritte veramente di getto, senza riflettere neanche! Forse è proprio questo il motivo per cui io e l'altra cogliona abbiamo perso il senno scrivendo questa storia: Harry e Louis vivono davvero attraverso di noi e spero percepiate quanto sono concreti e non fittizi. Spero la scena dell'ammore vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuta a noi scriverla (sto sudando di nuovo) e sappiate, SAPPIATE, che la quarta e ultima parte sarà un'esplosione di smut, ebbene sì, è meglio che sappiate e che INIZIATE A GODERE sin da adesso.
Vi ringrazio per continuare a leggere, stritoliamo (parlo anche a nome della giuggiola) chiunque ci faccia sempre sapere con una recensione o su ask/twitter cosa ne pensa dei vari capitoli e niente...
Sentite, a me non interessa se vi fate mille pare perché pensate di non saper recensire! Seriamente. Lasciatelo un parere, anche se negativo, anche se scritto in maniera contorta (che tanto CE PIACE LO STESSO) a noi fa sempre piacere leggere le considerazioni di chi ha iniziato a seguire questa storia che, ripeto, per noi è davvero speciale! E ora sono emotiva perché io e Lorellina siamo ormai agli sgoccioli e sembra ieri che scleravamo su wa per questo plot che se non fosse stato per lei non avrebbe manco visto un raggio di sole c.c
Detto questo, vi saluto! La quarta e ultima parte è ormai quasi conclusa quindi non aspetterete molto per il finale di questa storiella.
A presto
K
♡
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