Capitolo 85. Abbracci assassini!

N/A: l'alternativa come titolo era "Furby a pile ma alcolico", ma ho pensato di rimanere più "soft" con una cosa assolutamente sensata come "abbracci assassini"...

Spero vi piaccia il capitolo!

<E io sono Gretel!> esclamò Rosa <Bruno, su, non dire stronzate.>
Tale "Hans" fece una smorfia offesa, incrociando le braccia al petto. Ribatté: <Io non sono Bruno! Sono Hans! Südtirol! Non Trentino!>

<Ok, chiaro, lo spirito dei suoi secessionisti hanno preso il sopravvento.> borbottò Carlo, scuotendo la testa.
Poi fissò torvo il nemico, aspettandosi un attacco a sorpresa.

Hans si morse il labbro inferiore, sentendosi in soggezione di fronte alla regione dagli occhi grigi. Si diede uno schiaffo mentalmente: non poteva incantarsi! Chissà come era riuscito ad entrare in controllo di Bruno grazie una figura dagli occhi fucsia e non avrebbe mandato all'aria la sua più grande possibilità per colpa della sua cotta!

(Anche se Carlo stava benissimo con quel completo: come gli risaltava le braccia e il petto-! "Hans, concentrati!")

L'alto atesino fece comparire il flauto di Bruno, ghignò vistosamente e promise: <Vi farò vedere di che pasta son fatto!>
Chiuse gli occhi e lasciò che le conoscenze di Bruno diventassero le sue.

Una tormenta di neve s'abbatté sull'altopiano, ma non si focalizzó sui nemici, i quali si difesero lo stesso.
La tormenta sollevò e fece roteare la neve da terra, aggregandola ai fiocchi della tormenta stessa.

In fretta, figure su figure di neve si plasmarono e presero vita, gli occhi vitrei ed inespressivi come il ghiaccio.

<Kolkolkol~, siamo nel mio elemento~!> gioì Ivan, brandendo il suo magico tubo del dolore.
Con un movimento fluido scaturì dal terreno stalagmiti di ghiaccio che impalarono vari mostri in "fila".
Si disfacerono, tornando al suolo... per poi tornare in piedi quasi subito!

La forma del "volto" o delle braccia potevano essere leggermenti diversi, ma mostri sempre erano.

<Ok, non è così semplice.> si rattristí il russo.
Hans rise soddisfatto. Suonò ancora e si livró in aria, volteggiando e beffeggiandoli: <Provate a prendermi~!>

Infatti si rituffò verso il terreno, evitando i colpi a lui destinati, svanendo tra le file dei suoi scagnozzi, sempre più folti.

<Ma se si rigenerano, come facciamo?!> domandó Francesca, mandando scariche elettriche attraverso il nemico più vicino.
Un po' di neve si sciolse ma la maggior parte no ed essa si riformò in un mostro.

Sofia lo notò. Ipotizzò: <Dobbiamo scioglierli, non distruggerli!>
Per comprovare la sua ipotesi, scagliò una palla di fuoco contro una creatura. Ne riemerse una creaturina alta mezzo metro e smilza, dato che la maggior parte della neve si era sciolta al suolo e non era stata riutilizzata.

<Non puoi distruggere tu solo con il fuoco, però, non ce la puoi fare!> si preoccupò Anna.
Mario ebbe un'idea e la sussurró all'orecchio di Giuseppe, che lo fissò un attimo stupito prima di annuire.

Il laziale urlò: <Abbraccio assassino!> e si fiondò verso una creatura.
Gli tagliò le braccia aguzze prima che potesse ferirlo e poi si aggrappò ad un braccio ancora amputato.
Giuseppe abbracciò l'altro moncherino, dando intanto un calcio allo "stomaco" di quella creatura.

In fretta l'essere, emettendo un verso gutturale lamentoso, si trovò senza braccia e provò allora ad azzannarli con le fauci.
Giuseppe prontamente si spostò, gli cinse da dietro il collo con le braccia ed esclamò, fintamente preoccupato: <Oh, qualcuno qua ha bisogno di affetto!>

<Tanto affetto!> gli fece eco Mario, aggrappandosi alle gambe dell'essere, immobilizzandolo.
In fretta il collo e le gambe di squagliarono, lasciano l'essere solo con un busto e una testa rotolante. La creatura si riformò molto più piccola e Mario la prese in braccio, attento a non farsi male, sciogliendolo ancora un po'.

L'ultima volta che si formò, era così piccolo da stare sul palmo di una mano.
Bastò schiacciarlo per eliminarlo.
<È un metodo lungo. E stupido.> commentò Francesca, cercando di far sciogliere più neve possibili con le sue scariche.
<Però funziona!> si difese il laziale.

<Ci deve essere un altro modo, però.> decretò Ludwig, sparando qualche proiettile, sapendo benissimo che era abbastanza inutile.
Si stupí che Gilbert non si fosse già buttato nella calca. Purtroppo era troppo concentrato per pensare al fatto che il fratello non fosse effettivamente nel gruppo.

•~-~•

<Eh, genio, da' una idea, allora!> s'esasperó Giorgio, agitando le braccia nell'ansia.
<Sto pensando!> si difese Gilbert, la faccia uguale a quella di un cagnolino bastonato.

La creatura ruggì e fu come se parlasse... perché effettivamente stava parlando.
In tedesco. In una maniera gutturale.

<Aspetta, parla?!> si stupí Gilbert.
<Ha detto qualcosa?> domandó Aleksander.
Giorgio annuì e replicò: <Tedesco.>

Schivarono un'altra menata e un calcio, mentre la creatura li malediva in tedesco.
Nella testa del veneto si accese un'idea ed esclamò: <Forse posso comandarlo! Ho una carta che permette di esercitare controllo su qualcosa o qualcuno!>

<E che ordine gli diamo, allora?> chiese Aleksander. Si fiondó sul nemico con l'ascia e gli ruppe altre due birre che, per fortuna, non vennero rimpiazzate.
<Deve essere qualcosa che davvero lo distrugga!> aggiunse, provando a pulirsi dall'appiccicaticcio della birra, con poco successo.

<Verschwinde, cioè svanisci!> propose Gilbert.
Giorgio annuì, estraendo di nuovo la carta che gli permetteva di volare. Era un ordine stupido e molto labile, quindi avrebbe dovuto cavarsela da solo!

Volò e si avvicinò alla testa della creatura. Estrasse la carta del comando, gliela lanciò contro e impartí in tedesco: <Ammazzati!>

S'allontanó bruscamente indietro, perché la creatura di birre iniziò a vibrare come un inquietate Furby a pile, ma alcolico.

E poi esplose.
Tutte le bottiglie si frantumarono in una cacofonia graffiante, mentre il liquido ambrato e freddo li investì con la potenza di un idrante.

Giorgio tornò velocemente a terra, le ali troppo appesantite per volare bene.
<Beh, almeno ce l'abbiamo fatta, abbiamo fatto un buon lavoro.> si congratulò Gilbert, provando ad accostarsi di più a Giorgio.

Ma Aleksander prese il fidanzato per il polso, attirandolo a sé (riservando un'occhiata gelosa all'albino), e domandó: <Non è che hai una carta per pulirci? So che ti abbiamo chiesto tanto, ma se rimaniamo bagnati ci prendiamo un malanno con questo freddo.>
Era stato tentato di usare anche un nomignolo, ma sapeva che avrebbe imbarazzato Giorgio e non voleva che l'ex nazione potesse usarlo a sua volta.

<Sì, ma andiamocene da qua prima che qualcos'altro appaia e raggiungiamo gli altri... Quei maledetti ci hanno lasciato indietro come dei cani in autostrada!> sbuffò Giorgio, tornando in gran fretta sulla strada principale e scegliendo la carta più adatta per tale lavoro.

Alla fine scelse una delle carte più recenti: Calimero. La sventolò in aria e tutti e tre vennero avvolti da delle bolle colorate e profumate, che una volta scoppiate li lasciarono lindi e al caldo.

<Ma tu hai una carta per tutto?> domandó Gilbert. Sfruttò le sue parole per avvicinarsi di più alla regione, facendo finta stesse osservando il mazzo di carte che penzolava dal fianco del veneto.
<Chissà.> sghignazzò Giorgio. Sfilò un'ennesima carta, borbottò qualcosa e gli apparve in mano una bottiglia di vino rosso. Ne bevve un lungo sorso e poi la porse ad Aleksander, asserendo: <Ci scalderà un po' mentre arriviamo in cima.>

<E io?> domandó l'albino mentre Aleksander lo fissava trionfo.
<Ah, ti piace il vino? Ale, lasciagliene un goccino, se riesci.> suggerì Giorgio.
Ma il friulano, che aveva proprio voglia d'indispettire l'ex nazione, trangugiò "casualmente" l'ultimo sorso di vino (quasi strozzandosi perché erano quasi due sorsi, ma non voleva dare niente a quello là) appena prima che Giorgio finisse.

Allontanò la bottiglia dalla bocca con fare dispiaciuto, commentando: <Troppo tardi.>
Dovette smetterla con i suoi metodi infantili (lo sapeva fossero infantili e non gli interessava), perché delle voci si fecero più vicine.


N/A: avverto già ora che non so se nelle prossime due settimane i capitoli usciranno allo stesso orario perché lunedì parto per la Sardegna, sto via una decina di giorni e quindi torno proprio di sabato.
Io spero di farcela, ma metto le mani avanti!

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