Capitolo 60. Trst
N/A: no, non ho cliccato tasti a caso, giuro che ha un significato... in sloveno. Si capirà nel capitolo.
Buona lettura!
Yao si stupì non fosse morto, era già un progresso! Aprì gli occhi chiusi per istinto, coperti con il wok, osservando con stupore la cupola che stava resistendo a bombe su bombe.
Rita e Angela erano chiaramente sottosforzo e Arthur, una volta riscosso, si mise ad aiutarle sbraitando: <Cercate di farla smettere, per l'amore di Dio!>
<E come?! Non ci possiamo muovere!> ribatté Francis.
<È così che ci si sente ad essere dall'altra parte...!> commentò con meraviglia Alfred.
<Ma sei serio?!> si esasperò Maurizio, qualsiasi traccia di paura persa in quello scatto di ansia <Rischiamo di morire e tu sembri un turista qualsiasi in un parco divertimenti?!>
<È inutile fare così.> Domenico provò a calmare <Dobbiamo salvarci la pellaccia da soli.>
<Ma è comodo avere l'aiuto degli altri!> si lagnò Michele, pensando ad una qualsivoglia strategia senza molto successo.
<Bambino?> Yao domandò preoccupato, osservando il molisano, su cui gli occhi del pugliese si posarono subito (e perché cazzo lo chiamava così?!).
Franco, corrucciato, stava osservando Carmela.
<Sto cercando di capire come attivare di nuovo i miei poteri!> spiegò lui, senza molto successo.
<Arthur, puoi aprire una mini mini fessura per me?> intanto chiese Matthew, tendendo una freccia sul suo arco.
<Eh?! No no no! Crollerebbe tutto!> si spaventò il britannico.
<Io non ho idee, allora.> si arrese il canadese.
<Fatevele venire, non resisteremo a lunga!> notò Angela, il tono incrinato nella disperazione.
E se lei era disperata, vuol dire che erano in guai seri seri.
<Perché non funziona?!> si lamentò Franco in italiano. Pestò il piede infantilmente a terra, la disperazione che si stava mescolando alla paura e, peggio, all'impotenza.
Il cinese, che non poteva aiutare tanto (anche perché non sapeva che avesse detto l'altro, aveva percepito solo la frustrazione), fece ciò possibile. Si chinò vicino alla giovane regione e la abbracciò forte, mezzo sussurrando: <Calmo, la rabbia fa da cattiva consigliera. E so che ce la puoi fare>
<Non riesco a essere utile quando servo-!> ribatté il molisano, trattenendo i singhiozzi. Mise le mani sopra quelle della nazione come poté, dato che lo abbracciava di lato, e si lasciò confortare.
Non si preoccupò che il contatto fisico venisse da un mezzo-sconosciuto vecchio almeno quanto Rita, voleva essere consolato.
Non aveva mai avuto nessuno, da piccolo, a dirgli che avesse un valore (ad assicurargli che la sua esistenza fosse ben più di un errore della natura).
<Non hai mai allenato i tuoi poteri. È come pretendere di fare 100 piegamenti se non hai allenato il muscolo. Ci vuole tempo. E hai già fatto tantissimo. Ci hai salvato per bene 2 volte, ricordi? Prima con quelle ombre e poco fa con le bombe. Sei stato spettacolare.> proseguì Yao, senza allentare la presa.
Uno scricchiolio preoccupante gli grattò le orecchie ma rimase con gli occhi incollati sul volto del molisano.
Faceva sempre in tempo a mettere sopra la testa di entrambi il suo wok.
Doveva calmare il suo bambino. Se fosse scoppiato, mentre tra l'altro tentava di richiamare i suoi poteri, chissà cosa sarebbe successo.
Franco annuì lentamente, osservando il cinese. Chiese in un sussurro: <Basta quello che ho fatto?>
Yao pesó cautamente le sue parole, per decretare, subito dopo un altro rumore preoccupante: <Purtroppo ti devo chiedere di aiutarci ancora, 甜心属 (Tián xīn shǔ)*. Se potessi, non ti metterei più in pericolo. Ma il mondo vuole altro.>
<E se non ce la faccio?> si preoccupò l'italiano. L'antica nazione gli sorrise sicuro e asserì: <Ti proteggerò io.>
Franco abbozzò un sorriso in rimando e richiuse gli occhi, stringendo con più forza le mani dell'adulto.
Decise di concentrarsi sul suo battito.
In fretta, si trovò ad essere di nuovo uno spiritello verdastro, come poco prima. Attorno tutto era fumoso e distorto, pure Yao. Provò a sfiorarlo, ma gli passò attraverso.
Si girò e vide che vedeva nitidamente, quasi lo accecavano, 3 fiamme.
Una era tuchese, un'altra gialla e l'ultima arancione. Sapeva solo il proprietario della prima, non che fosse tanto importante.
Provò ad avvicinarsi e si sentì risucchiato, tirato, strappato in tre direzioni diverse.
Fece un passo indietro, boccheggiando (per quanto fosse possibile senza bisogno di ossigeno). Cosa cazzo era stato?!
Ripensò al potere della sua anima. Dava facilmente potere agli altri.
Ma così tanto?! Fece un micropassettino in avanti, percependo sulla sua "pelle" quella forza pronta a trascinarlo e spezzarlo.
Prese un respiro profondo e allungò le mani verso due fiamme, il petto verso l'altra. Dalle sue mani e dal petto fuoriuscirono piccoli filamenti verdastri, come rivoli d'acqua che si tuffavano nel fiume più grosso, l'altra anima.
Le fiamme, ormai spente, si alimentarono e divamparono, accecandolo. Strizzò gli occhi chiusi, la "pelle" quasi bruciante dal calore sempre crescente.
Ma resistette, doveva farlo! Contavano su di lui perché era qualcuno, era importante!
Poi qualcosa esplose. O, almeno, lo suppose perché si prese un'onda d'urto strepitosa che lo buttò indietro. Tutto vorticò e si schiacciò e storse, manco fosse una goccia d'acqua strizzata da uno straccio.
Spalancò gli occhi, frastornato.
•~-~•
<Possiamo rimanere seri?> domandò Ludwig, esasperato, prima che la conversazione degenerasse.
Giorgio, per tutta risposta, bevve un altro lungo sorso e Ivan s'imbronciò, ma non disse niente.
Scorsero più avanti, spuntanti da una curva, un gruppo di uomini. Erano armati.
Ed erano in divisa!
<La loro divisa è appena cambiata o ho avuto allucinazioni?> domandò Kiku, incredulo. Le loro vesti erano cambiate e dal verde erano passate al grigio con dei dettagli rossi.
<No, lo vedo anche io... Ed è estremamente famigliare.> commentò Giuseppe.
I due tedeschi la riconobbero subito.
<È quella di Roderich nella prima guerra mondiale, ne sono certo!> asserì Gilbert. Subito dopo la divisa tornò verde.
<E questa è quella italiana.> constatò Mario, tirando fuori il gladio.
Il gruppo, troppo grande per essere un plotone, troppo piccolo per un battaglione, si stava avvicinando a passo di marcia.
E stava cantilenando qualcosa, ma erano troppo distanti per distinguere le parole.
Giorgio si bloccó lo stesso, quasi lasciando cadere a terra la bottiglia, che fece sparire. Contrasse la faccia.
Sapeva cosa stavano dicendo.
In sloveno e in italiano, ripetevano la stessa parola, dubbiosi, sicuri, poi di nuovo dubbiosi.
Lo sapeva perché lo aveva visto fare ad Aleksander tempo prima.
<Cosa succede?> indagò Anna.
<È che so benissimo cosa stanno dicendo, quale è la situazione e non voglio immaginare quanto sarà difficile farlo smettere.> spiegò Giorgio.
Trst.
<Che stanno dicendo?> domandò Henrique, mentre aspettavano che fossero i nemici a discendere la strada in ripida salita.
<Stanno ripetendo una parola e basta, in italiano e sloveno. Trieste. Questa cazzo di città.> dichiarò Giorgio.
<Crisi di identità?> chiede Rosa <Non che mi stupirebbe, sapendo quanto tempo è stata sotto il controllo dei crucchi.>
Giorgiò scrollò le spalle, dicendo niente e tutto. Cercò di scacciare indietro nella testa le memorie di un Aleksander che, nel mezzo della prima guerra mondiale, si contorceva dal dolore.
Era disperato, tra pianti su pianti, per la sua città, dilaniata tra il desiderio di essere italiana e di quel popolo che ancora non era indipendente, gli sloveni.
Ma quei soldati, con quella parola ripetuta manco fossero un disco rotto, glielo ricordavano. Sembrava un pugno allo stomaco, ancora e ancora.
Afferrò l'intero mazzo, pronto a scatenare l'Inferno. Avrebbe ricordato ad Aleksander una cosuccia o due a suon di ceffoni.
<Questi dobbiamo toglierceli dai coglioni ed arrivare ad Aleksander.> constatò Giorgio.
Estrasse una carta e la lanciò lesto nella direzione dei soldati.
Era stato sincero, avrebbe davvero scatenato l'Inferno.
Diavolo rovesciato.
N/A: 甜心属 (Tián xīn shǔ)*= tesoro.
Ormai Yao lo abbiamo perso, è in padre mode totale.
E, per una volta, vi dico il significato dei tarocchi, giusto per darvi più ansia <3. Direttamente e in modo integrale dal sito da cui traggo le informazioni:
Diavolo rovesciato= Il male puro. In alcuni rari casi può riferire a passione sfrenata. In altri casi può riferire alla fine di una situazione di pericolo.
Vi lascio immaginare che cosa ho scelto di fare.
(E vorrei far notare come Yao sia diventato padre al 1000%, eheheh).
Alla prossima settimana!
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