Capitolo 57. Franco non è Ib, ma Garry
N/A: per capire il titolo, ripreso ovviamente nel capitolo, bisogna conoscere l'RPG Ib a cui, tra l'altro, ho dedicato la prima storia ancora presente su questa piattaforma <3
Vari youtuber italiani vi hanno fatto il gameplay, tra cui Favij, anche se io sono affezionata a quello di GiulyaGatta97. Ammetto che i suoi video sono di un'altra qualità perché hanno 9 anni ormai, ma mi fanno morire lo stesso.
Se conoscete il genere degli RPG, che sto qua a parlare? Se non lo conoscete, la trama in breve è: Ib va ad una mostra. La luce va a puttane. Finisce in un mondo parallelo in cui le opere della mostra sono in vita (e incazzerecce) e, con Garry e poi Mary, dovrà provare a uscire da tale mondo mentre piano piano si scoprono ✨robbeh✨.
E credo, dopo averci riflettuto a posteriori, che io mi sia ispirata a Mary per creare Marie.
NON CREDO DI DOVER AGGIUNGERE ALTRO.
Buona lettura.
Franco non udiva più le esplosioni. Aprì gli occhi e tentò di alzarsi. Si sentiva senza arti, leggero come un palloncino.
Notò come Rita stesse scrollando Francis con violenza, urlando qualcosa che però non capiva.
Alzò le mani e tentò di a togliere le cuffie, curioso di sentire le ingiurie.
Ma non trovò cuffie. Solo aria.
Si guardò, notando con orrore come fosse una sorta di spirito verdastro... senza vestiti!
Per fortuna le sue forme erano confuse e non c'era niente di privato esposto all'aria.
Inoltre, nessuno sembrava far caso a lui. Non che fosse insolito ciò, ma pensava che come spiritello qualcuno con la magia lo vedesse.
Inavvertitamente, Francia gli aveva fatto un favore. Anche se comunque avrebbe suggerito a Yao di strangolarlo una volta si fosse svegliato, perché ricordava benissimo il dolore della botta!
Guardò verso l'alto, notando uno squarcio nel fumo creato dalle bombe esplose. Uno squarcio bianco, pulsante. In qualche modo, nauseante.
Pensando a come raggiungerlo, fu istintivo saltare verso l'alto, neanche fosse un uccellino che spiccava il volo.
Per fortuna non cadde a terra come un idiota, ma iniziò a fluttuare verso l'alto, verso la radice di quella finzione. Più si avvicinava, più si sentiva in pericolo.
Era come un istinto primordiale, come se avvicinarsi l'avrebbe annientato. Nonostante non avesse un corpo, la gola gli si serrava man mano che saliva e la nausea aumentava.
Lo stomaco (o qualsiasi cosa al suo posto) era un subbuglio in tutt'uno con l'intestino: stavano ballando la mazurka con molta allegria.
Doveva andare avanti. Solo lui poteva fare qualcosa.
Perché doveva essere lui l'eroe della situazione quando c'era uno che millantava di esserlo vari metri più in giù?!
"Perché non ha molto potere magico." pensò. E una vocina, che ricordava stranamente Angela, aggiunse: "E perché è un coglione."
Salì gli ultimi metri, mentre qualsiasi particella del sé spiritello lo pregava di tornare giù e rintanarsi vicino al suo corpo.
"Se Ib è sopravvissuta a teste di ceramica stalker, manichini palpatori e assassine bionde a soli 8 anni, ce la posso fare io!" si auto-convinse, citando un vecchio RPG che stava rigiocando per via della nostalgia.
Riprese ad avanzare, ma di qualche centimetro di passo in passo, non più di metro in metro.
Ad un certo punto si bloccó, il terrore che lo investì con un'ondata poderosa. Si rannicchiò a mezz'aria, proteggendosi da quello squarcio bianco con le braccia davanti alla faccia.
"Ma io sono Garry! Io mi cago sotto e mi spavento con un quadro che sputacchia!" piagnucolò, appallottolandosi.
Quella forza era opprimente, si sentiva immobilizzato a terra da mille scarpe di tipi ben più grossi di lui.
Guardò in basso, osservando solo una coltre di fumo. Ma lo percepì come un delicata vibrazione sotto pelle che non avrebbero retto a lungo. Le fiamme magiche delle sue sorelle e di Inghilterra erano deboli, le sentiva.
"Forza e coraggio, anche se sono come Garry! Anche lui comunque va avanti e sopravvive!" si scosse, alzandosi in piedi e avanzando.
(In un angolino della mente pensò lo stesso: "Ogni tanto, dipende dai finali.")
Arrivò davanti a quel brutto squarcio che pulsava e sembrava pronto a risucchiarlo. Le forze diminuivano mentre si sentiva in preda ad un febbrone da cavallo, tremolante e dolorante quanto era.
Strinse le mani in pugni e fece la cosa più stupida possibile.
Diede un pugno allo squarcio.
La sua mano fu inghiottita. Urlò, muto, e solo ancorandosi con i piedi e la mano libera a terra evitò di venire risucchiato.
La mano a pugno dentro, ora aperta, però, sfiorò qualcosa di pungente. Doveva essere il "cuore" di quella cosa.
Prese coraggio, mentre il suo spirito diventava di un verde più smagliante, e infilò di più il braccio.
Chiuse la mano attorno a tale "cuore", spigoloso e dolorante.
Pianse in silenzio, ma rafforzò la presa. Il braccio inghiottito iniziò a bruciare di fiamme verdi di mille sfumature, mentre il "cuore" nella sua mano diventava meno doloroso, più fragile.
E poi si spezzò.
Lo squarcio eiettò fuori il suo braccio e lo spinse indietro, verso il basso, ad una velocità supersonica.
Spalancò gli occhi scattando a sedere, il petto che si alzava e abbassava frenetico.
<Bambino!> gioì una voce ormai familiare, mentre un paio di braccia forti lo strinsero all'altezza del petto.
<Non soffocarlo!> ammonì Rita <Non vedi come sta respirando a fatica?!>
Yao rallenò la presa ma non lo lasciò andare.
Franco mise a fuoco il mondo attorno a sé, notando che erano di nuovo a terra, senza mine salterine.
<Ce l'ho fatta.> farfugliò.
<Sì; ben fatto.> si congratulò Arthur, nonostante avesse mantenuto un tono pacato.
Solito formalismo inglese.
<PERCHÉ UN CRUCCO MI STA ADDOSSO?!> strillò una voce dalla sfera, distogliendoli dal piccolo momento di gioia.
Angela rese la sfera un grande schermo, commentando: <Hanno trovato Giorgio.>
<Ed è più in forma di me sicuro.> bofonchiò Sofia dall'altra parte, osservando dalla distanza la rabbia del veneto.
Gilbert lo lasciò con tutta calma ma non arretrò, anche se l'italiano aveva provato a spingerlo via. Alzò le braccia in segno di resa e commentò: <Non so che hai detto, ma dubito cose carine, perché "crucco" lo riconosco! In ogni caso, ti ho solo tenuto perché altrimenti sbattevi la testa contro il pavimento.>
<E chissene!> sbottò Giorgio. Sfregò le mani sulle vesti e poi avvicinò un braccio al volto. Annusò velocemente il tessuto, arricciò il naso e commentò: <Ora puzzo di crucco!>
<È un alter ego di Lovino?> domandò candidamente Ivan.
Giorgio fece scattare la testa verso di lui, la fronte aggrottata, il ricciolo piegato in una strana forma e le orecchie rosse dalla rabbia. Strillò: <Con quel Terrone io non c'entro un cazzo!>
<Ehi, modera i toni!> ribatté subito Giuseppe, saltando su una piattaforma poco più in là per arrivare più vicino alla gallina starnazzante.
Intanto Michele aveva iniziato a lanciare ingiurie in salentino, ma Domenico l'aveva "gentilmente" azzittito prima che il veneto lo stuzzicasse ancora di più.
<È così che si ringrazia chi ti salva il culo da una possessione malvagia?!> inquisì il campano.
Giorgio lo fissò inebetito, si guardò intorno e commentò: <Non vedo né sento Romano che mi insulta.>
<Ma sono terrone anche io!> fece notare Giuseppe.
<Ma io non sono Carlo! Per me c'è solo il Terrone. Voi siete solo degli affiliati.> dichiarò il veneto.
Anna si diede una manata in faccia e commentò: <Giorgio, non aiuti la tua causa.>
<Cazzi suoi se si offende.> e, come a dire che il caso fosse chiuso, Giorgio incrociò le braccia al petto e s'imbronciò.
"Che broncio carino!" riuscì solo a pensare Gilbert, totalmente indifferente all'incazzatura altrui.
Invece Mario, sghignazzante, commentò con fare pomposo: <Ed ecco qua Giorgio Vargas, il Veneto, quello che ha cresciuto Feliciano e che gli è più vicino.>
<Non ci credo.> dichiarò subito Alfred <Per una volta mi tocca concordare con il comunista.>
<Chi è il bocia che sta parlando?> domandò Giorgio, non capendo.
<Qui!> lo richiamò Sofia, rendendo la palla uno schermo.
Ivan avvicinò l'emiliana al veneto creando un ponte di ghiaccio su cui trasportò, senza manco chiedere, l'occhialuta.
Giorgio guardò dritto nello schermo lo statunitense. Dichiarò: <Ti faccio vedere quanto cazzo assomiglio a Feli!>
Si tolse il cappello, che tenne in una mano, mentre con quella libera tentò di appiattire e tenere giù i capelli ramati.
Si riscaldò la voce con una tossetta, chiuse gli occhi, si mise addosso un sorriso zuccherino e recitò con una voce più acuta, estremamente somigliante a quella di Feliciano: <Ma ciao a tutti, amici~! Perché non andiamo in quel bel ristorante a mangiare qualcosa, è ora di pranzo! Se non volete uscire, posso preparare io un po' di pasta, ve~.>
<Questo sì che è inquietante. Estremamente accurato, nella mia esperienza.> dichiarò Arthur, gli occhi quasi fuori dalle orbite.
<Molto più simile a Feliciano di quanto ci sia mai riuscito io con Lovinito.> commentò Antonio.
<E poi ti chiedi perché ti odia quando dici cose del genere.> lo criticó Henrique, spostandosi per evitare una gomitata nel costato.
Giorgio aprì poco gli occhi per sbirciare la reazione genuina di Alfred. Poco dopo sollevò le palpebre totalmente, le sue labbra si dipinsero in un ghigno furbetto, si ricalò il cappello in testa e canticchiò con la sua voce normale: <Visto~?>
Gilbert si era perso, di nuovo, ad ammirare quegli occhi dorati socchiusi, così simili a quelli della nazione a cui era legato, eppure diversi perché avevano un brillio particolare che mancava in quelli di Feli.
Francis, che su tali cose aveva un occhio formidabile, "innocentemente" chiese: <Gilbert, hai già aggiornato la mappa? Non ti vedo scribacchiare.>
<Ah, è vero!> commentò il prussiano, con un tono di uno svegliatosi da un lungo sonno.
"Non fare il cretino, devi impressionarlo con la tua magnificenza!" si disse, tirando fuori la mappa e il pennarello.
<Beh, ci siamo già visti, non dovrebbe essere difficile dire qualcosa su di me.> borbottò Giorgio, guardando critico il retro della mappa, dato che il crucco nascondeva gelosamente che stava scribacchiando.
Non poteva immaginare che stesse scrivendo: "Sauer, aber heiß aus.*"
E mezzo scarabocchiò lì vicino, andando sul mare adriatico: "War ich vor zwei Jahren blind?!**"
<Davvero?> domandò, facendo il finto tonto, Francis.
<Sì, coglione, l'altra volta, quando Feliciano era stato rapito! Era da qualche parte a Berlino e io ero andato lì a fare il GPS umano.> raccontò stizzito il veneto.
<Perché questi insulti a gratis?!> si offese il francese <Che ho fatto?!>
<Sei Francia.> dichiarò Giorgio, come se ciò bastasse.
<Pensiamo alle cose serie!> Ludwig richiamò l'attenzione. Il veneto lo guardò con le sopracciglia alzate in stupore.
<Perché non provi a rintracciare Feliciano con la vostra connesione? Forse trovando lui, scoveremo anche i responsabili, dato che non abbiamo ancora incrociato né lui né Lovino.> propose il tedesco.
<Si può fare un tentativo.> concesse Giorgio.
<Ahhh, in quel senso GPS!> esclamò Alfred, sbattendosi la mano sulla fronte, neanche volesse riattivare il neurone solitario che vi vagava dentro.
<Che pensavi?> domandò Matthew.
<Che gli avesse messo un chip addosso!> si difese lo statunitense.
<E lui è la nazione che potrebbe ridurre in scheletri tutti noi. Siamo messi bene.> commentò acido Giorgio.
<Non hai diritto di parlare, non hai sentito tutte le stronzate che è capace di dire.> gli assicurò Angela, mentre Alfred vocalizzava il suo disappunto.
N/A: traduzione:
Sauer, aber heiß aus*= Incazzato, ma uno schianto.
War ich vor zwei Jahren blind?!**= Ero cieco due anni fa?!
Come si può dedurre, Gilbert si è preso la sbandata colossale per uno degli italiani peggiori per cui prenderla.
Mi divertirò a farlo impazzire :3
Se il capitolo vi è piaciuto, fatemelo capire con qualunque cosa (stellina, commento, minaccia di morte, missile sulla Corea, segnali di fumo, cose così).
Alla prossima settimana (dopo che avrò già fatto il mio primo esame, aiutoooo).
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