Capitolo 5. Cripta

<Rita!> esclamò Franco, ancora agitato.
Si rialzò velocemente, impacciato, rischiando di cadere di nuovo, questa volta faccia a terra.

Mantenne l'equilibrio e si accovacciò accanto a Rita, scuotendola per le spalle delicatamente, richiamandola.

Intanto le nazioni, più guardinghe, rimasero ancora in una posizione pronta all'attacco, eccetto uno.
<Secondo me siamo salvi, per ora.> decretò Arthur, l'unico tranquillo, perché aveva avvertito come la presenza negativa di prima fosse sparita.

<Come fai a dirlo?> domandò Alfred, sempre pronto ad andare contro l'ex madrepatria.
<Ti devi fidare della mia magia.> asserì il britannico.

<Ah, allora inizio a fare il chiaroveggente. Datemi delle carte e vi predirò il futuro.> decretò lo statunitense.

Di tutta risposta l'inglese ruotò gli occhi e maledisse l'ex colonia nella propria lingua, con uno spiccato accento londinese.

Intanto la sarda aveva emesso un grugnito infastidito e si era messa seduta, borbottando.
<Rita!> esclamò sollevato il molisano, abbracciandola con tutta la forza che aveva nelle sue braccina.

<Sienda!>lo riconobbe l'isolana, abbracciandolo con fare materno e protettivo.
<Oddio... cosa ho fatto?!> chiese spaventata l'antica regione.

<Eri sotto il controllo di... un qualcosa di strano. Non aveva una forma precisa.> spiegò confuso quanto lei Franco.

Il momento venne interrotto dall'avvicinarsi dell'esuberante Alfred che decretò: <Wohooo! 1 a 0 per l'eroe e i suoi aiutanti.>

<Piuttosto che essere tuo aiutante mi sotterro.> asserì Ivan.
<O potremmo sotterrare lui.> notò Yao.
<Zitti tutti.> impose Ludwig con il suo tono di voce baritonale e, in quel caso, che non lasciava spazio ad obiezioni.

<Tutto ok?> domandò cortese Matthew all'isolana.
Rita sorrise rassicurante e rispose, alzandosi: <Sì, grazie, ho mal di testa ma già sta passando... E mi dispiace per avervi attaccato.>

<Non eri in controllo di te stessa. Anzi, mi stupisce tu sia riuscita da sola a liberarti da quella magia.> commentò Arthur.

<Beh, non proprio da sola. Ho avuto l'aiuto di Franco che, a quanto vedo, è riuscito a convincervi a venire in nostro aiuto.> concesse la sarda, accarezzando la testa al fratellino.

<Cosa è successo, esattamente?> domandò Francis.
Rita divenne più rigida con le spalle, prendendo consciamente nota del suo odore. Le stava antipatico, con tutto quello fatto al caro Roberto.

In ogni caso, fece buon viso a cattivo gioco e rispose: <Sinceramente ho le idee confuse. Ricordo solo che eravamo tutti tranquilli, nei limiti possibili di tranquillità in casa nostra, quando si è scatenato il finimondo.>

<E basta?> incalzò Henrique, quasi incredulo sapesse così poco.
La sarda si sforzò e ricordò: <Qualunque cosa ci abbia attaccato, aveva un'aura magica spaventosa. Irradiava odio e vendetta e dolore.>

Prima che Alfred intervenisse con un commento inutile, Arthur disse: <Come quella creatura spuntata quando sei svenuta. C'è qualcuno che le controlla. E quel qualcuno deve essere lo stesso della scorsa volta.>

<Finché non devo andare a zonzo per chissà dove nella speranza di beccare qualcosa di utile, mi va bene tutto.> dichiarò Gilbert.

<Suppongo sarà proprio quello che faremo.> notò Kiku.
<Che facciamo? Andiamo a caccia di Feliciano, Lovino e i loro territori?> domandò Antonio.

<Sì e così riusciremo anche a trovare il responsabile. Se gli togliamo tutto quello che ha creato, si arrabbierà sicuramente.> ragionò Ivan.

<Quindi a caccia dei nostri fratelli, più Feli e Lovi. Neanche fossimo Pokemon.> commentò il molisano.
<Gotta catch 'em all! Pokemooon!> canticchiarono l'albino e lo spagnolo.

<Ci tocca fare tutte le quest secondarie prima di arrivare al boss finale.> decretò Alfred, andando verso la porta d'ingresso.
<Non siamo in un videogioco, Alfred-san.> Kiku tentò di farlo rinsavire, senza molto successo.

<Credo che queste nazioni siano quasi al nostro stesso livello di stupidità.> decretò Franco in italiano e Rita annuì.

<Perdonatelo.> provò Matthew con i due italiani, immaginando il soggetto della conversazione.
<Oh, nessun problema. I nostri fratelli sono ben peggio.> ridacchiò Rita <Glielo assicuro. Lei é?>

<Matthew. Canada.> rispose impacciato il canadese, porgendo la mano a quella bella donna.
L'isolana gliela strinse velocemente e poi volse lo sguardo verso lo statunitense.

<Stia attento, biondino!> lo avvisò.
Alfred si girò, inclinò la testa e domandò: <Ce l'hai con me?>
<Non so il suo nome, in qualche modo devo pure chiamarlo.> la sarda scrollò le spalle.

<Io sono Alfred, l'eroe che salverà tutti voi italiani!> si presentò con fierezza la nazione, il petto all'infuori e con un sorriso smagliante.
<Ooook, Superman.> rispose la sarda <Ora credo di aver capito chi sia chi non conosco.>

<Come fai a conoscerci?> indagò Ivan.
<Grazie le descrizioni di Feli e Lovi. E ora, su, entriamo. Non sento l'odore di nessuno qua fuori.> commentò la regione, avanzando verso lo statunitense e il giapponese.

<Odore?> chiese perplesso Yao.
<Ah, è vero, non potete saperlo.> notò Franco <Una cosa che tutti noi condividiamo, oltre al ricciolo, è una super velocità e un super olfatto. Sentiamo gli odori delle persone e nazioni da anche molto lontano, specialmente in guerra.>

<Siamo tipo dei segugi.> riassunse la sarda.
<Seri?> fece il cinese con una poker face invidiabile.
<Si. È abbastanza strano da dire, ma sì. Infatti sentiamo benissimo anche chi è "imparentato", se così si può dire, con chi.> spiegò il molisano.

<È un'abilità insolita ma non inutile.> constatò Kiku.
<Sì e alcune volte ti evita anche di avere a che fare con gente sgradita.> asserì la sarda, ormai al fianco della quieta nazione.

<Come ti chiami?> domandò Alfred, occhieggiandola non troppo discretamente.
<Rita, Superman. E ora entriamo. C'è gente da trovare e non voglio lasciare i miei fratelli in pericolo!> esortò l'isolana, aprendo la porta di casa.

<Non sembra neanche una casa.> commentò Yao, appena dietro il trio.
<Infatti non è casa nostra. Sembra il seminterrato di una chiesa o come si chiama.> decretò Franco, calpestando il grigio pavimento di pietra.

<Sembra una cripta un po' deprimente.> corresse Antonio, stringendosi un attimo nelle spalle, percorso da un brivido di freddo.
La temperatura si era abbassata di svariati gradi in un unico istante.

<Non ha senso restare qua fermi, andiamo avanti.> esortò Ludwig, camminando per quel cupo posto.

Il soffitto non sarà stato alto oltre i 2 metri, il pavimento era consumato e spartano.

Gli unici elementi degni di nota per quel lungo corridoio erano le pareti con finti archi creati con mattoni di qualche tono più chiaro delle mura.
In queste decorazioni architettoniche, con regolarità, si apriva una nicchia contenente una statuetta della madonna con in mano un rosario dai grani rosso scuro.

Inoltre, fra un finto arco e l'altro, su una delle due colonne per metà sporgenti dal muro, ogni tanto compariva appeso un crocifisso.

<La magia ha creato tutto questo... Impressionante.> studiò Arthur, percependo come quel luogo come totalmente una finzione.

Era come una tela, ma non riusciva a squarciarla.
Non aveva un coltello o qualcosa di affilato con cui farlo. In mano aveva solo una stupida pallina di gomma piuma. Poco efficace, insomma.

<Non sembra il momento per studiare la magia, mon lapin*.> criticò Francis.
<Chiamami ancora così e giuro su Woden** che davvero qualcuno diventerà un coniglio, ma quel qualcuno non sarò io!> minacciò il britannico.

<Père***!> Matthew richiamò l'ex madrepatria, spaventato.
Il francese non ebbe tempo di replicare che qualcosa di freddo si strinse attorno il suo collo, strozzandolo.



N/A:
mon lapin*= coniglio mio.
Tipo un nomignolo francese. Ew.
Woden**= è la versione anglosassone di Odino, circa.
Père***= papà.

Rita fa conquiste fra gli americani, ovviamente, il suo fascino da dea è irresistibile.

...

E FRANCIS, FATTI STROZZARE PER BENINO <3

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