Capitolo 49. Alfred perde i pochi punti guadagnati

N/A: ok, sì, dovete preoccuparvi per il titolo, ma prima di incazzarvi con Alfred mi scuso tantissimo per il ritardo nel pubblicare!

Oh, questa settimana non ne azzeccò una qwq. In mia difesa stavo dormendo alle 15 e me ne sono ricordata da sola in doccia a sentire la parola Wattpad dal mio 2° preferito smerdatore di libri trash Matteo Fumagalli <3.

Spero comunque vi possa piacere da poterlo commentare e stellinare.
Buona lettura.


<Sparagli Piero, sparagli ora/ E dopo un colpo sparagli ancora/ Fino a che tu non lo vedrai esangue/ Cadere in terra a coprire il suo sangue.> cantò Anna.

Chi non capiva l'italiano semplicemente udì una piacevole melodia, chi lo capiva ne fu confuso e le altre regioni la fissavano scioccati.

Qualcuno tra loro provò a protestare, ma Sofia li bloccò con un gesto imperioso della mano, avendo osservato la posseduta.

Rosa aveva spalancato gli occhi, fissando da testa in giù la romagnola, come rapita.
<E se gli sparo in fronte o nel cuore/ Soltanto il tempo avrà per morire/ Ma il tempo a me resterà per vedere/ Vedere gli occhi di un uomo che muore.> sussurrò la ligure.

Anna annuì lentamente e domandò: <Vuoi essere questo? Vuoi vivere come i due della storia? Il nemico e Piero?>
<Piero è morto.> ricordò Rosa, aggrottando la fronte <Non ha seguito le regole. Il nemico l'ha visto e non gli ha ricambiato la cortesia di non sparare.>

<Vuoi biasimare uno dei due? Nessuno dei due voleva uccidere, uno ha avuto solo più paura dell'altro ed è andato oltre. E credi davvero che sia questa la morale della canzone di De André? Incolpare Piero?> incalzò la romagnola, chinandosi accanto a lei, ma fissandola accusatrice.

<No, no!> rispose in fretta la ligure <Lui era contro la guerra. Lui... voleva solo raccontare la crudeltà della guerra.>
<Che segue il tuo "principio di vita".> sottolineò la romagnola.

La posseduta girò di lato la testa, volendo evitare lo sguardo altrui e la verità che urlava.
Ma Anna non le diede tregua, spostandosi, sempre accovacciata, nel suo campo visivo. E quando la più bassa strizzò gli occhi, la romagnola la costrinse ad aprirli.

<Ami così tanto De André ma odi quel che dice?> la interrogò Anna, andando al fulcro della questione.

<N-no!> balbettò Rosa <Ha ragione! De André ha ragione! È che...>
La romagnola la osservò e basta, incoraggiandola.
<È... è stupido pensare sia così. La storia lo dimostra. È stupido essere Piero, anche se è giusto.> ammise la ligure, a bassa voce.

<Forse un Piero da solo non può far troppo, ma se piano piano più Piero spuntano, più sarà facile evitare seguire ciò che racconta De André. E chi meglio per iniziare che non la rappresentante della sua amata terra?> domandò infine Anna.

<Nessuno.> rispose, sicura, Rosa <Ma... non è semplice.>
<Nessuno ha detto lo fosse.> ricordò la romagnola.
La ligure annuì e affermò: <Allora voglio essere come Piero.>

Anna sorrise, per poi strillare quando dal corpo di Rosa, ancora intrappolato a terra, fuoriuscì una creatura oleosa.

Era alta e dalla stazza imponente, con una moltitudine di braccia tutte reggenti sagome sformate di armi e tre teste, di cui una mozzata solo per metà, penzolante tramite un moncherino sul collo.
L'essere ruggì con un frastuono di mille voci, pronto ad acciuffare la vittima più vicina.

Ma la romagnola non si fece trovare impreparata: buttò a terra i coltelli, spalancando le braccia, ordinando: <Fermi tutti!>

La creatura si fermò al notare che non l'attaccasse, e neppure chi attorno a sé. Stridette, alzando le tre teste al cielo, abbandonando le sagome delle armi per terra, che svanirono in un soffio. Poi le riabbassò e, fissando la romagnola con attenzione, lanciò un ultimo grido e scoppiò da sé.

<Wow.> fu l'unico commento di Gilbert.
<Ha senso che lo si batta senza toccarlo. Uccidendolo gli avremmo dato ragione.> decretò invece Kiku.

Sofia si fiondó sulla sorella, abbracciandola, e subito dopo sgridandola: <Mi hai fatto prendere un infarto! E che avessi sbattuto la testa quando hai iniziato a cantare!>

<Qualcuno mi puó liberare?!> si lamentò Rosa, già sveglia e peperina come suo solito.
<Va bene. Ora non sei più un pericolo per la mia sciarpa.> dedusse Ivan, liberandola.

<Che cazzo-?> si stupì Rosa, mettendosi di scatto a sedere.
Ma furono distratti dai rumoracci provenienti dalla sfera.

•~-~•

Mentre Anna cantava, Michele scosse la testa, cercando di far valere le proprie ragioni: <No, non è detto! I pazzi sanno essere lucidi!>

<Un certo tipo di pazzi, quelli che vogliono omologarsi fino a che non vogliono creare guai. Tu non sei quel pazzo, sfidando le leggi della realtà, camminando sul soffitto e rendendo il pavimento un trampolino.> ribatté Alfred.

Il pugliese, disperandosi, allargò le braccia in uno scatto, il martello appoggiato accanto a sé. Esclamò: <Ma se non sono questo, chi sono?>

<Sei... tu. Chi decidi tu di essere, non quello che dicono gli altri. Per tutti sono uno scemo e, ok, probabilmente non do sempre mostra della mia intelligenza, ma non sono un cretino.> asserì lo statunitense.

Sfoggiando un sorriso smagliante da eroe dei fumetti, si mise un pugno sul petto e dichiarò a gran voce: <Io sono Alfred F. Jones, la rappresentazione dei fighissimi Stati Uniti d'America, adoro mangiare nei fast food, giocare ai videogiochi e dar fastidio a Kiku per fare una maratona di anime!>

<E questo qua è una potenza mondiale temuta.> commentò a bassa voce Yao, ruotando gli occhi. Franco gli fece solo segno di rimanere in silenzio, ma non ribatté sul contenuto.

<E tu? Tu chi sei?> lo interrogò Alfred, abbassando il braccio usato, per alzare l'altro e invitarlo a proseguire.
Michele rifletté qualche secondo, poi disse, anche se titubante: <Sono Michele Vargas, rappresentante della Puglia.>

<E basta? Non c'è qualcuno dietro questo nome?> incalzò lo statunitense, mantenendo quel sfavillante sorriso di prima.

<Non si può negare sappia usare dello charme, quando si ricorda di averlo.> sussurrò Francis <Di sicuro non l'ha preso da te, Arthur, e sono certo che il mio Mathieu ne abbia di più.>

<Chiuditi la bocca.> sibilò il britannico.
Il litigio venne scongiurato dal canafese che tappò la bocca di entrambi, guardandoli con estrema serietà.
<Muti.> fece con il labiale, senza proferire parola.

<Mi piace ingozzarmi di taralli. Uno dei miei passatempi preferiti è pianificare scherzetti da fare ai miei fratelli o a babbo.> raccontò Michele, man mano più energico nelle sue parole <Mi piacciono i videogiochi ma preferisco fare qualcosa all'aria aperta, non so perché ma so ancora il proemio dell'Odissea in greco antico a memoria e mi piace un casino prendermi cura dei miei capelli e acconciarli e fare lo stesso con quelli di Mimi e mamma!>

E anche se Alfred non aveva capito metà delle cose dette, continuò a sorridere smagliante e notò: <E nessuna di esse è essere un pazzo. Sei ben oltre quello che gli altri dicono di te, ricordatelo.>

Il pugliese lo fissò dritto negli occhi, speranzoso, e mezzo-sussurrò: <Grazie.>
Poi i suoi occhi ruotano all'indietro, il martello restò immobile accanto a sé mentre lui cadde a terra, svenuto.

Dalla sua mente fuoriuscì un essere alto e sottile, il corpo ricoperto da ritagli di sostanza gelatinosa di vari toni di grigio e un cappello estremamente largo con quattro punte. Da ognuna di essere pendeva un piccolo campanellino nero come l'ossidiana.

La creatura orribile scosse la testa e i piccoli campanelli produssero una cacofonia accaponante tanto quanto mille unghie su una lavagna.
Alfred alzò velocemente le pistole e sparò al volto della creatura mentre Matthew, rapido come una scheggia, aveva ripreso in mano l'arco e scoccato una freccia.

La rapidità era a discapito della precisione e infatti la freccia, invece di finire nel collo, finì nel petto. Così perforata in tre punti, la creatura si rannicchiò e scosse la testa ancora e ancora, stordendoli, fino a che non scomparì senza un grido, lasciando dietro di sé il silenzio.

Il quale venne quasi subito spezzato da un euforico Alfred che, come un bimbo, saltellò puntando un pugno al soffitto, escalamando: <E anche oggi l'eroe ha salvato la situazione!>

<E io che ti stavo facendo guadagnare qualche punto. Sei tornato a meno infinito.> decretò Angela fintamente dispiaciuta.


N/A: vi aspettavate Anna canterina? NO, NON VE LO ASPETTAVARE, VE LO DICO IO.

E per quanto riguarda Alfred... eheh, scherzetto, potrei aver mentito all'inizio del capitolo: ha fatto il coglioncello ma non su tutta la linea. Non sono così perfida da mandare tutto all'aria all'ultimo.

Forse.
Si vedrà con le altre regioni.
Alla prossima settimana~.

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